Il partito del Corriere della Sera, probabilmente, ha trovato il suo leader. O almeno ci prova con Francesco Rutelli nel tentativo di costruire un nuovo blocco neo- centrista. Non l'antica Democrazia Cristiana, con troppe anime cattoliche, ma una riedizione aggiornata del Partito Repubblicano. Più che La Malfa però una versione Spadolini che fra l'altro fu quella che ottenne la maggiore spinta elettorale e la presidenza del consiglio. Certo un partito complesso anche allora perché la bandiera era Bruno Visentini. A portare voti però Aristide Gunnella a Palermo. Quindi anima laica. Grande rigore morale ( anche se poi la politica traffica). Alleanza organica con il mondo cattolico. In questo caso con gli uomini di Follini che litigano con Fabrizio Cicchitto ( Forza Italia) in nome dell'autonomia del Corriere da salvaguardare contro « oscure manovre » . Sguardo, infine, a sinistra verso i Ds ( ex Pci) che però ha sempre un esame da superare. Ieri perché doveva abbandonare l'abbraccio con l'Urss. Oggi quello con Unipol. Inquadrate così le ultime scelte del direttore Paolo Mieli, appaiono legate da una logica stringente. Dimostrando anche che l'allievo ha superato Scalfari nella realizzazione di un giornale- partito. Meglio di Ezio Mauro. Così sulla riedizione della questione morale il giornale di via Solferino sta recuperando punti nei confronti dei rivale romano. Certamente Mieli è avvantaggiato giocando in casa per dare continuità alla sua linea e ad una proprietà assediata da Stefano Ricucci.
Sicuramente Repubblica è svantaggiata dal trovarsi impegnata su un terreno che non gli è congeniale. È costretta a difendere l'autonomia del suo principale avversario in edicola mentre non vedrebbe male un oscuramento per garantirsi il ruolo solitario di faro della cultura di sinistra e arbitro dei comportamenti morali in politica e in economia. La formazione neo- centrista, laica e repubblicana tanto cara al Corriere ha trovato in Francesco Rutelli un leader spendibile. L'ex sindaco di Roma è diventato il più ostinato difensore dell'ordine costituito. Sparando contro tutte le scalate ( Antonveneta, Bnl e quindi Rcs) in nome dell'etica applicata agli affari, rivendicando a gran voce la sostituzione del governatore Fazio con un candidato molto gradito al partito del Corriere come Tomaso Padoa Schioppa e chiedendo a Fassino di tagliare ogni legame con via Stalingrado, sede bolognese di Unipol, così come ieri La Malfa e Spadolini bacchettavano Berlinguer per via di Mosca.
L'intervista a Francesco Rutelli pubblicata ieri sul Corriere dicendo proprio queste cose rappresenta, in qualche maniera, il manifesto della formazione neo- centrista. Soprattutto a confronto con quella a Piero Fassino pubblicata due pagine avanti. Per essere sicuri che il messaggio arrivasse in ogni angolo del Paese è stata replicata da una chiacchierata dello stesso Rutelli con La Stampa di Torino che, grazie alla comune di presenza della Fiat e di LucaMontezemolo, contribuisce a formare l'armata del Nord. Che ormai sia via Solferino a dettare i tempi della politica e non più Repubblica è confermato da altri piccoli elementi estivi. Per esempio l'intervista ad Arturo Parisi che ha posto il tema della questione morale anche all'interno dell'Ulivo. Ancora più incisiva la campagna ostile all'accordo realizzato nel fondo Cdb Web Tech da Berlusconi e De Benedetti. Alla fine l'Ingegnere ha fatto macchina indietro.
Da tutta questa partita sembra uscire un po' in ombra Romano Prodi la cui posizione, visto che parliamo di riedizione del Pri, si potrebbe definire di forte impronta " catto- comunista". Un'anima che, tradizionalmente, gli ha alienato simpatie sul fronte laico. Certamente a Mediobanca ( oggi primo azionista del Corriere) ricordano ancora quando il professore, ai tempi della prima presidenza Iri, voleva la rimozione di Enrico Cuccia. Oppure quando, al secondo giro Iri, escluse la banca dall'elenco dei consulenti incaricati delle privatizzazioni. Tanto era forte l'ostilità da suscitare pubblica protesta di Vincenzo Maranghi, allora amministratore delegato di Mediobanca. Alberto Nagel e Renato Pagliaro, attuali vertici dell'istituto c'erano e ricordano. Freddo anche Carlo De Benedetti fin dai tempi in cui Romano Prodi, sempre all'Iri, prima gli vendette la Sme ( biscotti, merendine, pelati di Stato) e poi ruppe il contratto. Durante i due anni e mezzo di governo del Professore si è consumata la definitiva crisi dell'Olivetti ma da Roma nessun aiuto particolare. Nel 2001 fu proprio De Benedetti a candidare Francesco Rutelli alla guida del centro- sinistra. Prodi, però non era disponibile. Ora è tornato ma l'Ingegnere preferisce andare a cena con l'ex sindaco di Roma. E anche su questo Mieli sembra essere arrivato prima. Nino Sunseri
alla facci adell'indipendenza del corriere dela sera.
ma naturalmente tutti gli organi di informazione sono nelle mani di berlusconi, vero?