SCOPERTE
Un nuovo studio rivelerebbe i legami esoterici di Verne accusando i suoi romanzi di far parte di un disegno anticristiano ordito da gruppi legati alla magia: lo stesso humus da cui nasce il «Codice da Vinci»
«Quel massone del capitano Nemo»
Di Lucetta Scaraffia
Uno dei romanzi oggi di maggiore successo, Il codice da Vinci, è basato sul rimaneggiamento di tradizioni esoteriche che intrecciano elementi cristiani, come la Maddalena e il Graal, ad altri medievali, come la continuità della stirpe reale dei merovingi, depositaria di segreti e tesori.
Un miscuglio non nuovo come spunto di romanzi d'avventure: già utilizzato da Jules Verne, soprattutto nel suo Clovis Dardentor, ma che fa da sfondo, con apporti di diverse tradizioni esoteriche, a tutti i suoi romanzi. A proporre questa nuova lettura del celebre scrittore è Michel Lamy (Jules Verne e l'esoterismo. I viaggi straordinari, i Rosacroce, Rennes-le-Château Mediterranee, pp. 227, euro 19,50), studioso che rivela in questo campo una cultura approfondita.
Nell'insieme delle opere di Verne egli rintraccia infatti segni di un linguaggio nascosto per la trasmissione di un sapere esoterico che lo scrittore condivideva con il suo scopritore ed editore, Hetzel, ebreo che fu anche ministro, proscritto nel 1851 perché coinvolto nei moti del 1848, massone probabilmente di alto grado e vicino ad altre sette esoteriche. Con ogni probabilità da Hetzel - che Verne in una lettera definisce «una guida speciale» - arrivavano allo scrittore le richieste di sviluppare temi esoterici, esaudite anche quando negli ultimi anni una crisi spirituale allontanò il romanziere da queste credenze.
Lamy analizza nei romanzi di Verne le trame, i simboli e il significato nascosto dei nomi propri, rivelandone il carattere iniziatico, l'insistenza sul viaggio come momento di purificazione e iniziazione, le prove magiche e, più specificamente, l'uso di leggende e credenze vive nelle sette esoteriche francesi dell'Ottocento. Sono insomma romanzi che divulgano un pensiero esoterico anticristiano, come quelli di altri scrittori: George Sand - che ebbe una grande influenza su Verne, suggerendogli per esempio la trama di Ventimila leghe sotto i mari - ma anch e Balzac, Nerval, Anatole France e tutta un'élite letteraria e artistica (basti pensare a Delacroix), sensibile alle idee di maghi come Eliphas Levi, Papus, Péladan, pronta a credere persino alla metempsicosi.
Le sette esoteriche, tutte fortemente elitarie, condividevano la volontà di diffondere le proprie convinzioni fra la gente comune attraverso l'arte, che diveniva così veicolo di una visione del mondo nuova e anticristiana. Considerando la fortuna odierna di molta letteratura d'evasione più o meno avversa al cristianesimo - dal Codice da Vinci ad Harry Potter, in questo continuatori di Verne, di George Sand (Consuelo) e Bram Stocker (Dracula) - viene da riflettere, e per questo il libro di Lamy, sia pure confuso nell'affastellare elementi, merita attenzione.
Il volume mette in luce nei romanzi di Verne segni di una profonda conoscenza iniziatica, che Lamy collega a gruppi esoterici diversi, evidentemente conosciuti dallo scrittore. Tra questi la massoneria per la storia del priorato di Sion, dei templari e del Graal legata a Rennes-le-Château: elementi ripresi da Il codice da Vinci e per i quali lo studioso ricostruisce con pazienza contatti e possibili catene di trasmissione, come i rapporti di Verne con Emma Calvé, celebre cantante lirica che gravitava intorno agli ambienti esoterici di Saint-Sulpice.
In altre opere - Dalla terra alla luna, Il giro del mondo in ottanta giorni, Mattia Sandorf (che nelle illustrazioni ha il volto di Hetzel), Robur e Il padrone del mondo - Lamy rintraccia componenti della tradizione rosacrociana, risvegliata nella Francia dell'Ottocento da Stanislas de Guaita, a cui fanno riferimento anche molte avventure di Arsenio Lupin. Ma lo studioso trova nel percorso letterario di Verne anche l'influenza di una setta rosacrociana molto elitaria, la Golden dawn, a cui aderiva anche Bram Stocker, l'autore di Dracula, altro celebre roma nzo d'impianto esoterico. Lo scrittore francese parla infatti di castelli nei Carpazi, di semidemoni e vampiri, anche se «come sua abitudine Jules Verne si farà beffe di costumi e leggende e darà una soluzione razionale e scientifica al suo enigma», trovandola nell'elettricità, l'energia invisibile appena scoperta che faceva sognare gli spiritisti.
Dalle tradizioni rosacrociane - che parlano di una terra cava nella quale vivono esseri superiori - Verne potrebbe poi avere preso l'idea del Viaggio al centro della terra, che si lega di nuovo a Rennes-le-Château, dov'è collocato l'accesso al misterioso mondo sotterraneo. Il legame con i rosacrociani si estende alla setta degli «illuminati di Baviera», nata per contrastare l'azione dei gesuiti considerati «nemici dell'avvenire e dell'umanità» - e di cui avrebbero fatto parte grandi esoterici come Cagliostro e il conte di Saint-Germain - secondo la quale le religioni sarebbero fondate su impostura e chimere.
Tutti questi gruppi - sostiene Lamy - erano molto interessati alle società letterarie e fedeli a una massima degli odiati gesuiti: «Non proclamare la propria dottrina, ma farla proclamare da altri, formare quanti avrebbero conquistato i media dell'epoca». Società segrete e complotti di misteriosi personaggi per «tirare il mondo nella loro direzione», cioè la riabilitazione degli dei decaduti, arrivando fino a comunismo e nazismo. Sembra un romanzo di Verne, ma bisogna riflettere sul ruolo di una letteratura molto diffusa e forse anche oggi finalizzata a «rafforzare la fratellanza fra gli uomini che preparano questo evento». Anticristiano.