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Discussione: Glorie del Cardinalato

  1. #31
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    Predefinito Rif: Glorie del Cardinalato



    Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Clemente Micara (1879-1965), Cardinale nel 1946, Vescovo di Velletri, Vicario generale di Roma nel 1951


    espresse in una lettera del 26 febbraio 1960 alla Segreteria di Stato le sue aspettative per il “Vaticano II”. Scriveva così: “Il Sommo Pontefice Pio XII di v.m. nella sua immortale Enciclica “Humani generis” ha segnalato i gravi errori che serpeggiano “tra alcuni nostri figli che sono ingannati da un infausto zelo per le anime e da una “scienza” di falso nome” (v. Acta Apostolicae Sedis, vol. 42, p. 571).

    “(Vanno condannati) così nel campo filosofico: l'evoluzionismo, specialmente quale lo insegna Theilard de Chardin; l'esistenzialismo, non solo quello ateo, ma anche quello detto “cristiano” che non risulta conciliabile con la filosofia perenne (sana, n.d.r.); il materialismo marxista e la sua impossibile coesistenza e collaborazione con il cattolicesimo, anche sul campo assistenziale e caritativo; il progressismo detto “cattolico” di alcuni cattolici a tendenze filomarxiste; il liberalismo e il capitalismo esagerato, che impedisce la integra applicazione della dottrina sociale cattolica e favorisce la reazione comunista.

    Nel campo ecclesiologico: rapporti tra Chiesa e Stato (tendenze laiciste che spingono eccessivamente la separazione dei due poteri, né parlano abbastanza di subordinazione e di collaborazione dell'autorità civile alla religiosa nei problemi di ordine misto); rapporti tra clero e laicato (tendenze autonomiste eccessive del laicato rispetto al clero, con pretesa critica anche pubblica e del clero rispetto alla Gerarchia. Pretesa indipendenza dei laici nella soluzione delle questioni sociali, politiche ed anche morali, sia individuali che famigliari, senza la sottomissione ad una positiva direzione da parte della Chiesa docente - Maritain e “l'Esprit”, empia rivista francese degli anni '50, n.d.r.).

    Nel campo teologico dommatico: idee non chiare e talvolta errate sul Corpo Mistico (si distingue ancora da taluni tra “anima” e “corpo” della Chiesa, quasi fosse possibile e sufficiente alla salvezza appartenere esclusivamente all'“anima”, senza appartenere, almeno virtualiter, cioè con desiderio, almeno implicito, al “corpo” della Chiesa e quindi con l'obbligo di far parte anche esternamente della Chiesa Cattolica Romana, non appena riconosciuta come l'unica Chiesa di Cristo. Vedasi Enciclica “Mystici Corporis” di S.S. Pio XII); eccessiva stima delle attività esterne d'apostolato (troppo sport organizzato da sacerdoti) in confronto con la pratica dei Sacramenti, la cui frequenza è da raccomandarsi particolarmente ai giovani e a quanti sono impegnati nelle attività esteriori, della preghiera e della cultura religiosa, della pratica delle virtù cristiane, non esclusive quelle più umili ed apparentemente passive: umiltà, purezza, pazienza. Conseguenti pericoli (da condannare) dell'attivismo e del naturalismo...

    Nel campo morale e sociale: opportunità di richiamare l'attenzione e di confermare, completandoli, gli insegnamenti di Pio XII su vari problemi morali, sociali e politici; necessità di un'estrema sorveglianza e di maggiore utilizzazione delle scoperte moderne: radio, cinematografo, televisione (internet, n.d.r.) per la divulgazione e la difesa della verità cattolica; necessità di richiamare il clero, specialmente quello addetto al ministero, agli obblighi della degna celebrazione della S. Messa, preparazione e azione di grazie, confessione settimanale, meditazione giornaliera, Santo Rosario, studio sacro (vedasi Enciclica “Haerent Animo” di San Pio X, “Ad catholici sacerdotii” di Pio XI, l'Esortazione “Menti nostrae” di Pio XII); opportunità di richiamare il clero secolare e regolare alla retta concezione dell'obbedienza soprannaturale, contro lo spirito di aperta critica della Gerarchia, contro la mancanza di fede nell'assistenza dello Spirito Santo di cui è assicurata la Gerarchia non soltanto nell'esercizio del potere d'ordine (amministrazione dei Sacramenti) ma anche dei poteri di magistero e di governo, in tutte le questioni, direttamente attinenti, alla fede e alla morale (ciò per evitare gli errori del razionalismo, dello pseudo-naturalismo o falso misticismo con appello a speciali carismi o missioni, non controllabili dalla Suprema Potestà o dai Vescovi); opportunità di vigilare affinché l'insegnamento ecclesiastico, specialmente nelle Università Pontificie e nelle Facoltà [cattoliche] sia impartito con maggiore attenzione all'insegnamento del Magistero vivo della Chiesa, regola prossima ed universale di verità, anche per quanto riguarda l'interpretazione delle fonti della Rivelazione: Sacra Scrittura e tradizione orale; dottrina dei Padri e dei Teologi; luoghi ausiliari: storia e filosofia.

    Tale maggiore attenzione dovrebbe far evitare lo scolasticismo, ossia l'indugio in questioni non più vive e attuali [un esempio per tutti: ieri l'obsoleta e superata filosofia di Duns Scoto, oggi lo sciocchezzaio rosminiano e di tutto l'“idealismo cristiano”] e il razionalismo, ossia la fiducia eccessiva nei mezzi di ricerca accademici (vedasi Discorso di Pio XII ai Professori e agli alunni dell'Università Gregoriana nel 1953 e Discorso ai Professori e agli alunni del Pontificio Ateneo Angelicum nel 1958).

    [...] Tra le principali difficoltà per un ritorno dei dissidenti alla Chiesa di Roma si possono annoverare: ignoranza della vera dottrina della Chiesa Cattolica sulle questioni dogmatiche e sul primato di Pietro e dei suoi Successori; timore che, unendosi a Roma, gli orientali perdano la giusta autonomia e le loro buone tradizioni [dato che alla cattive dovranno rinunciare, n.d.r.]; spirito di falso irenismo ecumenico, esistente tra i promotori del movimento e gli “ortodossi” (si fanno persuasione di avere la vera fede cristiana, pur non riconoscendo il magistero della Chiesa. Credono di essere membri di una stessa “chiesa cattolica”, comprendenti tutte le confessioni “cristiane”, di far parte di un unico “corpo mistico” di cui Cristo sia il solo Capo, universale ed indivisibile, con esclusione di un capo visibile ed unico e di un solo Pastore supremo (vedi condanna di questa teoria nella “Mystici Corporis” di Pio XII); dimenticanza che la proposizione del Magistero Infallibile, essendo “conditio sine qua non” e la regola prossima della fede cattolica, è necessaria per tutti, affinché si abbia la certezza soprannaturale di possedere tutta la verità [cattolicesimo integrale, n.d.r.] rivelata da Gesù Cristo, senza errori o deficienze. Non è vero ed è contro le divine promesse di Gesù Cristo che “tutte le confessioni possiedono le verità indispensabili alla salvezza e che tutte hanno errori”. L'unica Chiesa in possesso di tutta la verità senza errori. cioè l'unica Chiesa di Cristo (e l'unica di cui sia possibile accertarlo con segni esterni ed interni) è la Chiesa Cattolica.
    Ultima modifica di Luca; 25-09-11 alle 01:27

  2. #32
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    Predefinito Rif: Glorie del Cardinalato

    Citazione Originariamente Scritto da Luca Visualizza Messaggio
    Il Cardinale Gaetano De Lai

    Al Cardinal Gaetano De Lai primo mi lega la comune origine vicentina, in quanto mio nonno paterno nacque a Monte di Malo, comune poco distante dal paese più grande dal quale prende il nome, Malo. A Malo nacque nel 1853 Gaetano De Lai. Dopo i primi studi nel “seminarietto” del paese natale, li proseguì a Roma, prima al Seminario Romano e poi all’Apollinare, dove conseguì tre lauree con lode in Filosofia, Teologia, Diritto Canonico e Civile, venendo infine ordinato sacerdote il giorno di Pasqua del 1876. Entrato nella Curia Romana, fu chiamato a lavorare alla Sacra Congregazione del Concilio. Papa San Pio X (eletto nel 1903) lo nominò prima pro-segretario e poi Prefetto della stessa Congregazione, carica che De Lai mantenne fino alla morte nel 1928, dopo aver servito fedelmente e con zelo ben tre Pontefici. Partecipò anche alla commissione per la stesura del Codice di Diritto Canonico e, dopo la consacrazione a Vescovo ricevuta dalle mani di Papa Sarto, fu da questo assegnato alla Sede Episcopale di Sabina, dove si segnalò per la carità e le fruttuose opere (tra le altre volle il restauro dell’antica abbazia di Farfa e il ritorno dei padri benedettini). Da ricordare è però innanzitutto la sua azione al fianco di San Pio X, che seguì e servì sempre con dedizione e convinzione nella battaglia contro il modernismo: infatti è ricordato come l’uomo forte di questo Pontificato. Insieme agli altri più stretti collaboratori del Papa, cioè i Cardinali Merry del Val e Eves y Tuto e Mons. Bressan, formò la cosiddetta “segretariola”. Accompagnò sempre San Pio X nelle sue Visite Apostoliche e nell’opera di riforma delle Diocesi e del clero intaccati dall’eresia modernista: tra le altre possiamo segnalare le sue battaglie contro l’Arcivescovo di Milano Ferrari, accusato dai tre fratelli sacerdoti Scotton di avere un “semenzaio di modernismo” nel proprio Seminario diocesano, e l’altro Arcivescovo, di Cremona, Bonomelli. De Lai si prodigò però soprattutto per il Sodalitium Pianum di Mons. Benigni, al quale ottenne dal Papa ben tre “Brevi”, conferma della sua approvazione e benedizione per l’attività di questa associazione antimodernista. Dopo la morte di San Pio X il prestigio e il potere del Cardinale De Lai si affievolirono, ma non la sua fedeltà alla Cattedra di Pietro. Riposa nel Santuario di Santa Maria Liberatrice a Malo.

    Roberto Marcante

    Pubblicato sul numero 37-38 de "Il Cinghiale corazzato", foglio di informazione e cultura dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano
    Ultima modifica di Luca; 14-12-11 alle 02:21

  3. #33
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    Predefinito Re: Rif: Glorie del Cardinalato

    S.E.R. CARDINALE FRANCESCO SFORZA DI SANTAFIORA (1562-1624)

    ROMANO, DEI CONTI DI SANTAFIORA, NACQUE A PARMA NEL 1562.
    FU EDUCATO ALLA VITA E ALLA DISCIPLINA MILITARE E A 18 ANNI, TERMINATI GLI STUDI, SI AGGREGò AL CUGINO ALESSANDRO FARNESE PER DOMARE LA RIBELLIONE PROTESTANTE DELLE FIANDRE.
    PARTECIPò IN TRE ANNI A MOLTISSIMI COMBATTIMENTI E IL RE FILIPPO II LO NOMINò ANCORA GIOVANISSIMO COMANDANTE GENERALE DELLE TRUPPE ITALIANE.
    GIà SI PREPARAVA IL SUO FIDANZAMENTO CON VIRGINIA DE' MEDICI, FIGLIA DEL GRANDUCA DI TOSCANA, QUANDO PAPA GREGORIO XIII IL 12 DICEMBRE 1583 LO CREò CARDINALE DIACONO DEL TITOLO DI SAN GIORGIO IN VELABRO.
    NOMINATO CARDINALE A SOLI 21 ANNI SUI CAMPI DI BATTAGLIA, L'EMINENTISSIMO SFORZA RAGGIUNGEVA SUBITO ROMA, DOVE INIZIAVA IMMEDIATAMENTE GLI STUDI DI TEOLOGIA, CANONISTICA, STORIA ECCLESIASTICA CON LO STESSO IMPEGNO CON CUI SI ERA DEDICATO ALLE DISCIPLINE MILITARI.
    GREGORIO XIII LO AGGREGò A VARIE CONGREGAZIONI DELLA CURIA, SISTO V GLI AFFIDò IL RAFFORZAMENTO DELLA FLOTTA PONTIFICIA, GREGORIO XIV LO MANDò LEGATO A LATERE IN ROMAGNA PER LA LOTTA AL BANDITISMO.
    IL CARDINALE RIUSCì IN BREVE TEMPO A DISTRUGGERE E AD ESTIRPARE NUMEROSE BANDE ARMATE, UCCIDENDONE O DISPERDENDONE I COMPONENTI.
    PAPA CLEMENTE VIII SI SERVì SPESSO DI LUI PER INCARICHI SIMILI E LO INVIò A BATTEZZARE IN SUA VECE IL FUTURO COSIMO II, GRANDUCA DI TOSCANA.
    PARTECIPò, CON NOTEVOLE AUTOREVOLEZZA, A NOVE CONCLAVI.
    SEPPE SEMPRE UNIRE ALLA PREPARAZIONE MILITARE E POLITICA MOLTA PIETà E FERVORE RELIGIOSO.
    MUTò MOLTE VOLTE TITOLO CARDINALIZIO, CONCLUSE LA SUA VITA DOPO 41 ANNI DI CARDINALATO, L'11 SETTEMBRE 1624, "PIENO DI MERITI E DI ONORI".
    PUR AVENDO AVUTO UNA PRIMA FORMAZIONE MONDANA, FECE ONORE ALLA SACRA PORPORA.

  4. #34
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato

    S.E.R. CARDINALE ACHILLE D'ESTAMPES DI VALENSè (1584-1646)

    NACQUE A TOURS NEL 1584, FIN DA FANCIULLO FU RELIGIOSO DELL'ORDINE GEROSOLIMITANO A MALTA.
    FU COSì CHE A SOLI 17 ANNI PARTECIPò ALLA DIFESA DI MALTA, ASSEDIATA DAI TURCHI, FU FERITO PIù VOLTE. PARTECIPò POI ALLE GUERRE ANTIPROTESTANTI E ANTIUGONOTTE NELLE FIANDRE E IN FRANCIA.
    NELL'ASSEDIO ANTIUGONOTTO DI MONTALBANO, FERITO NUOVAMENTE, FU PROMOSSO CAPITANO SUL CAMPO: PASSATO POI A SERVIRE COME GENERALE IL DUCA CARLO EMANUELE DI SAVOIA, FU FATTO PRIGIONIERO DURANTE L'ASSEDIO DI VERRUA IN PIEMONTE.
    LIBERATO, POTè COMANDARE LA FLOTTA FRANCESE DURANTE L'ASSEDIO ALLA FORTEZZA UGONOTTA DI LA ROCHELLE.
    VENUTO IN CONTRASTO CON IL CARDINALE RICHELIEU, SI RITIRò DI NUOVO A MALTA MA NE FU RICHIAMATO DA PAPA URBANO VIII CHE LO NOMINò VICECOMANDANTE DELL'ESERCITO PONTIFICIO: COMANDANDO LE MILIZIE PONTIFICIE INSIEME AL CARDINAL BARBERINI, OTTENNE NOTEVOLI SUCCESSI MILITARI.
    URBANO VIII IL 13 LUGLIO 1643 LO CREò CARDINALE DIACONO DEL TITOLO DI SANT'ADRIANO.
    CONSUMATO DAGLI AFFANNI E DALLE FATICHE GUERRESCHE, MORì A ROMA NEL 1646 E FU SEPOLTO NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VITTORIA.

  5. #35
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato



    S.E.R. Cardinale Scipione Caffarelli-Borghese (1576-1633)

  6. #36
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato



    La tomba di S.E.R. Cardinal Cinzio Passeri Aldobrandini (1551-1610), nipote di S.S. Clemente VIII

  7. #37
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato

    S.E.R. Cardinale Giovanni Dominici o.p. (1355-1419)

    Giovanni Banchini o Bacchini, detto “Dominici” entrò nell’Ordine Domenicano a diciassette anni, a Firenze, nel Convento di S. Maria Novella. Ben presto s’infiammo di quello zelo che lo distinse in tutta la vita. Fu il braccio destro del Beato Raimondo da Capua per il ritorno dell’Ordine ai suoi sacri ideali e, in Italia, egli fu il promotore principale della Riforma. Nel 1395 iniziò l’opera restauratrice nel Convento di S. Domenico di Venezia. Da Venezia il sacro fuoco divampò di convento in convento, preparando la più promettente fioritura di santità e di apostolato, così come Domenico aveva voluto. Per opera sua, nel 1406, sorse il Convento di stretta osservanza di S. Domenico di Fiesole, che fu fabbrica di santi e di apostoli, tra i quali brilla Sant’Antonino Pierozzi. Ambasciatore nel 1406 di Firenze nel presso il Pontefice, Papa Gregorio XII, ammirato dalle virtù del Dominici, lo nominò, nel 1408, Arcivescovo di Ragusa e Cardinale del titolo di S. Sisto. La Chiesa era allora afflitta dal doloroso Scisma d’Occidente e la cristianità, disorientata, non sapeva più quale fosse il vero Papa dei tre continenti. Giovanni Dominici si valse della stima e dell’affetto del Pontefice per indurlo ad abdicare. Egli stesso portò al Concilio di Costanza (1414-1418) la rinunzia di Gregorio XII, rinunziando da parte sua al Cardinalato, ma i Padri gli resero la porpora. Al nuovo Pontefice, Martino V, il Re Sigismondo, nel 1418, richiese il Beato per inviarlo quale Legato in Boemia, Polonia e Ungheria, dove serpeggiavano nefaste eresie. Egli vi si portò col suo zelo di apostolo. Una febbre ardente lo colse a Buda il 10 giugno 1419. Si spense tra una festa di angeli. Le sue reliquie andarono disperse con la distruzione, nel 1541, della chiesa degli Eremiti di San Paolo, dove erano state deposte. Papa Gregorio XVI il 9 aprile 1832 ha confermato il culto.

    Autore: Franco Mariani


  8. #38
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato

    Nicolò,della nobile famiglia Albergati, a 18 anni entrò fra i monaci della Certosa di Bologna, di cui divenne priore. Nel 1417 fu eletto vescovo della città per designazione popolare e da Martino V fu creato cardinale nel 1426. Coltivò l'istruzione religiosa delle classi popolari fondando la Compagnia di San Gerolamo Miramonte. Sotto il suo episcopato, per la prima volta, nel 1433 discese dal Colle della Guardia l'immagine della B.V. di San Luca. Inviato come Legato Pontificio nelle nazioni europee, fu artefice e messaggero di pace tra i popoli, e animatore del Concilio Ecumenico di Ferrara-Firenze nel 1438. Morì a Siena e fu sepolto nella Certosa di Firenze. Benedetto XIV lo annoverò fra i beati nel 1744




    Fonte: Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei Santi

  9. #39
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato

    S.E.R. Cardinale Paolo Burali (1511-1578), beato

    Il beato Paolo Burali è la prova di quanto è potente la Grazia di Dio e quanto irresistibile la sua chiamata; egli nacque ad Itri presso Gaeta nel 1511 dal ramo dei nobili Burali di Arezzo, lì trasferitosi al seguito di re Ladislao; al battesimo ebbe il nome di Scipione che poi cambiò quando fece la sua professione religiosa.
    Ad appena 14 anni fu iscritto all’Università di Salerno e dopo frequentò quella di Bologna, dove ebbe come maestro il famoso Ugo Boncompagni che diverrà papa con il nome di Gregorio XIII ed in questa Università, a 25 anni, si laureò brillantemente in diritto civile e canonico “con argomentazioni acute e sottili, non come alunno, ma con la sicurezza di un professore”.
    Svolse la sua attività di avvocato e giudice per dodici anni nelle aule giudiziarie del Tribunale di Napoli, con tanta rettitudine e integrità da meritarsi l’appellativo di “amico della verità e padre dei poveri”.
    Desiderando una vita più ritirata nella sua città nativa, lasciò il Foro ma fu costretto a riprendere la professione perché Carlo V lo promosse regio consigliere e più tardi Ferdinando di Toledo lo nominò uditore generale dell’esercito; il re di Napoli conscio della sua saggezza e competenza giuridica lo inviò presso il papa Paolo IV per dirimere questioni e controversie di carattere civile ed ecclesiastico, tale compito l’ebbe anche presso la Corte di Spagna.
    I successi professionali non offuscarono mai il suo spirito, teso verso la perfezione e il desiderio della santità occupava il primo posto nella sua vita, per questo si affidò alla guida spirituale del veneziano Giovanni Marinoni teatino, erede e collaboratore di s. Gaetano, che stava nel convento di S. Paolo Maggiore a Napoli.
    Nonostante avesse 46 anni, il 25 gennaio 1557 lasciò definitivamente l’attività giudiziaria ed entrò nell’Ordine dei Chierici Regolari (Teatini) prendendo il nome di Paolo e benché avesse chiesto di essere fratello laico, ritenendosi degno solo di questo, la Grazia di Dio attraverso il suo superiore Marinoni, lo conquistò al sacerdozio, ordinazione avvenuta il 26 marzo 1558.
    E in un crescendo di attività che gli venivano affidate, lo si vide impegnato nel 1564 per volere del papa Pio IV e su richiesta delle autorità napoletane, come ambasciatore presso la Corte di Spagna per impedire o almeno moderare l’attività del Tribunale dell’Inquisizione a Napoli, che bisogna dire nonostante Napoli fosse un vicereame di Spagna, anche per suo merito l’Inquisizione non ha avuto un seguito devastante come in altre zone coinvolte.
    Rifiutò i vescovadi di Castellammare, di Crotone, di Brindisi, fu posto al governo della Comunità teatina di S. Paolo Maggiore a Napoli e di S. Silvestro al Quirinale a Roma.
    Il 23 luglio 1568 papa Pio V, lo nominò vescovo di Piacenza, qui il beato Paolo Burali si rivelò in tutta la sua grandezza di organizzatore ecclesiastico e di maestro di spiritualità, la sua attività apostolica si esplicò in tutti i campi e nessun aspetto della vita religiosa fu escluso dal suo zelo, indisse due Sinodi di cui pubblicò gli atti (1570 e 1575), chiamò ad aiutarlo alla guida del seminario, il teatino s. Andrea Avellino, applicò alla diocesi e allo stesso seminario i recenti decreti Tridentini, chiamò a collaborare i teatini, i somaschi, i cappuccini.
    Il 23 luglio 1568 in pubblico Concistoro, il papa Pio V lo nominava cardinale e poi nel 1576 papa Gregorio XIII suo antico maestro a Bologna, lo trasferì come arcivescovo nella grande e importante città di Napoli.
    Di fronte a tutte queste dignità si lamentava spesso “ Il Signore perdoni al padre Giovanni (Marinoni) che non volle accettarmi come fratello laico”, e per ubbidienza accettò tutte queste nomine, nonostante le sue vane resistenze. Il governo della diocesi di Piacenza, così completo, l’aveva reso ‘logoro di forze’ ma il suo spirito era sempre vivo ed a Napoli dovette confrontarsi con una realtà più vasta e dura da modellare. Chiuse il seminario e mandò tutti a casa, perché né gli studi né la disciplina, né il comportamento erano quelli richiesti dalle disposizioni conciliari, nominò nuovi professori e rettore, chiamò alla direzione il padre teatino Giuseppe Barbuglia che già a Piacenza aveva collaborato.
    Ebbe il coraggio di chiudere i monasteri femminili di S. Arcangelo a Baiano e S. Maria degli Angeli nella città di Napoli, perché ormai diventati come alberghi delle figlie della nobiltà, mantenendo tutti i loro privilegi e comodità che nulla avevano a vedere con la vita di clausura e la disciplina, ormai inesistente.
    Abolì la prerogativa del viceré che con il suo baldacchino era presso l’altare, mentre il vescovo era più lontano. Pubblicò nel 1577 un “Catechismo per i sacerdoti” e iniziò ad applicare le direttive del Concilio di Trento, ma la sua opera non poté estendersi e soprattutto non né poté vedere i frutti, perché le malattie che lo affliggevano e l’età avanzata lo portarono alla morte ad appena due anni dalla sua investitura a Napoli.
    Morì a Torre del Greco alle falde del Vesuvio, dove si era ritirato per un breve periodo di riposo il 17 giugno 1578. S. Filippo Neri deplorò la sua morte come una perdita per tutto il mondo cristiano. Il suo corpo riposa in un urna nella cripta della Basilica di S. Paolo Maggiore di Napoli, trasformata in chiesa con accesso diretto dalla piazza, insieme ai corpi e reliquie di S. Gaetano, del beato Marinoni e altri venerabili teatini.

    Autore: Antonio Borrelli


  10. #40
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    Predefinito Re: Glorie del Cardinalato

    S.E.R. Cardinale Guglielmo Massaia, cappuccino, servo di Dio (1809-1889)



    Nella città di S. Giorgio a Cremano, alla via Cavalli di Bronzo, vi è tra le altre Ville Vesuviane, la Villa Amirante, sulla cui facciata spicca una lapide che dice: “In questa casa – il cardinale Guglielmo Massaia – si estinse il 6 agosto 1889 – dopo lunga vita di apostolato per diffondere – la luce della civiltà e della fede – nei paesi fino allora inesplorati – della barbara Etiopia”.
    Era venuto per il secondo anno consecutivo in estate, per trascorrere qualche giorno di riposo, che potesse ritemprargli le forze, dopo i due ictus cerebrali avuti, ospite di amici nella villa con boschetto, alle falde del Vesuvio; soggiorno che trascorreva appartato e senza le manifestazioni esteriori che la sua avventurosa vita suscitava fra la gente.
    Assistito dal suo segretario e dal fedele cameriere maltese, si dedicava alla correzione e stesura della sua monumentale opera biografica: “I miei 35 anni di Missione nell’Alta Etiopia”, di cui vide stampati i primi cinque volumi, gli altri sette furono pubblicati dopo la sua morte, con l’ultimo uscito nel 1895.
    Questo grande apostolo missionario, nacque con il nome di Lorenzo Antonio l’8 giugno 1809 a Piovà d’Asti, oggi Piovà Massaia, trascorse l’adolescenza sotto la guida del fratello Guglielmo che era parroco, frequentò come seminarista, il Collegio Reale di Asti e il 6 settembre 1826, indossò il saio dei cappuccini alla Madonna di Campagna presso Torino, cambiando il nome in Guglielmo, come quello del fratello prete.
    Fu ordinato sacerdote a Vercelli il 16 giugno 1832, divenendo negli anni dal 1834 al 1836, direttore spirituale dell’Ospedale Mauriziano di Torino, lì oltre a diventare confessore del futuro santo Giuseppe Benedetto Cottolengo, ebbe la possibilità di apprendere le nozioni elementari di medicina e chirurgia.
    Nei successivi dieci anni 1836-1846, insegnò filosofia e teologia nel convento cappuccino di Moncalieri e assisté spiritualmente il futuro re Vittorio Emanuele II e il poeta patriota Silvio Pellico.
    Nel 1846, il cattolicesimo in Etiopia si era abbastanza diffuso, per cui il papa Gregorio XVI, istituì il Vicariato Apostolico dei Galla, nominando proprio il Massaia a reggerlo, per questo venne consacrato vescovo a Roma, il 24 maggio del 1846.
    I Galla o Oromo è una popolazione camitica del ramo Cusciti dell’Africa Orientale, gli altri due rami derivanti da Cam figlio di Noè, sono i Berberi nell’Africa Occidentale e Settentrionale e i Copti in Egitto; il linguaggio è libico-berbero, basso-cuscita e alto cuscita per i Galla e Somali.
    Guglielmo Massaia lasciò l’Italia il 4 giugno 1846, ma raggiunse la sua Missione solo il 21 novembre 1852, cioè sei anni dopo, pagando un prezzo inaudito di sofferenze. Attraversò otto volte il Mediterraneo, dodici volte il Mar Rosso, tentò per quattro volte di entrare nella blindata Abissinia, dal Mar Rosso, dall’Oceano Indiano e dal Sudan, subì quattro esili e quattro prigionie e per ben diciotto volte rischiò di morire.
    La sua opera apostolica si può dividere in periodi ben definiti ‘La Missione dei Galla’ 1852-63; la permanenza in Europa 1864-66; la ’Missione dello Scioa’ 1869-79. Nei suoi 35 anni che caratterizzarono un’epopea missionaria, che lo annovera fra i più grandi apostoli della Chiesa, egli organizzò un clero locale compatto e fedele, compilò un catechismo accessibile ai fedeli e adeguato alla mentalità locale, fondò molte stazioni missionarie in tutto il territorio abissino, fra cui Infinnì che diventerà capitale dell’Etiopia nel 1889, con il nome di Addis Abeba.
    Abbinò all’evangelizzazione una vasta opera sociale con la profilassi contro le malattie endemiche come il vaiolo, fu chiamato ‘Padre del Fantatà’ (Padre del vaiolo), promosse l’abolizione della diffusissima schiavitù, scrisse di proprio pugno manuali scolastici per favorire l’istruzione, pubblicò in Europa la prima grammatica della lingua Galla, pacificò i contendenti nelle lotte tribali, creò centri di assistenza durante le carestie e le frequenti guerre, favorì missioni diplomatiche e scientifiche per cui il governo italiano lo nominò ‘ministro plenipotenziario’ nel trattato d’amicizia e commercio fra l’Italia e lo Scioa (Etiopia) il 1° marzo 1879.
    Ebbe uno stile di vita poverissimo, si travestì da mercante, viaggiò abitualmente a piedi nudi (per sfuggire alla cattura dei nemici), tesseva continuamente relazioni fra i capi africani e Roma e l’Europa, dove tornò cinque volte; il re Menelik II lo trattenne come consigliere.
    Tutto questo finché il decreto dell’imperatore Joannes IV del 3 ottobre 1879, bloccò definitivamente l’azione benefica del vescovo Massaia, chiamato dagli etiopi “Abuna Messias”, il quale dovette firmare una rinuncia il 23 maggio 1880.
    Papa Leone XIII, suo grande estimatore, lo promosse arcivescovo e poi nel 1884 cardinale, elogiandolo pubblicamente ed esaltando la Grazia di Dio che di un umile frate seppe farne un faro di esempio missionario, che ispirò successivamente, numerosi fondatori di congregazioni religiose.
    Il suo corpo dal luogo della sua morte, cioè S. Giorgio A Cremano, con solenni funerali, fu trasportato via Ferrovia a Roma e tumulato nella cappella della Congregazione di ‘Propaganda Fide’ al Verano, fu poi, in ossequio ad un suo desiderio, trasferito l’11 giugno 1890 a Frascati nella chiesa dei cappuccini, dov’è tuttora; nello stesso convento vi è un interessante ‘Museo etiopico’ con molti oggetti che ricordano il Massaia, fra cui il leggendario bastone che portava dappertutto, la tomba è sovrastata da una statua del 1892 che lo raffigura seduto, intento a riguardare i volumi dei suoi ricordi, scritti per volere del papa.
    Nel 1914 s’iniziarono i processi di beatificazione. Nel 1939 la ‘San Paolo film’, produsse il suo primo lavoro cinematografico raccontando la sua storia missionaria con il film “Abuna Messias”.


    Autore: Antonio Borrelli

 

 
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