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  1. #21
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    Cari amici,cosa dire?

    Che nell'italietta di magistratura Democratica anche il colore delle Mutande di Previti (o se aveva un'amante) oppure (e' cronaca di questi giorni) il menu' di casa Fazio sono "prove" ed "indizi di reato"...altre ipotesi (e ci sarebbe da MOOOLTO da dire) sono solo sciocchezze...

    E' questa l'Italia che ci aspetta dal 2006 in poi?

  2. #22
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    In origine postato da Mantide
    ...E' questa l'Italia che ci aspetta dal 2006 in poi?
    No, questa è l'Italia nella quale stiamo vivendo da 60 anni.

    Si spera che dal 2006 le cose, piano piano, migliorino....

  3. #23
    SENATORE di POL
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    dal quotidiano LIBERO di oggi...

    " Strage di Bologna, la verità scomoda

    Pagina 10

    di MARCO FERRAZZOLI


    La strage nera non era nera? La Procura della Repubblica di Bologna ha aperto una nuova indagine sull'esplosione avvenuta il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200 e per la quale sono stati condannati all'ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Uno dei pochi capitoli della " notte della Repubblica" su cui sembrava si fosse riusciti a fare luce torna così nel buio dell'incertezza. In realtà, però, di dubbi sulla chiusura delle indagini ce n'erano molti. A cominciare dal fatto che i due terroristi additati come responsabili ( come pure Stefano Ciavardini, condannato a trent'anni) si siano sempre proclamati estranei a quella strage, pur avendo confessato una lista di delitti tali che non si può certo pensare a una loro reticenza giudiziaria o morale. La ragione del " non siamo stati noi" di Fioravanti e Mambro, anzi, è sempre stata di natura politica: un conto è uccidere un avversario, un magistrato o un poliziotto, un altro è far morire decine di ignari passanti. Non a caso, il fronte garantista che da tempo chiede di rivedere la loro posizione è assolutamente trasversale. Ora la notizia della nuova indagine, anticipata dal Corriere della Sera e confermata dal procuratore Paolo Giovagnoli, che ha aperto un fascicolo " contro ignoti". Non vi sono indagati, per ora, ma l'inchiesta prende spunto dai documenti della Commissione Mitrokhin in cui si parla della presenza a Bologna, il giorno prima della strage, di Thomas Kram, un tedesco del gruppo terrorista di Ilich Ramirez Sanchez, detto " Carlos lo Sciacallo", dal ' 94 detenuto in Francia. Una pista che quindi porta molto lontano dal delirio terroristico " fascista", verso lidi mediorientali e su sponde politiche opposte: Carlos, figlio di un avvocato comunista che lo chiamò Ilich in onore di Lenin, era al centro di una rete tra gruppi mediorientali e bombaroli rossi della Raf. Nel 1997, condannato all'ergastolo per triplice omicidio, Carlos ha alzato il pugno chiuso gridando: « Viva la rivoluzione » . Una bravata in linea con il personaggio alto e corpulento, gran fumatore e bevitore, nottambulo e donnaiolo impenitente, ma soprattutto sanguinario: la sua " carriera" è cominciata nel 1973 a Londra, sparando contro il direttore di un grande magazzino. La presenza di Kram a Bologna era accertata da anni, ma gli inquirenti non l'avevano reputata degna di nota. Una sottovalutazione che, alla luce della ultima decisione, appare inquietante: ieri è stata già presentata in merito un'interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia. Per ora il pm Giovagnoli si limita a definire degne di verifica le considerazioni del deputato di An Enzo Raisi ( che già da tempo premeva sul tasto di Kram). Raisi chiede però « come mai Giovagnoli, nel 2001, dopo aver ricevuto dal capo della Polizia De Gennaro la prova della presenza a Bologna del terrorista nel giorno della strage, decise di derubricare l'informazione tra le non aventi valore di reato, per archiviarla un anno dopo » . « Questi non sono fatti nuovi, ma sembra lo siano per la Procura di Bologna » commenta il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli. La reazione di Valerio Fioravanti è scontata. L'ex " Giusva" parla di una '' notizia importante'', anche se si dice " prudente" perché, « avendo subìto un processo indiziario, mi auguro che questo non capiti più a nessuno. Mi auguro serva a scoprire finalmente chi e perché decise di mettermi dentro questa storia insieme a Francesca Mambro » . Con tutto il rispetto, il parere che pesa di più è però quello dei parenti delle vittime. Il presidente dell'Associazione che le riunisce, Paolo Bolognesi, liquida le notizie come « panzane riciclate, perché si vuol far perdere tempo ai giudici invece di farli lavorare per individuare i mandanti » . Una reazione comprensibile, come è il misto di dolore e rabbia che anima chi vuole almeno parzialmente chiudere con un atto di giustizia quel terribile ricordo, reso ancor più vivo dall'aberrante litania di cinque sentenze tra 1988 e ' 95 per arrivare alla condanna di Mambro e Fioravanti. Ma il desiderio di giustizia non può ridursi alla ricerca di un " colpevole comunque".
    "

    Saluti liberali

  4. #24
    SENATORE di POL
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    Strage di Bologna: nuove rivelazioni sulla "pista palestinese"

    A pagina 13 del quotidiano IL GIORNALE di oggi, 14 dicembre 2005, Gian Marco Chiocci firma un articolo dal titolo.........



    " «Strage di bologna, a Budapest prove sugli arabi»



    da Roma. Se sulla strage di Bologna
    non èmai stato apposto alcun
    segreto di Stato, persistono
    invece altri due sigilli che
    vanno a supportare la «pista
    araba» per la bomba alla stazione
    del 2agosto 1980:un primo
    segreto impedisce la conoscenza
    dell’accordo tra Italia e
    i palestinesi del Fplp,un secondo è invece
    collegato ai trasporti
    di armi ed esplosivi di gruppi
    terroristici arabi. Ciò serve a
    capire come la riapertura a Bologna
    di una nuova inchiesta
    che punta verso il Medioriente
    e la rete Separat del superterrorista
    Carlos, possa portare
    lontano. Allo stato delle nuove
    prove raccolte in queste ore
    dalla commissione Mitrokhin
    in trasferta in Ungheria, si delineerebbe
    con sempre maggiore
    chiarezza una holding terroristica
    eterodiretta da Mosca,
    con Carlos «braccio operativo»
    e Gheddafi «mente finanziaria
    ».

    La documentazione raccolta
    e gli incroci sin qui effettuati
    porterebbero a suffragare l’ipotesi
    di una strage voluta per ritorsione
    alla violazione dell’accordo
    bilaterale fra «soggetti
    istituzionali» italiani e i vertici
    del Fplp (movimento marxista-leninista
    diretto da Wadi Haddad,
    «agente di influenza» del
    Kgb secondo il report Impedian),

    accordo peraltro non
    smentito dalla recente intervista
    di Carlos al Corriere della
    Sera. Stando agli atti dell’inchiesta
    del giudice Carlo Mastelloni
    sui traffici d’armi fra
    Olpe Br
    , proprio perscongiurare
    attentati nel nostro Paese il
    «patto» ottenne la benedizione
    di Aldo Moro all’indomani della
    strage del 17 dicembre 1973
    a Fiumicino. Il 7 novembre
    1979, però, gli arabi considerarono
    tradito quel patto a causa
    - è sempre Carlos che ne dà
    conferma - del sequestro a Ortonadei
    missili Strela e all’arresto
    di tre esponenti dell’Autonomia
    operaia (Pifano, Nieri e
    Baumgartner) di un marittimo
    (il siriano Nabil Kaddaura già
    fermato in Grecia con 200 chili
    di tritolo) e del rappresentante
    in Italia dell’Fplp (il palestinese
    Abu Anzeh Saleh) considerato
    organico al gruppo Carlos nonchéuomovicino
    agli 007 italiani,
    come ammesso al Corriere
    dallo stesso Carlos («Saleh
    manteneva contatti con i Servizi
    italiani, pernoi l’Fplp era l’organizzazione
    madre, unita a
    noi da relazioni politiche e personali
    »). La condanna a sette
    anni di Saleh - il cui indirizzo
    bolognese verrà rintracciato
    fra i documenti del terrorista
    di Separat, Michel Walid, quale
    recapito per rintracciare granate
    e dinamite - fece da detonatore
    a una violenta crisi politica.
    Nel gennaio del 1980 il direttore
    del Sismi rischiò la destituzione
    per aver nascosto a
    Palazzo Chigi la «connection
    araba» che dal Libano passava
    per Ortona e finiva dritta a Carlos,

    come si evince da una carta
    ungherese trasmessa alla
    procura di Roma sulla «lista
    della spesa» di armi ed esplosivi
    compilata proprio dallo
    «Sciacallo»,con incima i missili
    di Ortona. Se gli arabi protestavano
    per la violazione dell’«
    accordo», Cossiga protestava
    coi Servizi che si dissero di avere
    sempre accontentato l’Fplp
    per evitare guai peggiori. A ridosso
    delle stragi di Ustica (27
    giugno) e Bologna (2 agosto)
    nonché del processo d’appello
    per Saleh (11 luglio) venne lanciato
    un ultimatum conminacce
    di ritorsione, segnalato in
    più informative dal capo dell’Ucigos,
    Gaspare DeFrancisci. Ritorsioni di
    cui Carlos era un habitué
    visto com’era solito piazzare
    tritolo sui treni Tgv.

    Arriviamo così agli 85 morti
    del 2 agosto 1980.Un mese dopo
    parte il depistaggio del Sismi con un’intervista
    sul Corriere del Ticino al leader del Fplp,
    Abu Ayad, che sposta l’attenzione
    dalla pista araba alla pista
    dei bombaroli neofascisti
    addestrati in campi palestinesi.
    Per i giudici è «il momento
    iniziale del depistaggio» che
    porterà poi alla nota operazione
    «terrore sui treni» organizzata
    dai nostri Servizi (in una
    pagina dell’agenda del generale
    Santovito si legge della volontà
    di depistare la strage verso
    ambienti della destra
    ), e che
    trova riscontri nelle carte visionate
    ieri dai commissari della
    Mitrokhin a Budapest a proposito
    dei viaggi di armi ed esplosivi
    di Carlos in Italia nel 1984
    proprio a ridosso della strage
    del «rapido 904», per altro già
    attribuita a Carlos in un rapporto
    della Stasi del 18 gennaio
    1985.
    Quel che poi la commissione
    Mitrokhin ha scovato a Budapest
    sono i riscontri al ruolo
    sempre più «operativo» del
    braccio destro di Carlos, il tedesco
    Thomas Kram, esperto di
    esplosivi, arrivato a Bologna la
    notte precedente la strage e ripartito
    l’indomani mattina, subito
    dopo la strage. Il 30 luglio
    a Ponte Chiasso la polizia gli
    trovò una corrispondenza con
    una certa «Heidi», alias Margot
    Frohilich, che dopo aver
    piazzato una Opel col tritolo
    sotto il giornale Al Watan al
    arabi a Parigi, nel giugno 1982
    verrà fermata a Fiumicino con
    una valigia di tritolo assolutamente
    compatibile con quello
    utilizzato a Bologna. Sempre
    da Budapest arriva poi la riprova
    che Kram, il2 agosto, riparò
    velocemente in Ungheria dove
    Carlos aveva una base sicura
    insieme alla Frohilich,entrambi
    in forza alle alle Cellule rivoluzionarie
    di Johannes Weinrich,
    legato a Carlos per l’attentato
    all’aereo della El Al a Orly
    nel ’75. Con gli ultimi due
    avrebbe agito un cittadino veneziano
    che nelle prossime ore
    potrebbe essere convocato in
    procura. Tutti farebbero parte
    della rete Separat eterodiretta
    dal Kgb, di cui sarebbe stata
    una pedina un alto funzionario
    della Cia, in servizio a Roma
    nell’anno della stragi, successivamente
    arrestato perché scoperto
    nel doppiogioco con Mosca.

    «Siamo alla svolta - spiega
    Enzo Fragalà di An - fra queste
    carte ci sono sia le prove dei legami fra
    Carlos, le Brla Stasi e i
    Servizi ungheresi.E poi riscontri
    sul patto fra i nostri vecchi
    007 e gli arabi, una pista che
    porta dritto a Bologna... ».
    "


    Saluti liberali

 

 
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