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Un gruppo internazionale di scienziati - tra cui americani che lavorano per il governo, francesi, giapponesi, inglesi e russi - ha condotto uno studio segreto durato nove mesi giungendo alla conclusione che le tracce di uranio rinvenute in Iran, la cui qualità corrisponde a quella necessaria negli armamenti, sono state rilasciate da attrezzature contaminate provenienti dal Pakistan e che non vi sono altri indizi di un presunto programma iraniano per realizzare bombe nucleari.
La notizia è apparsa il 23 agosto sulla prima pagina dal Washington Post. L'autrice dell'articolo, Dafna Linzer, aveva già riferito nell'edizione del 2 agosto in merito al rapporto del National Intelligence Estimate, compilato da vari servizi con il coordinamento della CIA, secondo cui l'Iran avrebbe bisogno di altri dieci anni prima di disporre delle capacità tecniche che occorrono per costruire armi nucleari e che non vi sono prove sul conto di programmi segreti per costruire armi nucleari in Iran, distinti dai programmi nucleari a scopo civile che sono oggetto di controlli ed ispezioni della International Atomic Energy Agency (IAEA).
Nell'articolo del Washington Post veniva citato anonimamente un funzionario del governo USA secondo il quale "la principale 'pistola fumante' da tutti agitata è stata eliminata dalle conclusioni dello studio". Effettuato su commissione dell'IAEA, lo studio infatti conferma le dichiarazioni ufficiali con cui l'Iran ha ufficialmente respinto le accuse degli Stati Uniti in merito a quelle tracce d'uranio. I risultati raccolti dagli scienziati saranno resi pubblici dall'IAEA nella prima settimana di settembre.
Fonte:www.movisol.org
29.08.05