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    Predefinito Il Partito d'Azione (1)


    Salve, con questo Numero vorrei iniziare una raccolta di 3d tutti dedicati ai partiti storici della Sinistra Italiana e del CentroSinistra.

    Mi piace iniziare con il Partito d'Azione perchè penso forse ai nostri giorni potrebbe ottenere dei successi discreti.

    Il 3d è naturalmente aperto a tutti i contributi e le vostre opinioni.

    Saluti
    -------------

    Partito d'Azione




    Breve Storia

    Il Partito d'Azione (PdA) è stato fondato nel luglio 1942 dalla confluenza di:
    • ex militanti del movimento di Giustizia e Libertà , come Emilio Lussu e Alberto Tarchiani;
    • esponenti di area democratico-liberale, come Ferruccio Parri, Luigi Salvatorelli e Ugo La Malfa;
    • esponenti di tendenza liberal-socialista, come Guido Calogero e Aldo Capitini;
    • repubblicani di sinistra, come Oronzo Reale.

    Nel febbraio 1946, la corrente di ispirazione democratico-radicale del PdA, rappresentata da Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Adolfo Omodeo, Guido De Ruggiero, esce dal partito e costituisce il Movimento per la Democrazia Repubblicana, che alle elezioni del 2 giugno presenta le sue liste con la denominazione di Concentrazione Democratica Repubblicana (CDR) e che successivamente, nel 1948, confluisce nel Partito Repubblicano Italiano.

    Il 6 aprile 1947, il PdA delibera il proprio scioglimento. La maggioranza dei suoi esponenti, come Alberto Cianca, Francesco De Martino, Vittorio Foa, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, confluisce nel Partito Socialista Italiano nell'ottobre 1947. La minoranza aderisce in seguito al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, come Piero Calamandrei, o al Partito Repubblicano Italiano, come Oronzo Reale.

    Ricavato da: "http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_d%27Azione"

  2. #2
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    Giustizia e Libertà è un movimento fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di esuli antifascisti, tra cui emerge come leader Carlo Rosselli.

    Il movimento è composito per tendenze politiche e provenienza dei componenti, ma è comune la volontà di organizzare un’opposizione attiva ed efficace al fascismo, in contrasto con l’atteggiamento dei vecchi partiti antifascisti uniti nella Concentrazione, giudicato debole e rinunciatario.

    “Provenienti da diverse correnti politiche, archiviamo per ora le tessere dei partiti e fondiamo un’unità di azione. Movimento rivoluzionario, non partito, “Giustizia e libertà” è il nome e il simbolo. Repubblicani, socialisti e democratici, ci battiamo per la libertà, per la repubblica, per la giustizia sociale. Non siamo più tre espressioni differenti ma un trinomio inscindibile”: così si apre il primo numero del periodico pubblicato dal gruppo.

    L’obiettivo di Giustizia e Libertà è quindi quello di preparare le condizioni per una rivoluzione antifascista in Italia che non si limiti a restaurare il vecchio ordine liberale ma crei un modello di democrazia avanzato e al passo con i tempi, aperto agli ideali di giustizia sociale, che sappia inserirsi nella realtà nazionale e in particolare raccolga l’eredità del Risorgimento. Riprendendo le idee di Piero Gobetti, di cui era stato collaboratore, Rosselli considera il fascismo una manifestazione di antichi mali della società italiana e si propone quindi non solo di sradicare il regime mussoliniano, ma anche di rimuovere le condizioni politiche, sociali, economiche e culturali che lo hanno reso possibile.

    Il movimento Giustizia e Libertà svolgerà anche un’importantissima funzione di informazione e sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, svelando la realtà dell’Italia fascista che si nasconde dietro la propaganda di regime, in particolare grazie all’azione di Gaetano Salvemini, che era stato l’ispiratore del gruppo e il maestro di Rosselli.

  3. #3
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    1942, nasce il Partito d'Azione


    Il Partito d'Azione fu fondato nel 1942 a opera di gruppi repubblicani e liberalsocialisti. Il nome riprendeva quello del Partito d'Azione di Giuseppe Mazzini (1853). Movimento ispirato al liberalsocialismo di Pietro Gobetti, tra i suoi fondatori figurano numerosi militanti di Giustizia e Libertà (1929-1940), tra i quali Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Riccardo Lombardi. Vi si trovano uomini formatisi nella cospirazione, nella galera, nelle trincee di Spagna e studiosi la cui vita si è svolta nelle biblioteche e nelle accademie, liberali alla Cavour e bolscevichi ravveduti, riformisti e rivoluzionari, protestanti e cattolici: le loro biografie costituiscono la sintesi della migliore storia d'Italia. Sotto la stessa bandiera, nella breve stagione il cui autunno comincia già il 25 aprile, possono così militare accademici di altissima levatura di fede liberale come Adolfo Omodeo e Guido De Ruggero e rivoluzionari professionali come Leo Valiani, per lunghi anni comunista, passato per la galera, per la guerra di Spagna, per il campo del Vernet, moderni illuministi, aperti alle più audaci riforme - si troveranno parecchi di essi intorno al Mondo di Mario Pannunzio e intellettuali inquieti come Riccardo Lombardi, proveniente dalla estrema sinistra cattolica, vicino nella cospirazione ai comunisti, approdato a un suo originale socialismo, democratico e autonomistico e federalisti come Altiero Spinelli che conserva nella forma mentis e nel temperamento i tratti del leninista che era stato...


    Il programma: socialismo liberale

    Il Partito d’Azione lottò per instaurare in Italia una democrazia che fosse aperta alle giuste rivendicazioni dei lavoratori, che modificasse le strutture economiche e sociali del paese e preparasse l’allargamento delle libertà; in ultima analisi era il tentativo di superare gli ostacoli esistenti tra il socialismo e il liberalismo. Le rivendicazioni iniziali del Partito d’Azione furono: l’abbattimento del fascismo, la formazione di uno stato laico e repubblicano, la riforma agraria, amministrativa e delle autonomie locali; sul piano internazionale, auspicava la nascita di una federazione europea di stati.

  4. #4
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    Il Partito d'Azione nella Resistenza, il Governo Parri e lo scioglimento del partito

    Dopo l'armistizio del '43, il Partito d'Azione immette questo patrimonio di pensieri e di azioni, tanto ricco quanto composito, nel corpo vivo della Resistenza. L'operazione di innesto della tradizione giellista nel movimento resistenziale ha il suo maggiore artefice in Ferruccio Parri. Parri è l'interprete più fedele, più intransigente, più conseguente della direttiva principale e centrale di Rosselli: la liberazione dal fascismo deve essere opera del popolo italiano, deve coinvolgere le classi popolari, deve portare a compimento quel processo di rigenerazione nazionale rimasto incompiuto dal Risorgimento sabaudo-garibaldino. Gli azionisti sono presenti in maniera attiva nella Resistenza e nei Comitati di liberazione nazionale: le formazioni GL costituiscono il nucleo più numeroso, più combattivo e più compatto della Resistenza non comunista e c'è chi ipotizza il loro concorso al fine di fronteggiare i comunisti qualora essi scendessero su terreno rivoluzionario. Questo consente a GL di accogliere nelle proprie file uomini che appartengono ai ceti dirigenti inseriti in una rete di efficienti e efficaci solidarietà, quadri militari professionali e di godere dei lanci di armi e viveri da parte degli Alleati, generalmente negati alle formazioni comuniste.
    Nei venti mesi della guerra partigiana morirono, di Giustizia e Libertà, in 4.500, e fra loro la più alta proporzione di dirigenti.



    Il governo Parri e lo scioglimento del partito

    Il Partito d’Azione partecipò ai governi che si succedettero dal giugno 1944 al luglio 1946. La sconfitta del governo Parri è un momento della più vasta sconfitta delle avanguardie della Resistenza europea, è il trionfo del realismo politico delle grandi potenze e delle grandi formazioni politiche che ad esse ideologicamente e politicamente fanno capo, quel realismo che regalerà al mondo l'equilibrio della guerra fredda e delle contrapposizioni frontali che spaccano la Resistenza all'interno dei maggiori paesi europei, in prima linea Italia e Francia. Il disegno di Parri della rigenerazione nazionale nel segno di una rivoluzione democratica si scontra col composito fronte della conservazione, sulla quale grava l'ipoteca della destra monarchica, clericale, neo-fascista, massicciamente presente nel paese. Non avrà dalla sua parte le forze della sinistra, egemonizzata e diretta da un partito comunista inserito senza riserve in una strategia che ha a Mosca il suo centro.

    Dopo la caduta del governo presieduto proprio dall’esponente azionista, Ferruccio Parri, il Partito d’Azione, diviso tra una corrente democratico-riformista, capeggiata da Ugo La Malfa, e una corrente socialista-rivoluzionaria, capeggiata da Emilio Lussu, mostrò scarsa omogeneità al suo interno. La grave sconfitta subita alle elezioni per la Costituente del 1946 (prese solo l'1,46 per cento dei voti) fu all'origine della crisi del partito, rappresentato da intellettuali di primo piano ma privo di una base di massa.
    Protagonista nella guerra di liberazione, esso va infatti in frantumi a un anno dalla insurrezione, dopo aver dato all'Italia liberata il primo presidente del consiglio. La sparuta pattuglia dei suoi eletti alla Costituente riuscirà ancora, tuttavia, a dare un contributo di straordinaria importanza alla elaborazione della carta costituzionale e valga per tutti il nome di Piero Calamandrei, che della costituzione fu tra i maggiori artefici nell'aula di Montecitorio, il più strenuo difensore dei suoi dettami nella battaglia politica e parlamentare, il più appassionato divulgatore dei suoi principi nel paese.

    Il partito d'azione perse rapidamente la sua influenza nella vita politica italiana e i suoi esponenti confluirono in altri partiti: Lombardi e Lussu nel Partito socialista italiano (PSI), La Malfa nell Partito repubblicano (PRI). Nel 1955 alcuni esponenti azionisti (Valiani, Zevi, Rossi, Calogero e altri) cercarono di far rinascere il partito, con un nuovo nome: partito radicale. Ma il tentativo fallì.

  5. #5
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    La democrazia non vive senza i partiti. Ti proponiamo un partito dalla storia integra, aperto al futuro.

    Esso agisce per realizzare la giustizia sociale e giuridica e la liberta civile e politica sempre congiunte.

    In particolare intende promuovere il diritto a posti di lavoro reali, un nuovo stato sociale non burocratico, autonomie locali e federalismo europeo, sicurezza contro ogni forma di violenza.



    Carlo Rosselli (1899-1937)

    Nasce a Roma, in Via delle Convertite 21, il 16 novembre 1899, in una famiglia di agiati ebrei toscani. Il padre Giuseppe Emanuele è compositore e musicologo. La madre, Amelia Pincherle, una scrittrice e autrice affermata di teatro. Trasferitosi a Firenze, inizia ad entrare in contatto con l'ambiente socialista. Milita nelle file interventiste. Il fratello Aldo, più grande di lui, parte volontario e nel 1916 muore sul fronte, sui monti della Carnia. Partecipa anche lui alla prima guerra mondiale, come sottotenente, chiedendo di essere assegnato agli Alpini, e già al fronte matura la sua adesione al socialismo.

    Finita la guerra, riprende gli studi di scienze politiche e conosce Gaetano Salvemini, dal quale è fortemente influenzato. Nel '21 si laurea in scienze politiche con la tesi "Il sindacalismo".
    Nel '22 il fascismo conquista il potere. Inizia così un periodo difficile per le sorti degli antifascisti. A Roma il XIX congresso del partito socialista decreta l’espulsione dei riformisti di Treves, Turati e Matteotti. Rosselli si schiera con la corrente riformista che dà luogo al partito socialista unitario.
    Conosce Piero Gobetti e il gruppo di giovani intellettuali che pubblicano il settimanale “La Rivoluzione Liberale”. Conosce inoltre Luigi Einaudi, Pasquale Jannacone e Achille Loria.
    Prende parte alla ristretta attività del Circolo di Cultura fiorentina, promosso da Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Ludovico Limentani, Piero Jahier e l’avv. Alfredo Nicoli, nel cui studio si tenevano le riunioni.

    Nel '23 si laurea in legge discutendo la tesi "Prime linee di una teoria economica dei sindacati".

    Dei primi anni Venti è l'idea di un socialismo che può salvarsi solo scansando il marxismo e adottando il metodo liberale. Rosselli, insieme al fratello Nello e all'amico Ernesto Rossi, frequenta assiduamente Gaetano Salvemini, considerato dai tre loro comune maestro. Carlo legge i libri di politologi inglesi, spesso è a Londra e ammira la concretezza dei laburisti. Dal lato teorico propone quindi un'opera di revisione e di riorganizzazione del socialismo che doveva avere all'interno un maggiore liberalismo.

    Nel 1924, all’indomani del delitto Matteotti si iscrive al partito socialista unitario. E’ chiamato ad insegnare all’Istituto superiore del Commercio di Genova ad insegnare Istituzioni di Economia Politica.

    Nel '25 fonda con il fratello Nello, Salvemini ed Ernesto Rossi il bollettino clandestino “Non Mollare”, che da' filo da torcere a Mussolini, pubblicando diversi memoriali sul delitto Matteotti che suscitano scalpore in tutt'Italia. Casa Rosselli é devastata dai fascisti.
    Nel '26 Carlo é aggredito dagli squadristi genovesi. A luglio é costretto a lasciare l’insegnamento. Sposa l’inglese Marion Cave a cui era legato da molti anni. Con Pietro Nenni da' vita alla rivista “Il Quarto Stato”, che però viene soppressa dai fascisti. I dirigenti socialisti si convincono della necessità di costituire un’organizzazione per l’espatrio. Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Riccardo Bauer, preparano la fuga di decine di socialisti, tra i quali Treves, Saragat e Turati.

    Nel '27 viene arrestato insieme a Parri per l’espatrio di Turati. Rosselli viene condannato a 5 anni di confino a Lipari per l’intervento diretto di Mussolini.

    Nel 1929, al confino di Lipari dove lo ha spedito il fascismo, Rosselli scrive Socialismo liberale (lo farà uscire l'anno dopo, una volta rifugiato a Parigi), in cui teorizza un nuovo socialismo, epurato dal marxismo.

    Nel novembre del 1929, a Parigi, Carlo Rosselli, Emilio Lussu e i fuoriusciti riuniti intorno alla figura di Gaetano Salvemini fondano un movimento, «Giustizia e Libertà», che vuole essere «l'anima della rivoluzione liberatrice di domani»: un movimento rivoluzionario libertario e democratico che riunisce in Italia e all'Estero coloro che non sono comunisti, avversano i gruppi dirigenti liberali e la sinistra aventiniana e vogliono combattere il regime fascista per creare una società libera e civile
    . E' Salvemini a stendere la bozza di statuto. I costituenti hanno storie politiche diverse: liberali Tarchiani, il giornalista Alberto Cianca e Vincenzo Nitti; repubblicani Cipriano Facchinetti, Raffaello Rossetti, Gioacchino Dolci e Fausto Nitti; socialista Rosselli, sardista Lussu. Il motto è suggerito da Lussu: "Insorgere! Risorgere!". Adottano per simbolo la spada di fiamma tra quelle due parole. "Provenienti da diverse correnti politiche - si legge nel primo appello di GL, diffuso a novembre del 1929 - archiviamo per ora le tessere e creiamo una unità d'azione". La guida del movimento è affidata a un triumvirato espressivo delle tendenze su cui GL si fonda: Rosselli socialista, Lussu sardista-repubblicano, Tarchiani liberale.

    Il movimento si dota presto di una rivista come strumento di elaborazione teorica: i Quaderni di Giustizia e Libertà, che vede la collaborazione di molti intellettuali, tra cui spicca il nome del socialista libertario Andrea Caffi.

    Nel '30 Rosselli finanzia e organizza, insieme a Tarchiani, il volo propagandistico su Milano di Bassanesi.

    Il cambiamento della politica di Rosselli a partire dal '34 e l'avvicinamento ai comunisti produce il progressivo allontanamento da GL di elementi come Salvemini, Caffi, Tarchiani e, per ragioni diverse, dello stesso Lussu.

    Per Rosselli è importante l'unità proletaria, «una necessità indeclinabile», e per abbattere il fascismo propone di unire proletariato e borghesia in una coalizione liberalsocialista. Una formula auspicata nel 1911 in Inghilterra da Leonard T. Hobouse con una collaborazione tra partito laburista e partito liberale.
    Questa cooperazione, condivisa dal Rosselli, era stata realizzata in Inghilterra con il governo di coalizione del 1929 formato dal primo ministro laburista Ramsay Mac Donald.
    Dopo la sconfitta dei laburisti alle elezioni del 1931, Rosselli si dichiara ancora convinto della validità del programma liberalsocialista. Nei Quaderni di «Giustizia e libertà» propone la costituzione di una Repubblica, di una vera democrazia dove l'unico sovrano era il popolo, e dove l'elemento contadino doveva costituire le basi della nuova democrazia italiana.
    «Il socialismo - scrive Rosselli - è lo sviluppo del principio di libertà (...) è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente». E la libertà, che è autoconquista, deve essere difesa da ogni tentativo di soppressione. Rosselli l'ha difesa pagandola con la vita.

    Nel '36 GL si schiera da subito al fianco del fronte popolare in Spagna. La risposta dell'emigrazione e dell'antifascismo italiano non si fa attendere. Rosselli è alla testa di una colonna di esuli antifascisti (anarchici, giellisti, socialisti e comunisti), sul fronte di Aragona, ed è sicuro che questa esperienza avrebbe condotto alla certezza di poter vincere anche in Italia. Celebre la sua frase, che diviene un vero e proprio motto «Oggi in Spagna, domani in Italia». La vittoria della colonna italiana contro i franchisti, nella battaglia di Monte Pelato, fa il giro del mondo.

    Ferito, è costretto a rientrare in Francia per curarsi e a lasciare il comando della colonna.

    Il 27 aprile del '37 muore Gransci. Rosselli gli dedica tutta la prima pagina di "Giustizia e Libertà", affermando che si tratta del "più grande delitto del fascismo" dopo quello di Matteotti. Non sa che gli restano poche settimane di vita.

    Carlo è ucciso, assieme al fratello Nello, il 9 giugno 1937 a Bagnoles de l'Orne, in Francia, da alcuni sicari mandati da Mussolini.

  6. #6
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    FERRUCCIO PARRI
    (Pinerolo 1890 - Roma 1981)


    Uomo politico italiano. Laureato in lettere, partecipò alla prima guerra mondiale. Antifascista, nel 1927 organizzò con C. Rosselli e S. Pertini l'espatrio clandestino di F. Turati. Arrestato e condannato al confino e liberato nel 1933, fu tra gli organizzatori del movimento di 'Giustizia e Libertà' e poi tra i fondatori del partito d'azione.
    Incarcerato nuovamente nel 1942, tornato in libertà, dopo l'8 settembre 1943 fu uno dei principali animatori della Resistenza e della guerra partigiana, in qualità di vicecomandante del 'Corpo volontari della Libertà per l'Alta Italia' (nome di guerra: Maurizio). Catturato dai Tedeschi e liberato in seguito a uno scambio di prigionieri, fu consultore nazionale e, dal giugno al novembre 1945, presidente del consiglio (come soluzione di compromesso tra le candidature contrapposte di A. De Gasperi e di P. Nenni). Lasciato il partito d'azione nel marzo 1946, per dare vita al partito della democrazia repubblicana, fu eletto nella sua lista come deputato alla Costituente. Entrato poi nel PRI e senatore di diritto (1948), nel 1953 prese posizione contro la legge elettorale maggioritaria e, lasciato il PRI, entrò nel gruppo di Unità popolare. Eletto senatore nelle liste del PSI nel 1958, nel 1963 fu nominato senatore a vita. Entrò in seguito nel gruppo degli indipendenti di sinistra e fu direttore della rivista L'Astrolabio.

  7. #7
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    Scorcio del quotidiano del Partito d'azione del giorno
    28 aprile 1945 (emeroteca ISEC).

  8. #8
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    il Congresso


    Il congresso del Partito d'Azione

    Si svolge al teatro Italia di Roma il congresso del Partito d'Azione. Gli indirizzi politici si rivelano tre:
    • vi è la sinistra di Lussu, sostanzialmente alleata alla più marginale corrente liberalsocialista di Calogero e Codignola, che vede nel PdA il vero partito di un rinnovato socialismo italiano, autonomo e libero da condizionamenti da parte dei comunisti;
    • vi è la corrente della destra liberaldemocratica, guidata da La Malfa e vicina alle posizioni di Parri, più orientata verso l'esigenza di spostare su posizioni più moderate il PdA, per liberarlo da qualunque elemento socialisteggiante e raccogliere così il consenso di quella borghesia illuminata che non si ritrova né con i cattolici e i qualunquisti, né con una sinistra troppo legata, direttamente o indirettamente, al regime stalinista.

    Tra queste due correnti diametralmente opposte si trovano le ambizioni dei "nordisti" guidati da Lombardi e Foa, convinti della necessità di rendere maggioritario il centro del partito e dare compattezza e omogeneità alla sua direzione politica, ridimensionando la forza contrattuale delle ali del partito.

  9. #9
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    Onore al Partito D'Azione e ai partigiani delle Brigate Giustizià e Libertà

    Paolo

 

 

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