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    Thumbs up Charles de Foucauld potrebbe essere beatificato il 13 novembre prossimo

    2005-08-30

    Charles de Foucauld potrebbe essere beatificato il 13 novembre prossimo
    Nella Basilica di San Pietro in Vaticano




    CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 30 agosto 2005 (ZENIT.org).- Charles de Foucauld sarà beatificato domenica 13 novembre nella Basilica di San Pietro in Vaticano, secondo quanto ha rivelato il Postulatore della sua causa di beatificazione, monsignor Maurice Bouvier.

    Un messaggio inviato dalla Segreteria di Stato allo stesso Bouvier conferma la data della beatificazione, che avrebbe dovuto aver luogo il 15 maggio ad opera di Giovanni Paolo II ed è stata rimandata a causa della sua morte.

    In base alle informazioni ricevute dal postulatore, insieme a Charles de Foucauld dovrebbero essere beatificate due religiose appartenenti a congregazioni italiane.

    Il Postulatore non ha tuttavia specificato chi presiederà la celebrazione della beatificazione.

    Nato a Strasburgo, in Francia, il 15 settembre 1858, Charles de Foucauld rimase orfano dei genitori a sei anni e dopo una breve carriera militare nel 1883 intraprese una fortunata spedizione nel deserto del Marocco che gli valse la medaglia d’oro della Società di Geografia.

    La sua conversione religiosa avvenne nel 1886 ed ebbe come conseguenza il pellegrinaggio in Terra Santa compiuto nel 1888. Dopo l’esperienza come trappista in Siria e come eremita a Nazareth, nel 1901 fu ordinato sacerdote. Studiò l’Arabo e il Berbero.

    “Visse nella povertà, nella contemplazione, nell’umiltà, testimoniando fraternamente l’amore di Dio tra i Cristiani, gli Ebrei e i Musulmani”, ha ricordato davanti a Giovanni Paolo II durante la cerimonia di promulgazione del decreto il Cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

    “Per imitare la vita nascosta di Gesù a Nazareth andò ad abitare nel cuore del Sahara, a Tamanrasset” (Hoggar), ha aggiunto poi il porporato portoghese.

    I berberi lo chiamavano “marabut”, che nel lessico magrebino sta ad indicare il “santone”, l’“eremita”. Scrisse vari libri sui Tuareg, in particolare una grammatica ed un dizionario Francese-Tuareg, Tuareg-Francese.

    Attorno a lui sorse la comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù, impegnati nell’evangelizzazione dei Tuareg del Sahara.

    Il 1° dicembre 1916, all’età di 58 anni, Charles de Foucauld morì per un colpo di fucile nel corso di una scaramuccia tra i berberi di Hoggar.

    Dalla sua testimonianza e dal suo carisma sono nate dieci Congregazioni religiose ed otto associazioni di vita spirituale. Tra queste, le Piccole Suore del Sacro Cuore, le Piccole Suore di Gesù, le Piccole Suore del Vangelo, le Piccole Suore di Nazareth, i Piccoli Fratelli di Gesù, i Piccoli Fratelli del Vangelo, la Fraternità Caritas e la Fraternità Charles de Foucauld.

    tratto da agenzia Zenit

  2. #2
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    Predefinito

    Il prossimo Beato non era il personaggio mieloso e sdolcinato che ci viene dipinto oggi nel clima di generale irenismo, pacifista e buonistico imperante.
    Il Venerabile Charles de Foucauld, infatti, in un tempo nel quale c’erano le colonie, rivolgendosi ai suoi concittadini li spronava ad uno spirito d’evangelizzazione, se volevano mantenerle: “francesi o voi farete tornare cristiane - scriveva - queste popolazioni o queste ci cacceranno di qui”. I francesi, infatti, con la guerra d’Algeria, persero quella colonia del Nord-Africa. Il governo coloniale francese, che in madrepatria perseguitava i sacerdoti, tutto voleva che rendere cristiane quelle popolazioni. I frutti di ciò sono sotto gli occhi di tutti: la Francia fu scacciata di lì ed ha perso le colonie. Questo lo aveva compreso il Venerabile diverso tempo prima. Per tale motivo, egli riteneva che faceva la miglior opera patriottica cercando di convincere con la forza della persuasione e della comprensione quelle genti un tempo cristiane. Il suo intento era eminentemente patriottico e missionario al tempo stesso (missionario non però come l'intendiamo oggi ..., ma nel senso di convertire quelle genti alla fede unica in Cristo).
    A riprova di ciò posso citare quanto diceva un amico del Venerabile, il nipote di Ernest Renan, cioè il figlio della sorella del grande dissacratore di Cristo, Ernest Psichari, convertitosi al cristianesimo, divenuto amico di Jacques Maritain, e divenuto poi terziario domenicano, che, nel maggio 1912, scriveva a Mons. Jalabert, vescovo di Dakar, inviandogli offerte per la costruzione della Cattedrale. Scriveva (traduco dal francese): «nel corso di sei anni che io ho conosciuto i musulmani d’Africa, sono venuto in contatto con dei folli moderni, che vogliono scindere la causa francese dalla religione che ne ha fatto la grandezza e che da questa grandezza viene. Con la gente incline alla meditazione metafisica come i mussulmani del Sahara, quest’errore può avere conseguenze mortali. Sono convinto che potremo apparire grandi (vale a dire autorevoli) ai loro occhi solo se riconosceremo la grandezza della nostra religione. Potremo prevalere su costoro solo se dimostreremo prevalente, ai loro occhi, il potere della nostra religione. … Io ho visto molti commilitoni, nelle loro conversazioni con i Mori, irridere delle cose divine e fare persino professione d’ateismo. Essi non hanno compreso che con quanto stavano compiendo indeboliscono la nostra causa; degradando la pro-pria religione, degradano la loro stessa causa. Per i Mori, infatti, la Francia e la cristianità costituiscono un’unica stessa cosa. …» (cfr. M. GOICHON, Ernest Psichari, d’après des documents inédits, con prefazione di J. MARITAIN, 1921, ripubbl. Parigi, 1933, 476-477).
    Qualcosa del genere, in fondo, lo disse anche il Card. Biffi nel 2000: «Gli immigrati che risiedono stabilmente nel paese devono conoscere le sue tradizioni e la sua identità. [...] L’Italia infatti non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, e senza tradizioni, senza fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto. Essa è nazione cristiana. Salvare l’identità cristiana della nazione è dunque il compito principale che spetta , secondo il cardinale, non solo ai cristiani ma anche allo stato laico. … l’insediamento dell’Islam e la demografia non lasciano dubbi sul futuro dell’Europa: o riscopre la sua vera identità e ridiventerà cristiana, o diventerà musulmana. Senza avvenire è invece la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, atteggiamento dominante oggi nei popoli europei “ricchi di mezzi e poveri di verità”. Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’Islam, che non mancherà: solo la riscoperta dell’”avvenimento cristiano” come unica salvezza per l’uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa - potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto. Purtroppo né i “laici” né i “cattolici” pare si siano finora resi conto del dramma che si sta profilando. I “laici”, osteggiando in tutti i modi la Chiesa, non si accorgono di combattere l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità e di libertà: potrebbero accorgersene troppo tardi. I “cattolici”, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta e sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice dialogo a ogni costo, inconsciamente preparano (umanamente parlando) la propria estinzione. La speranza è che la gravità della situazione possa a un certo momento portare a un efficace risveglio sia della ragione sia dell’antica fede» (Intervento al seminario della fondazione Migrantes, ripreso poi anche nella Nota Pastorale, La città di S. Petronio nel terzo millennio).
    Quindi, il Venerabile ed i suoi amici che attraversarono nella Francia di fine '800 la stessa esperienza furono decisamente contro la concezione che di essi vuol farsi passare.

  3. #3
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Predefinito Ulteriore contributo all'argomento

    Apostolo di una nuova èra mariana

    di MARIA DI LORENZO
    Fratel Charles de Foucauld, l’operaio di Nazareth


    Scriveva: "Io mi propongo di custodire in me la volontà di lavorare per trasformarmi in Maria, allo scopo di diventare un'altra Maria vivente ed operante". - La profezia di Fratel Carlo e dei Piccoli Fratelli e Sorelle sparsi per il mondo.

    Fu un ufficiale dell’esercito francese, cinico e gaudente, un coraggioso esploratore dell’Africa, affascinato dai deserti, un convertito, monaco e missionario, fratello universale in terra musulmana. E oggi per la Chiesa, al termine di un complesso iter ecclesiastico, può essere chiamato Beato.

    Charles de Foucauld non ebbe seguaci in vita, ma in compenso, da morto, molti detrattori; accusato a più riprese di essere stato una spia, un nazionalista, finanche un omosessuale: sospetti infamanti e senza fondamento che però ne hanno ostacolato e ritardato il processo di beatificazione, forse in ragione proprio di quella sua vita turbolenta e così atipica, con improvvisi ed eclatanti colpi di scena da farla assomigliare quasi alla trama di un film o di un romanzo d’avventura.

    Rampollo di una ricca e nobile famiglia dell’Alsazia, de Foucauld aveva visto la luce a Strasburgo il 15 settembre 1858. Una data mariana: il 15 settembre, infatti, è ricorrenza liturgica della Madonna Addolorata; l’anno, il 1858, è - come i devoti di Lourdes ben sanno - quello delle apparizioni della Santa Vergine a Bernadette, nella grotta di Massabielle.

    A 5 anni Charles perde la madre e l’anno dopo anche il padre, sicché viene affidato ai parenti ed egli cresce irrequieto e solitario, covando nel cuore una miscela di ribollenti emozioni. Si fa cacciare dal collegio e, a 19 anni, intraprende la carriera militare come volontario. Conduce una vita dissipata e senza freni e per la sua condotta sregolata alla fine viene allontanato anche dall’esercito.

    Decide a questo punto di farsi esploratore in Africa, e si impegna talmente nel progetto da ricevere una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi per i suoi studi. Da lontano, frattanto, una sua cugina, madame Bondy, a cui sta molto a cuore la salvezza della sua anima, gli è costantemente vicina con le sue preghiere.

    La via di Nazareth

    L’irrequieto esploratore è affascinato dal deserto africano, allo stesso modo l’affascina la religiosità dei popoli islamici con cui viene a contatto, il loro invocare il nome di Dio, pregarlo cinque volte al giorno. "E io – confessa – non ho religione! O mio Dio, se tu esisti, fa' che io ti conosca!". È la prima preghiera che sgorga dal suo cuore di ribelle.

    L’incontro decisivo avviene nel 1886, con un santo sacerdote, Don Huvelin, di cui diventa figlio spirituale e sotto la cui guida inizia un radicale cammino di conversione. Poi, nel settembre del 1888, si reca in Terra Santa come pellegrino; e a Nazareth resta letteralmente folgorato dalla vita povera e nascosta di Gesù con Maria e Giuseppe. Questa vita egli vuole condurre e si mette allora alla ricerca di una Trappa che glielo permetta. Ne trova una mariana: Nostra Signora delle Nevi, ad Ardichè, dove entra il 15 gennaio 1890, ricevendo il nome di fra Maria Alberico.

    Vita austera, di silenzio e lavoro ininterrotto, con il desiderio profondo di conformarsi a Gesù, un desiderio di radicalità così intimo e bruciante che a un certo punto, come confida all’abate Huvelin, si accorge che la Trappa non è il luogo in cui poter realizzare questo anelito che gli urge nel cuore. Deve andare a Nazareth, nel paese della vita nascosta.

    Vi arriva nel 1897 e viene accolto dalle monache Clarisse, che lo tengono come domestico per i servizi esterni. La sua casa è una capanna accanto al convento dove trascorre lunghe ore in preghiere e meditazioni. Si appassiona alle opere di un grande cantore di Maria, S. Bernardo, e lui stesso si definisce "operaio figlio di Maria".

    L’essere nato in un giorno consacrato alla Madonna non doveva essere stato di poco conto e di certo non aveva mancato di sortire il suo effetto. È Maria infatti che scandisce l’itinerario umano e spirituale di questo singolare contemplativo, che ora si fa chiamare Carlo di Gesù e che, nel silenzio e nella contemplazione, comincia piano piano a maturare dentro di sé l’aspirazione al sacerdozio.

    "Diventare un’altra Maria"

    Fra i suoi appunti ci sono pagine bellissime sulla sua devozione alla Madonna; pagine che contengono la dottrina sulla vita di consacrazione a Maria, sul posto che Maria occupa come via regale a Cristo: se Gesù è venuto a noi attraverso di Lei, facendosi tutt'uno con Lei e nascendo da Lei, come potremmo noi trovare, per andare a Lui, una via migliore di quella scelta da Lui stesso per venire a noi?

    Leggiamo cosa scriveva a tal proposito in una delle sue pagine mariane più belle:

    "Donazione universale a Maria: io mi propongo di custodire in me la volontà di dare a Maria tutte le mie azioni, tutte le mie opere soddisfattorie, tutta la mia vita spirituale, affinché ella offra e dia tutto a Gesù. Unione con Maria: unione di tutta la mia vita e di tutte le mie opere con Maria: io mi propongo di custodire in me la volontà di fare e di offrire tutte le cose con Maria, mediante Maria e in Maria... Unione con tutta la vita e con tutte le opere di Maria: io mi propongo di custodire in me la volontà di essere unito in tutta la mia vita spirituale e in tutto il mio apostolato con Maria tutta intera, con tutta la sua vita interiore e con tutta la sua opera. Trasformazione in Maria: io mi propongo di custodire in me la volontà di lavorare per trasformarmi in Maria allo scopo di diventare un'altra Maria vivente ed operante, di trasformare in lei e mediante lei i miei pensieri, i miei desideri, le mie parole, le mie azioni, le mie preghiere, le mie sofferenze, tutta la mia vita e la mia morte…".

    "Diventare un'altra Maria": in questo straordinario programma di vita spirituale sembra quasi di rileggere il proposito del "folle dell’Immacolata", S. Massimiliano Kolbe, che – come ebbe a dire Paolo VI nell’omelia della sua beatificazione nel 1971 – nella Chiesa è stato "fra i grandi santi e gli spiriti veggenti che hanno capito, venerato e cantato il mistero di Maria…".

    E Charles de Foucauld si pone sulla sua stessa linea, apostolo anch’egli, come Padre Kolbe, di una nuova èra mariana.

    La profezia di fratel Charles

    De Foucauld è stato un esempio di vita mariana ardente. Il mistero di Maria a Nazareth e il mistero di Maria nella Visitazione diedero volto e contenuto alla sua configurazione e dinamica spirituale.

    Nella Visitazione di Maria egli trova il modello di chiunque voglia viaggiare in tutto il mondo per portarvi il buon profumo di Cristo: "Questa festa – dice lui - è anche la festa dei viaggiatori. Insegnaci, o Madre, a viaggiare come viaggiavi tu, nell'oblìo assoluto delle cose materiali, con lo sguardo dell'anima incessantemente fisso sul solo Gesù, che portavi nel tuo seno contemplandoLo, adorandoLo, in continua ammirazione verso di Lui, passando in mezzo alle creature come in sogno, vedendo tutto ciò che non è Gesù come in una nebbia, mentre Lui brillava, scintillava, risplendeva nella tua anima come un sole, abbracciava il tuo cuore ed illuminava il tuo spirito... ".

    Nel mistero della Visitazione Fratel Carlo scopre un contenuto di vita, che irradia di significato anche le nostre Comunioni Eucaristiche: "Questa festa benedetta della Visitazione - egli scrive - è anche la festa di noi tutti privilegiati, favoriti, fortunati che possiamo comunicarci: è la festa di Maria che porta Gesù con sé, come noi dopo la Santa Comunione. O Madre diletta, tu che portasti Gesù così bene, insegnaci a portarlo dentro di noi quando ci siamo comunicati, sia quando l'abbiamo ricevuto che sempre. Egli è dentro di noi come era dentro di Te col suo corpo; sempre è dentro di noi come lo fu anche dentro di Te con la sua essenza divina... Insegnaci a portarlo col tuo stesso amore, col tuo raccoglimento, con la tua contemplazione, con la tua adorazione continua, onorandolo con quella corona di tutte le virtù con la quale tu Gli fai come un letto di fiori nell'anima tua... ".

    Nel 1901, a 42 anni, Carlo di Gesù prende gli Ordini Sacri e torna nuovamente in Africa, nel Sahara. Il suo posto è là, poiché convertendosi ha scelto "la vita di Nazareth" in una regione africana, quella marocchina, che aveva già conosciuto durante il servizio militare.

    Per sé ha voluto l’ultimo posto, per vivere accanto ai poveri, povero egli stesso, fino al giorno della sua morte, tragica e violenta, avvenuta il primo dicembre 1916, per mano di una banda di predoni penetrati nel suo eremo di Tamanrasset, nel deserto sahariano.

    Affascinato dalla spiritualità nazaretana, De Foucauld aveva pensato di tradurla in un Istituto religioso che però non vide mai la luce. Ne concepì l’idea, ne scrisse la regola, si mise alla ricerca di discepoli; ma il progetto non si concretizzò che dopo la sua morte. Fatto forse unico e comunque singolare nella storia della Chiesa. Infatti, questo monaco eremita a distanza di vari anni è diventato il fondatore di una nuova famiglia religiosa fatta di tanti piccoli Fratelli e Sorelle sparsi per il mondo, con diverse denominazioni ed un unico stile: la povertà. Religiosi che "non fanno un apostolato specifico", ma che testimoniano con la loro presenza, con la loro stessa vita, l’attualità del Vangelo, dal deserto fino alle periferie urbane, nelle fabbriche e nei luna-park, nelle steppe del profondo Nord e fra i tuareg dell’Africa, negli avamposti del malessere sociale e delle nuove povertà di questa nostra Europa sazia e disperata, portandovi ovunque il messaggio di fratel Charles, la sua parola profetica che risuona come un urlo silenzioso nel frastuono delle voci di oggi.

    Maria Di Lorenzo
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

 

 

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