Davvero sconvolgente l'articolo dell'Espresso pubblicato ad ottobre del 2004.
Ebbene vi si racconta del tentativo, nel 1987 (Governo Prodi?) da parte di Callisto Tanzi di sbolognare tutti i suoi debiti, tramite la compagnia turistica del Gruppo alla quale si erano scaricati tutti gli enormi debiti, alle ferrovie dello Stato ai cui vertici erano stati piazzati Giancarlo Cimoli e Fulvio Conti (si proprio quello nominato da Berlusconi oggi quale A.D. ENEL e che ha subito voluto, a sua volta, Andrea Valcalda come suo assistente diretto. E pensare che Andrea Valcalda era il segretario particolare del Presidente ENEL Testa di Chicco, nominato sempre dal Governo Prodi nel 1999 ed "in quota" veltroniana. Quando si dice le convergenze "non" parallele)...
Quando leggo ste cose mi sembra di assistere al film "la ronde" di Max Ophuls dove in un giro di coppie, tutti si ritrovavano ad accoppiarsi sempre con gli stessi. Cambiava solo il partner del momento...
Ebbene dal fascicolo di cui si sta occupando la Procura della Repubblica di Roma è spuntata la lettera di dimissioni di un alto dirigente delle Ferrovie nella quale questi denunciava ai vertici (appunto Cimoli e Conti) l'iper valutazione del tutto ingiustificabile della compagnia di viaggi di Tanzi. La lettera di dimissioni e la denuncia del funzionario non sortirono alcun effetto negli altissimi vertici voluti dal Governo Prodi. Così come alcun effetto sortì l'indagine dell'Audit interna ENEL in merito allo scandalo ENELPOWER. consegnata a Testa di Chicco e Franco Tatò, quest'ultimo imposto dall'allora segretario diessino Massimo D'Alema all'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi per la guida dell'ENEL. Lo scandalo si sarebbe scoperto solo grazia a Paolo Scaroni che ordinò una seconda indagine dell'Audit (capirai era già incappato nelle maglie di tangentopoli, ne era uscito "contrattando" e doveva avere una fifa blu, lui, di esserci implicato di nuovo...).
Ebbene tornando alla vicenda Parmalat, con un colpo solo a Tnazi sarebbe riuscito di sbolognare i suoi debiti entrare nelle Ferrovie con un ruolo consistente.
Diciamo che se quel vertice (ammesso non avesse saputo nulla di certe cose) avesse preso in debita considerazione le dimissioni del suo dirigente ed avesse denunciato la cosa alla magistratura così come ha fatto Scaroni, qualche centinaio di migliai di risparmiatori non ci avrebbe rimesso un mare di soldi. Così oltreché a non aver varato alcuna legge, i governi ulivisti, a tutela del parco buoi di piccoli risparmiatori, si può prefigurare almeno una scelta di management irresponsabile alla quale pare mai aver chiesto conto di nulla e scarsamente "etica". Fanno bene i prodiani ad insistere ancora oggi sulla perseveranza della questione morale, purché sappiano guardare, anche, in modo critico, alle scelte e decisioni del loro leader quando governava...
Decisamente bisogna, almeno, cambiare management...
Ah, alla Presidenza dell'ENEL OGGI c'è un caro amico edi Romano Prodi, Gnudi, nominato, ovviamente, da Berlusconi...