Hiroshima, 60 anni dalla «Bomba». Il vescovo William Skylstad, capo della Conferenza episcopale statunitense, ha equiparato le atomiche al terrorismo odierno
HIROSHIMA - Hiroshima è una città giapponese che ora ha 1,2 milioni di abitanti e ha ricordato sabato i 60 anni dall'esplosione della prima bomba atomica che la distrusse. Ma ancora gli storici e i protagonisti dell'avvenimento che cambiò la storia dell'umanità sono divisi tra chi pensa che fosse inevitabile o che sarebbe pronto a rifarlo anche se non era contento (come Theodor Van Kirk, uno dei due sopravvissuti dell’equipaggio dell’«Enola Gay», l'aereo che sganciò il «little boy», nome in codice della bomba atomica su Hiroshima), e chi ritiene che il 6 agosto 1945 fu l'inizio dell'orrore assoluto.
COME IL TERRORISMO DI OGGI - Il vescovo William Skylstad, presidente della Conferenza episcopale statunitense, ha equiparato le bombe di Hiroshima e Nagasaki al terrorismo odierno, in quanto entrambi non distinguono tra «combattenti e non combattenti». In una lettera indirizzata al presidente della Conferenza episcopale giapponese, Skylstad ha scritto che le atomiche e il terrorismo sono ingiustificabili: entrambi sono «un crimine contro Dio e l'umanità». I reduci della guerra del Pacifico, invece, per la maggior parte ritengono che le atomiche salvarono più vite di quante ne costarono (140 mila persone tra coloro che morirono subito e quelli che morirono negli anni dalle radiazioni). «Non esistono civili innocenti in una guerra: chiunque fa qualcosa per contribuire allo sforzo bellico», è il pensiero di Harold Agnew, uno scienziato che quella mattina era a bordo di un altro B-29 che accompagnava l'Enola Gay con il compito di sganciare strumenti che sarebbero serviti a registrare i dati dell'esplosione. I ricordi di Agnew sono molto netti: «Nessuno ricorda mai quello che ha portato a Hiroshima: il bombardamento di Pearl Harbor, il massacro di Nanchino. Allora pensavo che i giapponesi se lo meritassero e, onestamente, lo penso ancora oggi».
«SAPEVAMO TUTTI COSA AVREBBE PROVOCATO» - «Sapevamo tutti cosa aspettarci. Avevamo visto ciò che la bomba poteva fare durante i test precedenti», ha ricordato Morris Jepson, il militare che armò personalmente l'atomica, smentendo chi dice che non si poteva sapere esattamente gli effetti che avrebbe provocato il fungo atomico. Negli Stati Uniti organizzazioni private, gruppi religiosi e amministrazioni locali hanno programmato cerimonie e riti commemorativi. Per ora non è annunciata alcuna commemorazione ufficiale a livello federale.
I SOPRAVVISSUTI - A Hiroshima sopra una collina di si trova una casa di cura per le vittime della bomba, le cui condizioni sono troppo gravi per essere curati a casa. L'età media dei 99 pazienti è 83 anni, ma tra loro c'è Toshio Ueda, 59 anni.
Ueda quando «il sole scese sulla terra» non era ancora nato. Ricevette le radiazioni nel ventre della madre la quale, dopo la sua nascita, gli nascose il fatto per trent'anni. Ueda comunque soffrì a lungo di un persistente sanguinamento dal naso e dalle gengive. «Mi svegliavo e spesso non potevo andare a scuola», ha detto seduto su una sedia a rotelle collegato a tubi di plastica per l'ossigeno. Ueda ha sviluppato problemi ai reni quando aveva 15 anni e problemi al cuore quando ne aveva 30, prima di avere disordini alla tiroide e diabete a 40.