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  1. #21
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    In Origine Postato da Michele S-
    Grazie, ma della inchiesta su Ultimo e sul Colonnello Mori ne eravamo al corrente......


    E il procuratore allora neoinsediato che qualcosina ci potrebbe dire......
    Te l'ha detto, è anche in grassetto, non sai leggere?

    "Nel covo di Totò Riina i magistrati di Palermo riuscirono a entrare soltanto 19 giorni dopo. Trovarono le pareti imbiancate di fresco, i sanitari del bagno divelti, un sottoscala vuoto dove il boss dei boss custodiva i documenti più segreti. Il procuratore capo Gian Carlo Caselli se ne lamentò con una lettera al Comando generale dell´Arma, l´allora colonnello Mori del Ros dei carabinieri rispose "che si era trattato di un disguido" ."

    OCCHIO, IL BOOMERANG, ABBASSATI



    Te l'ho detto, "abbassati".


  2. #22
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    Predefinito Re: Violante con la memoria corta...

    In Origine Postato da kenshin
    10 Agosto 2005
    Il demi vierge (di Beppe Grillo)

    Oggi pubblico un intervento di Marco Travaglio sull'intervista rilasciata da Gian Carlo Caselli al Corriere della Sera.


    RIMOZIONE FORZATA

    Gian Carlo Caselli ricorda sul Corriere della Sera che destra e sinistra sono altrettanto insofferenti ai controlli di legalità della magistratura, e quando si scoprono "troppe collusioni e troppa corruzione", i due poli si attivano con norme "bipartisan" per mettere in riga la magistratura.

    Luciano Violante (quello che secondo certi buontemponi sarebbe nientemeno che il "mandante" di Caselli) gli risponde per le rime, sostenendo che "noi non siamo come Berlusconi".

    A parte il fatto che Caselli non ha detto questo, ma ha detto ben altro, Violante deve aver perso la memoria. E ha fatto bene, perchè certe vergogne, dopo averle fatte e/o avallate, è meglio rimuoverle. Per chi invece volesse ricordarle, magari per evitare che vengano ripetute la prossima volta, ci sono due libri usciti da poco che le mettono in fila. Uno è "Il topino intrappolato" di Elio Veltri (Editori Riuniti), l'altro - e mi scuso per il conflitto d'interessi - è "Intoccabili" (mio e di Saverio Lodato, ed. Bur Rizzoli).

    In pillole: chi ha approvato, dal 1996 al 2001, una serie di leggi non previste dal programma di Prodi, ma da quello di Previti? L'Ulivo.

    Chi ha votato col Polo (che allora era minoranza in Parlamento) l'abrogazione dell'abuso d'ufficio non patrimoniale, la controriforma dell'articolo 513 che gettava via le dichiarazioni accusatorie di Tangentopoli e Mafiopoli, l'articolo 111 della Costituzione ("giusto processo") che copiava il 513 appena bocciato dalla Corte costituzionale, la legge contro i pentiti di mafia, la depenalizzazione dell'utilizzo di false fatture, la legge sulle indagini difensive che consente lo strapotere degli avvocati prima ancora che venga avviata un'indagine da un magistrato, e così via? L'Ulivo.

    Chi ha detto che bisognava depenalizzare i reati finanziari? Piero Fassino.

    Chi ha sollevato il conflitto di attribuzioni fra Parlamento e Tribunale di Milano per mandare a monte i processi a Previti e Berlusconi per corruzione dei giudici? Gli allora presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino.

    Chi presiedeva la Bicamerale che, a suon di bozze Boato, ledeva l'indipendenza della magistratura ben peggio di quanto non farà la controriforma Castelli dell'ordinamento giudiziario? D'Alema. E chi votò le bozze Boato in Bicamerale? Tutto il Polo e tutti i partiti dell'Ulivo, salvo Rifondazione.

    E chi salvò Previti e Dell'Utri dal carcere negando l'autorizzazione ai mandati di cattura spiccati dai giudici di Milano e Palermo? Il Polo e un pezzo del centrosinistra.

    Quando Violante ci avrà gentilmente spiegato quell'incredibile sequela di vergogne, con l'aggiunta della mancata legge antitrust e della mancata legge sul conflitto d'interessi, potrà credibilmente interloquire con Caselli, e con i propri eventuali elettori.

    Volendo poi esagerare, potrebbe poi tradurre in italiano una frase da lui pronunciata in piena Camera il 28 febbraio 2002, durante il dibattito sulla legge Frattini sul conflitto d'interessi: "Onorevole Anedda, lei sa - chieda conferma agli onorevoli Letta e Berlusconi - che alla caduta del primo governo Berlusconi (dicembre '94, ndr), noi garantimmo che non gli sarebbero state toccate le televisioni".

    Visto che un mese prima (novembre '94) la Corte costituzionale aveva stabilito che una delle tre reti Fininvest avrebbe dovuto andare su satellite, Violante potrebbe spiegare a quale titolo si impegnò con Berlusconi a violare quella sentenza della Consulta; perchè gli elettori non ne furono avvertiti; e se la promessa era gratis o in cambio di qualcosa.

    Postato da Beppe Grillo il 10.08.05 162 | Politica
    Parlando seriamente, l'articolo è un ottimo riassunto di quello che tra 1996 e 2001 fece il gverno di csx e che gli costò le elezioni. Ricordo benissimo come allora fosse palpabile la delusioni di vedere, dalla bicamerale in poi, un costante cedimento su tutti i temi etici e sulle garanzie legali contro gli illeciti finanziari.
    Qualcuno ricorda il contorto motivo per cui non fu fatta una seria legge sul conflitto d'interessi?
    Io ricordo articoli che disegnavano una sorta di astuta tattica d'alemiana che aveva l'intento di usare questo tema per azzoppare l'anatra berlusconiana in campagna elettorale. Ero dell'opinione, e lo sono ancora, che queste astuzie da "furbetti del quartierino", per usare un termine ora in voga, abbiano dimostrato la pochezza di quella leadership. Chi non conosce persone che rifiutarono di andare a votare per una tale banda di inciucioni? Anche io, che vi assicuro, anche per tradizione famigliare, considero il diritto di voto un dovere, ne fui tentato. Lo stupore con cui accolsero la sconfitta fu ridicolo e la figura rimediata a Piazza Navona fu la pietra tombale di quella esperienza. Mi auguro che la lezione sia servita, ma teniamola presente.

  3. #23
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    In Origine Postato da Nelson
    Te l'ha detto, è anche in grassetto, non sai leggere?

    "Nel covo di Totò Riina i magistrati di Palermo riuscirono a entrare soltanto 19 giorni dopo. Trovarono le pareti imbiancate di fresco, i sanitari del bagno divelti, un sottoscala vuoto dove il boss dei boss custodiva i documenti più segreti. Il procuratore capo Gian Carlo Caselli se ne lamentò con una lettera al Comando generale dell´Arma, l´allora colonnello Mori del Ros dei carabinieri rispose "che si era trattato di un disguido" ."

    OCCHIO, IL BOOMERANG, ABBASSATI



    Te l'ho detto, "abbassati".


    ma secondo te li leggono i post o guardano solo le figure?

  4. #24
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    In Origine Postato da kenshin
    ma secondo te li leggono i post o guardano solo le figure?
    Eh, sarà il mal di testa, sai ancora non ha imparato ad abbassarsi!


  5. #25
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    Comunque Caselli è stato un po' troppo signore. Se un capitano dei carabinieri mi fa uno scherzo del genere e poi mi dice che è stato un disguido io lo porto allo zoo e lo butto nella gabbia dei leoni, poi se viene il guardiano a lamentarsi per la dieta delle bestie gli dico che è stato un disguido.


  6. #26
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    In Origine Postato da MrBojangles


    Ecco, ad esempio: c'è stato uno scambio di lettere tra Caselli e D'Avanzo?
    Daccene traccia.
    Detto fatto......

    Per l'articolo di D'Avanzo ecco qua. La risposta di Caselli (del giorno dopo) provo a cercarla on line (purtroppo nel sito di Repubblica e' a pagamento)



    REPUBBLICA 21 FEBBRAIO 2005
    La Repubblica"
    IL CASO La mafia, il generale e la giustizia G
    IUSEPPE D´AVANZO
    L´affare, in apparenza, è il frutto avvelenato di un´Italia ammattita che cammina a testa in giù sulle mani. Un generale dei carabinieri, Mario Mori, e un eroe popolare come il colonnello Sergio De Caprio ("capitano Ultimo") sono accusati di aver favorito Cosa Nostra.
    La Cosa Nostra di quel Totò Riina che, loro stessi, hanno arrestato dopo una latitanza di 24 anni, sette mesi e ventuno giorni. Il carabiniere "cacciatore" di mafiosi diventa mafioso. Questa prima inversione della logica ne trascina con sé altre due. Il giudice che decide per il processo boccia il lavoro della procura di Palermo. Lo boccia non con il rilievo fisiologico nel processo penale, ma con l´asprezza di una censura professionale. Quasi un sospetto. Quasi un´accusa. Senza dubbio, un dito levato a indicare un´anomalia nel comportamento dei procuratori.
    I pubblici ministeri hanno cercato di capire perché - se per colpa o per dolo - i carabinieri di Mori e la squadra di Ultimo non perquisirono la villa del mafioso. Perché addirittura non la sorvegliarono. Non ci fu dolo, hanno concluso i pubblici ministeri: non crediamo né all´ "equivoco" negli ordini né al "fraintendimento" dei colloqui, ma levare precipitosamente le tende dal covo di Riina fu una decisione "immotivata". Uno sbaglio, una "cappellata" che fu "ratificata" dalla procura di Giancarlo Caselli soltanto sulla base di "un inganno". L´errore ha concesso senza dubbio un vantaggio a Cosa Nostra. Da qui a dire che i due ufficiali hanno voluto proteggere i mafiosi ce ne corre: Mori e Ultimo non meritano un processo. Non è vero, oppone il giudice: le prove per parlare di favoreggiamento aggravato dalla circostanza che a beneficiarne sia la mafia ci sono, anche se non le volete vedere, non le avete saputo valutare.
    Se non si vuole affogare la logica nella sabbia, si può concludere che, per il giudice, i pubblici ministeri che hanno scandagliato la questione con un´indagine di otto anni sono - delle due, l´una - o, in buona fede, degli incapaci o, in cattiva fede, dei compari di Mario Mori e capitano Ultimo, protettori della mafia. L´altro improvviso capovolgimento della ragione riguarda Giancarlo Caselli, allora procuratore di Palermo (ora è procuratore generale a Torino). Gli chiedono: che cosa pensa del processo a Mori e Ultimo? Risponde: ho le mie idee ma, allo stato degli atti, non ho elementi per esprimere un giudizio.
    Giancarlo Caselli è un protagonista dell´affare, però. Ha, e ha avuto, sul tavolo tutti "gli elementi" per maturare in dodici anni una convinzione su che cosa, in quei giorni di gennaio del 1993, è accaduto, perché, per la responsabilità di chi. Se ha delle convinzioni, non è una cortesia, ma un dovere riferirle al giudice. Convocato o sua sponte, lo ha fatto? Perché se (come dicono i pubblici ministeri) c´è stato "inganno", è lui l´ingannato. Se (come sostiene il giudice) l´inchiesta è stata sciatta e connivente, è lui sciatto o connivente.
    Se si è convinto che Mori e Ultimo hanno giocato sporco, ha l´obbligo di dirlo. Se, al contrario, pensa che Mori e Ultimo siano cristallini servitori dello Stato è un dovere civico e morale riferirlo al giudice? Sono molte le mosse che Giancarlo Caselli può decidere di fare, la sola che gli è interdetta dalla decenza è di vestire i panni dell´osservatore attento e distaccato. In questa storia è attore protagonista. Non ancora insediato alla procura di Palermo, interroga a Torino Balduccio di Maggio, l´uomo che fornirà indicazioni essenziali per individuare il covo di Riina. Arriva a Palermo e gli consegnano nello stesso giorno il boss con le manette ai polsi. Giorno per giorno segue l´affare; rintuzza chi fa affiorare qualche dubbio sul covo, sul metodo di lavoro, sull´esito dell´operazione. Addirittura si adira quando salta fuori, un anno dopo (gennaio 1994), che quella perquisizione non c´è stata. Caselli non può non avere, dodici anni dopo, una sua verità da raccontare.
    Eroi della lotta alla mafia trasformati in correi dei mafiosi. Pubblici ministeri, sapientissimi investigatori, diventati ottusi come asini. Un procuratore, uso a discutere molto, diventato testimone reticente. E´ un canovaccio che avrebbe fatto felice Pirandello e che certo farà sorridere chi, per un dogmatismo del dubbio, ama scuotere le verità troppo levigate.
    Non siamo però a teatro e quel che accade trova, a bene vedere, una prognosi non molto imbrogliata. Sulla scena è apparso un giudice candido e quindi gaffeur. Non trova convincente il racconto messo insieme dai pubblici ministeri. Pensa che cavarsela ipotizzando il reato di "favoreggiamento semplice" sia solo un modo per chiudere tutto con la formula del "reato prescritto". Così argomenta: è indubbio che a essere favorita è stata la mafia (ammesso che il favoreggiamento ci sia stato) e dunque l´aggravante "di mafia" c´è e il reato non può essere prescritto: si faccia il processo.
    L´esorcismo penalistico solitamente ricompone gli equilibri sconvolti. In questo caso, un equilibrio - e anche di lunga durata - viene distrutto. Si strappa il velo su modelli, tecniche, sincronìe, macchine procedurali (o para-procedurali), strutture istruttorie (o para-istruttorie) che, nel tempo, si sono sedimentate nel metabolismo giudiziario italiano. L´anomalia di oggi (servitori dello Stato accusati di favoreggiamento) è figlia - anzi nipote, ormai - di un´anomalia originaria che ha attribuito ai nuclei d´eccellenza investigativa dell´Arma dei carabinieri un´autonomia di azione e di metodi che gran parte della magistratura italiana ha sempre accettato, accompagnato e protetto.
    Si può addirittura indicarne l´anno di nascita. Bisogna difendere il Paese dal terrorismo e il generale Dalla Chiesa prende sulle sue spalle quella responsabilità. Chiede mano libera. Chiede che i pubblici ministeri e i giudici istruttori non facciano troppe domande. In quegli anni il Paese deve fare i conti con "una crisi della ragione giuridica", come l´ha definita Luigi Ferrajoli. In quel modello, prevalgono le ragioni dell´efficienza coniugate alla "facile idea", propria del senso comune autoritario, che la giustizia "deve guardare al reo dietro al reato, alla sua pericolosità dietro la sua responsabilità, all´identità del nemico più che alla prova delle sua inimicizia". Le toghe non muovono obiezioni: conti l´esito! Quando il generale consegna a Giancarlo Caselli, giudice istruttore di Torino, il brigatista Fabrizio Peci non gli svela dove, come e quando lo ha catturato.
    Mario Mori è stato nella squadra di Dalla Chiesa. Con il Ros, si muove con la stessa sapiente e spregiudicata indipendenza contro Cosa Nostra. Lavora con i vantaggi dell´invisibilità di un "servizio segreto"e con la forza probatoria assicurata alla polizia giudiziaria. Con un´inversione di ruolo. Non è la polizia giudiziaria struttura servente del pubblico ministero, ma il pubblico ministero al servizio delle indagini del nucleo d´eccellenza dei carabinieri. Mori ha agenti sottocopertura. Squadre infiltrate nel quartieri più mafiosi di Palermo (Ultimo è lo straordinario "mago" di queste operazioni invisibili). Quando gli consegnano Riina, Caselli non fa domande come non le ha fatte nel passato, e non le fa nei giorni seguenti. Poi qualcosa va male, affiora qualche divergenza, nasce un conflitto pubblico, comincia il fuggi fuggi?
    Voler ora affrontare in un processo le ragioni di una cultura investigativa sfuggita ai parametri della stretta legalità e, sotto la spinta delle "emergenze" nazionali, di una espansione del potere giudiziario oltre i limiti delle norme che lo regolano è questione che dovrebbe trovare l´attenzione della politica e dell´amministrazione (come giustamente chiede il pm Antonio Ingroia) e non di un dibattimento che, dopo tredici anni, può soltanto umiliare due servitori dello Stato. Nonostante questo, nell´Italia ammattita di oggi ben venga il processo che potrà liberare i due ufficiali da ogni ombra e forse raccontarci di quella "crisi della ragione giuridica" che è stato affare non solo di carabinieri, ma anche di pubblici ministeri.
    E' questo l'idolo no global????

  7. #27
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    Predefinito

    Giancarlo Caselli è un protagonista dell´affare, però. Ha, e ha avuto, sul tavolo tutti "gli elementi" per maturare in dodici anni una convinzione su che cosa, in quei giorni di gennaio del 1993, è accaduto, perché, per la responsabilità di chi. Se ha delle convinzioni, non è una cortesia, ma un dovere riferirle al giudice. Convocato o sua sponte, lo ha fatto? Perché se (come dicono i pubblici ministeri) c´è stato "inganno", è lui l´ingannato. Se (come sostiene il giudice) l´inchiesta è stata sciatta e connivente, è lui sciatto o connivente.

    Dunque:
    1) quello che aveva e che HA riferito Caselli ai Magistrati preposti a giudicare il caso Mori-Ultimo sono agli atti di un procedimento penale che D'Avanzo dovrebbe conoscere; in quanto il processo è ANCORA da celebrare.

    2) Non mi hai ANCORA detto delle due date che ti ho chiesto.

    3) Se Caselli è "sciatto e connivente" (con la mafia, si suppone); viene a cadere la pluridecennale accusa (TUA) che sia una toga rossa.

    Fai ordine tra le tue (si fa per dire) poche idee.

  8. #28
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    In Origine Postato da MrBojangles
    Ecco.
    Dunque: Caselli l'ha spedita ma non è mai arrivata.

    E la colpa di chi è? Di Caselli, ovviamente.
    Ma NON di quelli che, scippando l'inchiesta a Torino e Milano l'han fatta INSABBIARE a Catanzaro.

    Ma non la finite mai di rendervi ridicoli?
    ridicolo...leggi bene.
    le copia a torino, dov'era caselli è sparita, mentre quella spedita a catanzaro dicono di non averla mai vista. cioè non è mai arrivata.

    il neurone ogni tanto fallo lavorare.
    non lo lasciare sempre a giocare a battimuro con quella cazzo di fronte da lerch che ti ritrovi.

    baciami il c..o

  9. #29
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    Predefinito Re: Violante con la memoria corta...

    In Origine Postato da kenshin
    10 Agosto 2005
    Il demi vierge (di Beppe Grillo)

    Oggi pubblico un intervento di Marco Travaglio sull'intervista rilasciata da Gian Carlo Caselli al Corriere della Sera.


    RIMOZIONE FORZATA

    Gian Carlo Caselli ricorda sul Corriere della Sera che destra e sinistra sono altrettanto insofferenti ai controlli di legalità della magistratura, e quando si scoprono "troppe collusioni e troppa corruzione", i due poli si attivano con norme "bipartisan" per mettere in riga la magistratura.

    Luciano Violante (quello che secondo certi buontemponi sarebbe nientemeno che il "mandante" di Caselli) gli risponde per le rime, sostenendo che "noi non siamo come Berlusconi".

    A parte il fatto che Caselli non ha detto questo, ma ha detto ben altro, Violante deve aver perso la memoria. E ha fatto bene, perchè certe vergogne, dopo averle fatte e/o avallate, è meglio rimuoverle. Per chi invece volesse ricordarle, magari per evitare che vengano ripetute la prossima volta, ci sono due libri usciti da poco che le mettono in fila. Uno è "Il topino intrappolato" di Elio Veltri (Editori Riuniti), l'altro - e mi scuso per il conflitto d'interessi - è "Intoccabili" (mio e di Saverio Lodato, ed. Bur Rizzoli).

    In pillole: chi ha approvato, dal 1996 al 2001, una serie di leggi non previste dal programma di Prodi, ma da quello di Previti? L'Ulivo.

    Chi ha votato col Polo (che allora era minoranza in Parlamento) l'abrogazione dell'abuso d'ufficio non patrimoniale, la controriforma dell'articolo 513 che gettava via le dichiarazioni accusatorie di Tangentopoli e Mafiopoli, l'articolo 111 della Costituzione ("giusto processo") che copiava il 513 appena bocciato dalla Corte costituzionale, la legge contro i pentiti di mafia, la depenalizzazione dell'utilizzo di false fatture, la legge sulle indagini difensive che consente lo strapotere degli avvocati prima ancora che venga avviata un'indagine da un magistrato, e così via? L'Ulivo.

    Chi ha detto che bisognava depenalizzare i reati finanziari? Piero Fassino.

    Chi ha sollevato il conflitto di attribuzioni fra Parlamento e Tribunale di Milano per mandare a monte i processi a Previti e Berlusconi per corruzione dei giudici? Gli allora presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino.

    Chi presiedeva la Bicamerale che, a suon di bozze Boato, ledeva l'indipendenza della magistratura ben peggio di quanto non farà la controriforma Castelli dell'ordinamento giudiziario? D'Alema. E chi votò le bozze Boato in Bicamerale? Tutto il Polo e tutti i partiti dell'Ulivo, salvo Rifondazione.

    E chi salvò Previti e Dell'Utri dal carcere negando l'autorizzazione ai mandati di cattura spiccati dai giudici di Milano e Palermo? Il Polo e un pezzo del centrosinistra.

    Quando Violante ci avrà gentilmente spiegato quell'incredibile sequela di vergogne, con l'aggiunta della mancata legge antitrust e della mancata legge sul conflitto d'interessi, potrà credibilmente interloquire con Caselli, e con i propri eventuali elettori.

    Volendo poi esagerare, potrebbe poi tradurre in italiano una frase da lui pronunciata in piena Camera il 28 febbraio 2002, durante il dibattito sulla legge Frattini sul conflitto d'interessi: "Onorevole Anedda, lei sa - chieda conferma agli onorevoli Letta e Berlusconi - che alla caduta del primo governo Berlusconi (dicembre '94, ndr), noi garantimmo che non gli sarebbero state toccate le televisioni".

    Visto che un mese prima (novembre '94) la Corte costituzionale aveva stabilito che una delle tre reti Fininvest avrebbe dovuto andare su satellite, Violante potrebbe spiegare a quale titolo si impegnò con Berlusconi a violare quella sentenza della Consulta; perchè gli elettori non ne furono avvertiti; e se la promessa era gratis o in cambio di qualcosa.

    Postato da Beppe Grillo il 10.08.05 162 | Politica

    Cazzo! Ma a che gioco giocano tutti quanti?

    L'unica cosa che non mi sento di avallare è lo strapotere degli avvocati. Non è vero. In confronto alle prevaricazioni di cui un qualsiasi PM può disporre ed alla discrezionalità di cui può disporre un giudice anche contro ogni evidenza, pur di negare giustizia, non sono neanche paragonabili al lieve riconosciuto aumento dei diritti della difesa.

  10. #30
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    In Origine Postato da Guido Keller
    ridicolo...leggi bene.
    le copia a torino, dov'era caselli è sparita, mentre quella spedita a catanzaro dicono di non averla mai vista. cioè non è mai arrivata.

    il neurone ogni tanto fallo lavorare.
    non lo lasciare sempre a giocare a battimuro con quella cazzo di fronte da lerch che ti ritrovi.

    baciami il c..o
    Oltre a non leggere (o a non capire) quello che posti, non capisci manco le contraddizioni di quello che scrivi.

    Dal tuo post:
    La procura generale di Catanzaro ha invece risposto alla Commissione che della cassetta, inviata in copia dall'allora giudice istruttore Gian Carlo Caselli, titolare delle indagini sul covo Br, "non vi e' mai stata traccia".

    Sai; quando si trasmettono documenti da una Procura all'altra, si protocolla una distinta. Che, a quanto asseriscono i magistrati di Catanzaro (destinatari), CONTENEVA la cassetta.
    Però gli stessi magistrati dicono di non averla vista.

    Tu, ovviamente, "propendi" per la sparizione per mano di Caselli (chissà mai per quali reconditi motivi dietrologici); io invece, stanti gli INFINITI precedenti legati alle "devianze" degli apparati di Stato, "propenderei" per una delle "classiche" manine.

    Ma, COMUNQUE; i meriti di Caselli come Magistrato anti-BR sono noti, CERTI e documentati.
    Come lo sono quelli da Magistrato anti-mafia.
    Un uomo che da più di trent'anni vive una "non vita" sotto scorta; per PROPRIA scelta.
    Non "per concorso"; come VOI vermi "vomitate" da un decennio squadernando "documentazione" da vaudeville.

 

 
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