Uno scontro di potere tutto interno al centrosinistra per stabilire chi comanderà nei prossimi anni..
La grande lotta all’interno dell’Unione
L’intervista di Arturo Parisi al Corriere della Sera non va vista solo come una “prodianata”.Cioè come uno di quegli atti carichi di perfidia curiale e di rancore esasperato di cui il “professore” ed i suoi più stretti collaboratori vanno ormai famosi. Pur rappresentando una testimonianza del pessimo Dna dei leader dell’Unione e dei suoi famigli (come dice Emanuele Macaluso), è molto di più. E’ un fascio di luce lanciato in una stanza che fino ad ora era rimasta quasi totalmente al buio. Qualcuno aveva capito quale potesse essere il bandolo della matassa in cui si intrecciavano scalate finanziarie, tempeste su Bankitalia, rigurgiti di golpismo mediatico-giudiziario, moralismo d’accatto, vertiginosi giri di denaro, l’avvio delle primarie all’interno del centro sinistra e la sensazione crescente che tutto questo ribollire di fenomeni ed accidenti diversi riguardasse una sola parte del paese, quella nomenklatura tenuta ancora insieme dall’unico collante dell’antiberlusconismo? Ora, grazie ad Arturo Parisi, che d’ora in avanti verrà meglio nominato come “il bietolone”, riusciamo ad individuare alcuni particolari della stanza fino ad ora nascosti nel buio.E da questi particolari riusciamo ad intuire il senso complessivo dell’intera stanza. I particolari indicati dal “bietolone” sono la Rai, le banche e, più in generale, l’insuperabile ostilità di Romano Prodi e dei suoi nei confronti del maggiore partito del centro sinistra. Il senso complessivo è invece la guerra che da tempo si va sviluppando all’interno del centro sinistra non per l’investitura a candidato premier, che è una operazione di facciata priva di qualsiasi significato politico reale, ma per la scelta di chi dovrà comandare sul serio all’interno dell’Unione. E per farlo non avrà bisogno del voto inutile delle primarie ma di rapporti forti con i poteri forti e del controllo diretto degli unici organismi che in questo paese, dopo la fine dei partiti tradizionali, consentono di fare politica, cioè le banche ed i grandi organi d’informazione. Fino all’altro ieri si pensava che la dialettica politica all’interno del centro sinistra, caratterizzata dalla conflittualità tra Francesco Rutelli da una parte e l’asse Prodi-Ds- Bertinotti dall’altra, non avesse nulla a che spartire con banche, Opa, scalate, salotti buoni, concertisti, capitalisti indebitati ed immobiliaristi rampanti. Oggi sappiamo che non è così. Anzi, che la vera lotta per la leadership nel centro sinistra non si combattere con le idee, che non ci sono, ma con la conquista di istituti bancari, con il condizionamento di chi li controlla e con l’acquisizione alla propria causa dei grandi centro d’informazione. Perché il “bietolone” esce di senno e svela il mistero nella sua intervista al quotidiano amico Corriere della Sera? Perché la rabbia di registrare che i Ds, grazie ad un accordo con Berlusconi ed ai buoni uffici di Antonio Fazio, hanno conquistato la presidenza della Rai e si preparano a fare un boccone della Bnl gli fa saltare i nervi. Che ci fa il povero Prodi di un risultato utile alle primarie quando i Ds possono contare su due banca nazionali come Bnl e Monte dei Paschi di Siena e sulla potenza di fuoco mediatico della Rai, di Repubblica e di tutte le altre testate del gruppo De Benedetti ormai divenuto socio in affari del Cavaliere? Ecco che il pover’uomo perde le staffe. E nel suo agitarsi scomposto svela anche a quali poteri e punti di forza mediatici Prodi conta di appoggiarsi per battere i suoi avversari dei Ds. Cioè il Corriere della Sera del patto di sindacato dei salottisti buoni ma indebitati fino al collo e di quel Paolo Mieli che rispolvera i rapporti con i magistrati e le tecniche del ‘92 in favore dei propri referenti economici e politici. E quegli istituti bancari non controllati dai Ds ma vicini ai suoi amici di sempre, Unicredit e Banca Intesa, che gli dovrebbero consentire di far volare il proprio tir sulla testa degli odiati diessini. Se è così la partita è ancora tutta da giocare.
Sempre che, nel frattempo, gli italiani non mangino la foglia.
E non si ribellino una volta per tutte a chi li considera alle volte come un “popolo bue”, altre volte come un “parco buoi”.
Cioè cornuti e mazziati.
Arturo Diaconale