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Discussione: Anche i cattivi....

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    Predefinito Anche i cattivi....

    ….possono scioperare

    L’amministratore delegato di Alitalia, Giancarlo Cimoli, ha deciso di non mantenere rapporti con un sindacato autonomo del trasporto aereo, il Sult, che non accetta il piano di risanamento della compagnia e quindi continua a indire scioperi insensati e dannosi.

    Il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, invece, ha convocato al ministero quel sindacato, con l’intenzione di riportarlo a posizioni più ragionevoli, che gli permettano di rientrare nel negoziato.
    Sia Cimoli sia Maroni sono persone serie, che fanno bene il loro lavoro. Quello che li divide è una questione di principio, non il giudizio sull’inaffidabilità di un sindacato barricadiero e corporativo.

    Il professor Pietro Ichino, noto giuslavorista Ds, ha sostenuto che “un sindacato che sa solo scioperare” può essere escluso unilateralmente dal negoziato, e con lui si sono schierati i sindacati confederali, con la vistosa eccezione della Fiom-Cgil, che è tuttora, se si escludono quelli dei pensionati, il sindacato italiano con più aderenti.
    La ragione sembra evidente: se si applicasse il principio che si può dedurre dall’esclusione del Sult, anche la Fiom potrebbe facilmente finire nella lista nera dei sindacati paria.
    Ovviamente nessuno dice che con questi sindacati bisogna raggiungere accordi. D’altra parte anche gli ultimi due contratti dei metalmeccanici sono stati stipulati senza la firma della Fiom, che poi li ha contestati con scioperi e agitazioni.
    Il punto è se sia opportuno escluderli totalmente dalle relazioni sindacali.
    In passato, su pressione delle confederazioni, si è tentato di tener fuori dai negoziati sigle sindacali autonome e corporative, per esempio quella dei macchinisti delle ferrovie, ma l’effetto è stato che, dopo gli accordi, gli scioperi, invece di fermarsi, diventavano più selvaggi.
    Ai sindacati, soprattutto nei servizi pubblici, è bene imporre regole di comportamento (e infatti Pietro Lunardi ha precettato i lavoratori chiamati allo sciopero dal Sult).
    Invece stabilire dall’alto chi è buono e chi è cattivo porta, prima o poi, al sindacato di Stato.

    Saluti

  2. #2
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    Predefinito I "fascisti" della....

    ….Cgil?

    Roma. Tutto cominciò a partire dalla metà degli anni ’70, quando i lavoratori delle Ferrovie si resero conto del potere di interdizione che avevano in mano in un paese lungo e stretto come l’Italia.
    Quando partì l’ondata di lotte spontanee, subito ribattezzata
    “Locomotiva selvaggia”, i dipendenti delle Fs erano una delle categorie peggio pagate del pubblico impiego e avevano la scala mobile che scattava ogni 6 mesi contro i 3 dei lavoratori privati.
    Quindici anni dopo erano uno dei soggetti forti del sindacalismo italiano, i cui privilegi cominciavano a esser denunciati come ostacolo al risanamento delle FS. E soprattutto, insieme a piloti, controllori e assistenti di volo (“Aquila selvaggia”) erano diventati lo spauracchio dei passeggeri di Natale e a Ferragosto, appuntamenti fissi per astensioni dal lavoro improvvise.
    Il Sult, il sindacato autonomo degli assistenti di volo che ha appena programmato uno sciopero per il 30 e il 31 agosto contro l’interruzione delle relazioni sindacali da parte del vertice di Alitalia, è nato solo all’inizio degli anni ’90. Il suo modo di far sindacato è la prosecuzione di quelle prime lotte anni ’70.
    La richiesta di aumenti salariali fu impugnata come una bandiera, e le truppe vennero da una scissione in casa Cgil, non senza un gioco di sponda con la sinistra extraparlamentare prima, e poi con Rifondazione comunista.
    Fin dall’inizio, la cifra distintiva fu quella dell’azione dura, senza concessioni al tema delle compatibilità aziendali e senza troppi riguardi per i viaggiatori.
    Racconta Armando Romeo, segretario nazionale dell’Orsa, una delle maggiori sigle del sindacato autonomo dei trasporti, che uscì in quegli anni dalla Cgil per aderire ai primi comitati di base nelle ferrovie: “Nell’agosto del 1975 facemmo uno sciopero in pieno agosto a macchia di leopardo in molte regioni d’Italia. In Sicilia arrivammo a 13 giorni”.
    Romeo ricorda anche l’ostracismo con cui le nuove sigle vennero accolte dall’azienda e dalle altre organizzazioni sindacali. “Il minimo che ci dicevano era che eravamo dei fascisti. Facevamo paura perché rompevamo il monopolio della rappresentanza sindacale tradizionale”.
    Il varco si allargò e tenne sotto tiro l’azienda per tutti gli anni ’80 anche attraverso i Comitati di base dei macchinisti fondati da Ezio Gallori, che rifiutavano il codice di autoregolamentazione e proclamavano scioperi con preavviso di poche ore. Dice Sandro Degni, segretario nazionale della Uil Trasporti, sottolineandone la filiazione dalla sinistra sindacale e politica: “La loro crescita negli anni passati si deve anche all’atteggiamento della Cgil, che non li ha mai voluti contrastare del tutto, sperando che una linea morbida le avrebbe consentito un recupero. Che però non c’è mai stato”.
    La decisione di Alitalia li colloca in una posizione simbolica.
    Dice Romeo: “Non entro nel merito delle loro posizioni sindacali, ma è inaccettabile che si voglia escluderli dalle trattative. Quel che l’azienda vuol fare oggi al Sult, domani potrebbe toccare a me. Va a finire che le aziende stabiliscono relazioni sindacali solo con chi dice sì alle loro proposte”.
    I confederali sono molto più cauti. Contestano la mossa dell’amministratore delegato di Alitalia, Giancarlo Cimoli, ma al tempo stesso vedono come il fumo agli occhi il massimalismo sultino.
    Dice il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni:
    “Queste polemiche rischiano di far perdere di vista il dato più significativo, che la parabola del sindacalismo estremista è in declino.
    Un tempo minacciava di mettere in crisi i sindacati confederali, e invece è sempre lì.
    Alle elezioni per le rappresentanze sindacali unitarie raggiunge a stento il 5 per cento”.

    Da il Foglio

    saluti

 

 

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