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    Talking Genocidio armeno: l'entità sionista sostiene il negazionismo turco

    Israele sostiene il negazionismo turco

    In un' intervista pubblicata il 19 agosto nel quotidiano turco Hürriyet, l'ambasciatore di Israele in Turchia Pinhas Avivi dichiara che non vi sia nessun paragone possibile tra il preteso genocidio armeno ed il genocidio degli Ebrei. L'ambasciatore ha inoltre dichiarato la sua opposizione alla creazione di uno stato curdo.
    Israele in tutte le sue attività regionali agirà insieme alla Turchia e invita gli europei a riflettere a cosa succederebbe se la Turchia fosse rifiutata dall'Unione Europea. Si è inoltre felicitato dell'iniziativa della Turchia che ha creato un forum per uomini d'affari turchi, israeliani e palestinesi.
    http://www.tetedeturc.com/home/artic...d_article=4360
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Predefinito Re: Genocidio armeno: l'entità sionista sostiene il negazionismo turco

    Testo originale scritto da Der Wehrwolf
    Israele sostiene il negazionismo turco

    In un' intervista pubblicata il 19 agosto nel quotidiano turco Hürriyet, l'ambasciatore di Israele in Turchia Pinhas Avivi dichiara che non vi sia nessun paragone possibile tra il preteso genocidio armeno ed il genocidio degli Ebrei. L'ambasciatore ha inoltre dichiarato la sua opposizione alla creazione di uno stato curdo.
    Israele in tutte le sue attività regionali agirà insieme alla Turchia e invita gli europei a riflettere a cosa succederebbe se la Turchia fosse rifiutata dall'Unione Europea. Si è inoltre felicitato dell'iniziativa della Turchia che ha creato un forum per uomini d'affari turchi, israeliani e palestinesi.
    http://www.tetedeturc.com/home/artic...d_article=4360
    Dunque i giudei dicono che il genocidio armeno non è mai stato effettuato dai loro amici massoni i cosidetti "Giovani Turchi"...ma come?Non sono i giudei e le loro varie associazioni che si scagliano sempre contro qualsiasi tentativo di revisionismo sul cosidetto "olocausto"? E sul genocidio degli armeni ( certamente più documentato di "altri") i giudei appoggiano i negazionisti turchi?
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
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    Predefinito

    Ovvio nella storia tutto si puo' revisionare.
    Eccetto l'olocausto presunto ebraico che e' una tesi "cementificata"


  4. #4
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    Predefinito

    Testo originale scritto da I'm Hate
    Ovvio nella storia tutto si puo' revisionare.
    Eccetto l'olocausto presunto ebraico che e' una tesi "cementificata"

    E tu ti chiedi perché gli ebrei premono perché i mussulmani da te tanto difesi entrino in europa?
    solo tu non ti accorgi che i mussulmani sono il braccio armato dei giudei

  5. #5
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    concordo
    Pro aris rege!

  6. #6
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    Predefinito Re: Re: Genocidio armeno: l'entità sionista sostiene il negazionismo turco

    Testo originale scritto da Der Wehrwolf
    Dunque i giudei dicono che il genocidio armeno non è mai stato effettuato dai loro amici massoni i cosidetti "Giovani Turchi"...ma come?Non sono i giudei e le loro varie associazioni che si scagliano sempre contro qualsiasi tentativo di revisionismo sul cosidetto "olocausto"? E sul genocidio degli armeni ( certamente più documentato di "altri") i giudei appoggiano i negazionisti turchi?
    Per gli ebrei ammettere che altri abbiano subito nella realtà ciò che loro pretendono di aver subito (Mattogno docet), sarrebbe uno svilimento del loro infame senso di superiorità.
    Solo loro hanno subito la persecuzione per antonomasia, lo sterminio per antonomasia, l'odio per antonomasia. Gli altri? Solo morti di serie B. La loro faccia tosta è incredibile, la loro miseria morale inaccettabile.

  7. #7
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    Testo originale scritto da Drieu
    E tu ti chiedi perché gli ebrei premono perché i mussulmani da te tanto difesi entrino in europa?
    solo tu non ti accorgi che i mussulmani sono il braccio armato dei giudei
    Interessante e condivisibile punto di vista. Perfino i giudei sanno perfettamente che l'ingresso in Europa di 200 milioni di Turchi musulmani sarebbe la mazzata finale, e spingono a ciò secondo i laidi dettami delle oligarchie mondialiste che vogliono scardinare ogni rimasuglio di identità che ci è rimasto. Solo i paladini dell'Islam del nostro forum non se ne rendono conto...

  8. #8
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    Predefinito

    Testo originale scritto da aureliano88
    Interessante e condivisibile punto di vista. Perfino i giudei sanno perfettamente che l'ingresso in Europa di 200 milioni di Turchi musulmani sarebbe la mazzata finale, e spingono a ciò secondo i laidi dettami delle oligarchie mondialiste che vogliono scardinare ogni rimasuglio di identità che ci è rimasto. Solo i paladini dell'Islam del nostro forum non se ne rendono conto...
    Esatto.
    Non a caso l'islam ha origini giudaico-talmudiche.





    ISLÀM E GIUDAISMO
    don Curzio Nitoglia
    LA TESI DI PADRE THÉRY
    Nel 1955 il famoso teologo domenicano
    Padre Théry (1), sotto lo pseudonimo di
    Hanna Zakarias, pubblicava De Moïse à
    Mohammed, due ponderosi volumi compen-diati
    poi nell’unico tomo Vrai Mohammed et
    faux Coran (2), in cui studiava approfondita-mente
    la questione delle origini dell’Islàm.
    Nel presente articolo cercherò di riassu-mere
    e illustrare le tesi contenute nei suoi li-bri,
    corroborandole anche con altri seri studi
    ed avvalendomi della consulenza di un noto
    orientalista dell’Università di Torino.
    I testi del Padre Théry non si trovano più
    in commercio, ma l’essenziale della sua tesi è
    stato ripreso dall’abbé J. Bertuel, la cui opera è
    ancora reperibile nelle librerie francesi (
    3
    ). Del
    Théry scrive Bonnet-Eymard che «deve essere
    considerato come il fondatore dell’“esegesi
    scientifica” del Corano…, benché resti… il
    grande assente da tutte le bibliografie sul te-ma.
    È certo che l’anonimato [o lo pseudonimo
    di H. Zakarias n.d.r.] e l’edizione privata, volu-ti
    per non esporre a rappresaglie i religiosi e i
    sacerdoti che lavoravano nei territori del-l’Islàm,
    hanno danneggiato le sue opere. Se
    fosse stata pubblicata sotto il vero nome
    dell’autore, medievalista ben conosciuto
    nell’ambiente della ricerca scientifica, avrebbe
    senza dubbio goduto di un’accoglienza più fa-vorevole
    da parte degli Islamisti, ma li avrebbe
    forzati a controbattere apertamente. Facendo
    finta di ignorare l'identità di Hanna Zakarias
    che, molto rapidamente, non fu più un segreto
    per nessuno, essi poterono presentarlo senza
    rischio “sottovoce, come un imbroglione e un
    ignorante; il disprezzo per l'autore ricadeva
    evidentemente sulla sua opera”» (
    4
    ). Fu solo
    nel 1960 (
    5
    ), un anno dopo la sua morte, che la
    rivista dei domenicani di Roma Angelicum tol-se
    ufficialmente l’anonimato all’opera del
    Théry, riassumendo concisamente ma con esat-tezza
    il contenuto dei primi due volumi (
    6
    ).
    Le conclusioni cui perviene l’eminente
    teologo e storico domenicano possono esse-re
    così riassunte:
    1) l’Islàm è soltanto la religione giudaica po-stmessianica,
    spiegata agli arabi da un rabbino.
    2) Maometto non è mai stato ispirato da
    Dio. Si convertì al Giudaismo talmudico,
    spinto da sua moglie Khadigia, ebrea di na-scita,
    ed aiutò il suo maestro, il rabbino della
    Mecca, ad attuare il suo progetto di giudaiz-zazione
    dell’Arabia.
    3) Il Corano è stato composto e redatto
    dal rabbino della Mecca e Maometto era so-lo
    un “proselite della porta”.
    4) Il Corano primitivo (traduzione e com-pendio
    arabo del Pentateuco di Mosè) è sta-to
    redatto da un rabbino ebreo, ma dopo
    Maometto andò smarrito (VII sec.). L’attuale
    Corano non contiene più, come il primo, la
    traduzione e l’adattamento della storia sacra
    d’Israele; è soltanto un libro di aneddoti, di
    storie, quasi una sorta di rapporto stilato dal-lo
    stesso autore sulle sue vicende apostoliche,
    per cui bisognerebbe chiamarlo più corretta-mente
    “Gli Atti dell’Islàm”. Tali “Atti” costi-tuiscono
    la sola fonte autentica che ci con-
    senta di conoscere le origini dell’Islàm, cioè
    in sostanza la giudaizzazione dell’Arabia, di
    cui il rabbino della Mecca, Maometto e sua
    moglie Khadigia furono i primi autori.
    Solo lo studio critico degli “Atti dell’Islàm”
    (o attuale Corano) ci può fornire una solida
    base per una ricostruzione delle origini
    dell’Islàm, ovvero della conversione dell’Ara-bia
    al Giudaismo talmudico. Gli ebrei erano
    presenti in Arabia e abitavano tra le diverse
    oasi del deserto arabico e le tre città di Medina,
    La Mecca e Taif. Erano particolarmente nume-rosi
    a Medina (più di metà della popolazione).
    I cristiani erano meno numerosi degli ebrei,
    ma non erano cattolici romani; appartenevano
    invece a sette eretiche, quali il Giacobitismo e
    il Nestorianesimo, e al Cristianesimo d’Abissi-nia,
    fortemente mischiato di elementi giudaici.
    5) Gli “Atti dell’Islàm”, proprio perché
    scritti da un rabbino, sono essenzialmente
    anticristiani. I musulmani non sono nient’al-tro
    che arabi convertiti al Giudaismo talmu-dico
    a partire dal VII sec.
    LA MECCA
    Nel VI sec. La Mecca divenne uno dei più
    importanti centri commerciali della penisola
    araba. Qui fin dal II secolo, secondo il Padre
    Théry, esisteva il tempio della “Ka‘ba”, una
    specie di cassa attualmente lunga 12 metri, lar-ga
    10 e alta 15, posta su un piedestallo di mar-mo
    di 25 cm. e coperta da un tappeto nero
    cambiato annualmente. Nella “Ka‘ba” si trova
    una pietra nera, visibile ancor oggi (
    7
    ), di cui si
    ignora la provenienza e la datazione; secondo i
    musulmani vi fu portata direttamente dall’ar-cangelo
    Gabriele. Nel VI secolo la “Ka‘ba” era
    anche ripiena di sassi grezzi raccolti nei deserti
    d’Arabia, ritenuti divinità e adorati come tali;
    la gran massa di persone che la frequentava
    La “Ka‘ba” in una antica miniatura turca
    era formata da arabi politeisti, che veneravano
    oltre la pietra nera incastonata nella “Ka‘ba”
    anche i sassi e gli idoli in essa raccolti (
    8
    ).
    A La Mecca, secondo la tesi del Padre
    Théry, viveva anche una comunità ebrea, gui-data
    da un rabbino molto preparato, fine cono-scitore
    del Talmùd, il quale avrebbe concepito
    il progetto di convertire gli arabi politeisti alla
    religione giudaica post-biblica. Per raggiungere
    il suo scopo si sarebbe servito di un giovane
    arabo, Maometto, sposato con l’ebrea Khadi-gia;
    questa è in sintesi, secondo il Padre Théry,
    la storia delle origini dell’Islàm: la conversione
    dei politeisti arabi al Giudaismo talmudico.
    NASCITA E MATRIMONIO DI MAO-METTO
    Si ritiene comunemente che Maometto sia
    nato nel 580, anche se non si ha una documenta-zione
    certa. La sua famiglia era povera, come at-testa
    il rabbino della Mecca negli “Atti
    dell’Islàm” (l’attuale Corano) (
    9
    ), ed egli, rima-sto
    orfano assai presto, pare sia stato accolto dal-lo
    zio Abu Tàlib, carovaniere della Mecca. Era
    un bambino sveglio ed intelligente, e lo zio lo
    portava spesso con sé nelle carovane che condu-ceva
    a Gaza. Maometto si sposa con Khadigia
    (
    10
    ), una donna più anziana di lui ma molto ricca,
    dal carattere forte e intraprendente, se è vero,
    come afferma il Padre Théry, che fu lei a pren-dere
    l’iniziativa del matrimonio, e comunque vo-litiva
    e dominatrice di un marito timoroso di
    perdere la sua posizione. “All’età di 25 anni
    Maometto si sposa” (
    11
    ). Questo matrimonio con
    un’ebrea spiega l’evoluzione del giovane arabo,
    perché sua moglie lo spingerà ad abbandonare
    gli idoli della “Ka‘ba” per aderire alla religione
    giudaica post-biblica; dopo di lei sarà il rabbino
    della Mecca a formarlo alla religione d’Israele e
    a lanciarlo tra gli arabi come suo portavoce.
    LA CONVERSIONE DI MAOMETTO AL
    GIUDAISMO
    Il culto degli idoli è ancora molto diffuso
    a La Mecca quando una voce comincia a
    predicare un messaggio nuovo per le orec-chie
    dei politeisti arabi.
    “Lo giuro per Allah (leggi: Yahwé), che ha
    creato il maschio e la femmina. Chi fa l’elemo-sina
    e chi teme Dio sarà ricompensato. Quanto
    a chi è avaro e ripieno di sé, sarà precipitato
    nell’abisso. A cosa gli servirà la sua ricchezza?
    Io vi avverto fin d’ora che vi è un fuoco divo-rante
    per coloro che non temono Dio” (
    12
    ).
    Come conosce bene l’Antico Testamento
    questo oratore della Mecca, che divide l’uma-nità
    in due categorie: coloro che temono Dio e
    che credono alla Resurrezione, al Giudizio, al
    Cielo e all’Inferno e gli infedeli, gli avari, gli
    orgogliosi! Nelle sue prediche ritroviamo remi-niscenze
    vetero-testamentarie e talmudiche:
    “Lo giuro per il fico e per l’olivo, lo giuro per il
    monte Sinai …Coloro che credono e fanno il
    bene riceveranno retribuzione” (
    13
    ). Ma chi è
    questo predicatore che ridicolizza gli idoli del-la
    “Ka‘ba”, che annuncia l’esistenza di un Dio
    unico (“Yahwé” in ebraico, “Allah” in arabo),
    che giura sul fico e sull’olivo, i due alberi della
    felicità terrestre dell’Antico Testamento? È
    certo uno che conosce e annuncia la religione
    d’Israele. Se si applica la critica storica, poi, si è
    obbligati a concludere, secondo il Padre Théry,
    che questo predicatore è un ebreo.
    È l'oratore stesso a porgerci questa con-clusione
    con le sue affermazioni: “Tutto
    quello che vi annuncio è contenuto nelle pa-gine
    venerate” (
    14
    ), “le pagine di Mosè e
    d’Aronne” (
    15
    ). “Idolatri della Mecca, non
    sapete che Dio ha parlato, sul Monte Sinai, a
    Mosè? È proprio Yahwé (il Dio unico) che
    ha rivelato a Mosè il “Corano ebraico”, il so-lo
    Corano (Libro Santo) che sia mai esistito,
    il Corano glorioso del Monte Sinai” (
    16
    ).
    A partire da questo testo il rabbino della
    Mecca darà una traduzione in arabo e sarà il
    primo Corano arabo scritto, poi smarrito e
    sostituito dall’attuale “Corano”, che forse
    andrebbe chiamato con maggiore esattezza
    “Atti dell’Islàm”.
    I discorsi che vi si trovano non contengo-no
    nulla che non sia giudaico, o meglio vete-ro-
    testamentario, e convalidano la tesi che
    l’autore sia un ebreo che conosce in modo
    approfondito l’Antico Testamento e il Tal-mùd,
    cioè il rabbino de La Mecca.
    L’uditorio del rabbino tuttavia non vuole
    rinunciare ai propri idoli ancestrali per conver-tirsi
    al Dio unico “Yahwé”. Tra gli astanti vi è
    però un giovane arabo che ha sposato
    un’ebrea: e la sera Maometto, clandestinamen-te,
    spinto dalla moglie, va alla casa del rabbino
    per conoscere la nuova religione. Apprende
    così che vi è un solo Dio, che le sue parole so-no
    state raccolte da Mosè sul Monte Sinai e so-no
    state scritte in un Libro (il Pentateuco), in
    arabo chiamato CORANO. Dato che Mao-metto
    non è in grado di leggere e capire il Co-rano
    ebraico, sarà il rabbino a leggerglielo e
    spiegargli oralmente le vicende di Abramo,
    Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè.
    Maometto impara anche la nuova professio-ne
    di fede dettatagli dal rabbino: “Yahwé è unico:
    è il solo. NON HA GENERATO e non è stato
    generato. NESSUNO È EGUALE A LUI” (
    17
    ).
    Che bella professione di fede giudaico-talmudica
    e anticristiana (il Padre NON HA
    GENERATO il Figlio; in Dio NON vi sono
    TRE PERSONE EGUALI e distinte)!
    Maometto non nasconde più la sua con-versione,
    la rende pubblica, rompe ogni lega-me
    con l’idolatria della “Ka‘ba”. La Mecca è
    scossa: questo arabo sposato con un’ebrea
    non rischia forse di rovinare il vecchio Pan-teon
    della città? La “Ka‘ba” è uno dei san-tuari
    più ricchi del paese, e Maometto sta per
    rovinarlo! A fronte di queste accuse lanciate-gli
    dai suoi compatrioti vi era la protezione
    del rabbino sul suo discepolo: “Dillo, o Mao-metto:
    Infedeli! Io non adorerò ciò che voi
    adorate. E voi non adorate ciò che io adoro.
    … A voi la vostra religione, a me la mia” (
    18
    ).
    Secondo il Padre Théry, a fianco di Mao-metto
    non vi è mai stato “Allah” rivelatore,
    ma soltanto un ebreo, che gli ha raccontato
    le storie dei Patriarchi contenute nel Penta-teuco
    di Mosè. Il padre domenicano arriva a
    tale conclusione dopo aver provato che la
    conversione di Maometto al Giudaismo, è
    avvenuta sotto la forte pressione della mo-glie
    al limite del ricatto psicologico, conver-sione
    che doveva servire alla giudaizzazione
    della razza araba, come era nell'intento del
    rabbino della Mecca.“Un fatto è certo, leg-gendo
    gli “Atti dell’Islàm”… un arabo, Mao-metto,
    marito di Khadigia, dopo aver preso
    lezioni da un rabbino, s’è convertito al Giu-daismo,
    primo tra gli arabi. …Maometto non
    sarà nient’altro che il portavoce di un ebreo,
    l’allievo di un rabbino, per un’impresa stret-tamente
    e assolutamente ebraica” (
    19
    ).
    LA FORMAZIONE RELIGIOSA DI
    MAOMETTO E IL SUO APOSTOLATO
    Maometto ora sa che gli idoli della “Ka‘ba”
    sono muti, che Dio non ha parlato. “Oh! Che
    notte solenne la notte della Rivelazione!” (
    20
    ).
    Avvenne sul Monte Sinai, Mosè era accompa-gnato
    da tutto il popolo eletto ai piedi della
    montagna, una voce lo chiamò e Dio gli rivelò
    la Legge, gli consegnò un Codice, il Corano,
    che è sia un libro religioso sia un codice legisla-tivo,
    in ebraico “Toràh” (il messaggio religioso
    di “Yahwé” e la sua legge). E il Corano ebraico
    o “Toràh” avrebbe dovuto dirigere tutti gli uo-mini
    (
    21
    ). In conclusione per il Théry, non è
    “Allah” che ha rivelato a Maometto la storia di
    Israele, Maometto non è un profeta ma solo
    l’allievo devoto di un rabbino, il monte Hirà,
    come duplicato del Sinai non esiste: Maometto,
    in sostanza, è solo il canale attraverso il quale
    filtra l’insegnamento rabbinico per la giudaiz-zazione
    dell’Arabia. Gli arabi che poi hanno
    seguito Maometto hanno gradatamente messo
    da parte l’origine giudaico-rabbinica dell’Islàm,
    per affermare e marcare sempre di più la rive-lazione
    di “Allah” a Maometto per la gloria de-gli
    arabi stessi, che hanno quindi soppiantato
    gli ebrei nella loro missione.
    GLI INSEGNAMENTI DEL RABBINO A
    MAOMETTO
    Con la conversione di Maometto al Giu-daismo,
    secondo il Théry, il lavoro del rabbino
    non è finito, perché il suo vero fine era la con-versione
    di tutti gli arabi alla Sinagoga giudai-ca.
    Il suo compito adesso è quello di formare
    lo spirito del neofita, di farne un apostolo del
    Giudaismo tra i suoi connazionali; Maometto
    sarà così istruito profondamente sulla storia di
    Israele, imparerà a pregare come gli ebrei, a
    prosternarsi verso l’oriente, ad invocare il no-me
    del Dio Unico (ma non Trino!). Nell’am-bito
    delle conoscenze religiose, “Gli Atti
    dell’Islàm” non portano nulla di nuovo alla
    letteratura giudaico-talmudica e alla storia sa-cra
    dell’Antico Testamento: un paradiso ter-reno,
    o meglio carnale, è promesso a coloro
    che si sottometteranno al Dio Unico d’Israele.
    L’apologetica usata per la conversione degli
    arabi si fonda non sui motivi di credibilità e
    sui “preambula fidei”, ma sugli istinti più ele-mentari
    dell’uomo, sulla promessa di una vita
    futura di piaceri appetibili in cambio della
    conversione al Giudaismo (
    22
    ). Spinto dalla
    moglie, ammaestrato dal rabbino, il giovane
    cammelliere non poteva lasciarsi sfuggire l’oc-casione
    che gli si presentava: divenne l’apo-stolo
    del Giudaismo tra gli arabi.
    REAZIONE DEGLI ABITANTI DELLA
    MECCA DI FRONTE ALLA PREDICA-ZIONE
    DI MAOMETTO
    Di fronte alla predicazione della storia sa-cra
    di Israele, gli abitanti della Mecca rispon-dono
    malamente e con animosità. Non vo-gliono
    seguire il giovane arabo convertitosi
    alla religione della moglie. Anche se confor-tato
    dal rabbino, Maometto è scoraggiato ed
    è tentato di ritornare alla sua vecchia idola-
    tria. “Sono stati sul punto di sedurti e di allon-tanarti
    da ciò che ti abbiamo insegnato” (
    23
    ).
    IL CORANO ARABO: IL “CORABÒR”
    E IL “CORABSCRÌT”
    Secondo il Padre Théry l’obiezione degli
    abitanti della Mecca, che il Corano rivelato
    da Dio a Mosè è scritto in ebraico e che per-tanto
    essi non possono né leggerlo né capir-lo,
    induce il rabbino a riscriverlo in arabo.
    Nella prima fase dell’apostolato del rabbino
    non si trova traccia di un testo religioso per
    gli arabi; nella seconda, invece, che inizia
    con la sura LXXX, il rabbino racconta agli
    idolatri che esiste un libro di Verità e di dire-zione,
    composto di fogli molto antichi, scritti
    da Abramo, Mosè, Aronne. Questi fogli for-mano
    il Corano, cioè un Libro o libro di Mo-sè.
    Tuttavia quando il rabbino, nella sura
    LXXXV, 21, parla per la prima volta di un
    Corano glorioso “su una tavola conservata”,
    si riferisce ancora al Corano di Mosè (o Pen-tateuco)
    in lingua ebraica. Solo negli “Atti
    dell’Islàm” si farà allusione ad un Corano in
    lingua araba (
    24
    ): “Lo abbiamo reso facile
    per la tua lingua”, ed anche “L’abbiamo ri-velato
    sotto forma di rivelazione araba” (
    25
    ).
    In conclusione, il Corano in arabo appa-re
    come l’opera di un rabbino che ha tradot-to
    e adattato in lingua araba il Pentateuco
    mosaico e non contiene nessun nuovo dog-ma,
    nessuna originalità, nessuna nuova Ri-velazione.
    “Allah” non è nient’altro che la
    traduzione araba di “Jahwé” (il Dio Unico).
    Il Corano ha per autore “Jahwé ”, che lo ha
    consegnato in lingua ebraica a Mosè nel
    1280 a. C. ed è stato fatto conoscere agli
    arabi con una traduzione del VII sec. d. C.
    Secondo il Padre Théry, Maometto con-segnerà
    il Corano arabo ai suoi connazionali
    in due momenti successivi, dapprima oral-mente
    e in un secondo tempo per scritto. La
    prima tappa è quella del “CORABÒR”
    (CORano AraBo ORale), la seconda quella
    del “CORABSCRÌT” (CORano AraBo
    SCRITto), traduzione in arabo del Corano
    ebraico di Mosè.
    LA COMPOSIZIONE DEL CORANO E
    L’ATTIVITÀ LETTERARIA DEL RAB-BINO
    DELLA MECCA
    Recitano i versetti 86-87 della sura XV:
    “In Verità il tuo Signore è il Creatore, l’Onni-sciente.
    Noi t’abbiamo già portato I SETTE
    (VERSETTI) DELLA RIPETIZIONE e
    DEL CORANO SUBLIME”.
    Questi due versetti sono indirizzati dal rab-bino
    a Maometto per dirgli che il suo Signore
    è il Creatore, e non gli idoli della “Ka‘ba”. Il
    loro autore è colui che ha già composto i sette
    versetti della Ripetizione ed il Corano subli-me,
    cioè il medesimo rabbino che ha compo-sto
    gli “Atti dell’Islàm”e il Corabscrìt.
    1) LA “PREGHIERA DELLE LODI”
    OVVERO “I SETTE VERSETTI DELLA
    RIPETIZIONE”. L’autore è evidentemente
    un ebreo: “Il tuo Signore è l’Onnisciente”, non
    quindi gli idoli della “Ka‘ba”. Nell’affermare
    poi di aver già “portato i sette versetti della Ri-petizione”,
    ricorda all’allievo di aver già com-posto
    “sette versetti” speciali prima del Corab-scrìt.
    Questi versetti infatti sono ben diversi da
    quelli contenuti nel Corabscrìt, e formano un
    tutto molto netto, concreto, breve: sono desti-nati
    ad una ripetizione frequente; da qui il no-me
    di “Versetti della Ripetizione”. Sono bre-vi,
    recitati frequentemente, quindi sono una
    preghiera; sono la preghiera in sette versi che i
    musulmani premettono alla loro raccolta di
    sure. Per arrivare a tale conclusione il Padre
    Théry si fonda sull’esegesi del versetto 87 del-la
    Sura XV degli “Atti dell’Islàm”, che recita:
    “T’abbiamo già portato i sette (versetti) della
    Ripetizione e del Corano sublime”. Egli dimo-stra
    che tale preghiera è stata composta già
    all’epoca della sura XV ed è posteriore al Co-rabòr,
    che il rabbino raccontava a Maometto.
    Durante tale periodo non vi è alcuno
    scritto arabo del rabbino della Mecca, che si
    serve unicamente del “Corano” di Mosè (o
    Pentateuco) in ebraico, per fare “catechi-smo”
    a Maometto in lingua araba, trasfor-mandolo
    così in Corabòr. Inoltre il rabbino
    parla prima dei “Sette Versetti della Ripeti-zione”
    e poi del “Corano Sublime”, dando
    una priorità cronologica alla “preghiera del-le
    lodi” rispetto al Corabscrìt, redatto con fi-ne
    apologetico per consentire agli arabi,
    ostili alla predicazione di Maometto, di co-noscere
    direttamente da un testo scritto la
    Rivelazione di Yahwé sul Monte Sinai. La
    “Preghiera delle Lodi”, invece, contempora-nea
    del “Corabscrìt” non è un’opera apolo-getica,
    e, rivolgendosi agli arabi GIÀ con-vertiti
    al Giudaismo, presuppone l’esistenza
    di una comunità di musulmani ormai conver-titi
    al Dio d’Israele, dopo aver abbandonato
    gli idoli della “Ka‘ba”.
    2) IL CORANO ARABO SCRITTO
    (CORABSCRÌT).
    Mentre componeva la “Preghiera delle
    Lodi”, il rabbino lavorava anche alla tradu-zione
    in arabo del Corano di Mosè, il Corab-scrìt
    o Corano sublime di cui parla la sura
    XV, vers. 87. Ma che cosa significa esatta-mente
    Corano? È uno scritto destinato alla
    recita, un libro che si legge ad alta voce e
    che si salmodia, ed è anche un libro di inse-gnamenti.
    Traducendo e adattando in arabo
    il Pentateuco mosaico il rabbino aveva come
    scopo unico quello di insegnare agli arabi la
    rivelazione sinaitica; è per questo che il Co-rabòr
    ed il Corabscrìt non sono altro che una
    ripetizione (orale e scritta) del Corano di
    Mosè. Negli “Atti dell’Islàm” (l’attuale Co-rano)
    si legge: “Il libro di Mosè è un modello
    (una guida) della Misericordia divina” (
    26
    ).
    Dio è l’autore delle verità che contiene,
    avendole rivelate a Mosè nel 1280 sul Monte
    Sinai, come confermano le sure del Corano
    arabo: “Esso (Corano) è la conferma di ciò
    che era prima di lui (Pentateuco). Non è che
    la spiegazione del libro del Signore dei Mon-di”
    (
    27
    ). “Prima di questo qui (Corano arabo)
    vi era il libro di Mosè: è un libro che confer-ma
    l’altro, in lingua araba” (
    28
    ).
    3) GLI ATTI DELL’ISLÀM.
    Oggi conosciamo un libro chiamato im-propriamente
    “Corano”, che comprende 114
    capitoli o sure e 6.226 versetti. Non vi è iden-tità
    - afferma il Padre Théry - tra il Corano
    arabo, composto dal rabbino della Mecca nel
    VII secolo, ed il Corano ufficiale che posse-diamo
    oggi (che sarebbe meglio definire “At-ti
    dell’Islàm”); in definitiva il “Corano” attua-le
    non è quello originale. In effetti ai vv. 86-87
    della XV sura l’autore ricorda a Maometto
    che ha già composto due opere, una “Pre-ghiera
    delle Lodi” e il “Corano Sublime”:
    questa affermazione mostra che è quindi an-
    che autore di una TERZA OPERA, quella
    attuale che comprende la XV sura. Perciò ci
    troviamo in presenza di tre opere distinte:
    1. La Preghiera delle Lodi o Sette versetti.
    2. Il Corano arabo (orale o scritto)
    [smarrito].
    3. Un terzo scritto (che include la sura
    XV, i cui vv. 86-87 ci parlano delle due opere
    precedenti). Soltanto leggendo i vv. 86-87 si
    può concludere che l'opera alla quale appar-tengono,
    chiamata volgarmente o erronea-mente
    Corano, è nettamente diversa dal “Co-rabòr”
    o dal “Corabscrìt”, e andrebbe chia-mata
    Pseudo-Corano o “Atti dell’Islàm”. Le
    differenze esistenti tra le due opere, il Corano
    arabo e il “Corano attuale” sono di tre tipi.
    1° DIFFERENZA CRONOLOGICA.
    All’epoca della sura XV, il “Corabòr” e il “Co-rabscrìt”
    sono già ultimati: “Ti abbiamo già por-tato
    il Corano Sublime”. Si può quindi afferma-re
    che il “Corabscrìt” sia stato composto all’ini-zio
    del secondo periodo della Mecca: “Ti abbia-mo
    reso facile, per la tua lingua araba, il Corano
    di Mosè”. L’adattamento del Corano di Mosè è
    ormai terminato quando il rabbino scriveva gli
    “Atti dell’Islàm” che contengono la sura XV;
    ma il libro cui questa appartiene non è ancora
    compiuto interamente: iniziato con l’apostolato
    del rabbino, ne racconta le peripezie e lo segue
    finché è in vita. Sarà compiuto solo con la fine
    dell’apostolato del rabbino per la conversione
    di Maometto e tramite lui dell’intero popolo
    arabo. Per la sua natura questo libro, che è co-me
    un diario della vita apostolica del rabbino
    della Mecca, ed ha somiglianze con “Gli Atti
    degli Apostoli” di noi cristiani, è stato definito
    dal Padre Théry gli “Atti dell’Islàm”, probabil-mente
    ultimato nella sua stesura definitiva a
    Medina, anche se iniziato a La Mecca.
    2° DIFFERENZA DI SCOPI.
    IL Corano arabo è essenzialmente: a) un
    libro di preghiere ebree, destinate a far
    prendere coscienza della Provvidenza di Dio
    agli arabi della Mecca, a far loro abbandona-re
    il politeismo per abbracciare la fede in
    Yahwé. b) È anche un libro liturgico: come si
    recita la Toràh (o Corano ebraico) in ebraico
    nelle sinagoghe, così i giudeo-arabi o musul-mani
    (sottomessi a Yahwé, Dio Unico di
    Israele) dovranno nelle loro assemblee reci-tare
    il Corano arabo, in lingua araba.
    Gli Atti dell’Islàm, al contrario, non sono
    né un libro di preghiere, né un libro liturgi-co,
    ma la cronaca del lavoro apostolico del
    rabbino della Mecca e di Maometto.
    3° DIFFERENZE LETTERARIE.
    Il matrimonio di Maometto con Khadigia, raffigurata
    velata e con la fiamma intorno al capo
    (Miniatura turca XVI sec.)
    - Il Corano arabo doveva essere essen-zialmente
    un libro dogmatico, di insegna-mento,
    stabile ed immutabile.
    - Gli Atti dell’Islàm ci raccontano, invece,
    le mille peripezie dell’affermarsi, a La Mecca,
    della religione giudaico-rabbinica e le violen-te
    lotte del periodo medinese. È una vera
    CRONACA che ci narra le reazioni degli abi-tanti
    della Mecca i quali non vogliono rinun-ciare
    ai loro idoli e alle gesta di Maometto,
    sotto l’influsso di Khadigia e del rabbino. «In
    breve – conclude il Padre Théry – il libro de-gli
    “Atti”, che tutti chiamano oggi “il Cora-no”,
    non è il Corano arabo, o l’adattamento
    in arabo del Corano di Mosè. Delle tre opere
    composte in arabo dal rabbino della Mecca, si
    sono conservate, fino ad oggi, la “Preghiera
    delle Lodi” e “Gli Atti dell’Islàm”» (
    29
    ).
    LA SORTE DEL CORANO ARABO
    IL CORANO ARABO È PERSO. Sor-ge
    spontanea una domanda: “Che fine ha
    fatto?” Bisognerebbe cercare nella massa di
    manoscritti arabi per vedere se esiste una
    versione araba del Pentateuco ed una volta
    trovatala confrontarla con i racconti brevi
    della storia sacra di Mosè che troviamo negli
    “Atti dell’Islàm”. Il fatto certo - secondo il
    Padre Théry - è che il vero Corano arabo è
    smarrito. Esso non era altro che la spiegazio-ne
    delle principali storie dell’Antico Testa-mento
    scritte in ebraico. Oggi nessuno pos-siede
    tale libro. I musulmani contemporanei
    di Maometto e del suo maestro lo possede-vano;
    quelli attuali non lo possiedono più.
    L’unico scritto del VII secolo ancora in loro
    possesso è la “Preghiera delle Lodi” o i “Set-te
    versetti della Ripetizione”, posta come pro-logo
    ai loro “Atti”, anch’essi del VII secolo.
    Tuttavia negli “Atti dell’Islàm” si trovano
    degli ESTRATTI (oltre alla storia della giu-daizzazione
    dell’Arabia) del Corano arabo
    vero. Gli “Atti” hanno quindi un’enorme im-portanza
    per la conoscenza dell’esistenza
    della data dell’autore del “Corabscrìt” e, par-zialmente,
    del suo contenuto. È quasi come
    se, per assurdo, si fossero smarriti i quattro
    Vangeli, ma si fossero conservati gli “Atti de-gli
    Apostoli”. Grazie agli “Atti dell’Islàm”
    siamo in grado di conoscere qualcosa
    sull’origine dell’Islàm: anche gli “Atti” sono
    un libro giudaico, ma di un Giudaismo DI-LUITO,
    per non urtare la suscettibilità degli
    arabi idolatri. Il rabbino, secondo il Théry, si
    accontenta di parlare dell’esistenza di un Dio
    Unico, della sua bontà, della Resurrezione.
    Quanto alla storia sacra che costituiva l’es-senza
    del vero Corano, negli “Atti” è appena
    accennata, perché dei personaggi dell’Antico
    Testamento (Mosè, Abramo, Noè, ecc.) vi
    sono solo richiami e vaghi ricordi.
    La perdita del Corano è un fatto grave, ma
    è attenuato dalla presenza degli “Atti”, che ne
    permettono una parziale ricostruzione. Quan-to
    poi alle congetture sulla sorte del Corano
    arabo autentico, si può pensare che sia stato
    distrutto a Medina da Othmàn o Abu-Bakr,
    oppure che sia andato perso… ma non si pos-sono
    avere certezze in tal senso.
    I PRIMI MUSULMANI
    Il primo periodo della Mecca è caratte-rizzato
    dall’apostolato del rabbino e dalla
    conversione di Maometto al Giudaismo; il
    secondo dalla presenza del Corano arabo
    orale con il quale Maometto catechizzerà i
    suoi connazionali.
    Egli ormai fa parte dei “prosternati” (
    30
    ),
    che nella letteratura rabbinica sono gli ado-ratori
    di Yahwé, cioè gli ebrei. Maometto
    prega prosternato come loro, frequenta la si-nagoga,
    ha la loro ‘fede’. Riunisce gli arabi
    per farli diventare anch’essi prosternati.
    Qui occorre analizzare una parola fonda-mentale,
    che basta da sola a farci capire l’es-senza
    dell’Islàm. I grandi dell’Antico Testa-mento
    furono grandi perché SOTTOMESSI
    A DIO e il Corano arabo li presenta come
    modelli da seguire: il musulmano perciò (o
    l’arabo che accetta il Corano arabo) è un
    SOTTOMESSO a Dio, un MUSLIM (o mu-sulmano).
    E i Patriarchi furono sottomessi
    alla volontà di Dio e quindi “musulmani”.
    All’epoca del rabbino maestro di Maometto,
    i termini musulmano e Islàm non rappresen-tano
    una nuova religione, ma la religione del
    passato rispetto al Cristianesimo, la religione
    mosaico-talmudica che rifiuta proprio la di-vinità
    del Cristo. I musulmani per eccellenza
    sono quindi gli ebrei; gli arabi li dovranno
    imitare, sono musulmani per partecipazione.
    La religione dei musulmani (o dei sottomessi
    a Dio) si chiama ISLÀM e non è nient’altro
    che la religione della Sinagoga giudaico-tal-mudica
    esportata in Arabia: Islàm quindi si-gnifica
    SOTTOMISSIONE TOTALE AL-LA
    VOLONTÀ DI DIO. “Colui che Yahwé
    (o Allah, in arabo) vuole salvare / dilata il
    suo cuore fino all’Islàm [alla sottomissione
    totale della sua volontà a Dio]” (
    31
    ). Verrà un
    tempo in cui gli arabi, volendo far dimenti-care
    le loro origini giudaiche (quanto alla re-ligione
    che abbracciarono nel VII secolo con
    Maometto), si dichiareranno i soli ed auten-tici
    MUSULMANI e non più i MUSULMA-NIZZATI;
    i soli rappresentanti dell’ISLÀM
    e non gli ISLAMIZZATI. Sarà questo l’ini-zio
    della grande montatura religiosa del ba-cino
    mediterraneo (
    32
    ), la quale ci presenterà
    “Allah” che rivela al suo profeta Maometto
    il Corano, ossia la religione musulmana o
    islamica come un qualcosa di proprio degli
    arabi, nuovo popolo eletto da Dio, totalmen-te
    “sottomessi” alla sua Volontà.
    DISPUTE TRA I CRISTIANI DELLA
    MECCA ED IL RABBINO
    I cristiani che vivevano a La Mecca, se-condo
    il Théry, avevano sottovalutato gli inizi
    della predicazione del rabbino, ma comincia-rono
    ben presto ad inquietarsi quando videro
    i progressi del Giudaismo tra il popolo arabo.
    Maometto aveva già convinto qualcuno dei
    suoi compatrioti e il rabbino aveva già tradot-to
    in arabo il Pentateuco e vi aveva aggiunto
    le integrazioni talmudiche ed anticristiane. I
    cristiani si decisero allora ad entrare pubblica-mente
    nella disputa che vedeva opporsi gli
    idolatri ai giudaizzanti. Come il rabbino aveva
    predicato a Maometto i personaggi dell’Anti-co
    Testamento, così i cristiani dovettero predi-care
    loro i personaggi del Nuovo Testamento
    e specialmente San Giovanni Battista, la Ma-donna
    e Nostro Signor Gesù Cristo. Non pos-sediamo
    naturalmente il testo delle prediche
    dei cristiani della Mecca, ma negli “Atti
    dell’Islàm” leggiamo le risposte del rabbino, e
    a partire da queste possiamo risalire a quelle.
    Naturalmente i cristiani non rifiutano la rive-lazione
    sinaitica. Come ogni buon cristiano
    accettano l’Antico Testamento, perfezionato
    nel Vangelo di Gesù Cristo; rifiutano però le
    favole talmudiche che hanno storpiato la Ri-velazione
    sinaitica. Il punto nodale che separa
    il cristiano dall’ebreo (e quindi dal musulma-no)
    è il dogma dell’Unità e Trinità di Dio e
    della Incarnazione, Passione e Morte di No-stro
    Signor Gesù Cristo. I cristiani della Mec-ca
    predicavano la SS. Trinità e l’Incarnazione
    del Verbo eterno, Nostro Signor Gesù Cristo
    crocifisso dai giudei, per mantenere gli arabi
    al Cristianesimo e liberarli dal Talmudismo.
    La conversione di Maometto al Giudaismo
    era assai pericolosa per il Cristianesimo, che
    in Arabia aveva già conosciuto momenti di
    fortuna e di successi. Sulla base delle risposte
    fornite dal rabbino della Mecca negli “Atti
    dell’Islàm”, si può evincere che i cristiani della
    Mecca avessero incentrato la loro predicazio-ne
    (per convertire gli idolatri al Cristo, mante-nere
    cristiani gli arabi già convertiti ed impe-dire
    che l’apostolato di Maometto tra i suoi
    compatrioti portasse frutti) su tre temi princi-pali:
    San Giovanni Battista, la Madonna SS. e
    Nostro Signor Gesù Cristo. E sono proprio
    questi tre temi che il rabbino riprende, con-trattaccando,
    negli “Atti dell’Islàm” allorché
    mischia ai suoi racconti sui Patriarchi dell’An-tico
    Testamento (che sono i veri muslim, cioè
    sottomessi) alcune storie del Nuovo Testa-mento,
    svuotate di ogni sapore cristiano, anzi
    con un contenuto essenzialmente anti-cristia-no.
    Le storie del Battista, di Maria e di Gesù
    negli “Atti dell’Islàm”, sono soltanto la rispo-sta
    del Giudaismo alla predicazione dei cri-stiani
    della Mecca e avevano come unico sco-po
    quello di convertire gli arabi al Giudaismo.
    Non è vero che il Corano attuale ha dei punti
    di contatto col Cristianesimo! Al contrario!
    Se il rabbino parla di Gesù è solo per dire che
    non era Dio, era un grand’uomo, ma non Dio
    e questo - evidentemente - non è un punto di
    contatto col Cristianesimo, ma di rottura. I tre
    personaggi del Vangelo, il Precursore di Gesù,
    la Madre di Gesù e Gesù stesso non sono pre-sentati
    come oggetto di fede musulmana, ma
    sono confutati, svuotati di ogni valore cristia-no.
    In breve Gesù Cristo, negli “Atti
    dell’Islàm”, non è il Cristo del Vangelo, la se-conda
    Persona della SS. Trinità incarnatasi nel
    seno di Maria, per cui il Battista non è il Pre-cursore
    del Messia né Maria è la Madre di
    Dio. Queste figure hanno perso del tutto
    nell’attuale Corano ogni significato cristiano,
    anzi esse sono l’opposto del Cristianesimo che
    è la Religione della divinità di Gesù Cristo. Se
    il rabbino ha contrattaccato, lo ha fatto per ri-spondere
    alle obiezioni mosse al suo apostola-to
    dai cristiani della Mecca, che annunciavano
    il Cristo crocefisso “follia per gli idolatri e
    scandalo per i giudei”. È quindi ora di smette-re
    di presentare l’attuale Corano, ecumenica-mente,
    come un libro rispettoso del Cristiane-simo!
    (Tali proposizioni non vengono da “Al-lah”
    e da Maometto suo profeta, ma dal rab-bino
    della Mecca successore dei crocefissori
    di Nostro Signor Gesù Cristo).
    Gli “Atti dell’Islàm” ci parlano del Battista
    (
    33
    ), ma totalmente separato da Gesù Cristo
    (di cui invece è il Precursore), come uno dei
    tanti miracoli che Yahwé ha fatto ad Israele: è
    una persona dell’Antica Alleanza che non ha
    nulla a che fare con la Nuova ed Eterna. An-che
    la Madonna SS. negli “Atti dell’Islàm” (
    34
    )
    non ha nulla in comune con la Vergine Maria,
    Madre di Dio. Come già aveva fatto per il
    Battista, il rabbino sposta Maria nell’Antica
    Alleanza ed ignora ogni rapporto di Maria
    con la Nuova ed Eterna. Nonostante ciò si
    trovano sempre, purtroppo, dei cristiani am-malati
    di sincretismo che vogliono a tutti i co-sti
    vedere nel “Corano” un rispetto ed una de-vozione
    mariana che non esiste assolutamente
    se non nella loro fantasia. Ad esempio secon-do
    il rabbino Maria SS. è la Maria sorella di
    Mosè ed Aronne, vissuta 1200 anni prima del-la
    Madonna (
    35
    ): “O sorella d’Aronne, tuo pa-dre
    non era un padre indegno, né tua madre
    una prostituta”. Infine veniamo a Gesù, “pie-tra
    d’angolo e d’inciampo”. Lo pseudo-Cora-no
    cercherà di distruggere la sua Persona divi-na,
    che fa sussistere in Sé due nature, quella
    divina ab æterno e quella umana, assunta nel
    seno della Beata Vergine Maria. Gesù, per il
    rabbino, non è che un Profeta ebreo e sarebbe
    blasfemo chiamarlo Dio… Ma qualcuno, co-me
    ci narra il Vangelo, aveva già gridato alla
    bestemmia quando sentì Gesù stesso afferma-re
    di essere Dio: e costui era Caifa, sommo sa-cerdote
    della religione giudaica! E lo pseudo-Corano
    mette specialmente in guardia contro
    questa, secondo loro, pericolosa eresia di fare
    del Cristo Dio: “Yahwé ha dato a Mosè la
    Scrittura, per avvertire coloro che dicono: ‘Dio
    ha preso per sé un figlio’… Mostruosa parola
    che esce dalle loro bocche. Non dicono che bu-gie”
    (
    36
    ); “In verità Yahwé… non ha preso né
    compagna né figlio” (
    37
    ). Per il Corano attuale
    Gesù non è che un servo di Yahwé, un buon
    profeta, ma non è assolutamente il Figlio di
    Dio, consustanziale al Padre
    ALTRE AUTORITÀ
    Vi sono altre autorità, che possono esse-re
    citate come controprova della conclusione
    a cui giunge il Padre Théry. Eccone alcune.
    Secondo Edouard Pertus, Maometto
    avrebbe frequentato a La Mecca alcuni cri-stiani-
    giudaizzanti, e ciò spiegherebbe la fal-sa
    interpretazione del Cristianesimo conte-nuta
    nel Corano, quale, ad esempio, la nega-zione
    della divinità di Nostro Signor Gesù
    Cristo e della divina maternità di Maria, pro-fessata
    già da Nestorio (
    38
    ).
    Anche lo storico ebreo Bernard Lazare
    afferma che “Maometto fu nutrito dello spiri-
    to giudaico” (
    39
    ). La posizione di uno dei più
    famosi Islamologi attuali, Bernard Lewis (an-ch’egli
    ebreo) è la seguente: “Gli ebrei, com-presi
    quelli ‘convertiti’ al Cristianesimo, re-stavano
    degli orientali; nello scontro sulla
    questione orientale, prendevano le parti
    dell’Asia contro l’Europa, del mondo islami-co
    contro quello cristiano. L’AMICIZIA
    FRA EBREI E MUSULMANI ERA UN
    FATTO SCONTATO… Per molti secoli, più
    in passato che ora, ovviamente [dopo la crea-zione
    dello Stato di Israele, n.d.r.], LA MAG-GIORANZA
    DEL POPOLO EBRAICO
    HA MANIFESTATO UNA VIVA SIMPA-TIA
    PER I MUSULMANI. Un nemico co-mune
    è un gran vincolo d’amicizia e DAL
    MOMENTO CHE I CRISTIANI ERANO
    NEMICI SIA DEI MUSULMANI CHE
    DEGLI EBREI, QUESTI DUE POPOLI
    HANNO STRETTO UNA SORTA D’AL-LEANZA
    FRA LORO. …Al tempo delle
    crociate gli ebrei furono gli alleati che aiuta-rono
    i musulmani a respingere la marea
    dell’invasione cristiana… ed in Spagna gli
    ebrei sono stati gli alleati e gli amici fedeli dei
    mori contro gli abitanti cristiani del paese.
    …Gli ebrei avevano prosperato nella Spa-gna
    musulmana ed avevano trovato rifugio
    nella Turchia musulmana. …Nulla nell’Islàm
    era paragonabile a quell’odio specifico… di-retto
    contro gli ebrei nel mondo cristiano. …Si
    potrebbe… parlare di una TRADIZIONE
    GIUDAICO-ISLAMICA, dato che LA RE-LIGIONE
    MUSULMANA, …È STRETTA-MENTE
    LEGATA AI SUOI PROGENITO-RI
    EBRAICI” (
    40
    ).
    Per chiunque legga il Corano l’influsso del
    Giudaismo è evidente. Quanto poi all’inter-pretazione
    di tale influsso esistono diverse
    spiegazioni: c’è chi, come il Padre Théry, vede
    nel Giudaismo l’unico motore dell’Islàm, chi,
    come il Pertus, vede influssi giudaici e nello
    stesso tempo, anche se meno forti, nestoriani
    o di cristiano-giudaizzanti. Resta il fatto acqui-sito
    del rapporto causa-effetto tra Giudaismo
    post-biblico e Islàm, anche perché le eresie
    antitrinitarie o negatrici della divinità di Cri-sto
    (come il Nestorianesimo) furono ampia-mente
    fomentate dal Giudaismo (
    41
    ). Lo stesso
    Pertus riconosce che “il Corano fu profonda-mente
    impregnato, se non ispirato dal Giudai-smo”
    (
    42
    ). Ecco perché le parole di Arafat (il
    capo dell’O.L.P.) non devono stupirci: “IL
    GIUDAISMO È UNA PARTE DELLA
    MIA RELIGIONE” (
    43
    ); “VOGLIAMO LA
    PACE CON I NOSTRI CUGINI EBREI”
    (
    44
    ). Anche René Sirat, presidente dei rabbini
    europei, ha ribadito il legame che unisce il
    Giudaismo all’Islàm e l’opposizione che re-gna,
    al contrario, tra Israele e la Chiesa catto-lica
    romana. L’ex rabbino capo di Francia ed
    oggi presidente del consiglio permanente del-la
    Conferenza dei rabbini europei ha dichiara-to
    a “30 GIORNI”: “Mi auguro che sia possibile
    la stessa qualità di dialogo con i cristiani e con
    i musulmani. CON QUESTI ULTIMI NOI
    EBREI NON ABBIAMO ALCUN CON-TENZIOSO
    TEOLOGICO RELIGIOSO,
    PERCHÉ I MUSULMANI NON SOSTEN-GONO
    DI ESSERE IL VERO ISRAELE
    [come i cristiani]. Per loro noi siamo …il po-polo
    del Libro. DI CONSEGUENZA IL
    DIALOGO CON LORO SARÀ MOLTO
    PIÙ FACILE” (
    45
    ).
    «La polemica ebraica – scrive il Messori (
    46
    )
    - [è] convinta che IL VANGELO IN SE STES-SO
    (con quella sua vicenda di Passione e morte
    di Gesù anche per responsabilità del Sinedrio)
    costituisca una fonte perenne di ostilità antigiu-daica.
    Per dirla con la bruta sincerità di uno
    scrittore ebreo: ‘Fino a quando qualcuno pren-derà
    come storico il racconto evangelico della
    passione di Gesù, vi sarà pericolo per noi’.
    L’Islamismo non è invece considerato al-trettanto
    rischioso per gli ebrei, e si tende ad
    attribuire solo alle PARTICOLARI CIR-COSTANZE
    STORICHE lo scontro tra la
    Stella di David e la Mezzaluna musulmana.
    Per il passato anzi vi fu uno stretto lega-me
    tra Islàm ed ebraismo in funzione anti-cristiana:
    L’Islàm si stanziò qui [in Israele]
    col fattivo aiuto e tra le grida di esultanza di
    quegli stessi ebrei che ora tentano… di com-batterlo
    con le armi.
    Maometto muore nel 632. Bastano poco
    più di vent’anni alle orde arabe uscite dal de-serto
    per giungere in Occidente. …Un blitz
    vittorioso senza precedenti e che è meno in-spiegabile
    solo se si pensa al RUOLO CHE
    VI EBBERO ANCHE LE COMUNITÀ
    EBRAICHE. È infatti storicamente appura-to
    che, per avversione al Cristianesimo, GLI
    EBREI GIOCARONO IL RUOLO DI
    ‘QUINTE COLONNE’ A FAVORE DEI
    MUSULMANI. Non è leggenda, ma verità
    che sta anche nelle cronache arabe: si giunse
    a consegnare agli assedianti [musulmani] le
    chiavi delle città e a svelare i punti deboli
    della difesa. È un fatto che l’arrivo della ca-valleria
    araba fu salutato con entusiasmo da
    parte ebraica. …Come scrive … Daniel Ro-ps:
    “Gli ebrei si fecero, e con gioia, i furieri
    dei conquistatori musulmani. …NEI MO-MENTI
    DELLE INVASIONI, LE COMU-NITÀ
    GIUDAICHE FURONO COSTAN-TEMENTE
    CON GLI ASSALITORI”» (
    47
    ).
    Già nel 1833 lo studioso ebreo Abraham
    Geiger pubblicò il famoso libro Was hat
    Mohammed aus dem Judenthume aufgenom-men?
    (Che cosa ha assimilato Maometto
    dall’Ebraismo?), in cui, studiando l’influsso
    della religione giudaica postcristiana su
    quella Islamica, evidenziava gli elementi ve-terotestamentari
    e rabbinici nei primi testi
    islamici e arrivava alla conclusione che si
    trattava di CONTRIBUTI EBRAICI
    ALL’ISLÀM (
    48
    ).
    Questo primo studio, che precede quello
    del Padre Théry di ben centotrent’anni, fu
    seguito poi da molti altri. “Alcuni studiosi
    arrivarono perfino ad ipotizzare che Mao-metto
    avesse avuto insegnanti o educatori
    ebrei che gli avevano fornito i rudimenti del-la
    sua religione” (
    49
    ). Tali opinioni furono an-che
    condivise dal noto arabista scozzese Ri-chard
    Bell e dal grande studioso svedese Tor
    Andrae, professore di religioni comparate.
    «Più di recente si sono avuti nuovi approcci
    sull’argomento delle …influenze ebraiche.
    Mentre l’origine ebraica di alcuni concetti
    islamici è stata evidenziata inizialmente da
    studiosi ebrei, per lo più rabbini...
    Molto recentemente l’opera di due gio-vani
    studiosi …ha presentato la relazione
    storica fra Ebraismo e Islàm in una luce del
    tutto nuova, in cui il ruolo svolto dall’Ebrai-smo
    nell’Islàm viene descritto come qualco-sa
    di ben più importante di un semplice ‘con-tributo’
    o di una ‘influenza’. Questo lavoro
    che dipinge L’ISLÀM come una specie di
    DERIVATO …dell’ebraismo (
    50
    ) ha suscita-to
    violente controversie» (
    51
    ).
    Bernard Lewis, uno dei più noti orienta-listi
    contemporanei (
    52
    ), cita anche Hanna
    Zakarias (pseudonimo del padre Théry),
    “ben noto studioso domenicano” (
    53
    ). È inte-ressante
    ritrovare nel libro (
    54
    ) del Lewis le
    analogie tra Ebraismo e Islàm e una con-trapposizione
    tra Ebraismo e Cristianesimo
    molto più radicale di quella esistente tra
    Giudaismo e Islàm. Infatti “mentre gli ebrei
    riconoscevano l’Islàm come una religione
    strettamente monoteista dello stesso tipo
    della loro, avevano alcuni dubbi, condivisi
    dai musulmani, circa il Cristianesimo. …Era
    meno grave testimoniare che Maometto era
    il profeta di Dio, piuttosto che affermare che
    Gesù era il Figlio di Dio…
    Anche per quanto riguarda le regole ali-mentari
    Ebraismo e Islàm sono molto simili
    tra loro e dissimili dal Cristianesimo» (
    55
    ).
    Il problema dei rapporti tra Giudaismo e
    Islàm è stato recentemente trattato anche da
    Shelom Goitein, professore emerito presso
    l’Università Ebraica di Gerusalemme e attual-mente
    membro dell’Institute for Advanced
    Study di Princeton, il quale afferma: “La città
    di Medina …ospitava una popolazione ebrai-ca
    così grande che sotto il suo esempio… fu in
    grado di preparare i suoi vicini Arabi ad ac-cettare
    la religione monoteistica” (
    56
    ).
    Medina, centro principale dell’attività di
    Maometto, fu originariamente una città di
    Kohanim (sacerdoti) ebraici. “La testimonian-za
    più eloquente del carattere giudaico delle
    comunità israelite d’Arabia …si trova nello
    stesso Corano, che continuamente fa riferi-mento
    ai loro rabbini. Il Corano allude più
    volte al sabato come ad un giorno di riposo e
    al digiuno giudaico e ad altre leggi …le quali
    si riscontrano nella letteratura talmudica”(
    57
    ).
    Il Corano dice (
    58
    ) che la Resurrezione
    avverrà in un batter d’occhio; e questo ver-setto,
    fa notare lo studioso, viene recitato da-gli
    ebrei tre volte al giorno.
    “Infine nel Libro Sacro dell’Islàm si sono
    trovati inequivocabili ‘Midrashim’ giudaici,
    che finora non sono stati rintracciati nella let-teratura
    ebraica. …Perciò, se troviamo nel
    Corano iscrizioni che lodano gli ebrei perché
    osservano il sabato o li rimproverano perché
    così non fanno, queste leggende possono es-sere
    scaturite solo da una fonte ebraica” (
    59
    ).
    Il Goitein si chiede allora di quale reli-gione
    si sia servito Maometto come suo mo-dello
    immediato o quali siano stati i suoi
    maestri, dato che il Corano allude più volte
    a persone che istruirono il Profeta.
    La risposta può essere triplice.
    Una prima tesi sostiene che il Corano con-tiene
    una grande quantità di materiale che si
    può far risalire sia a fonti giudaiche che cristia-ne.
    Però (seconda tesi) ciò che Maometto dice
    riguardo a Gesù Cristo e al Cristianesimo non
    si può applicare a nessuna delle diverse confes-sioni
    cristiane di allora e dunque la proposta
    cristiana andrebbe scartata. Infine (terza tesi)
    potrebbe essere esistita una terza tradizione di
    tipo gnostico esoterico, che potrebbe avere in-fluenzato
    Maometto, una specie di gnosticismo
    cristiano riconducibile, quale antitradizione
    parassitaria, alla Càbala spuria giudaica.
    È in pratica la tesi di Harnack, secondo
    cui “l’Islàm è un rimaneggiamento della reli-
    gione ebraica su suolo arabo, dopo che la
    stessa religione ebraica ha subito modifiche
    da un cristianesimo gnostico-giudaico” (
    60
    ).
    Secondo il Goitein, però, questa tesi non
    può essere sostenuta, poiché la predica di
    Maometto non contiene nessuna reale idea
    gnostica e rivelerebbe un atteggiamento reli-gioso
    assai diverso da quello dei circoli eso-terici.
    La seconda tesi, come si è visto, sem-bra
    escludersi da sé: non resta quindi che
    scandagliare la pista ebraica nella formazio-ne
    dell’Islàm.
    Goitein sostiene che “nell’ultimo periodo
    della sua attività, a Medina, MAOMETTO
    FU INFLUENZATO IN MANIERA CON-SIDEREVOLE
    DAL PENSIERO E DAI
    MODI DI VITA DEGLI EBREI. …LA
    SPIRITUALITÀ DI MAOMETTO, con il
    suo irriducibile monoteismo [interpretato in
    funzione antitrinitaria, n.d.r.] EBBE IN CIÒ
    MOLTO DELLO SPIRITO DEL GIUDAI-SMO.
    …l’ipotesi che Maometto, all’inizio
    della sua attività di profeta, fosse principal-mente
    ispirato da cristiani …compresi i giu-deo-
    cristiani, sembra sia da scartare nel mo-do
    più assoluto per il semplice fatto che non
    c’è alcun riferimento alla figura (persino al
    nome) di Cristo. …Si ha l’impressione che
    Maometto abbia fatto uno studio specifico
    dei …dogmi cristiani unicamente in una fase
    molto più tarda della sua attività” (
    61
    ).
    La figura dominante del Corano, d’al-tronde,
    è Mosè, citato più di cento volte con-tro
    le quattro di Gesù Cristo. Inoltre le storie
    su Mosè pervadono tutto il Corano e non so-no
    limitate a certi capitoli specifici. Il gruppo
    ebraico, che influenzò Maometto, non era
    dunque una setta giudeo-cristiana ed ebioni-ta,
    poiché il CORANO PRESENTA DEL-LE
    AFFINITÀ STRETTISSIME CON LA
    LETTERATURA TALMUDICA.
    La soluzione posta dal Goitein perciò è
    quella dell’influsso del Giudaismo-talmudico
    sull’Islàm. “La battaglia che Maometto così
    gloriosamente e facilmente ha vinto sugli arabi
    compatrioti è stata decisa molti secoli prima
    sulle colline della Giudea. I VALORI reali
    DELLA FEDE IN UN SOLO DIO… GIUN-SERO
    A MAOMETTO, come egli mai cessò
    di mettere in evidenza, da ISRAELE” (
    62
    ).
    L’Islàm, come il Giudaismo, è una reli-gione
    di ‘Halaka’, cioè un precetto che rego-la
    MINUZIOSAMENTE tutti gli aspetti
    della vita. “Di fronte a queste considerazioni
    - conclude Goitein, confermando la conclu-sione
    del Théry - si è portati a pensare che
    L’INFLUENZA DEL GIUDAISMO SUL-L’ISLÀM
    DELLE ORIGINI DEVE ESSE-RE
    STATA MOLTO CONSIDEREVOLE,
    SE NON DECISIVA” (
    63
    ).
    Un altro noto storico e giornalista, Paul
    Johnson, scrive assai lucidamente sui rappor-ti
    tra Islàm e Giudaismo: “…l’Islàm fu in
    origine un movimento eterodosso all’interno
    del Giudaismo, divergendone al punto da di-ventare
    una religione a sé stante. … La pre-senza
    ebraica in Arabia è molto antica …
    Durante i primi tempi dell’era cristiana il
    Giudaismo si diffuse nell’Arabia settentrio-nale
    e alcune tribù divennero interamente
    ebraiche. Ci sono prove che poeti ebrei sia-no
    fioriti nella regione di Medina nel VII se-colo,
    ed è perfino possibile che uno stato do-minato
    da ebrei sia esistito lì in quel periodo.
    Secondo fonti arabe, circa venti tribù in Me-dina
    e dintorni erano ebree …L’influenza
    del Cristianesimo, che ai suoi occhi [di Mao-metto,
    n.d.r.] non poteva apparire stretta-mente
    monoteistico, fu molto lieve… Sem-bra
    che l’obiettivo di Maometto fosse quello
    di distruggere il paganesimo politeistico del-la
    civiltà delle oasi, trasmettendo agli arabi il
    monoteismo etico ebraico in un linguaggio
    che essi potessero capire ed in termini adatti
    ai loro costumi. Egli accettò il Dio degli
    ebrei e i loro profeti …il Corano essendo il
    sostituto arabo della Bibbia. Lo sviluppo da
    parte di Maometto di una religione a se stan-te,
    ebbe inizio quando si rese conto che gli
    ebrei di Medina non erano disposti ad accet-tare
    la sua versione araba arbitrariamente
    elaborata del Giudaismo” (
    64
    ).
    Sostanzialmente dello stesso avviso, ri-guardo
    all’origine dell’Islàm dal Giudaismo
    ed alla successiva ‘rottura’, è anche Lea Se-strieri:
    “In contatto con gli ebrei… gli arabi
    avevano acquistato una certa familiarità con
    l’idea monoteista. Non meraviglia perciò che
    in un determinato momento uno di essi… ab-bia
    sentito il richiamo del Dio unico. …È
    molto probabile… che gli arabi di religione
    essenzialmente idolatrica, arrivassero all’or-rore
    dell’idolatria attraverso il contatto co-stante
    con gli ebrei, che da secoli vivevano tra
    loro. …L’essenza della dottrina di Maometto
    può essere riassunta in questi punti: credere
    in Dio, negli Angeli, nelle Scritture… Ad essi
    può aggiungersi: la preghiera, l’elemosina, i
    digiuni, i pellegrinaggi a La Mecca. Ognuno
    di questi punti si riallaccia alla fede e alla pra-tica
    ebraica, compresa l’idea del pellegrinag-gio
    (in cui solo la città cambia)” (
    65
    ).
    La Sestrieri si domanda come si sia pro-dotta
    la rottura tra Giudaismo e Islàm, che
    oggi continuano a chiamarsi cugini (cfr. nota
    n° 51) e risponde: “La separazione tra Giu-daismo
    e Cristianesimo fu determinata … dal
    carattere cristologico di Gesù [e dalla divinità
    di Gesù, n.d.r.]… Ma nella predicazione di
    Maometto non vi sono dottrine che costitui-scano
    una separazione dall’ebraismo” (
    66
    ).
    Ecco spiegato in breve quanto si cerca di
    provare: tra Cristianesimo ed Ebraismo vi è
    una opposizione di contraddizione di carat-tere
    teologico: per il Cristianesimo Gesù è
    Dio; per il Giudaismo Gesù non è Dio. Tra
    Islàm e Giudaismo, invece, non vi è nessuna
    opposizione di carattere teologico, mentre vi
    è opposizione di contraddizione tra Cristia-nesimo
    e Islàm riguardo i due Misteri princi-pali
    della Fede: Unità e Trinità di Dio e In-carnazione,
    Passione e Morte di Gesù Cristo,
    vero Dio e vero Uomo.
    Secondo la Sestrieri la rottura tra Giudai-smo
    e Islàm avvenne per motivi caratteriali o
    personali; infatti “per una personalità come
    quella di Maometto la sfiducia degli ebrei
    dettata da superiorità e tradizione… furono
    più che sufficienti per produrre la rottura…
    Si potrebbe concludere perciò che la separa-zione
    Ebraismo-Islamismo è solo in parte re-ligiosa;
    fu dettata essenzialmente dal deside-rio
    di predominio dell’Islàm” (
    67
    ).
    Un altro eminente studioso, Günter
    Stemberger, ammette la dipendenza del-l’Islàm
    dal Giudaismo: “ALL’INIZIO L’E-BRAISMO,
    …HA FORTEMENTE IN-FLUENZATO
    L’ISLÀM, anche se in segui-to
    ne subì l’influenza feconda. …Proprio
    l’ambiente politico-culturale dell’Islàm ha
    contribuito alla diffusione del Giudaismo
    rabbinico” (
    68
    ); entra poi nei dettagli e con-ferma
    l’influsso rabbinico su Maometto: “Già
    molto prima di Maometto esistevano in Ara-bia
    comunità ebraiche: esse svilupparono
    un’intensa attività missionaria …MAOMET-TO
    ebbe così l’opportunità di incontrarsi con
    loro e di conoscerne la tradizione. …Egli
    BASÒ AMPIAMENTE LA SUA DOTTRI-NA
    SULLA TRADIZIONE BIBLICO-EBRAICA.
    …Vi sono TANTISSIMI ELE-MENTI
    CHE COLLEGANO chiaramente
    IL CORANO e il pensiero islamico posterio-re
    ALLA TRADIZIONE EBRAICA” (
    69
    ).
    Lo Stemberger passa poi ad elencare i
    punti di contatto tra Islamismo e Giudaismo:
    la fede, la legge religiosa ed il materiale nar-rativo,
    cose che già abbiamo visto nel corso
    dell’articolo. Sembra però opportuno soffer-marsi
    sulle prescrizioni legali riguardo ai ci-bi.
    Maometto riprende sostanzialmente i di-vieti
    già noti al Giudaismo, anche se pur con
    meno proibizioni. Tuttavia “si permette ai
    musulmani di mangiare la carne macellata
    dagli ebrei” (
    70
    ).
    Il Verminjon risponde alla domanda solleva-to
    dalla Sestrieri, sulla rottura tra Giudaismo e
    Islàm, facendo un pararallelo con Lutero: «Lu-tero…
    si schierò per gli ebrei e fu da questi so-stenuto;
    ma quando il fuoco dell’eresia fu acce-so,
    essi, facendo macchina indietro, si ritirarono.
    Per tale voltafaccia lo stesso Lutero li investì
    con l’opuscolo Gli ebrei e le loro menzogne… Il
    rabbino Camerini riconosce che la Riforma, te-nendo
    occupati i cristiani a lottare tra loro (pro-prio
    come era voluto dal Giudaismo), segnò una
    tregua alle persecuzioni antisemite. …E non si
    pensi che allo stesso sorgere del Maomettanesi-mo
    sia stato estraneo l’intervento della Sinago-ga.
    Maometto, in principio, fu aiutato da ebrei
    col consiglio e con l’oro. Ma UNA VOLTA
    CHE TALE RELIGIONE SI DIFFUSE, ESSI
    TROVARONO IL MODO DI RITIRARSI
    ALLA CHETICHELLA. …Fu, in realtà, il fa-natismo
    di un pugno di ebrei, fra i più reputati
    della città di Medina, che gettò le fondamenta
    della potenza politico-religiosa dell’Islàm. Dopo
    di che, più facilmente, si arguisce quanto il
    Giudaismo abbia interesse a che i “goim” lotti-no
    tra loro e siano al massimo grado divagati da
    quelle cose che risultino più distraenti» (
    71
    ).
    Sembra quindi del tutto lecito affermare
    che, se il Marxismo è una versione laicizzata
    del Giudaismo talmudico, l’Islamismo è un
    Giudaismo semplificato ed armato contro i
    cristiani. È proprio dell’Islàm voler imporre
    la mezzaluna con la spada, mentre la Chiesa
    ammette il ricorso alla forza solo per impe-dire
    all’eretico di spargere l’errore nella so-cietà
    (
    72
    ) o per difendersi dall’attacco di un
    ingiusto aggressore, fosse anche un non bat-tezzato
    sul quale non ha giurisdizione.
    “La guerra contro gli infedeli è uno dei
    doveri più sacri raccomandati dall’Islàm.
    …la guerra santa non deve né cessare né es-sere
    interrotta prima che il mondo sia tutto
    sottomesso all’Islàm” (
    73
    ).
    Come non essere preoccupati, allora, di
    fronte al fenomeno sempre più invadente di
    milioni e milioni di musulmani che si sono
    infiltrati nell’Europa (una volta) cristiana
    per volerla musulmanizzare?
    Nel 1981 il dr. Israël Shahak (presidente
    della Lega israeliana dei diritti dell’uomo,
    professore di chimica all’Università ebraica
    di Gerusalemme) scriveva un’appendice ad
    un articolo intitolato: “La religione ebrea e le
    sue attitudini rispetto alle altre nazioni” (in
    Khamsin N° 9, 1981, Ithaca Press, London).
    Tale appendice è stata tradotta in francese
    da Jacques Monnot, e riportata come post-fazione
    al libro “L’Azyme de Sion” del gene-rale
    Moustafà Tlass (prima edizione france-se
    1990, Damasco, Siria, pagg. 303-365).
    Ebbene anche il dott. Shahak ammette, in
    tale appendice, che “l’Islàm è considerato
    [dal sistema giuridico giudaico, n.d.a.] più fa-vorevolmente
    del Cristianesimo” (op. cit.,
    pag. 328). «IL GIUDAISMO È IMPRE-GNATO
    - spiega il dott. Shahak - DI UN
    PROFONDO ODIO VERSO IL CRISTIA-NESIMO...
    Tale odio risale all’epoca in cui il
    Cristianesimo era ancora debole... Tale atti-tudine...
    è fondata su due elementi principali:
    in primo luogo, sull’odio e le calunnie contro
    Gesù... In secondo luogo per ragioni teologi-che,
    ...secondo le quali il Cristianesimo è po-sto
    (dall’insegnamento rabbinico) tra le reli-gioni
    idolatriche. Tutto ciò a causa della dot-trina
    cristiana sulla Santissima Trinità... Inve-ce
    L’ATTITUDINE DEL GIUDAISMO
    VERSO L’ISLÀM È RELATIVAMENTE
    BENEVOLA... Il Corano, a differenza del
    Nuovo Testamento, non è condannato ad es-sere
    bruciato. Non è onorato come la legge
    islamica onora i rotoli della Torah, ma è trat-tato
    come un libro normale.
    Maometto com’è raffigurato sulla copertina
    del libro di P. Théry
    La maggior parte delle autorità rabbini-che
    riconoscono che l’Islàm non è idolatra»
    (op. cit., pagg. 362-365).
    CONCLUSIONE: I RAPPORTI ATTUA-LI
    TRA MONDO PALESTINESE E STA-TO
    D’ISRAELE
    In questo articolo si è trattata la questione
    delle origini storiche dell’Islàm, sulla base di
    studi scientifici seri e documentati; per quan-to
    riguarda invece i rapporti attuali tra Pale-stina
    e Stato d’Israele il discorso è diverso.
    Bisogna perciò concludere che tra Giudai-smo
    e Islàm il rapporto è SOSTANZIAL-MENTE
    di causa ed effetto. Tuttavia, ACCI-DENTALMENTE
    (cioè date le circostanze
    storiche che hanno fatto sì che Israele occupas-se
    con la forza i territori palestinesi), il mondo
    arabo si è trovato in una situazione conflittuale
    con Israele. Questo, però, non è dovuto a cause
    religiose (essendo l’Islam una emanazione del
    Giudaismo talmudico), ma soltanto a cause
    contingenti e accidentali, di ordine politico-mili-tare
    (
    74
    ). Mi sembra che non si possa negare tut-tavia
    che la reazione del mondo islamico all’im-perialismo
    ebraico (che sta realizzando il Nuo-vo
    Ordine Mondiale) sia da considerare come
    qualcosa di positivo, “per accidens et non per
    se” (direbbero gli scolastici). Non bisogna però
    esagerare e vedere nella reazione araba allo
    Stato d’Israele qualcosa di buono IN SÉ o SO-STANZIALMENTE,
    così da farci addirittura
    abbracciare la causa dell’Islàm! Si tratta infatti
    della lotta della Palestina contro lo Stato
    d’Israele e non dell’Islàm contro il Giudaismo!
    Sarebbe fatale per noi, cristiani, dimenticare
    che (come ha dichiarato Jocelyne Khoueiry, ex
    comandante della milizia cristiana libanese) “il
    Libano [cristiano] è stato sacrificato per soddi-sfare
    Siria e Israele [musulmani ed ebrei]. …Sul
    Libano…pesavano tre pericoli. Il primo era la
    Siria, con le sue mire …Il secondo è costituito
    dall’integralismo … delle nazioni islamiche, in
    particolare l’Iran e l’Arabia Saudita. Infine vi è
    la minaccia di Israele, che preferirebbe un Liba-no
    diviso in tanti piccoli stati quante sono le sue
    religioni. Inoltre non bisogna dimenticare che
    USA ed Israele avevano concluso un patto in-ternazionale
    …il cui scopo era di risolvere la
    questione palestinese a spese dei cristiani liba-nesi.
    I palestinesi non avevano patria? Il Liba-no
    diventerà la loro patria. E i cristiani? Potran-no
    emigrare verso gli USA…” (
    75
    ).
    GIUDAISMO E ISLAM SONO SEM-PRE
    PRONTI (ANCHE ORA) AD AL-
    LEARSI, QUANDO SI TRATTA DI DI-STRUGGERE
    IL CRISTIANESIMO! Per-ciò
    l’infiltrazione giudaico-massonica all’in-terno
    della Chiesa romana e la giudaizzazio-ne
    dell’ambiente cristiano, non debbono far-ci
    dimenticare, ma al contrario debbono
    rafforzarci sempre più nella convinzione che
    L’UNICO VERO ANTIDOTO AL GIU-DAISMO
    TALMUDICO NON È LA
    MEZZA LUNA (che è preceduta e s’inter-seca
    con la stella di David) MA SOLO E
    SOLTANTO LA CROCE DI GESÙ!
    Note
    Le citazioni del Corano sono state tratte dal vol. del
    Padre Théry: “Vrai Mohammed et faux Coran”.
    1) 1891-1959. Fu membro dell’Accademia Pontifi-cia,
    cofondatore con Etienne Gilson degli Archives doc-trinales
    et littéraires du Moyen Age, fondatore dell’“Isti-tuto
    storico di Santa Sabina” di Roma, professore
    all’Istituto Cattolico di Parigi, membro delle sezione
    storica della Sacra Congregazione dei Riti.
    2) N.E.L.. Paris 1960.
    3) J. BERTUEL, L’Islam: ses véritables origines,
    N.E.L., Paris 1983-84, 3 voll.
    4) BRUNO BONNET-EYMARD fr., Le Coran, CRC ed.,
    Saint-Parres-lès-Vaudes 1988, tomo I, pag. XIX
    5) L’edizione precedente di De Moïse à Moham-med,
    sotto lo pseudonimo di H. ZAKARIAS, apparve nel
    1955 “chez l’auteur”, seguito dal III tomo postumo nel
    1963 presso le edizioni dello Scorpione. Un IV volume è
    rimasto allo stato di manoscritto.
    6) Cfr. Angelicum, fascic. 3-4, 1960.
    7) Probabilmente un meteorite.
    8) A La Mecca si praticava sia il politeismo, che
    adorava una decina di divinità, tra le quali una triade
    femminile, sia la litolatria: il culto delle pietre sacre.
    9) Sura XVIII, 8.
    10) Probabilmente agli inizi del VI secolo.
    11) E. PERTUS, Connaissance élémentaire de l’Islam, Ac-tion
    familiale et scolaire, Paris 1991, suppl. al n° 65, pag. 24.
    12) Sura XCII.
    13) Sura XCV.
    14) Sura LXXX, 13-16.
    15) Sura XXXVII, 114-120.
    16) Sura LXXXV, 21-22.
    17) Sura CXII.
    18) Sura CIX, 1-6.
    19) H. ZAKARIAS, Vrai Mohammed et faux Coran,
    N.E.L., Paris 1960, pag. 32.
    20) Sura LXXX 11-15, XCVII, LXXXVII, LXVIII
    15-52, LVI 76-77.
    21) “Si resta colpiti dal posto che tengono - nel Cora-no
    - i precetti, minuziosamente dettagliati, relativi alle
    donne; ora questi stessi precetti occupano circa un settimo
    del contenuto del Talmùd”. (E. PERTUS, op.cit., pag. 41).
    22) Sure: LXXVII, 41-44; LXXXIII, 47; LXXVIII,
    31; LII, 20; LVI, 22; LV, 72; XXXVII, 47; XLIV, 54;
    XVI, XXXVII, 47; LV, 47.
    23) Sura XVII, 75.
    24) Sura LIV, 17, 22, 32, 40.
    25) Sura XX, 112.
    26) Sura XI, 20.
    27) Sura X, 38.
    28) Sura XLVI, 11.
    29) Op. cit. pag. 112
    30) Sura XXVI, 217-219.
    31) Sura VI, 125.
    32) Op. cit., pag. 129.
    33) Sura XIX, 1-15.
    34) Sura, XIX, 16-21.
    35) Sura XIX, 29.
    36) Sura XVIII, 3-4.
    37) Sura LXXII, 3.
    38) Cfr. E. PERTUS, Connaissance élémentaire de
    l’Islam, Action familiale et scolaire, Paris 1991, suppl. al n°
    65.
    39) B. LAZARE, L’antisemitisme, Documents et té-moignages
    1969, pag. 51.
    40) B. LEWIS, La rinascita Islamica, Il Mulino, Bolo-gna
    1991, pagg. 187-205.
    41) Cfr. J. MEINVIELLE, Dalla Cabala al progressi-smo,
    Roma 1989.
    42) E. PERTUS, op. cit., pag. 26.
    43) Intervista ad Arafat, LA STAMPA, 15/9/1993.
    44) L’Osservatore Romano, 21/8/1994, pag. 2.
    45) 30 GIORNI, febbraio 1994, pag. 16.
    46) V. MESSORI. Pensare la Storia, ed. Paoline, Mila-no
    1992, pag. 624.
    47) Ibidem, pagg. 117-118.
    48) A. GEIGER, Was hat Mohammed aus dem Ju-denthume
    aufgenommen?, Bonn 1833, ed. Rivista, Li-psia
    1902.
    49) B. LEWIS, Gli Ebrei nel mondo Islamico, Sanso-ni,
    Firenze 1991, pag. 72.
    50) P. CRONE-M. COOK, Magarism: the Making of
    the Islamic World, Cambridge, England, 1977.
    51) B. LEWIS, op. cit., pag. 73.
    52) È professore di storia del Medio Oriente presso
    l’Università americana di Princenton.
    53) B. LEWIS, op. cit., pag. 204.
    54) Pagg. 82-86.
    55) Ibidem, pagg. 87-88.
    Sull’argomento si vedano anche:
    S. W. BARON, Social and Religious History of the Je-sus,
    New York 1952.
    E. I. J. ROSENTHAL, Judaism and Islam, Londra 1961.
    A. I. KATSH, Judaism in Islam, New York 1962.
    S. D. GOITHEIN, Studies in Islamic History and Insti-tutions,
    Leida 1966.
    M. R. COHEN, The Jewish self-Government in Me-dieval
    Egipt, Princeton 1980.
    56) S. D. GOITEIN, Ebrei e Arabi nella storia, Jou-vence,
    Roma 1980, pag. 59.
    57) Ibidem, pag. 63.
    58) Sura XVI, 77.
    59) S. D. GOITEIN, op. cit., pag. 65.
    60) Dogmengeschichte, II, pagg. 553-557.
    61) S. D. GOITEIN, op. cit., pagg. 68-69
    62) Ibidem. Pag. 74.
    63) Ibidem, pag. 76.
    64) P. JOHNSON, Storia degli ebrei, Longanesi, Mila-no
    1987, pagg. 186-187.
    65) L. SESTRIERI, Gli Ebrei nella storia di tre millen-ni,
    Carucci, Roma 1980, pagg. 92-95.
    66) Ibidem, pag. 95.
    67) Ibidem, pagg. 94-95.
    68) G. STEMBERGER, Il Giudaismo classico, Città
    nuova, Roma 1991, pag. 288.
    69) Ibidem, pagg. 288-289.
    70) Ibidem, pag. 290.
    71) VERMINJON, Le forze occulte che manovrano il
    mondo, Roma 1977, pagg. 64-66.
    72) Assassinando così lo spirito, reato questo molto più
    grave dell’omicidio (vedasi Sodalitium n° 5, pagg. 14-23).
    73) Ibidem, pag. 94.
    Sull’argomento vedasi anche R. BARKAI, Chrétiens,
    musulmans et juifs dans l’Espagne médiévale, ed. Du
    Cerf, Paris 1994.
    74) IL GIORNALE del 12/11/’94 (pag, 15) riporta
    un’intervista a Mahmud El Adhar, uno dei laeders indi-scussi
    di Hamas a Gaza, nella quale si legge: “PER NOI
    MUSULMANI GLI EBREI NON HANNO MAI CO-STITUITO
    UN PROBLEMA IN QUANTO TALI. Li
    abbiamo accolti ogni volta che voi Europei avete deciso
    di liberarvi di loro. Abbiamo iniziato cinque secoli fa
    quando gli Spagnoli iniziarono a buttarli fuori dal loro
    impero”. Lo stesso Arafat ha recentemete dichiarato:
    “Vogliamo la pace con I NOSTRI CUGINI EBREI”;
    da L’OSSERVATORE ROMANO, 21 agosto 1994, pag. 2.
    75) J. KHOUEIRY, in Missioni della Consolata, ago-sto
    1993, pagg. 26-28.
    BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
    C. BAFFIONI, Storia della filosofia islamica, Mondadori,
    Milano 1991.
    A. BAUSANI, L’Islam, Garzanti, Milano 1987.
    J. BERAUD-VILLAS, Islam d’Hiers et de toujours,
    Arthaud, Paris 1969.
    A. FAHD,TOUFIC-BAUSANI, L’Islamismo, Laterza, Bari
    1991.
    R. GARAUDY, Promesses de l’Islam, ed. Du Seuil, Paris
    1991.
    C. GASBARRI, Cattolicesimo e Islam oggi, Città Nuova,
    Roma 1972.
    H. LAMMENS, L’Islam, Croyances et institutions, Librai-rie
    orientale, Beirouth, 1943.
    B. LEWIS, Il linguaggio politico dell’Islam, Laterza, Ro-ma-
    Bari, 1991.
    H. C. PUECH,Islamismo, Laterza, Roma-Bari 1991.
    M. QUTUB, Equivoci sull’Islam, Sita, Ancona 1980.
    R. DA MONTECROCE, I Saraceni, Contra legem sarrace-norum,
    Nardini, Firenze 1992.
    E. VARRIALE, La legge sacra. Diritto e Religione. nel-l’Islam,
    Stamperia della frontiera, Careggio 1986.
    G. LEVI DELLA VIDA, Arabi ed Ebrei nella Storia, Gui-da
    ed., Napoli 1984.
    G. BALDACCI, Arabi ed ebrei, Longanesi, Milano 1968.
    G. TROVATO, Maometto e gli ebrei, Agate, Palermo 1939.
    A. UCCELLI, Gli Arabi nella storia e nella civiltà, Vallar-di,
    Milano 1912.
    G. VALABREGA, La Rivoluzione araba, Dall’Oglio, Mi-lano
    1967.
    ABDEL-KADER, A. RAZAK, Israele e il mondo arabo, Il
    Saggiatore, Milano 1964.
    R. DE MATTEI, La vita interiore fondamento della Con-tro-
    Rivoluzione, in Lepanto, luglio-agosto 1993.
    STEFANO NITOGLIA, L’Islàm anatomia di una setta, Effe-dieffe
    Milano 1994.
    Encyyclopédie de l’Islam, 2 ed, Brill, Leiden 1961-78. Voci:
    Isrà il iyyat
    Al Kur’an
    Ka’ba
    Indjil
    S. NOJA, Maometto profeta dell’Islam, Mondadori, Mila-no
    1974.
    E. COUVERT, La gnose universelle, ed. de Chiré, Chiré-en-
    Montreuil, 1994.
    P. VASSALLO, Nuove tesi su Islam e Giudaismo, in “Lo
    Stato”, n° 23, settembre 1961, pagg. 28-30.
    A. BAUSANI - F. M. PARADA, L’Islamologia, Roma,
    Orbis Catholicus, 1951.


    http://www.sodalitium.it/Default.asp...=156&tabid=125

    http://www.sodalitium.it/admin/Porta...20&link=40.zip
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito

    L'islam non e' affatto il braccio armato del giudaismo,
    e' vero che ha origini ebraiche come il cristianesimo del resto,
    pero' affermare simili cose quando abbiamo stati islamici attaccati dai sionisti(iran,libano)e islamici oppressi(palestinesi)...e' un errore.
    Se vi riferite poi a al-queda,o uck,o altra servaglia dei sionisti...beh,quelli tutto sono meno che islamici,curioso l'ultimo AUTOATTENTATO americano firmato al-queda,colpite con missili navi americane...neppure un morto americano

  10. #10
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    Lightbulb Re: Genocidio armeno: l'entità sionista sostiene il negazionismo turco

    In ricordo delle vittime del genocidio armeno (R.I.P.) e per non dimenticare l'attiva complicità ebraica (israeliana ed internazionale) e massonica coi massacratori turchi dell'epoca e con gli odierni esponenti del negazionismo turco:



    http://www.centrostudifederici.org/
    «Il 24 aprile si ricorda (o meglio, si dovrebbe ricordare, ma alcuni hanno la memoria a targhe alterne), il genocidio di 1.500.000 Armeni sterminati dai Turchi nel 1915. Molti, ahimè, non erano in comunione con la Chiesa Romana, altri invece erano fedeli a Cristo e alla Sua Chiesa. Raccomandiamo al Signore le anime di tutte le vittime. L'immagine si riferisce a padre Salvatore da Cappadocia, martirizzato in Cilicia nelle persecuzioni del 1895.
    dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...92&oe=5D3BD842






    Il genocidio armeno - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/il-genocidio-armeno/
    «Il genocidio armeno. Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza. Comunicato n. 35/19 del 24 aprile 2019, San Fedele da Sigmaringa.
    Ricordiamo l’anniversaio del genocidio armeno del 1915 con il testo di una celebre canzone di Charles Aznavour e con i link ai nostri comunicati degli ultimi anni.


    Ils sont tombés
    Ils sont tombés, sans trop savoir pourquoi
    Hommes, femmes, et enfants qui ne voulaient que vivre
    Avec des gestes lourds comme des hommes ivres
    Mutilés, massacrés, les yeux ouverts d’effroi.

    Ils sont tombés en invoquant leur Dieu
    Au seuil de leur église ou au pas de leur porte
    En troupeau de désert, titubant, en cohorte
    Terrassés par la soif, la faim, le fer, le feu.

    Nul n’éleva la voix dans un monde euphorique
    Tandis que croupissait un peuple dans son sang
    L’Europe découvrait le jazz et sa musique
    Les plaintes des trompettes couvraient les cris d’enfants.

    Ils sont tombés pudiquement, sans bruit,
    Par milliers, par millions, sans que le monde bouge,
    Devenant un instant, minuscules fleurs rouges
    Recouverts par un vent de sable et puis d’oubli.

    Ils sont tombés, les yeux pleins de soleil,
    Comme un oiseau qu’en vol une balle fracasse
    Pour mourir n’importe où et sans laisser de traces,
    Ignorés, oubliés dans leur dernier sommeil.

    Ils sont tombés en croyant, ingénus,
    Que leurs enfants pourraient continuer leur enfance,
    Qu’un jour ils fouleraient des terres d’espérance
    Dans des pays ouverts d’hommes aux mains tendues.

    Moi je suis de ce peuple qui dort sans sépulture
    Qui choisit de mourir sans abdiquer sa foi,
    Qui n’a jamais baisser la tête sous l’injure,
    Qui survit malgré tout et qui ne se plaint pas.

    Ils sont tombés pour entrer dans la nuit
    Eternelle des temps, au bout de leur courage
    La mort les a frappés sans demander leur âge
    Puisqu’ils étaient fautifs d’être enfants d’Arménie.


    Sono caduti
    Sono caduti, senza sapere veramente il perché
    Uomini, donne e bambini che volevano solo vivere
    con gesti pesanti come gli uomini ubriachi
    mutilati, massacrati, con gli occhi spalancati dallo spavento.

    Sono caduti invocando Iddio
    sulla soglia della Chiesa o della loro porta
    a greggi da deserto, titubando, a coorti
    stremati dalla sete, la fame, il ferro, il fuoco.

    Nessuno alzo' la voce in un mondo euforico
    mentre un popolo ristagnava nel proprio sangue
    L'Europa scopriva il jazz con la sua musica
    i lamenti delle trombe coprivano le grida dei fanciulli.

    Sono caduti pudichi, senza rumore,
    a migliaia, a milioni, senza che nessuno si movesse,
    diventando per un istante, minuscoli fiori rossi
    ricoperti da un vento di sabbia e di oblio.

    Sono caduti, con gli occhi pieni di sole,
    come un uccello che una pallottola trafigge in volo
    per morire in un qualunque posto e senza lasciare nessuna traccia
    ignorati, dimenticati nel loro ultimo sonno.

    Sono caduti credendo con ingenuità
    che l'infanzia dei propri figli sarebbe potuta continuare,
    che un giorno avrebbero calcato terre di speranza
    in paesi aperti di uomini dalle mani tese.

    Io sono di questo popolo che dorme senza sepoltura
    che sceglie di morire senza abdicare la propria fede,
    che non ha mai abbassato la testa sotto l'ingiura,
    che sopravvive nonostante tutto e non si lamenta.

    Sono caduti per entrare nella notte
    etterna dei tempi, agli estremi del loro coraggio
    la morte li ha colpiti senza chiedere loro l'età
    poiché erano colpevoli di essere figli di Armenia.

    Negazionismo israeliano
    Negazionismo israeliano - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/n...mo-israeliano/

    I “giovani turchi”, la massoneria, gli armeni. Le ragioni dell’odio
    Il centenario del genocidio armeno - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/i...ocidio-armeno/

    Genocidio armeno: un dettaglio della storia?
    Genocidio armeno: un dettaglio della storia? - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/g...-della-storia/

    Genocidio armeno e sionismo
    Genocidio armeno e sionismo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/g...no-e-sionismo/

    Quando i negazionisti sono gli israeliani
    Quando i negazionisti sono israeliani - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/q...no-israeliani/ »
    http://www.centrostudifederici.org/w...25-520x325.jpg






    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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