Napoli spende 1,2 milioni e regala la casa ai no global - di GIAN MARCO CHIOCCI -
Massimo Malpica
da Roma
Un milione e duecentomila euro. Nella Napoli della disoccupazione cronica, dell'emergenza abitativa, del centro storico degradato, delle periferie dimenticate, c'è comunque spazio per la finanza creativa. L'ultimo esempio il sindaco Rosa Russo Jervolino l'ha dato spendendo due miliardi e mezzo di vecchie lire per trasformare l'«Officina99» da Csoa a Csa. Non certo un dettaglio. Il celebre «ritrovo» dei Disobbedienti partenopei resterà un «Centro sociale autogestito». Ma non sarà più «occupato». Almeno non abusivamente.
Due giorni fa, infatti, il Comune di Napoli ha messo mano al portafogli per acquistare l'edificio nel quartiere Gianturco, nella periferia orientale, «abitato» gratuitamente ormai da una quindicina d'anni dagli antagonisti partenopei, guidati dal «no global» Francesco Caruso, quello che alla vigilia del G8 di Genova spedì al Viminale un proiettile, indirizzato provocatoriamente al ministro dell'Interno Scajola. Chissà se alla Jervolino, dopo il gentile pensiero del sindaco, manderà almeno una scatola di cioccolatini.
Il vecchio impianto, al momento dell'«esproprio proletario», era di proprietà di Maurizio Casanova, amministratore delegato della Sogecoim, una società immobiliare che dopo un estenuante e infruttuoso braccio di ferro con istituzioni cittadine e occupanti, alla fine ha alzato le braccia. E si è visto costretto a rinunciare alla proprietà, con una decisione che ha fatto felici gli occupanti di Officina 99 a spese dell'amministrazione comunale. Un milione e duecentomila euro,
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Cacciare i no global? Impossibile, ho dovuto svendere il mio palazzo» - di GIAN MARCO CHIOCCI -
Gian Marco Chiocci
nostro inviato a Napoli
Quattordici anni per vedersi riconosciuto il diritto alla casa, la sua, occupata abusivamente dai Disobbedienti col silenzio-assenso delle istituzioni politiche e giudiziarie partenopee. Quattordici anni per sentirsi dire, ok lei ha tutte le ragioni del mondo, ha subito un torto vergognoso, ciò che le è capitato non ha precedenti, ma ora scurdammece 'o passato: ci venda l'immobile espropriato dai no global al prezzo che stabiliamo noi (un milione e duecentomila euro) e non alla cifra calcolata dai suoi periti (due milioni e mezzo di euro, senza contare i mancati introiti da 150 milioni di vecchie lire l'anno) così chiudiamo la pratica e facciamo contenti tutti: lei innanzitutto, eppoi gli inquilini del centro sociale Officina99 «regolarizzati» dalla signora Rosa Russo Iervolino dopo anni di impunità totale su affitto, acqua, luce, gas, telefono, rifiuti, diritti Siae per i concerti e via discorrendo. Quattordici anni per decidere, all'istante, se prendere o lasciare, se continuare a sbattere la testa contro il muro firmando la sessantatreesima denuncia (nessuna delle precedenti ha avuto seguito) o portare a casa il minimo sindacale.
Bene. A cinquemilacentodieci giorni dalla confisca proletaria, Maurizio Casanova, amministratore della Sogecoim e titolare dello stabile okkupato di via Granturco, si è arreso. Ha detto basta. Ha ceduto su tutta la linea. Ha svenduto quando voleva affittare. Ha preso al volo l'occasione-capestro prospettata dalle autorità cittadine. Ora che è acqua passata fra un bagno al mare e uno spaghetto alle vongole, si sfoga col Giornale.
Signor Casanova, l'incubo è finito?
«Ho finito di penare,