Dal Corriere della Sera del 19 agosto 2005

di M. N.

Agosto è un po’ il mese dei complotti -sorride Daniele Capezzone, segretario dei Radicali -. Però, a guardar bene, qualcosa di serio sta accadendo.

Lei davvero vede una manovra contro i Ds di Fassino?

Il problema c'è. Ho studiato quello che nelle ultime settimane è avvenuto attorno al vostro giornale. In difesa del Corriere della Sera si è costituito un blocco formato da Confindustria, patto di sindacato e l'appoggio della Margherita. Questo blocco ha scelto come bersaglio Fassino.

Perché Fassino le sembra preso di mira?

Guardo i fatti. Le intercettazioni in cui ricorre il nome di Fassino sono pubblicate con ampio risalto. Poi leggo le interviste. Quando viene intervistato Fassino è incalzato, deve difendersi. Rutelli invece emerge come un leader che va all'attacco.

Questo giustifica l'ipotesi di un complotto?

Lasciamo stare il complotto. Non chiamiamolo così. Però posso immaginare che Fassino non sia entusiasta di come viene trattato. Ce n'è anche per Prodi. Viene dato ampio spazio alle critiche dell'Economist nei suoi confronti.

Mentre lei scorge un diverso atteggiamento verso Rutelli?

C'è un'indubbia attenzione verso la Margherita. Mi pare che in questo agosto italiano si siano formate due squadre.

Composte da chi?

Io vedo in campo da una parte un gruppo di raider, scalatori che potrebbero figurare nel cast di un film di Vanzina. Questi personaggi scelgono come sponda l'Unipol. Dall'altra parte si è formato lo squadrone del salotto buono, che opera in sintonia con la Margherita e non disdegna interlocuzioni con Casini.

E quale sarebbe lo sbocco finale?

Per adesso vedo solo un grande dramma, in questa partita non esiste un'agenda delle riforme, le due squadre si occupano solo dei fatti loro. Morale: i blocchi dei poteri forti sono forti solo in Italia. All'estero non contano nulla. L'unico colpo buono l'ha messo a segno Profumo in Baviera. Andiamo verso un declino tipo Argentina, senza il trauma argentino.