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  1. #21
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    In origine postato da yurj
    Ma chi?

    ad esempio Alina fernandez, figlia di Fidel e leader dell'opposizione cubana?

  2. #22
    Hanno assassinato Calipari
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    In origine postato da Norberto Gallo
    ad esempio Alina fernandez, figlia di Fidel e leader dell'opposizione cubana?
    Alina se ne e' andata di sua spontanea volonta'. Inoltre non e' leader di un bel nulla, al limite si gode i soldi che le danno a miami per parlar male del padre, sai che professione...

  3. #23
    Hanno assassinato Calipari
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    In origine postato da Norberto Gallo
    ad esempio Alina fernandez, figlia di Fidel e leader dell'opposizione cubana?
    per dirti chi frequenta:

    http://www.siporcuba.it/giulian.htm

  4. #24
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    Predefinito Re: Re: Bielorussia: brutto affare....

    In origine postato da thematrix
    praticamente quello che ha fatto il berlusca con Santoro e Biagi
    piu o meno, quindi se va fermato Berlusconi va fermato pure lukascenko.

  5. #25
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    In origine postato da yurj
    La storia e' diversa.

    Gli us accusaano Cuba di non lasciar liberta' di uscita ai propri cittadini.

    Allora Castro disse: "quello e' il porto, chi vuole andare negli usa salga sulle navi".

    Gli usa, da allora, non hanno piu' aperto bocca su questo argomento.

    A Cuba, tutti sono liberi di andare all'estero, tranne alcune professioni ad alto contenuto sociale per i primi tre anni (una specie di servizio civile, come da noi quello militare). Sono gli usa che no concedono visti. Tranne a chi e' clandestino, e tocca il suolo americano.

    Considera che il solo Equador ha un milione di emigrati.
    senti yurj.. chi OGGI a Cuba combatte politicamente fidel castro fa una brutta fine, non si puo negare questo come è impossibile che il 100% della popolazione sia con il suo leader.

  6. #26
    Hanno assassinato Calipari
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    In origine postato da danny78
    senti yurj.. chi OGGI a Cuba combatte politicamente fidel castro fa una brutta fine, non si puo negare questo come è impossibile che il 100% della popolazione sia con il suo leader.
    Ma a cuba la politica si fa con i rappresentanti eletti, mica col leader. Hanno un sistema e un modo di concepire la politica diverso dal nostro. E' sbagliato? Forse. Ma non e' vero che chi combatte Fidel Castro fa una brutta fine. I suoi maggiori oppositori se ne vanno in giro per Cuba a raccogliere firme e parlare quanto vogliono.

    Forse non comprendi che sono considerati come antinazionali.

    E poi, scusa, non siamo in Italia dove stranamente per 50 anni le elezioni sono state vinte sempre lo stesso schieramento politico?

    Cuba ne ha altri dieci da spendere

  7. #27
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    immagino tu conosca gli articoli 88 e 91 della costituzione cubana, mi sono informato e tramite quegli articoli chiunque critichi il regime puo essere etichettato come antinazionale e quindi mandato in galera per anni.. cosi come Castro ha fatto nel 2003 per 75 dissidenti. Amnesty ha denunciato la cosa o ora pure amnesty dice baggianate..

  8. #28
    Hanno assassinato Calipari
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    In origine postato da danny78
    immagino tu conosca gli articoli 88 e 91 della costituzione cubana, mi sono informato e tramite quegli articoli chiunque critichi il regime puo essere etichettato come antinazionale e quindi mandato in galera per anni.. cosi come Castro ha fatto nel 2003 per 75 dissidenti. Amnesty ha denunciato la cosa o ora pure amnesty dice baggianate..
    Gli articoli sono generici come sono le leggi italiane in materia di terrorismo e sovversione. O devo ricordarti che a Cosenza c'e' un processo in corso per "sovvertimento dell'odine economico"?

    Siamo seri.

    In quanto a quei 75, hanno avuto un regolare processo *si potevano scaricare le sentenze in internet* perche' prendevano soldi dall'ambasciata americana per corrompere, spiare e diffondere false notizie per creare rivolte e insurrezioni.

    Cosa che non gli e' riuscita poiche' sono babbei che nessuno considera.

    Ti vorrei raccontare la storia di uno degli infiltrati in questo gruppo. Un anziano scrittore, per anni ha dovuto fingere di essere un affiliato all'ambasciata americana, per fare foto e raccogliere prove. E' stata dura, per anni, avere contro amici e familiari, ma non era perseguitato per le idee che esprimeva.

    Poi, quando l'operazione che smascherava questa gente e' terminata, ha potuto dire la verita' e il quartiere l'ha festeggiato come eroe.

    Questi sono eroi, non chi prende mazzette per organizzare rivolte o dirottamenti di traghetti.

  9. #29
    Hanno assassinato Calipari
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  10. #30
    Hanno assassinato Calipari
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    http://www.edizioni-achab.it/informe/agenti/tlape.html

    Talpe e condanne
    di Miguel Bonasso - dal quotidiano argentino Página 12

    Con le informazioni fornite da otto "talpe" del suo controspionaggio, Cuba ha processato 65 persone. La vera storia dietro un caso, nel contesto del salto qualitativo della politica di aggressione nordamericana all'isola.
    Il Governo cubano dispone ancora di informazione non ancora rivelate che gli fa temere un "salto di qualità" nella politica di aggressione degli Stati Uniti verso l'Isola e ha deciso di rispondere con durezza, affrontando perfino il costo politico dell'applicazione della pena di morte ai tre capoccia di un gruppo armato che ha sequestrato un battello con 50 passeggeri che erano stati presi in ostaggio. Alcuni giorni prima i tribunali cubani avevano già comminato severe condanne alla prigione per 65 imputati, per i quali erano stati provati i legami personali diretti con l'Ufficio di Interessi degli Stati Uniti a La Habana. Le sentenze sono state pronunziate alla vigilia della riunione annuale della Commissione dei Diritti Umani di Ginevra, dove Washington promuove il voto contro Cuba.
    Lo scorso mercoledì, il Ministro degli Esteri cubano Felipe Pérez Roque ha mostrato, ai corrispondenti esteri accreditati a La Habana, foto e video dove si possono vedere diversi dei condannati negli uffici e nella residenza privata del capo della missione nordamericana, James Cason. Pérez Roque ha accusato il diplomatico di incoraggiare "un partito unico della cosiddetta dissidenza" e ha affermato che avrebbero potuto espellerlo da Cuba, anche se per il momento preferiscono non "dargli il gusto di ritornare a Miami come un eroe". Le prove e le testimonianze che dimostrano l'ingerenza di Cason sono state fornite da otto "talpe" della sicurezza cubana che erano state infiltrate per anni tra i cospiratori e, come i personaggi di Chesterton in "L'uomo che era giovedì", sono arrivate perfino a presiedere alcune delle loro associazioni, come quella dei "giornalisti cubani indipendenti".
    L'Ufficio di Interessi degli Stati Uniti (SINA, secondo le sue iniziali in inglese) non è propriamente un'Ambasciata, perché Cuba e gli Stati Uniti hanno rotto le relazioni fin dai primi tempi della Rivoluzione. Il Governo cubano l'ha sempre considerato come un apparato di spionaggio, però mai - secondo Pérez Roque - aveva svolto un ruolo tanto attivo e sfacciato come da quando ha assunto la sua gestione James Cason, un ambasciatore che cospira contro il Presidente Fidel Castro con la stessa intensità con cui Spruille Braden ha fatto contro Juan Perón negli anni '40.
    Il 24 febbraio, Cason ha riunito nei suoi uffici vari presunti oppositori, otto dei quali erano in realtà agenti della sicurezza cubana, e ha formulato esplosive dichiarazioni contro il Governo, che Castro ha definito "una svergognata provocazione e una sfida". Fidel ha preso al balzo la sfida di Cason e ha affermato che Cuba avrebbe potuto "tranquillamente fare a meno dell'Ufficio di Interessi". Il 10 marzo il Ministero degli Esteri cubano ha presentato una nota di protesta al capo del SINA protestando affinché finisse il suo "comportamento nettamente di provocazione e di ingerenza". Il Braden di La Habana, strettamente vincolato ai gruppi più duri dell'anticastrismo di Miami, ha sfidato il leader cubano e il 14 marzo ha convocato una nuova riunione per unificare i "dissidenti" che ha sul libro paga, nella maggioranza dei casi con uno stipendio di 100 dollari mensili. La nuova riunione venne fatta nella stessa residenza dal diplomatico, evento che secondo il Ministro degli Esteri cubano "ha stabilito un nuovo record" nella drammatica storia delle relazioni bilaterali. La riunione è iniziata alle 10 della mattina ed è terminata alle cinque del pomeriggio, con alcuni gustosi tramezzini "al prosciutto" nell'intervallo, che sono stati religiosamente fotografati dagli uomini e dalle donne che sono stati "giovedì" per molti anni.
    Secondo quanto ricordato da Pérez Roque ai giornalisti, il 18 marzo si è "esaurita la pazienza" delle autorità cubane per "il comportamento irresponsabile del signor Cason" e si è proceduto all'arresto di "32 mercenari che erano stati con lui alle riunioni nei giorni 24 dicembre, 12 marzo e 14 marzo". Il 19 marzo "sono stati arrestati altri 33 mercenari che erano stati attivi e che avevano ricevuto denaro, che avevano fornito informazioni affinché venisse applicata la legge Helms-Burton, affinché potesse essere applicato il blocco, e che hanno contribuito alla politica degli Stati Uniti di far condannare Cuba a Ginevra, per dare una facciata di credibilità al blocco che la comunità internazionale respinge".
    Quella stessa notte avvenne il sequestro di un aeroplano DC-3 cubano che venne dirottato negli Stati Uniti. Lì la stampa comunicò che i sequestratori avrebbero ottenuto la libertà sotto garanzia, misura che viola il trattato firmato da Cuba e dagli Stati Uniti nel 1994, che impone la restituzione delle aeronavi e l'estradizione dei sequestratori. Secondo il giovane Ministro degli Esteri cubano, che per molti anni è stato segretario personale di Fidel Castro, questo fatto "ha generato nuovi stimoli"; "il 31 marzo è avvenuto il sequestro dell'AN-24 e il 2 aprile è avvenuto il sequestro del battello". L'escalation, secondo la sua lunga esposizione alla stampa estera, è stata incoraggiata da una politica restrittiva in materia di visti per emigrare legalmente negli Stati Uniti, destinata a "stimolare la commissione di atti di terrorismo su imbarcazioni, su aeronavi che volano verso e da Cuba; per stimolare il sequestro di imbarcazioni, il sequestro di aeroplani cubani, per creare le condizioni che permettano di far finire l'accordo migratorio (del 1994)". Tale accordo stabiliva, tra le altre cose, la cooperazione tra i due paesi per impedire "l'uso della violenza da parte di qualsiasi persona che cerchi di arrivare o che arriva dagli Stati Uniti da Cuba, mediante il dirottamento forzato di aeronavi e di imbarcazioni". "E allora - ha aggiunto significativamente il Ministro degli Esteri - il 3 aprile sono cominciati i processi". Pérez Roque ha lungamente informato la stampa internazionale sui processi, affermando che non erano state violate le garanzie processuali nonostante si fosse trattato di processi per rito diretto. Ha respinto energicamente il fatto che fossero avvenuti processi segreti, assicurando che vi avevano partecipato circa 3000 persone e che l'80% degli avvocati difensori era stato designato dagli imputati. Non ignorava che il 16 aprile si sarebbe riunita la Commissione dei Diritti Umani di Ginevra e che alcuni Governi, come quello di Eduardo Duhalde, che sembrava incline all'astensione, poteva ora trovare l'uscita propizia per votare contro, come in precedenza avevano fatto i Ministeri degli Esteri di Fernando de la Rúa e di Carlos Ménem. Come c'era da aspettarsi, ha sottolineato che gli Stati Uniti - che erano stati estromessi dalla Commissione e rientrati grazie alle manovre di Spagna e Italia - non erano i più adatti, dopo i massacri in Iraq, a dare lezioni in questa materia.
    Ha pure ricordato che il codice penale cubano prevede lunghe pene detentive e perfino di morte per coloro che "eseguano un'azione nell'interesse di un stato straniero che abbia come obiettivo il fatto che vada a detrimento dell'indipendenza dello Stato cubano o dell'integrità del suo territorio". Anticipando il dibattito e la possibile denuncia di organismi internazionali umanitari, ha respinto il fatto che si trattasse di "detenuti politici, accusati per avere pensato o per avere parlato", bensì di persone che erano stati processate "per fatti e per condotte previsti come delitti dalla legge". "Noi -ha aggiunto - ci siamo dedicati alla difesa della nostra sovranità e sappiamo che qui si cerca di creare una quinta colonna ed esercitiamo il nostro diritto ad affrontarla legalmente e rispettando le leggi e l'etica, mai ricorrendo a metodi di sequestro, di assassinio; mai creando squadroni della morte, mai violando l'integrità fisica e morale delle persone".
    I video del processo che il Ministro cubano ha mostrato ai giornalisti stranieri, hanno pubblicamente rivissuto la figura della "talpa", questi uomini e donne che nei tempi della guerra fredda simulavano di essere disertori per passare dall'altra parte e che riuscivano a infiltrarsi nelle organizzazioni controrivoluzionarie causando loro grandi perdite. Oltre a correre il rischio della vita nel caso fossero scoperti, normalmente pativano il disprezzo dei loro esseri cari, mogli e figli, che li vedevano (per molti anni) come traditori. Uno di loro, David Manuel Orrio (l'agente Miguel) un laureato in economia di 38 anni, ha confessato ai giornalisti che vi sono stati momenti duri quando "è stata scoperta" la sua condizione di infiltrato. "Alcune ore fa - ha rivelato - ho spiegato la verità a mio figlio e gli ho domandato che cosa avesse pensato finora di me. E' rimasto in silenzio ma alla fine ha confessato che mi credeva un 'gusano' (verme). Che cosa pensi ora?, ho insistito... E lui si è messo a piangere, come sto facendo io adesso". Miguel ha detto che Felipe, il Ministro degli Esteri, aveva rivelato alla stampa solamente "il 10% di quello che sappiamo". Vedendo la sua foto a Miami, James Cason ha dovuto ammettere di fronte alla stampa che il "Miguel" della sicurezza cubana era "lo stesso signore che aveva organizzato un convegno di etica giornalistica" nella sua residenza ufficiale di La Habana.
    "Miguel", come il "giovedì" di Chesterton, si era avvicinato all'associazione di "giornalisti indipendenti" che era capeggiata da Néstor Baguer, senza immaginare che l'ottuagenario "dissidente" (era come Domingo nel romanzo, che conduceva il gruppo di anarchici) fosse un altro agente della sicurezza.
    Le sue testimonianze sono risultate demolitrici nel processo: il SINA "ha consegnato sistematicamente aiuto materiale e finanziario ai cospiratori. "Radio e mezzi tecnici di ogni tipo per articolare una rete di 'giornalisti' che diffamano la rivoluzione e riscuotono più quante più menzogne costruiscono". "Mi pagavano 100 dollari al mese - ha aggiunto - sia che scrivessi o no, ma so di alcuni che vivevano in una continua protesta per il loro 'salario' e di altri che continuavano a intascare". Tra le otto talpe ci sono pseudonimi classici, come "Tania" ed "Ernesto", o più strani, come "Yanier", che è arrivato a presiedere la commissione dei diritti umani di Camagüey e un giorno, qualcosa di oltre un anno fa, venne schiaffeggiato da sua madre perché era un "controrivoluzionario". Alcuni e altri hanno dimostrato con lettere, assegni, foto e altre prove, che Cason e i suoi funzionari del SINA lavoravano attivamente per destabilizzare il Governo cubano.
    Facendo loro eco, l'Ambasciatore nordamericano nella Repubblica Dominicana, Hans Hertell, ha affermato che l'aggressione contro l'Iraq "manda un segnale molto positivo ed è un ottimo esempio per Cuba". Ha detto che l'invasione del paese arabo era solamente il principio di una "crociata di liberazione" che avrebbe interessato tutti i paesi del mondo, Cuba compresa". Il Presidente cubano si è affrettato a inviargli una missiva che dice semplicemente: "Signor Hans Hertell, Ambasciatore degli Stati Uniti nella Repubblica Dominicana. Auguri per la sua dichiarazione di oggi sulla crociata di liberazione del suo Governo che comprende Cuba e molte grazie. Fidel Castro, giovedì 10 aprile 2003, 47 p.m"..
    Ma in un discorso successivo, ha cambiato l'ironia con l'avvertimento: "Se fanno una guerra contro di noi si sbagliano. Non la vogliamo, sappiamo il prezzo, ma si sbagliano, perché Cuba studia ogni guerra, ogni tecnologia".

 

 
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