di Maurizio Blondet

Secondo il giornalista investigativo Wayne Madsen (1), sarebbe in corso un’indagine giudiziaria su alcuni incontri avvenuti nel ’95 all’Ambasciata USA a Roma tra membri del Likud, di AN (forse anche con Gianfranco Fini, allora vice-premier) e un “colonnello Franklin”.
In questi incontri, di cui i magistrati italiani avrebbero le minute, si sarebbe parlato di lucrosi contratti di telecomunicazioni che ditte israeliane volevano aggiudicarsi da USA e Italia.
Il “colonnello Franklin” altri non è che Larry Franklin, il funzionario dell’Ufficio per il Medio Oriente del Pentagono, che l’FBI ha “incastrato” mentre passava documenti riservati a due alti papaveri dell’AIPAC, “American Insraeli Political Action Committee”, la nota superlobby.



Infatti Franklin è colonnello della riserva dell’Air Force, è stato agente della DIA (l’intelligence militare), e mentre era in servizio attivo era stato distaccato a Tel Aviv, probabilmente come attaché militare.
Lì avrebbe stabilito rapporti fin troppo cordiali con l’Alleato, al punto da tradire il suo Paese.
I documenti trafugati erano le bozze della futura politica americana verso l’Iran, e il possesso anticipato di queste bozze consentiva a chi le aveva di “influenzare le decisioni finali” della Casa Bianca (2).



Ma non meno significativo è l’accenno ai lucrosi contratti delle aziende israeliane di telecomunicazione.
Come forse qualcuno ricorderà, dopo l’11 settembre il giornalista della Fox News Carl Cameron rivelò che “decine” di agenti israeliani erano stati arrestati in USA (3); e molti di costoro avevano rapporti con la AMDOCS, una ditta con sede in Israele che s’era aggiudicata la fatturazione per le 25 maggiori compagnie telefoniche americane; il che dava alla AMDOCS “immediato accesso ad ogni telefono del Paese”.
Cameron parlò anche di un’altra ditta israeliana, la Comverse Infosys, “specializzata in apparecchi da intercettazione telefonica per organi di pubblica sicurezza”.
Oggi è infatti la Infosys (un’azienda strategica, al punto che lo Stato israeliano ne è proprietario al 50%) a gestire le intercettazioni giudiziarie in USA: occhi e orecchie su tutte le comunicazioni delicate e segrete.
Spionaggio pagato dalla vittime?



Ed esiste qualche contratto del genere con l’Italia?
Debolmente, speriamo di no.
Ancora secondo Madsen, è all’attenzione della Procura di Aosta un altro incontro avvenuto all’Ambasciata USA, stavolta nel dicembre 2001.
Vi avrebbero partecipato, con il ministro della Difesa Antonio Martino, Karl Rove (il consigliere presidenziale per la politica estera) e Michael Ledeen, già noto al controspionaggio dagli anni ’80, quando frequentava Renzo De Felice e si dichiarava “un fascista universale”, cercando contatti con l’estrema destra nostrana.
Presente all’incontro anche il faccendiere iraniano Manucher Ghorbanifar, amicone di Ledeen nell’oscuro scandalo “Iran-Contra”, ed oggi pronto a rappresentare in Iran quello che il faccendiare Chalabi volle (con l’aiuto dei neocon) rappresentare in Irak: la “forza democratica” e filo-americana alternativa agli ayatollah.
Oggi Ledeen è membro dell’American Enterprise Institute, noto centro neoconservatore, e di nuovo sulla cresta dell’onda.
In quei colloqui riservati del 2001, si sarebbe trattato di finanziamenti italiani alla campagna presidenziale di Bush nel 2004, in cambio di contratti di forniture militari di note aziende italiane agli USA.




di Maurizio Blondet






Note

1) Wayne Madsen è un ax agente della National Security Agency (NSA). Il suo sito è waynemadsenreport.
2) “FBI probes Pentagon spy case”, CBS Evening News, 27 agosto 2004.
3) Ne parlò anche il New York Times: “Dozens of Israelis are being kept in federal detention” di Tamar Lewis e Alison Leigh Cowan, New York Times, 21 settembre 2001.