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    Predefinito I Giochi pericolosi del NaziComunista Chavez

    I nuovi miti della sinistra stanno crescendo a ritmo vertiginoso, dopo la caduta dei vecchi e la posizione stabile di quelli ancora in vita, Castro Che Guevara, Arafat ecc.....

    CHAVEZ: L’UTILE IDIOTA ALLEATO DEL TERRORISMO

    Una folta delegazioni di funzionari venezuelani nei prossimi giorni sarà presente a Roma per officiare alla cerimonia con la quale Chàvez si autoproclamerà erede del Libertador Simon Bolivar, il ‘romantico’ rivoluzionario sudamericano fautore della lotta d’indipendenza dell’America Latina dalla Spagna. Da gran comunicatore qual è, Chàvez ha voluto che tale evento avesse la più ampia risonanza mediatica possibile e così, emulando in tutto e per tutto il suo illustre predecessore, ha violentemente attaccato la Chiesa cattolica.
    In un articolo titolato “Chávez avvia la rivoluzione socialista insultando il cardinale”, Il Foglio, quotidiano sempre molto attento alle questioni sudamericane, indica con assoluta chiarezza l’orizzonte verso cui si sta avviando il Venezuela. Un orizzonte che preoccupa non poco il cardinale Rosario Castillo Lara. Intuendo tutti i possibili pericoli che la rivoluzione chavista potrebbe comportare, in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘El Universal’, il prelato ha esortato il popolo venezuelano a disconoscere il Governo ricorrendo all’art. 350 della Costituzione ed ha giudicato le elezioni politiche del prossimo 7 agosto una “pantomima”. Un concetto questo che il cardinale aveva già espresso nell’ottobre scorso quando, sempre in un’intervista rilasciata a ‘El Universal’, definì “gravissima” la situazione socio-politica del Venezuela, non solo per l’aspetto fortemente populista, dittatoriale e autoritario del governo, ma anche è soprattutto perché il paese “si trova in una discesa e scivola progressivamente ma con molta fermezza verso un sistema completamente dittatoriale, collettivista, come quello che ha Fidel Castro a Cuba. E' la libertà che è in pericolo. La libertà è uno dei beni più sacri e importanti dell'essere umano. Questo governo ha voluto nascondersi sempre dietro ad un manto di democrazia, ma è un manto falso”. La reazione di Chàvez alle parole del cardinale non si è fatta attendere e durante ‘Alò Presidente’, il suo consueto discorso televisivo domenicale, ha definito Lara un “bandito, immorale e buffone”, nonché “golpista con il diavolo in corpo” in grado di provocargli solo “schifo e tristezza”. Infine, rincarando la dose, ha lasciato intendere che i rapporti tra il suo governo e il cardinale si deterioreranno ulteriormente e che, nonostante le richieste vaticane, sarà difficile mantenere buone relazioni con i cardinali che non si allineeranno con i suoi voleri. Proprio in questi giorni circolano voci di confisca di beni cui il cardinale potrebbe essere sottoposto.
    Se dal fronte Vaticano, quindi, le notizie provenienti dal Venezuela non sono buone, le peggiori rimangono quelle provenienti dal fronte del terrorismo internazionale di matrice islamica. Potrà sembrare un’esagerazione associare il Venezuela al terrorismo islamico, ma il trionfo elettorale di Mahmood Ahmadinejad, eletto Presidente della Repubblica dell’Iran, e le dichiarazioni di Chavez sul diritto dell’Iran all’utilizzo dell’energia atomica dimostrano proprio il contrario. Secondo Lucia Annunziata, che su ‘La Stampa’ ha scritto un’interessante editoriale, «fra Caracas e Teheran da tempo si è stabilita una relazione, parte di una ridefinizione di molti giochi intorno all'energia, dopo la Guerra del Golfo. L'ex presidente iraniano Khatami ha visitato il Venezuela tre volte l'anno scorso, l'ultima solo pochi mesi fa». Ed è proprio durante quest’ultima visita, avvenuta in marzo, che tra i due paesi sono stati firmati una ventina di trattati di cooperazione, uno dei quali prevede la costruzione, sul territorio venezuelano, della Veniran, una presunta fabbrica di trattori che dovrebbe impiegare tecnologia cinese, dirigenti iraniani e mano d’opera venezuelana. Progetto questo che preoccupa sia gli Stati Uniti, sia Israele perché intravedono la possibilità che la Veniran non sia nient’altro che una copertura per far viaggiare fra Caracas e Teheran decine di agenti dei servizi iraniani e per trasferire in America Latina – in container che li presenteranno come pezzi per trattori – armi e munizioni per vari gruppi insurrezionalisti sudamericani, a partire da quelli colombiani. Quest’ultima ipotesi è suffragata da un accordo ratificato ai primi di aprile con la Russia, che fornirà al Venezuela 100mila kalashnikov AK-47. Armi particolarmente adatte ai guerriglieri e ai terroristi, ai quali presto si aggiungeranno altrettanti fucili simili forniti dall’Iran e fabbricati, a quanto pare, in Corea del Nord. Un video, visibile collegandosi al seguente link: http://www.rnv.gov.ve/noticias/video...eCap2-low.wmv, non lascia dubbi circa l’utilizzo che di queste armi se ne sta facendo: simulazioni di guerra asimmetrica contro ipotetici invasori, nell’attesa di poterli usare in vere e proprie azioni di guerriglia urbana. A tal proposito sarebbe interessante sapere quanto il Governo spende per questo tipo di esercitazioni.
    L’interesse dell’Iran per il Venezuela, del resto, non è un fatto dettato solo da contingenze politiche. Esso riveste un ruolo di importanza strategica nell’ambito del ben avviato processo di iranizzazione del Sud-America. Processo portato avanti da Ali Akbar Velatati, ex ministro degli Esteri di Teheran (lo stesso che nei Balcani condusse in porto un progetto simile), e che vedrebbe coinvolti anche l’Argentina, l’Uruguay e il Brasile. Stati questi che da anni sono interessati da un forte flusso di immigrati provenienti dai Paesi arabi. Trattandosi perlopiù di immigrati sciiti libanesi, gli Hezbollah, nella loro veste di partito politico rappresentato nel parlamento libanese, hanno ritenuto opportuno, nonostante la forte opposizione USA, aprire uno spropositato numero di uffici con l’apparente intenzione di assicurare una vita dignitosa agli emigrati sciiti, ma che secondo fonti non ufficiali pare si tratti di luoghi di addestramento per futuri kamikaze.
    La comunità internazionale è fortemente preoccupata anche per un altro motivo. Pare che uno di quei venti accordi stipulati a marzo tra i due governi preveda la concessione di un giacimento per l’estrazione di uranio nello stato di Falcòn. Considerando che da qualche tempo l’Iran manifesta la volontà di voler riprendere la produzione di uranio arricchito nella centrale di Isfahan e che in materia di armi nucleari allo stato attuale si è in assenza di un quadro di riferimento e di regole internazionali, essendo congelato il Trattato di non proliferazione, si capisce quanto siano sentite le preoccupazioni per questo scellerato accordo. L’uranio arricchito, infatti, rappresenta il primo passo verso la folle corsa alla produzione della bomba atomica. Questa in mano all’Iran, che dopo la vittoria di Ahmadinejad appare sempre più intransigente rispetto alla “amoralità” occidentale e con basi a due ore di volo da Miami, potrebbe risultare fatale per l’America e per il mondo intero.
    Tutto questo a Chàvez sembra non interessare, così come sembra non interessargli il fatto che da quando è lui a governare, in Venezuela, come ha scritto Maurizio Stefanini, si sono registrati “20 mila licenziati nell’industria petrolifera e 100 mila nell’indotto come rappresaglia per lo sciopero generale del dicembre 2002-febbraio 2003; tre milioni e mezzo di cittadini che avevano firmato per richiedere il referendum revocatorio, i cui nomi sono stati illegittimamente pubblicati sulla pagina web di un deputato chavista e che vengono oggi sistematicamente discriminati; 248 cittadini sotto processo per ragioni politiche; 60 per cento di piccole e medie imprese venezuelane fallite; + 74 per cento di indice di povertà”.
    Se questi quindi sono i risultati conseguiti dalla rivoluzione bolivariana, giustificate appaiono le preoccupazioni del cardinale Lara. Comprendendo perfettamente che Chàvez, invece di pensare al benessere del proprio popolo, preferisce, accecato com’è dall’odio anti-americano, assecondare i progetti di chi pur di espandere l’Islam in tutto il mondo non esiterebbe a metterlo a ferro e fuoco.

    blog fondatore dell'Associazione Samizdatonline: http://samizdatonline.splinder.com

    Tratto da: Censura Rossa
    http://censurarossa.splinder.com/

  2. #2
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    Predefinito Re: Re: I Giochi pericolosi del NaziComunista Chavez

    Originally posted by Nietzsche56
    Viva Chavez , coraggioso antimperialista antigiudeo!
    Un IslamoNazista come te dovrebbe come minimo capire che la strada intrapresa da costui è molto pericolosa per noi ma soprattuitto per lui, si sta incamminando verso una brutta fine sia politioca che materiale; io da buon Cristiano gli auguro solo la prima ma se venisse anche la seconda non me ne fregherebbe un cazzo, posso assicurartelo

  3. #3
    Genti Pessa Krù CT
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    tanto di novità ce ne saranno un paio/ le votiamo per sbaglio e ci bloccano coll'aglio/ svaniranno per un comando del lupinaio/ sciuscià, il fatto, satiricon e raiot... / ...non si solleverà nessun vespaio!/
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    Predefinito Re: Re: Re: I Giochi pericolosi del NaziComunista Chavez

    Originally posted by tigermen
    Un IslamoNazista come te dovrebbe come minimo capire che la strada intrapresa da costui è molto pericolosa per noi ma soprattuitto per lui, si sta incamminando verso una brutta fine sia politioca che materiale; io da buon Cristiano gli auguro solo la prima ma se venisse anche la seconda non me ne fregherebbe un cazzo, posso assicurartelo
    e allora che ti frega? tanto male che va gli USA esporteranno la loro democrazia bombarola anche là, e poi vediamo che sceglieranno i venuezelani: "Chavez o le Bombe? meglio le bombe, quelle sono democratiche!"
    Chiamo alla Jihad da Rihad a Dubai/
    Sai, gli restituiremo le torture di Abu Ghraib/
    ogni posto in occidente è il World Trade Center/
    E qui intorno ogni giorno è l'undici
    settembre/

  4. #4
    Genti Pessa Krù CT
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    tanto di novità ce ne saranno un paio/ le votiamo per sbaglio e ci bloccano coll'aglio/ svaniranno per un comando del lupinaio/ sciuscià, il fatto, satiricon e raiot... / ...non si solleverà nessun vespaio!/
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    21 Novembre 2003
    ZNet

    La Politica Economica del Governo Chavez

    C.P. Pandya e Justin Podur

    Nonostante i tentativi dell’opposizione venezuelana e della stampa economica americana di dipingere il Governo Chavez come la causa dei problemi economici del proprio paese, la crisi economica del Venezuela, così come quella di tutti i paesi poveri, è molto più diffusa, profonda e di lungo periodo di quanto non sia attribuibile ad un singolo regime. Uno sguardo veloce alle economie ai paesi limitrofi – come la Colombia o il Brasile – è sufficiente a dimostrare che il Venezuela non ha certo il monopolio su problemi quali povertà, inflazione, disoccupazione e piaghe sociali come la criminalità violenta.


    Gregory Wilpert ha pubblicato di recente uno studio della lotta alla povertà del Governo Chavez(1). Egli afferma che, arrivando al potere, Chavez ha ereditato un’economia che mostrava una tendenza di lungo periodo di povertà, miseria e ineguaglianza crescenti. Sostiene, inoltre, che sotto Chavez il Venezuela è riuscito a conseguire qualche risultato nella lotta alla povertà attraverso politiche redistributive come riforme agrarie e urbane, micro-credito, istruzione pubblica, distribuzione di beni di prima necessità e creazione di centri sanitari.

    Nella sua lotta contro la povertà, il team economico di Chavez ha dovuto affrontare un interrogativo estremamente difficile: cosa può fare un paese povero in un contesto neoliberista? I paesi poveri sono spesso oppressi da un debito esterno enorme, risultato di prestiti e pagamenti di interessi stabiliti dalle istituzioni internazionali del credito come il FMI. Per perseguire sviluppo e riduzione della disoccupazione avrebbero bisogno di capitale e investimenti. I governi sono quindi costretti ad impegnarsi in una sorta di “corsa verso il baratro”, dovendo attuare politiche che peggiorano le condizioni lavorative, sanitarie e ambientali (esattamente le cose che un processo di sviluppo invece dovrebbe garantire) al fine di soddisfare le richieste di investitori e creditori. Siano essi privati o istituzionali come il FMI, gli investitori e i creditori pretendono il pagamento di un prezzo terribile in cambio dei loro investimenti, i benefici dei quali, peraltro, in qualche modo non vanno alla popolazione. Ma provare a sopravvivere al di fuori dell’economia globale “svincolandosi”(2) da essa è ancora più difficile, specie quando il potere globale è vendicativo e applica sanzioni, embarghi e promuove attacchi terroristici (come nel caso della parzialmente “svincolata” Cuba).

    Facendo tesoro delle passate esperienze venezuelane, il Governo Chavez ha provato ad affrontare il problema percorrendo varie strade. Nessuna tuttavia rappresenta una soluzione di lungo periodo, ma si tratta di politiche volte a consentire all’economia del paese di sopravvivere al conflitto scatenato da una classe sociale e al sabotaggio.

    La situazione economica ereditata

    Il Venezuela ha goduto di una qualche forma di crescita economica fino agli anni ’80, quando si è innestato un declino mai più invertito. La tendenza negativa cominciò con un abbassamento del prezzo internazionale del petrolio e il contestuale aumento dei tassi d’interesse sul mercato internazionale, una pessima combinazione per un paese che dipende fortemente dall’esportazioni di petrolio e che prendeva in prestito capitali sul mercato finanziario. Chavez non è l’unico presidente venezuelano a dover affrontare la fuga di capitali e tanto meno il primo a dover applicare il controllo sui cambi: ”la fuga di capitali ha raggiunto i suoi massimi storici alla fine del 1982 quando 8 miliardi di dollari lasciarono il paese. Il governo costrinse le compagnie petrolifere a rimpatriare le riserve estere nel tentativo di sostenere la valuta nazionale. Quindi, nel 1983, Luis Herrera Campins (Presidente dal 1979 al 1984) impose un rigido sistema di controllo dei cambi con il tasso più economico - per consentire l’importazione dei beni essenziali - fissato a 7 bolivar per un dollaro”(3). La svalutazione rispetto ai precedenti 4.3 bolivar per dollaro rese il ripagamento del debito ancora più difficoltoso, e la corruzione costò al paese 11 miliardi di dollari in riserve estere(4).

    Per affrontare questa “crisi”, il Presidente Carlos Andrei Perez, eletto nel 1988, decise di consegnare il paese all’ortodossia del FMI. Ne conseguirono privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni e deregulation. L’economia subì una contrazione del 8,6% e il livello di povertà generale della popolazione passo dal 43,9% del 1988 al 66,5% del 1989(5). Non solo queste misure fallirono nella risoluzione dei problemi per i quali erano state messe in campo (ad esempio, l’inflazione), ma ebbero degli effetti collaterali devastanti sulla popolazione.

    Il predecessore di Chavez alla presidenza, Rafael Caldera, dovette affrontare una nuova ingente fuga di capitali dovuta ad una crisi del sistema bancario. La svalutazione della valuta nazionale porto l’inflazione al 70,8% nel 1994 e controlli su prezzi e cambi dovettero essere imposti nuovamente. Un altro prestito di 1,4 miliardi di dollari, con riaggiustamento strutturale, venne negoziato nel 1995 col FMI. Ci furono ulteriori privatizzazioni: gli investimenti stranieri aumentarono, il prezzo del petrolio crebbe – ma la povertà continuò ad aumentare. Questa è la situazione ereditata da Chavez nel 1999.

    La risposta è consistita nel provare a migliorare le condizioni di vita della popolazione senza scoraggiare l’iniziativa degli investitori privati. Ma gli attacchi continui dell’opposizione hanno sensibilmente sabotato questi sforzi.

    La lotta contro la crisi attuale

    Lo stadio attuale della crisi economica venezuelana è stato inaugurato dal colpo di stato dell’aprile 2002 sostenuto dagli Stati Uniti, seguito dallo sciopero generale della fine del 2002 guidato dai dirigenti del monopolio pubblico del petrolio Petroleos de Venezuela (PdVSA) a dalla elite affaristica. Lo sciopero, che ha colpito tutti i settori dell’economia, ha paralizzato le esportazioni di petrolio ed è costato al paese circa 8 miliardi di dollari.

    L’Ufficio Studi Economici dell’Assemblea Nazionale ha stimato le perdite dell’essenziale settore petrolifero, il quale rappresenta circa un terzo del prodotto interno lordo, in un totale di 3,7 miliardi di dollari. I settori non-petroliferi hanno perso circa 1,9 miliardi di dollari e il governo sostiene che questa pressoché completa interruzione dell’attività economica (riferendosi agli introiti irrisori del periodo) comporterà problemi per il ripagamento dei 5 miliardi di dollari del debito obbligazionario previsto nel 2003.

    Appena dopo l’inizio dello sciopero nazionale del dicembre 2002, gli operatori sul mercato dei cambi stimarono che la valuta venezuelana sarebbe scivolata ad un livello di 2000 bolivar per dollaro entro la fine del 2003 a causa della continua instabilità politica fomentata dall’elite affaristica. La minaccia di una valuta progressivamente svalutata ha causato l’insorgere di timori di ingenti fughe di capitale e riallocazione dei fondi su investimenti sicuri.(5)

    Quando nel gennaio 2003 gli investitori hanno cominciato a comprare dollari e a risolvere i contratti venezuelani, la banca centrale ha dovuto sospendere le vendite della valuta americana. Secondo l’ufficio statistico della banca centrale, le riserve di valuta estera, che fanno da cuscinetto in caso di fuga di soldi e di investimenti, sono state così bloccate ad un livello di 11 miliardi di dollari il 20 gennaio 2003, in netta discesa rispetto al livello di 11,93 miliardi dell’inizio dello stesso anno. Una caduta così rapida del livello di capitali ha indotto il Governo Chavez a rispolverare la politica di controllo sui cambi alla quale ci si è oramai abituati. Questa volta però, è stata predisposta un’agenzia statale di controllo valutario, che va sotto il nome di Cadivi, la quale ha il compito di vendere dollari ad un tasso di 1.598 bolivar per dollaro alle imprese che possiedono i severissimi requisiti da essa stabiliti. I venezuelani così privilegiati da potersi permettere di viaggiare all’estero (una piccola percentuale, considerato che nel 1997 il 67% della popolazione viveva con meno di 2 dollari al giorno) devono comprare dollari sul mercato nero, dove il tasso corrente è pari a circa 2.500 bolivar per dollaro.

    Il fissare il bolivar al dollaro è stata un’ammissione della nuova crisi economica venezuelana e della suo essere alla mercè degli investitori esteri e dell’elite. Il tentativo dell’opposizione di dipingere i controlli valutari come una rappresaglia di Chavez per punire il settore economico privato alza poca polvere. I fardelli burocratici e le perdite finanziarie che l’elite affaristica sta affrontando a causa di questi controlli non sono altro che le conseguenze della persecuzione dello scopo prefissato: proteggere l’economia da eventuali fughe di capitali. Come la storia ha dimostrato, l’applicazione dei controlli valutari è una delle poche misure di politica monetaria a disposizione dei governi per proteggere le proprie economie dai capricci degli investitori internazionali e quelli dei loro burattini nazionali. I paesi poveri come il Venezuela (freddamente chiamati “mercati emergenti”) rappresentano per le banche, i broker, i governi esteri e le istituzioni creditizie, semplicemente una delle tante forme d’investimento sulle quali insistere nei momenti di boom e da abbandonare nei momenti di contrazione. Le implicazioni reali di tale capricciosità sono ravvisabili nel numero crescente di poveri, disoccupati e governi indebitati.

    Si stanno inoltre mantenendo e ricolmando le riserve di valuta estera attraverso controlli sulle spese tramite carta di credito. Il Governo Chavez sta ponendo un limite sulla quantità di soldi che i venezuelani possono spendere viaggiando all’estero pari a 2.000 dollari all’anno, ciò al fine di non consentire all’elite di ingannare i controlli cercando di cambiare bolivar con dollari. Sotto questa normativa, il governo multerà pesantemente chiunque spenda oltre il limite di 2.000 dollari.

    Questa mossa, assolutamente priva di conseguenze per la maggioranza di venezuelani che è troppo povera per viaggiare all’estero, ha irritato l’elite affaristica. Fedcameras – l’associazione che rappresenta le maggiori imprese – e Consecommercio – la più importante associazione di commercianti – hanno spinto molto per il superamento dei controlli valutari e si spingeranno ancora molto in avanti pur di vedere cambiate queste politiche. Fedcameras, tra l’altro, era una delle compagnie a capo dello sciopero e un suo ex-leader, Pedro Carmona Estanga, è stato per 48 ore il dittatore del Venezuela durante il colpo di stato dell’aprile 2002.

    Ma il Governo Chavez è stato bene attento a non bloccare del tutto i tanto necessari investimenti esteri. Da agosto, il Ministro delle Finanze ha emesso titoli per miliardi di dollari da vendersi sul mercato interno, fornendo agli investitori istituzionali e ai privati cittadini l’opportunità per aggirare i controlli valutari. Si tratta di un approccio innovativo nel tentativo di stimolare gli investimenti nell’economia venezuelana mentre la si protegge dagli investitori stessi.

    Le vendite di titoli, ovviamente, non sono prive di controlli. Il Ministro delle Finanze ha affermato che le istituzioni finanziarie nel complesso – banche e broker – non potranno comprare più del 20% dell’ultimo miliardo di dollari in titoli emessi. Ciò lascia 800 milioni di dollari in titoli ai residenti e agli investitori privati. Ogni singola istituzione finanziaria non potrà ad ogni modo acquistare titoli per più di 50 milioni di dollari.

    I dieci mesi di controlli valutari hanno dimostrato di essere efficaci. Il Ministro delle Finanze prevede che le riserve di valuta estera raggiungeranno per la fine del 2003 il livello di 20,7 miliardi di dollari – segnando un incremento di 9 miliardi di dollari, più o meno il 30% in più, rispetto alla metà di gennaio.

    Il Ministro delle Finanze, Tobias Nobrega, ha dichiarato che ci si aspetta una contrazione dell’economia venezuelana del 10-11% nel 2003. Nobrega sostiene che la variazione del PIL nel quarto trimestre si attesterà intorno allo 0%, segnando un inizio di ripresa, e che l’inflazione per il 2003 sarà pari al 25%. Queste previsioni non sono molto incoraggianti circa la ripresa dell’economia venezuelana, ma devono essere valutate nel contesto di attacchi continui al regime di Chaveze e, quindi, alla stabilità economica. Come può un paese lavorare per la crescità quando deve innanzitutto lavora per eliminare la continua opera di sabotaggio ai suoi danni? Provare a promuovere politiche economiche diverse rispetto a quelle spietate del neoliberismo vuol dire diventare un società ed un’economia fortemente oppressa. Sopravvivere, ottenendo addirittura piccoli risultati nonostante le condizioni proibitive, ha richiesto idee intelligenti.

    C.P. Panda (cppandya80@yahoo.com) è un giornalista freelance che lavora negli Stati Uniti. Justin Podur è un collaboratore abituale e traduttore per le tematiche inerenti l’America Latina.

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    Terrorista e Comunista, lui?
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  5. #5
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    Come per il dittatore Fidel quando si parla dei paesi in questione, si fa il rapporto solo delle cose buone di quei paesi mettendoli a confronto con gli altri paesi della regione.
    Nessuno pretende che Chavez e Castro attuino una politica liberale, ma perlomeno che non traggono status di primadonna a causa dell'esposizione dei problemi dei loro paesi, e soprattutto che riconoscano il fallimento delle loro politiche anche e soprattutto nei rispetti dell'Europa loro continnte affine ed in un certo senso padre.

  7. #7
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: I Giochi pericolosi del NaziComunista Chavez

    Originally posted by Nietzsche56
    Da buon cristiano? ma VA A CAGARE...CAROGNA!!!


    N.
    Ma vacci te nazistello, il mein kampf ti ha rincitrullito del tutto

  8. #8
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    Predefinito Re: I Giochi pericolosi del NaziComunista Chavez

    Originally posted by tigermen
    I nuovi miti della sinistra stanno crescendo a ritmo vertiginoso, dopo la caduta dei vecchi e la posizione stabile di quelli ancora in vita, Castro Che Guevara, Arafat ecc.....

    CHAVEZ: L’UTILE IDIOTA ALLEATO DEL TERRORISMO

    Una folta delegazioni di funzionari venezuelani nei prossimi giorni sarà presente a Roma per officiare alla cerimonia con la quale Chàvez si autoproclamerà erede del Libertador Simon Bolivar, il ‘romantico’ rivoluzionario sudamericano fautore della lotta d’indipendenza dell’America Latina dalla Spagna. Da gran comunicatore qual è, Chàvez ha voluto che tale evento avesse la più ampia risonanza mediatica possibile e così, emulando in tutto e per tutto il suo illustre predecessore, ha violentemente attaccato la Chiesa cattolica.
    In un articolo titolato “Chávez avvia la rivoluzione socialista insultando il cardinale”, Il Foglio, quotidiano sempre molto attento alle questioni sudamericane, indica con assoluta chiarezza l’orizzonte verso cui si sta avviando il Venezuela. Un orizzonte che preoccupa non poco il cardinale Rosario Castillo Lara. Intuendo tutti i possibili pericoli che la rivoluzione chavista potrebbe comportare, in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘El Universal’, il prelato ha esortato il popolo venezuelano a disconoscere il Governo ricorrendo all’art. 350 della Costituzione ed ha giudicato le elezioni politiche del prossimo 7 agosto una “pantomima”. Un concetto questo che il cardinale aveva già espresso nell’ottobre scorso quando, sempre in un’intervista rilasciata a ‘El Universal’, definì “gravissima” la situazione socio-politica del Venezuela, non solo per l’aspetto fortemente populista, dittatoriale e autoritario del governo, ma anche è soprattutto perché il paese “si trova in una discesa e scivola progressivamente ma con molta fermezza verso un sistema completamente dittatoriale, collettivista, come quello che ha Fidel Castro a Cuba. E' la libertà che è in pericolo. La libertà è uno dei beni più sacri e importanti dell'essere umano. Questo governo ha voluto nascondersi sempre dietro ad un manto di democrazia, ma è un manto falso”. La reazione di Chàvez alle parole del cardinale non si è fatta attendere e durante ‘Alò Presidente’, il suo consueto discorso televisivo domenicale, ha definito Lara un “bandito, immorale e buffone”, nonché “golpista con il diavolo in corpo” in grado di provocargli solo “schifo e tristezza”. Infine, rincarando la dose, ha lasciato intendere che i rapporti tra il suo governo e il cardinale si deterioreranno ulteriormente e che, nonostante le richieste vaticane, sarà difficile mantenere buone relazioni con i cardinali che non si allineeranno con i suoi voleri. Proprio in questi giorni circolano voci di confisca di beni cui il cardinale potrebbe essere sottoposto.
    Se dal fronte Vaticano, quindi, le notizie provenienti dal Venezuela non sono buone, le peggiori rimangono quelle provenienti dal fronte del terrorismo internazionale di matrice islamica. Potrà sembrare un’esagerazione associare il Venezuela al terrorismo islamico, ma il trionfo elettorale di Mahmood Ahmadinejad, eletto Presidente della Repubblica dell’Iran, e le dichiarazioni di Chavez sul diritto dell’Iran all’utilizzo dell’energia atomica dimostrano proprio il contrario. Secondo Lucia Annunziata, che su ‘La Stampa’ ha scritto un’interessante editoriale, «fra Caracas e Teheran da tempo si è stabilita una relazione, parte di una ridefinizione di molti giochi intorno all'energia, dopo la Guerra del Golfo. L'ex presidente iraniano Khatami ha visitato il Venezuela tre volte l'anno scorso, l'ultima solo pochi mesi fa». Ed è proprio durante quest’ultima visita, avvenuta in marzo, che tra i due paesi sono stati firmati una ventina di trattati di cooperazione, uno dei quali prevede la costruzione, sul territorio venezuelano, della Veniran, una presunta fabbrica di trattori che dovrebbe impiegare tecnologia cinese, dirigenti iraniani e mano d’opera venezuelana. Progetto questo che preoccupa sia gli Stati Uniti, sia Israele perché intravedono la possibilità che la Veniran non sia nient’altro che una copertura per far viaggiare fra Caracas e Teheran decine di agenti dei servizi iraniani e per trasferire in America Latina – in container che li presenteranno come pezzi per trattori – armi e munizioni per vari gruppi insurrezionalisti sudamericani, a partire da quelli colombiani. Quest’ultima ipotesi è suffragata da un accordo ratificato ai primi di aprile con la Russia, che fornirà al Venezuela 100mila kalashnikov AK-47. Armi particolarmente adatte ai guerriglieri e ai terroristi, ai quali presto si aggiungeranno altrettanti fucili simili forniti dall’Iran e fabbricati, a quanto pare, in Corea del Nord. Un video, visibile collegandosi al seguente link: http://www.rnv.gov.ve/noticias/video...eCap2-low.wmv, non lascia dubbi circa l’utilizzo che di queste armi se ne sta facendo: simulazioni di guerra asimmetrica contro ipotetici invasori, nell’attesa di poterli usare in vere e proprie azioni di guerriglia urbana. A tal proposito sarebbe interessante sapere quanto il Governo spende per questo tipo di esercitazioni.
    L’interesse dell’Iran per il Venezuela, del resto, non è un fatto dettato solo da contingenze politiche. Esso riveste un ruolo di importanza strategica nell’ambito del ben avviato processo di iranizzazione del Sud-America. Processo portato avanti da Ali Akbar Velatati, ex ministro degli Esteri di Teheran (lo stesso che nei Balcani condusse in porto un progetto simile), e che vedrebbe coinvolti anche l’Argentina, l’Uruguay e il Brasile. Stati questi che da anni sono interessati da un forte flusso di immigrati provenienti dai Paesi arabi. Trattandosi perlopiù di immigrati sciiti libanesi, gli Hezbollah, nella loro veste di partito politico rappresentato nel parlamento libanese, hanno ritenuto opportuno, nonostante la forte opposizione USA, aprire uno spropositato numero di uffici con l’apparente intenzione di assicurare una vita dignitosa agli emigrati sciiti, ma che secondo fonti non ufficiali pare si tratti di luoghi di addestramento per futuri kamikaze.
    La comunità internazionale è fortemente preoccupata anche per un altro motivo. Pare che uno di quei venti accordi stipulati a marzo tra i due governi preveda la concessione di un giacimento per l’estrazione di uranio nello stato di Falcòn. Considerando che da qualche tempo l’Iran manifesta la volontà di voler riprendere la produzione di uranio arricchito nella centrale di Isfahan e che in materia di armi nucleari allo stato attuale si è in assenza di un quadro di riferimento e di regole internazionali, essendo congelato il Trattato di non proliferazione, si capisce quanto siano sentite le preoccupazioni per questo scellerato accordo. L’uranio arricchito, infatti, rappresenta il primo passo verso la folle corsa alla produzione della bomba atomica. Questa in mano all’Iran, che dopo la vittoria di Ahmadinejad appare sempre più intransigente rispetto alla “amoralità” occidentale e con basi a due ore di volo da Miami, potrebbe risultare fatale per l’America e per il mondo intero.
    Tutto questo a Chàvez sembra non interessare, così come sembra non interessargli il fatto che da quando è lui a governare, in Venezuela, come ha scritto Maurizio Stefanini, si sono registrati “20 mila licenziati nell’industria petrolifera e 100 mila nell’indotto come rappresaglia per lo sciopero generale del dicembre 2002-febbraio 2003; tre milioni e mezzo di cittadini che avevano firmato per richiedere il referendum revocatorio, i cui nomi sono stati illegittimamente pubblicati sulla pagina web di un deputato chavista e che vengono oggi sistematicamente discriminati; 248 cittadini sotto processo per ragioni politiche; 60 per cento di piccole e medie imprese venezuelane fallite; + 74 per cento di indice di povertà”.
    Se questi quindi sono i risultati conseguiti dalla rivoluzione bolivariana, giustificate appaiono le preoccupazioni del cardinale Lara. Comprendendo perfettamente che Chàvez, invece di pensare al benessere del proprio popolo, preferisce, accecato com’è dall’odio anti-americano, assecondare i progetti di chi pur di espandere l’Islam in tutto il mondo non esiterebbe a metterlo a ferro e fuoco.

    blog fondatore dell'Associazione Samizdatonline: http://samizdatonline.splinder.com

    Tratto da: Censura Rossa
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    Per chi volesse sapere chi è questo individuo, golpista e terrorista e la fitta trama da lui tessuta con il dittatore Fidel ecco qualche delucidazione:

    La strana coppia. Sicuramente Castro ancora una volta ha avuto fortuna, del resto la sua dittatura è durata oltre quaranta anni per una serie di circostanze irripetibili e di grandi colpi di fortuna. Oggi Castro però si sta trovando di fronte un nemico implacabile, la sua stessa morte che si avvicina. Della coscienza di Castro che da giovane era un uomo testardo e tenace probabilmente oggi non è rimasta che la carcassa, dopo lo sfacelo del suo paese dovuto alla sua incapacità a fare altro che rubare dalle casse dello stato, dopo lo sfacelo sociale dovuto alla sua tenacia nel non dare nessuno spiraglio di libertà al suo popolo, riempiendo così le carceri di migliaia di cittadini “non conformi” alle sue volontà di semi dio, dicevo dopo tutta questa sconfitta evidente e su tutti i fronti, un altro uomo, un uomo qualsiasi si sarebbe tirato una pistolettata alla tempia, lui no, non ci pensa nemmeno. E questo perché negli anni il vecchio dittatore com’è nella natura umana si è trasformato, e come molti vecchi uomini ha preso la via della cattiveria e della follia, d’altro canto non avrebbe potuto avere altra scelta che questa, ha accumulato nel cuore migliaia di terribili compromessi nella sua vita da tiranno, ha fatto fucilare migliaia di suoi cittadini per conquistare il potere, ha fatto massacrare un numero imprecisato, di sicuro altre migliaia di uomini mandando il suo esercito mercenario a combattere decine di guerre e guerriglie in giro per il mondo. Ma sa soprattutto di aver da sempre mentito nella vita, e lo ha fatto a tutti, ai suoi compagni d’armi durante la rivoluzione, ai suoi cittadini alle sinistre di tutto il mondo, sì perché Castro potrà ingannare tutti ma non se stesso, nel profondo della sua anima sa bene che lui non è mai stato né comunista né socialista, ma che è da sempre stato un uomo che ha solo ceduto alla sete di potere e alla ricchezza, da prima di ribellarsi a Batista lui sa bene che il suo piano era solo quello di prenderne il posto e diventare lui il nuovo padrone di Cuba. Castro è abile non c’è dubbio, il suo paese è allo sfascio totale e lui sa bene cosa è importante che invece funzioni, ha tolto l’uso di internet alla popolazione e guarda caso la rete è piena di centinaia di siti della sua propaganda, propaganda da manuale,da "Il dittatore dello stato libero di Bananas", quella senza alcun pudore, negare anche l’evidenza ed essere così grotteschi nell’insultare i capi di stato degli altri paesi da finire per l’essere ignorati, come si ignorano gli imbecilli, tanto a proposito di imbecilli, la mamma degli imbecilli è sempre incinta e qualche fesso nel mondo crederà a quella propaganda. E mentre la vecchiaia lo rende ancora più mostruosamente cinico e incattivito, mentre la situazione economica del suo paese è ormai una ciabatta vecchia bucata, e mentre è ormai costretto dalla sua ormai mitica paranoia a fucilare la sua gente, ancora una volta per far capire a tutti che da Cuba non si fugge, ecco che ancora una volta la fortuna gli viene incontro, o più probabilmente è lui che se la crea……questo è poco chiaro. Forse Castro ha fatto passare al setaccio dai suoi servizi segreti tutti i possibili militari in grado di porre in atto un Golpe in un paese vicino e che possibilmente produca petrolio, ovviamente la scelta cadde subito sul Venezuela, e di sicuro Castro avrà dato l’identikit dell’uomo da cercare: militare, testardo, giovane, senza scrupoli, ambizioso, stupido e manipolabile. Ed ecco arrivare in aiuto di Castro l'uomo "nuovo", Ugo Chavez, per lui, pieno di debiti e senza petrolio per le centrali elettriche dell’isola, quel militare con la faccia come un frigorifero era l’uomo giusto al momento giusto, ma il giovane aspirante dittatore si rivela un disastro come alunno e il primo tentativo di Golpe che fà nel 1992 fallisce miseramente. Chavez viene comunque adottato come un figlio dal dittatore Cubano, Castro lo sovvenziona e finalmente corrompendo e illudendo, il suo pupillo viene eletto nel 1998. Castro gli fornisce le nozioni di base per fare una rapida scalata al potere del suo paese illudendo le classi povere con i soliti trucchetti da quattro soldi: fornire servizi sociali gratuiti e distribuire cibo ai poveri per raccogliere consensi in quantità, con i dollari forniti dal commercio di petrolio e l'aiuto dei quasi cinquemila cubani mandati a dare man forte da Castro non venne difficile al giovane Chavez far scivolare il suo paese lentamente ma inesorabilmente verso un'improbabile dittatura socialista bolivariana. Castro che è un uomo col pelo sullo stomaco, sa bene cosa significa adottare un asino come Chavez e farlo diventare un dittatore, sa bene che molto sangue dovrà scorrere in Venezuela perché non siamo più negli anni 50 e il popolo Venezuelano non sarà facile come quello cubano da ingannare con le favole del “tutti uguali” e “cibo sicuro per tutti” e sà persino che Chavez non riuscirà mai a ottenere il posto al sole dei suoi ingenui sogni nell'albo dorato dei dittatori centroamericani, ma la sua coscienza è ormai satura di cadaveri e il suo cuore è ormai diventato una pietra, così gli anni passano e il piccolo Chavez cresce, diventa sempre più simile al maestro, o almeno lo crede, perché il maestro sa bene che le sue lezioni in verità servono solo ad ottenerne il pagamento, in petrolio naturalmente, decine e decine di petroliere in questi anni hanno mantenuto Cuba in vita, e senza pagare un centesimo. Ma quando il gioco si fa pesante ed è il momento di fare il grande passo e prendere possesso dell’intero paese, compresa banca nazionale, mezzi di informazione ed esercito, di imporre lo stato d'emergenza e togliere del tutto la libertà ai Venezuelani Castro, sapendo che il suo alunno è in verità un emerito ebete viene in aiuto al giovane e sprovveduto Chavez che non capirà mai nulla della nobile arte della dittatura, attivando i circa 1000 medici misti a spie e consiglieri militari e i 3700 militari Cubani presenti in Venezuela e mette in atto il piano il piano Caiman, già pronto da un pezzo, per sedare nelle pallottole la popolazione Venezuelana che ovviamente si ribellerà a una simile sfacciata operazione. Castro finge di trasmettere l’arte della dittatura al suo pupillo, le regole fondamentali per quanto ottuso Chavez le capisce: mentire, mentire su tutto, strisciare anche sul pavimento se necessario per convincere tutti i creduloni e i sognatori del mondo di essere un puro socialista col cuore stracolmo di buoni principi, propaganda a tutta manetta, e poi la regola fondamentale: colpire e insultare una volta al mattino, una a pranzo e una la sera prima di andare a dormire gli USA, insultare personalmente e senza pudore il presidente degli Stati Uniti, isolarsi dal mondo libero e fare appassionare al suo caso di povera vittima dell'imperialismo USA tutti gli antiamericani della terra, chiudersi a riccio contro il mondo corrotto e capitalista e ogni sorta di terrorismo contro il suo stato sovrano da parte dei servizi segreti alieni, senza dimenticare di inventarsi di tanto in tanto tentativi di golpe organizzati dalla Cia a suo danno, vecchie sacre regole che hanno sempre funzionato. E perchè il vecchio dittatore cubano si è preso la briga di adattarsi a fare il maestro alla sua veneranda età e ormai quasi incapace di formulare un ragionamento che non inizi con: "quella volta sulla sierra maestra.......", per cosa ha fatto tutto questo Castro? Per avere un degno successore in americalatina?no, per divulgare il sacro socialismo nel mondo?, no, lo ha fatto solo per prendere tempo e ricevere ancora qualche altra petroliera carica dal Venezuela, e gratis. Prima che Ugo Chavez venga eliminato legalmente o fermato da una pallottola, Castro sfrutterà al massimo la situazione, Castro non ha mai creduto che possa esistere su questa terra qualcuno in gamba come lui, si crede Dio e non ha mai pensato neppure per un attimo che quel bruto ignorante e zucca vuota di Chavez, potesse un giorno essere il suo erede naturale, e sa anche che il tunnel senza sbocco nel quale lo ha cacciato illudendolo è ormai diventato troppo stretto anche per un verme come lui. Oggi è il 05/03/2004, vedremo come finirà quest’ennesima telenovela centroamericana. Un cosa è certa se vogliamo essere concreti e come mia abitudine lontani da spiegazioni finto-ideologiche, Castro ha semplicemente truffato qualche milione di barili di petrolio a Chavez, le sue lezioni non valevano niente. Che si deve fare per campare......


    PS: un piccolo commento; solo un idiota Comunista di tale pasta in un momento di crisi internazionale così acuta poteva allearsi con un paese fondamentalista qual'è l'iran attuale

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    Per chi volesse sapere chi è questo individuo, golpista e terrorista e la fitta trama da lui tessuta con il dittatore Fidel ecco qualche delucidazione:

    La strana coppia. Sicuramente Castro ancora una volta ha avuto fortuna, del resto la sua dittatura è durata oltre quaranta anni per una serie di circostanze irripetibili e di grandi colpi di fortuna. Oggi Castro però si sta trovando di fronte un nemico implacabile, la sua stessa morte che si avvicina. Della coscienza di Castro che da giovane era un uomo testardo e tenace probabilmente oggi non è rimasta che la carcassa, dopo lo sfacelo del suo paese dovuto alla sua incapacità a fare altro che rubare dalle casse dello stato, dopo lo sfacelo sociale dovuto alla sua tenacia nel non dare nessuno spiraglio di libertà al suo popolo, riempiendo così le carceri di migliaia di cittadini “non conformi” alle sue volontà di semi dio, dicevo dopo tutta questa sconfitta evidente e su tutti i fronti, un altro uomo, un uomo qualsiasi si sarebbe tirato una pistolettata alla tempia, lui no, non ci pensa nemmeno. E questo perché negli anni il vecchio dittatore com’è nella natura umana si è trasformato, e come molti vecchi uomini ha preso la via della cattiveria e della follia, d’altro canto non avrebbe potuto avere altra scelta che questa, ha accumulato nel cuore migliaia di terribili compromessi nella sua vita da tiranno, ha fatto fucilare migliaia di suoi cittadini per conquistare il potere, ha fatto massacrare un numero imprecisato, di sicuro altre migliaia di uomini mandando il suo esercito mercenario a combattere decine di guerre e guerriglie in giro per il mondo. Ma sa soprattutto di aver da sempre mentito nella vita, e lo ha fatto a tutti, ai suoi compagni d’armi durante la rivoluzione, ai suoi cittadini alle sinistre di tutto il mondo, sì perché Castro potrà ingannare tutti ma non se stesso, nel profondo della sua anima sa bene che lui non è mai stato né comunista né socialista, ma che è da sempre stato un uomo che ha solo ceduto alla sete di potere e alla ricchezza, da prima di ribellarsi a Batista lui sa bene che il suo piano era solo quello di prenderne il posto e diventare lui il nuovo padrone di Cuba. Castro è abile non c’è dubbio, il suo paese è allo sfascio totale e lui sa bene cosa è importante che invece funzioni, ha tolto l’uso di internet alla popolazione e guarda caso la rete è piena di centinaia di siti della sua propaganda, propaganda da manuale,da "Il dittatore dello stato libero di Bananas", quella senza alcun pudore, negare anche l’evidenza ed essere così grotteschi nell’insultare i capi di stato degli altri paesi da finire per l’essere ignorati, come si ignorano gli imbecilli, tanto a proposito di imbecilli, la mamma degli imbecilli è sempre incinta e qualche fesso nel mondo crederà a quella propaganda. E mentre la vecchiaia lo rende ancora più mostruosamente cinico e incattivito, mentre la situazione economica del suo paese è ormai una ciabatta vecchia bucata, e mentre è ormai costretto dalla sua ormai mitica paranoia a fucilare la sua gente, ancora una volta per far capire a tutti che da Cuba non si fugge, ecco che ancora una volta la fortuna gli viene incontro, o più probabilmente è lui che se la crea……questo è poco chiaro. Forse Castro ha fatto passare al setaccio dai suoi servizi segreti tutti i possibili militari in grado di porre in atto un Golpe in un paese vicino e che possibilmente produca petrolio, ovviamente la scelta cadde subito sul Venezuela, e di sicuro Castro avrà dato l’identikit dell’uomo da cercare: militare, testardo, giovane, senza scrupoli, ambizioso, stupido e manipolabile. Ed ecco arrivare in aiuto di Castro l'uomo "nuovo", Ugo Chavez, per lui, pieno di debiti e senza petrolio per le centrali elettriche dell’isola, quel militare con la faccia come un frigorifero era l’uomo giusto al momento giusto, ma il giovane aspirante dittatore si rivela un disastro come alunno e il primo tentativo di Golpe che fà nel 1992 fallisce miseramente. Chavez viene comunque adottato come un figlio dal dittatore Cubano, Castro lo sovvenziona e finalmente corrompendo e illudendo, il suo pupillo viene eletto nel 1998. Castro gli fornisce le nozioni di base per fare una rapida scalata al potere del suo paese illudendo le classi povere con i soliti trucchetti da quattro soldi: fornire servizi sociali gratuiti e distribuire cibo ai poveri per raccogliere consensi in quantità, con i dollari forniti dal commercio di petrolio e l'aiuto dei quasi cinquemila cubani mandati a dare man forte da Castro non venne difficile al giovane Chavez far scivolare il suo paese lentamente ma inesorabilmente verso un'improbabile dittatura socialista bolivariana. Castro che è un uomo col pelo sullo stomaco, sa bene cosa significa adottare un asino come Chavez e farlo diventare un dittatore, sa bene che molto sangue dovrà scorrere in Venezuela perché non siamo più negli anni 50 e il popolo Venezuelano non sarà facile come quello cubano da ingannare con le favole del “tutti uguali” e “cibo sicuro per tutti” e sà persino che Chavez non riuscirà mai a ottenere il posto al sole dei suoi ingenui sogni nell'albo dorato dei dittatori centroamericani, ma la sua coscienza è ormai satura di cadaveri e il suo cuore è ormai diventato una pietra, così gli anni passano e il piccolo Chavez cresce, diventa sempre più simile al maestro, o almeno lo crede, perché il maestro sa bene che le sue lezioni in verità servono solo ad ottenerne il pagamento, in petrolio naturalmente, decine e decine di petroliere in questi anni hanno mantenuto Cuba in vita, e senza pagare un centesimo. Ma quando il gioco si fa pesante ed è il momento di fare il grande passo e prendere possesso dell’intero paese, compresa banca nazionale, mezzi di informazione ed esercito, di imporre lo stato d'emergenza e togliere del tutto la libertà ai Venezuelani Castro, sapendo che il suo alunno è in verità un emerito ebete viene in aiuto al giovane e sprovveduto Chavez che non capirà mai nulla della nobile arte della dittatura, attivando i circa 1000 medici misti a spie e consiglieri militari e i 3700 militari Cubani presenti in Venezuela e mette in atto il piano il piano Caiman, già pronto da un pezzo, per sedare nelle pallottole la popolazione Venezuelana che ovviamente si ribellerà a una simile sfacciata operazione. Castro finge di trasmettere l’arte della dittatura al suo pupillo, le regole fondamentali per quanto ottuso Chavez le capisce: mentire, mentire su tutto, strisciare anche sul pavimento se necessario per convincere tutti i creduloni e i sognatori del mondo di essere un puro socialista col cuore stracolmo di buoni principi, propaganda a tutta manetta, e poi la regola fondamentale: colpire e insultare una volta al mattino, una a pranzo e una la sera prima di andare a dormire gli USA, insultare personalmente e senza pudore il presidente degli Stati Uniti, isolarsi dal mondo libero e fare appassionare al suo caso di povera vittima dell'imperialismo USA tutti gli antiamericani della terra, chiudersi a riccio contro il mondo corrotto e capitalista e ogni sorta di terrorismo contro il suo stato sovrano da parte dei servizi segreti alieni, senza dimenticare di inventarsi di tanto in tanto tentativi di golpe organizzati dalla Cia a suo danno, vecchie sacre regole che hanno sempre funzionato. E perchè il vecchio dittatore cubano si è preso la briga di adattarsi a fare il maestro alla sua veneranda età e ormai quasi incapace di formulare un ragionamento che non inizi con: "quella volta sulla sierra maestra.......", per cosa ha fatto tutto questo Castro? Per avere un degno successore in americalatina?no, per divulgare il sacro socialismo nel mondo?, no, lo ha fatto solo per prendere tempo e ricevere ancora qualche altra petroliera carica dal Venezuela, e gratis. Prima che Ugo Chavez venga eliminato legalmente o fermato da una pallottola, Castro sfrutterà al massimo la situazione, Castro non ha mai creduto che possa esistere su questa terra qualcuno in gamba come lui, si crede Dio e non ha mai pensato neppure per un attimo che quel bruto ignorante e zucca vuota di Chavez, potesse un giorno essere il suo erede naturale, e sa anche che il tunnel senza sbocco nel quale lo ha cacciato illudendolo è ormai diventato troppo stretto anche per un verme come lui. Oggi è il 05/03/2004, vedremo come finirà quest’ennesima telenovela centroamericana. Un cosa è certa se vogliamo essere concreti e come mia abitudine lontani da spiegazioni finto-ideologiche, Castro ha semplicemente truffato qualche milione di barili di petrolio a Chavez, le sue lezioni non valevano niente. Che si deve fare per campare......


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