Francamente sentire l’elogio della politica economica neoliberista di Pinochet in un forum di Destra sociale è veramente ridicolo.
Nel Cile gli ultraliberisti sconfitti dalle politiche Keynesiane post guerra trovarono un caldo nido dove poter mettere in pratica le loro teorie e dottrine approfittando del clima politico favorevole a simili elucubrazioni.
L’esperienza neoliberale successivamente si estese all’Inghilterra della Tacher e agli USA di Reagan, e mentre Pinochet soffocava gli scioperi nel sangue, la Lady di ferro reprimeva furiosamente i minatori inglesi e Reagan diede una lezione memorabile agli scioperanti delle compagnie aeree.
Fu però in America Latina che queste politiche, dopo la stagione delle dittature militari e con la fine dell’URSS, si estesero e furono adottate da molti stati in forme più o meno totali.
L’esito è sotto gli occhi di tutti: L’Argentina e l’Uruguay hanno fatto bancarotta, il Brasile, il Messico e la Colombia si sono ipotecate buona parte delle ricchezze nazionali, chi resiste, come il Venezuela, è scosso da fortissime opposizioni interne (manovrate dagli USA) e da boicottaggi internazionali (come nel caso di Cuba).
Ovunque si è rafforzata la concentrazione del reddito, è aumentata la povertà, la dipendenza economica, sociale e culturale, la disoccupazione, la criminalità (quadruplicata nella stessa America del Nord), la disgregazione della società.
Anche in Cile, in realtà, si sono avute dinamiche simili di sperequazioni dei redditi (i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri).
http://www.zmag.org/Italy/sepulveda-ladronicileni.htm
Al di là dei giudizi su Allende (che non considero certo un esempio politico) bisogna quindi ricordare come la globalizzazione liberista imposta dalla potenza egemone vada contro tutto ciò che è sovranità nazionale (attraverso la privatizzazione delle risorse naturali) contro i meccanismi di coesione e di integrazione sociale favorendo invece la mercantilizzazione di ogni aspetto della vita sociale e l’individualismo sfrenato, contro lo Stato-Nazione favorendone l’erosione di potere a favore delle compagnie transnazionali e di piccole oligarchie nazionali.
Una politica realmente di Destra sociale dovrebbe invece incoraggiare un potere popolare, nazionalista, comunitario; uno sviluppo nazionale che implichi un progetto politico di lungo respiro per l’autonomia e la sicurezza sociale e nazionale e non per la sua erosione e smantellamento.
Un saluto