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Discussione: Il Voodoo

  1. #21
    Rimbaud
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    Predefinito Re: Riferimento: Il Voodoo

    Io grazie a questo Forum, ho trovato un cemtro a Parma, che si occupa in modo serio di Vodoo, Santeria, Candomblè ed Umbanda. L'ho provato e mi sono trovato da Dio. Persone serie e fantastiche.

  2. #22
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Il lato oscuro del voodoo...


    Luisa Faldini Pizzorno

    LA MAGIA HAITIANA





    Questo è sicuramente l'ambito che non solo ha reso famoso il Vodu, ma ha fortemente contribuito a darne una visione negativa, per quanto immotivata, nata all'epoca della colonia e ancora oggi perdurante. In effetti, ad Haiti la magia occupa un posto importante, soprattutto a causa dell'apporto bantu, che la domina e che ne ha fatto sicuramente un elemento centrale, amplificato inoltre dalla creazione, nel XVIII secolo, del pantheon pétro, che annovera nelle sue file divinità fortemente collegate con la magia. Oltre a questo, l'uso delle polveri, la conoscenza dei veleni, i riti notturni e, non ultimi, i racconti popolari hanno fatto di Haiti un'isola «magica», in cui scrittori e cineasti hanno trovato ispirazione per molte delle loro opere. […] In realtà questo aspetto va ridimensionato. È vero che ad Haiti il settore della magia e della stregoneria è particolarmente sviluppato, ma è anche vero che definire il Vodu «magia» è del tutto errato, in quanto è una religione che, come tutte le religioni, comprende, all'interno dei suoi rituali, gesti e tecniche di tipo magico.[…] Detto questo, il campo della stregoneria, ad Haiti, esiste, ha realmente una connotazione di tipo negativo e crea sentimenti di terrore presso gran parte della popolazione. […]

    Uno degli elementi importanti da tenere in considerazione è che, se un'azione di stregoneria volta a commettere un crimine non altera la struttura della società e non produce disarmonia, ma aiuta invece a risolvere un problema collettivo, può anche essere considerata positiva, mentre commettere un crimine fine a se stesso per mezzo della stregoneria è sempre negativo e condannato da tutti. Gli houngan e le mambo praticano tutti la magia, poiché molte parti dei rituali contengono operazioni di tipo magico e anche perché la terapeutica, di cui sono specialisti, è una disciplina per gran parte magica, in quanto all'azione delle foglie si devono unire, allo scopo di attivare i principi attivi in esse contenute, formule, gesti e rituali che mettono in moto flussi di energia positiva. Allo stesso modo, alcune cerimonie religiose possono avere un'efficacia magica, nel senso che allontanano spiriti malevoli o la negatività in genere. […]

    Houngan e mambo sono non soltanto sacerdoti, ma anche indovini, terapeuti e quindi operatori religiosi e magici, mentre il fattucchiere dovrebbe essere un operatore diverso, genericamente indicato in molti testi col nome di [i]bokor[/], per quanto la denominazione non sia corretta poiché, nella parte settentrionale di Haiti, bokor è invece sinonimo di houngan. Questi operatori sono detentori di un sapere molto composito, a causa delle diverse componenti etniche che hanno contribuito a dare vita al complesso delle tradizioni religiose e magiche haitiane. […]
    I bantu Bakongo hanno portato nel Vodu gli spiriti dell'acqua, i Bisimbi, che sono molto importanti nella magia e che entrano nella composizione di molti nkisi o feticci. Se in Africa il rapporto con questi dèi era di tipo individuale e segreto, ad Haiti sono stati invece inseriti in un culto collettivo e costituiscono la fami dei Simbi, i cui loa sono esseri guaritori che presiedono alla preparazione dei paquets simbi, potenti talismani terapeutici. I paquets sono una costante di tutti i santuari in cui si svolgono i rituali congo e pétro e sono sacchettini di forma vagamente umana riempiti di ingredienti diversi, la cui presenza nei santuari si deve al fatto che la malattia appartiene al contesto religioso.



    Questi paquets, maschili o femminili, vengono preparati nel corso di rituali che hanno luogo una notte di plenilunio invocando i loa pétro, annodando sette o nove volte le cordicelle che ricoprono i sacchettini con una rete. Servono come gardes (guardie, cioè proteggono), scaldano e rafforzano i loa e sono potenti mezzi terapeutici. Infatti, una delle azioni principali dei procedimenti magici è rivolta al campo terapeutico, poiché si ritiene che la malattia, in molti casi, possa essere una punizione soprannaturale oppure la conseguenza di un'azione di fattucchieria. Vi sono però anche «lavori» magici che portano soltanto guai passeggeri e mali guaribili, e normalmente il mezzo per eccellenza per queste azioni è il ouanga(o wanga, detto anche poison (veleno), una sostanza o un oggetto carico di un veleno soprannaturale, che lo rende nocivo. Il ouanga ha anche un'altra faccia, positiva, nel senso che è un talismano potente che può essere ordinato all'houngan in base alle proprie esigenze, ad esempio per proteggere se stessi, il proprio campo o la casa. Il termine Ouanga, ad Haiti, ha una connotazione negativa solo nel caso in cui venga preparato da un fattucchiere. In quest'ultimo caso, gli ouanga sono oggetti ràjé (arrangés = manipolati) da un fattucchiere che agiscono per contatto procurando una malattia, per cui, dato che qualsiasi cosa può essere un ouanga, gli haitiani in genere diffidano degli animali vaganti, soprattutto i polli che, se sorpresi nel proprio cortile vengono subito uccisi e abbandonati a un crocicchio. Sono ouanga anche le polveri avvelenate che vengono messe di nascosto su un capo di vestiario e il cui contatto porta una malattia.

    I bokor, oltre a vendere oggetti ràjé, vendono anche i points chauds (punti caldi), cioè spiriti o talismani in grado di produrre certi effetti. Questi spiriti sono in genere loa achetés [1] o zombi astrals [2] chiusi in bottiglia e catturati dai baigneurs [3] che ne fanno smercio per arricchirsi. Questi esseri sono anche detti baka, per quanto i baka siano più propriamente spiriti vaganti capaci di trasformarsi in mille modi, e che devono essere affrontati fissandoli negli occhi per farli sparire, pena l'arrivo di tutta una serie di guai.
    Comprando i points chauds si contrae con essi un patto che non si può violare e che comporta il nutrire questi spiriti anche con il sangue di un familiare, di un amico o di un vicino. Alla fine, si diventa veri e propri schiavi del point chaud, perché questi ha sempre fame e non gli si può negare nulla, altrimenti si rivolterà contro il suo proprietario.

    I crimini, le malattie mortali e gli omicidi si possono ottenere in molti modi. Uno dei mezzi più semplici per stregare qualcuno è fabbricare una bambolina o qualsiasi altro oggetto che rappresenti la vittima e poi compiere su di esso il maleficio. Oppure si può pugnalare nell'acqua il riflesso della persona che vi si specchia e che è stata attirata con l'inganno, oppure ancora si possono fare rituali specifici su un oggetto che appartiene alla vittima o su una sua «appartenenza», tanto che è proprio per questo motivo che cordone ombelicale, placenta, unghie e quant'altro vengono sepolti in luogo nascosto e che i capelli vengono bruciati. Contro questi malefici è difficile operare; ci vogliono molti soldi e un sacerdote abilissimo, ma non è detto che ci si riesca.





    Un altro sistema è l'expédition o envoyer morts, un mezzo magico veramente efferato, nel quale si mandano alcuni morti addosso alla vittima, la quale deperisce progressivamente e muore.. L'envoyer morts è un rituale che avviene sotto la protezione di S. Espedito, invocato dopo averne rovesciato l'immagine [4], affinchè «spedisca», cioè «termini», uccida la vittima, e di Baron Samedi, senza il quale non si può operare nel mondo della morte che è il suo dominio. Egli infatti, chiamato dal fattucchiere, lo incorpora e dà quindi al cliente tutte le indicazioni per effettuare il rituale, per preparare le offerte [5] e per prendere la terra del cimitero da porre sulla strada dove passerà la vittima. Nel caso quest'ultima la tocchi o la scavalchi, i morti le entreranno nel corpo e non le daranno pace fino alla morte. Le spedizioni possono essere effettuate contro tutti gli esseri viventi, anche contro il bestiame, che impazzisce e deve essere ucciso. Curare gli effetti delle expéditions è piuttosto difficile, perché i morti succhiano la vita degli individui a cui restano aggrappati con gran forza finché è loro possibile. Il rituale terapeutico, di cui Mètraux riferisce una versione, è molto costoso, deve essere effettuato da un houngan o da una mambo molto potenti, e consiste nella morte e rinascita simbolica del malato, dopo aver proposto al dio della morte, Baron Samedi, uno scambio tra la vita dell'individuo e quella di una gallina che viene sotterrata viva.

    Esiste comunque una medicina preventiva per gli envoyer morts, nel senso che ci si bagna con infusi speciali e si preparano arréts, cioè talismani per fermare i morti, imponendo loro confini simbolici, come bottiglie contenenti sostanze magiche o oggetti, ad esempio croci. Una delle protezioni più comuni avviene con amuleti e talismani, oggetti che vengono monté o drogué, per farli diventare gardes (guardie). Questi amuleti però si scaricano e devono quindi essere nutriti, montés, annualmente, cioè trattati ancora. […]

    Come talismani protettivi si usano anche le orations, preghiere cattoliche rivolte a certi santi, stampate e vendute per pochi spiccioli, che vengono appese sui muri della casa, o messe sotto il cuscino o portate sempre addosso oppure polverizzate per preparare composti di tipo terapeutico.
    Altrettanto utili sono i bagni con infusi d'erbe, che servono a proteggere o a guarire dalle malattie, e soprattutto le polveri, usate come rimedi o antidoti alla fattucchieria oltre che per ottenere vantaggi di vario tipo. Sono ad esempio molto usate nella magia amorosa.
    Infine, nel caso una persona voglia proteggere nel modo migliore la propria anima per evitare che venga colpita dai fattucchieri, può farsela estrarre da un sacerdote fidato e dargliela in consegna, per poi riprenderla quando sarà necessario, oppure può tenerla a casa, ben protetta e nascosta.



    NOTE

    1. Spirito che lo stregone può manipolare affinché compia azioni malvage, molto temuto per la sua crudeltà
    2. Il ti-bon-ange (una delle due anime dell'individuo) catturato da un fattucchiere
    3. Specialisti che lavano e compongono i morti
    4. Le azioni a rovescio sono tipiche della stregoneria
    5. Si tratta di banane e di patate crude che devono essere deposte al cimitero, sotto la croce di Baron Samedi



    BIBLIOGRAFIA

    * Desquiron L., Racines du Vudu – Port-au-Prince, Éditions Henri Deschamps, 1990
    * Herskovits M.
    - Life in a Haitian Valley - London and New York, Alfred A. Kopf, 1937.
    - Dahomey. An Ancient West African Kingdom. 2 vols, Evanston, Northwestern Universitv Press, 1938.

    * Mètraux A.
    - The concept of soul in haitian Vodu. Southwestern Journal of Antropology, vol. 2, n° 1 (spring, I946)
    - Croyances et Pratiques Magiques dans la Vallee de Marbial, Haiti – Journal de la Société des Américanistes, N. S., XLII, 1953.
    - La religion voudou en Haiti - Panorama tlu monile et des sciences. Paris, n° 2 (étè 1953)
    - Le Vaudou Haitien, société de Sorciers et de Zombis - Less Lettress Nouvelles, 6e année, n 64, Paris, Octobre 1958
    - Il Vodu haitiano. Torino, Einaudi, 1971



    Da "Il Vodu", Luisa Faldini Pizzorno (Xenia edizioni, pag. 64 e seguenti)
    Ultima modifica di Silvia; 27-03-13 alle 22:16

  3. #23
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Curare gli effetti delle expéditions è piuttosto difficile, perché i morti succhiano la vita degli individui a cui restano aggrappati con gran forza finché è loro possibile. Il rituale terapeutico, di cui Mètraux riferisce una versione, è molto costoso, deve essere effettuato da un houngan o da una mambo molto potenti, e consiste nella morte e rinascita simbolica del malato, dopo aver proposto al dio della morte, Baron Samedi, uno scambio tra la vita dell'individuo e quella di una gallina che viene sotterrata viva.



    Alfred Métraux

    Il trattamento delle spedizioni di morti


    Le malattie che sono conseguenza di una spedizione di «morti» sono, a detta degli hungan, molto difficili da curare. I «morti» si aggrappano all'organismo dove sono stati collocati, e si fa molta fatica a far loro lasciare la presa. In ciò non v'è nulla d'esagerato, come si vedrà dalla descrizione di un'espulsione di «morti», di cui ho potuto seguire le peripezie nel santuario di Lorgina. Il paziente sottoposto al trattamento era un certo Antonio, Il colorito terreo, il corpo scarno, l'uomo giaceva su di una stuoia, perfettamente immobile, come se volesse economizzare il poco di vita rimastogli. I parenti decisero allora di portarlo da Lorgina, supplicandola di salvarlo. Lorgina accettò solo quando il loa Brisé, che aveva convocato, non le ebbe assicurato la propria collaborazione.
    Saputa la natura della malattia, il trattamento avrebbe dovuto non solo effettuarsi sotto l'invocazione dei Guédé, ma anche nella casa loro riservata. Con cenere e fondi di caffè ne erano stati disegnati i simboli: bara, croce, piccone, pala, martello e chiodi. Su questi vèvè era stata disposta la stuoia del malato, al fine di stabilire un più intimo contatto tra il suo corpo e i Guédé. Su di una tavola erano stati disposi i i vari accessori della cerimonia: la pietra di Brisé, ciottolo nerastro con uno specchio incollato su di una faccia; cinque pacchetti di foglie e tre zucche contenenti granturco e arachidi tostate. In ogni zucca era stata infissa una candela (una bianca, una nera e una gialla). Due «gamelle» (vaschette di legno), piazzate sotto la tavola, contenevano un liquido brunastro, il «bagno», sul quale galleggiavano frammenti di piante messe a macerare in fiele di toro. [...]

    Il malato viene spogliato della camicia, e, lasciandogli addosso solo le mutande, fatto stendere sulle stuoie, la testa appoggiata su di una pietra. Si procede alla toilette, come se quel corpo emaciato e grigiastro fosse già quello di un cadavere. Gli si tengono chiuse le mascelle con una striscia di stoffa, le narici e le orecchie vengono tappate con ovatta, le braccia unite aderenti al corpo, le palme in alto, e gli alluci legati strettamente l'uno all'altro. Sulla fronte, sul petto sul ventre e nel cavo delle mani si spargono chicchi di granturco e arachidi. Lorgina, tenendo per le zampe una gallina maculata (zinga) e un gallo « ricciuto » invoca gli spiriti, orientando gli animali; poi consegna i volatili al suo accolito, il quale li avvicina al malato e li fa beccare i mucchietti di semi, a cominciare dalla testa. [...]

    Lorgina si alza, prende il gallo e la gallina e li passa a lungo sul corpo del paziente, partendo dalla testa. Agisce un po' bruscamente, ripetendo vari incantesimi di cui non ho afferrato che questa frase: «Tutto questo che è cattivo è per uscire, tutto questo che è buono è per entrare». L'assistente, un uccello per mano, ripete l'operazione; si attarda sul petto del malato come se cercasse di spazzarne via una sostanza invisibile. Ancora una volta si fanno passeggiare il gallo e la gallina sul malato lasciandoglieli poi vicino, così storditi da rimanere immobili. È la gallina maculata a prendere «la spedizione», mentre il gallo ricciuto ha assorbito l'«aria cattiva» e sarà quindi messo in libertà. Si presume che, qualche giorno più lardi, sparisca misteriosamente.
    Si passa sul paziente dalla testa ai piedi ciascuna delle tre zucche contenenti una candela. Lo stesso viene fatto con la pietra di Brisé. Lorgina continua a pregare e a far sentire i suoi « tetetete... » Raccoglie nel cavo della mano tutta l'acqua del bagno che può e la getta brutalmente in faccia al malato. Questi, spaventato, trasale, brontola, vuole alzarsi. Gli si impone di star fermo. Lorgina spiega che non è colpa sua: se si muove, è perché il morto si agita. Si continua a spruzzarlo energicamente, più persone si danno il cambio per non interrompere l'innaffiamento. L'uomo, gocciolante, è coperto di foglie e di sostanze vegetali semidecomposte. Questa bagnata è una vera offensiva contro i «morti», che si cerca di spaventare, e la cui resistenza si esprime con i movimenti disordinati che fanno fare al posseduto.

    Davanti alla brutalità del trattamento, una parente del malato scoppia in singhiozzi e, urlando che non ce la fa più, cerca di scappare. La si costringe a rimettersi seduta. La mambo ordina ai «morti» d'andarsene e annuncia che, se si ostinano, troverà lei la maniera d'espellerli. Nella bocca del malato si mette dell'aglio e l'uomo, a forza di dibattersi si sbarazza della mentoniera e delle corde. Ricade infine sulla stuoia, visibilmente spossato. La mambo lo chiama molte volte per nome: «Antonio, sei tu Antonio ad essere lì? Sei proprio tu?» Il paziente emette un flebile «sì». A questo punto l'assistente dà fuoco al clairin dentro il piatto contenente la pietra di Brisé e, prendendo le fiamme in mano, le fa correre lungo tutto il corpo del malato in piedi davanti a lui. Lorgina, riempiendosi la bocca di kimanga, lo spruzza bruscamente sul volto di Antonio, il quale tenta di proteggersi gli occhi con le mani. Glielo si impedisce.



    I simboli degli spiriti Ghede (AP Photo/Dieu Nalio Chery)



    Bagni, frizioni e massaggi chiudono la prima parte del trattamento, che si svolge nella caye dei Guédé. La seconda parte ha come scenario il cortile, dove è stata scavata una fossa. Vi si trasporta il malato il quale, appoggiato a due hunsi, cammina ancora con difficoltà. Sette lampade fatte di scorza d'arancia ardono attorno alla fossa, vicino alla quale sono state deposte anche le tre zucche. Il paziente viene aiutato a discendere sul fondo del buco e gli si tende un giovane banano sradicato di fresco, ch'egli prende tra le braccia. La gallina che è servita per la cura viene nuovamente passata su tutto il corpo. Lorgina recita la formula: «Con il permesso del buon Dio, dei santi, dei morti, per il potere di papà Brisé, Signor Agirua-linssu, Signor Guédé-nuvavu, tutti i Guédé, [i]m'ap mâdé la vi pu n'om-la, mwê mâbô yabofai, mâdé nu la vi pu nômla, m'achté kôtâ, m'payé u, m'pa dwé u » («Vi chiedo la vita di quell'uomo, io, mambo Yabofai, vi chiedo la vita di quell'uomo, compro in contanti, vi pago, non vi debbo nulla »). Finita la preghiera, la mambo si versa il contenuto delle zucche nelle mani e massaggia il corpo del malato. Poi gli versa l'acqua di una brocca sulla testa, poi su tutto il corpo e la rompe contro il bordo della fossa. Unge la pelle del paziente con l'olio delle lampade. La gallina maculata, ripiegata su se stessa, viene deposta sul fondo della fossa, contro le radici del banano. La gallina, sotterrata viva, riscatta la vita del malato. Se Barone-Sabato accetta il baratto, il banano muore; ma, se rifiuta, l'albero prospera e il malato muore.

    Si fa rapidamente cadere sul fondo della buca la terra accumulata sul bordo, poi se ne fa subito uscire l'ammalato. La fossa viene colmata in gran fretta. La superficie dello scavo livellata e sopra vengono poste tre lampade perpetue. È il momento più drammatico del trattamento, in cui si dovrebbe consumare la disfatta dei morti. Frizionato vigorosamente il malato con clairin in fiamme, gli si fanno esplodere tra le gambe tre piccole cariche di polvere da sparo. Lorgina e i suoi assistenti gli vaporizzano kimanga addosso soffiando verso i quattro punti cardinali, tra schiocchi di frusta. Viene portata una camicia maddyoc, bianca con paramenti rossi. Una delle falde viene ritorta e leggermente bruciata. Con il tessuto carbonizzato vengono tracciati segni sulla faccia e sul petto di Antonio. Lorgina gli ordina di sputare più che può e di rientrare da solo nel peristilio. Antonio vi si reca con passo quasi saldo. Qui gli annodano un fazzoletto attorno alla testa e gli lavano i piedi con infusi d'erbe medicinali. Antonio dichiara di sentirsi molto meglio. Qualche giorno dopo era un altro uomo; mangiava di buon appetito e si rifiutava di rimanere a letto. Riprese, senz'altro indugio, il suo duro mestiere di scaricatore.


    Alfred Métraux, Il vodu haitiano (Einaudi, pag. 277 e seguenti)

  4. #24
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Santi cristiani insieme a demoni africani

    di Alessandro Mondo ("La Stampa", 28 luglio 2003)

    Un culto sincretistico nato in Africa e diventato una vera religione


    Immagine tratta dal sito http://i.telegraph.co.uk/

    “Una barzelletta dice che il 97 per cento degli haitiani sono cattolici e il 99 per cento vudù. Perché questa è la religione che gli schiavi si sono portati dietro dall’Africa, venerande credenze e antiche parole nascoste nell’orrore delle stive delle navi negrerie, nell’inferno delle piantagioni di canna: dove prima lavoravano come schiavi a colpi di frusta e poi con salari da fame”. Il professor Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, ricorda bene il rito vudù, osservato come spettatore privilegiato a New Orleans.


    Cosa si intende per vudù?

    “In sintesi, possiamo dire che il vudù – diventato ad Haiti una vera religione capace di convivere con quella cattolica ufficiale - nasce simultaneamente in alcuni paesi africani e caraibici dall’incontro tra il cattolicesimo francese di stampo coloniale e un affollato universo di riti pregressi. Parliamo di Haiti, dove il 30 per cento circa della popolazione è coinvolto nelle confraternite di riferimento: ma il fenomeno interessa, seppur in forma minoritaria, alcuni paesi africani, come il Benin, e l’America. Abbiamo già detto di New Orleans. Mi è capitato di vedere un tempio vudù persino a New York, dove vivono parecchi haitiani.


    Un universo geografico molto vasto…

    “Per tacere dei rimandi ad altre credenze non meno radicate: il ‘candomble’ a Bahia, la ‘santerìa’ a Cuba, lo ‘xango’ a Recife. Fatte tutte le differenze del caso, il minimo comun denominatore è rappresentato dal sincretismo fra elementi del cattolicesimo e culti tradizionali africani. Tornando al vudù, l’aspetto più evidente è la disinvolta convivenza nello stesso pantheon di alcuni santi cattolici con divinità pagane”.


    A quale epoca datano gli esordi del vudù?

    “Tra il 1600 e il 1700, in coincidenza con le grandi migrazioni degli schiavi. Anche se da allora molte cose sono cambiate: alcuni aspetti si sono persi, altri sono stati istituzionalizzati. Oggi ad Haiti il vudù è una sorta di chiesa articolata in confederazioni, che spesso rappresentano una chiave essenziale per comprendere la politica locale”.
    Secondo gli storici, nasce come una forma di ribellione alla dittatura coloniale e al cristianesimo da parte degli schiavi africani.
    “Nemmeno il vudù sfugge ai corsi e ai ricorsi della storiografia. Un tempo lo si interpretava come una semplice manifestazione di spontaneismo religioso. Dagli anni 60 ha prevalso una lettura diversa e meno ‘coloniale’: nel vudù si concentrerebbero gli elementi positivi di una spiritualità tipicamente africana, eletta a strumento di emancipazione di un intero popolo. Non è del tutto vero. Anche in tempi recenti, il ruolo assunto dalle dirigenze delle confraternite nella politica del Paese è stato spesso ambiguo: basti pensare all’appoggio che alcune diedero al nefasto Papa Doc”.


    Al secolo, François Duvalier

    “Il Caligola neocaraibico che giurava di essere la reincarnazione dello spettrale Baron Samedi. Lo faceva credere anche ai suoi pretoriani, i feroci ‘tonton macoutes’. Il che dimostra quanto azzardate possano essere, in alcuni casi, certe riletture terzomondiste del vudù”.


    Qual è l’aspetto del fenomeno che colpisce di più noi occidentali?

    “Sicuramente il rito: anzi, i riti o ‘servizi’. Culti propiziatori di norma finalizzati a richieste specifiche – amore, fertilità, fortuna economica – articolati su una serie di balli e danze in grado di protrarsi per ore. Per i nostri canoni sono cerimonie forti, impressionanti, in cui l’adepto entra in contatto estatico con le divinità di riferimento assumendone voce e gesti”.


    Di quali divinità parliamo?

    “Alcune, come il popolarissimo Baron Samedi, sono fantasmi; altre riassumono in loro caratteristiche dei santi cristiani con quelle di spiriti pagani. Ce ne sono di terrorizzanti e di benigne: i ‘loa’. In ogni caso, anche le più spaventose possono essere placate con offerte sacrificali affinchè intercedano per le richieste di turno”.


    Offerte animali?

    “Anche. Tra le creature più richieste c’è il popolare galletto, sgozzato o decapitato a morsi: un genere di rito frequente ad Haiti, ma che altrove deve fare i conti con legislazioni severe. In alternativa, si evoca la divinità versando del liquido per terra, di solito liquore”.


    Dici “vudù” e pensi subito al malocchio…

    “Può accadere, anche se le principali confraternite tendono a scongiurare utilizzi impropri. Attenzione a non confondere il vudù con le inevitabili degenerazioni: un conto sono i riti tradizionali, un altro la magìa nera. La maîtresse nigeriana che ricatta le prostitute di qualche nostra città, minacciando di infilzare i bambolotti che hanno le loro sembianze, è un’altra cosa. Non a caso si tratta di fenomeni peculiari di paesi estranei all’area geografica di riferimento del vudù. No, il vero vudù è un’altra cosa: un universo per molti aspetti affascinante, tutto da scoprire”.

    Santi cristiani insieme a demoni africani - http://www.cesnur.org/
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 23-09-13 alle 01:26
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  5. #25
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Alessandro Costantini*

    IL «GRAND MAÎTRE» DI HAITI



    Si Bondye vlé!: «Se Dio vuole». È la frase che punteggia, accompagna spesso i dialoghi in creolo degli haitiani. In creolo, perché è il creolo la vera lingua nazionale, la lingua materna della stragrande maggioranza degli abitanti dell’isola caraibica: non il francese, che pure assieme al creolo è la lingua ufficiale del Paese. Si Bondye vlé! può esprimere la sottomissione al destino o anche, nell’interpretazione di alcuni, un senso acuto della Provvidenza; per altri infine è una semplice formula di scongiuro per allontanare la cattiva sorte. Invece, si direbbe proprio che il Bondyé non sia esattamente il nostro «Buon Dio», come si sarebbe tentati di tradurre a prima vista. Di «Bon Dieu» parlavano sempre i missionari agli schiavi neri haitiani, per spingerli ad accettare una sorte che nulla aveva di buono: e se la lingua comune degli schiavi di allora e degli haitiani di adesso – il creolo – ha recepito la parola Bondyé per indicare la Divinità, l’Essere Supremo, il significato che gli ha attribuito non prevede la qualità reale e concreta della bontà.

    È un Dio lontano, troppo lontano e troppo grande per occuparsi delle cose di quaggiù; un altro proverbio haitiano precisa del resto che «la matita del Buondio non ha la gomma»: cioè che quanto è stato scritto in cielo deve accadere comunque, quaggiù, e non può essere cambiato. È un Dio, insomma, cui non vale la pena di rivolgersi nel bisogno. Questa lontananza dell’Essere Supremo, per la spiritualità della religione tradizionale nazionale, è stata mirabilmente rappresentata nel più famoso romanzo haitiano: Signori della Rugiada (Gouverneurs de la Rosée, 1944) di Jacques Roumain, in cui fin dalla prima pagina troviamo: «la vecchia Delira (...) allora ripete: moriremo tutti, e chiama il Buondio. Ma è inutile, perché ci sono talmente tante povere creature che invocano il Buondio con tutta la loro forza, che ne esce un gran rumore fastidioso e il Buondio lo sente e grida: Maledizione, ma cos’è tutto questo casino? E si tura le orecchie. Questa è la verità, l’uomo è abbandonato».

    L’Essere supremo nel vodù è chiamato Grand Maître, alla lettera «Grande Signore», cioè Signore Supremo, Onnipotente; tra lui e gli uomini ci sono però altre entità, a loro modo pure esse divine, anche se subordinate all’Essere Supremo: i loa olwa. È un intero Pantheon di divinità «minori» chiamate anche «angeli», «spiriti», «misteri», ma che in realtà sono le uniche a cui ci si rivolge concretamente; sono state create da Dio e il loro compito è quello di venire in aiuto agli uomini, di realizzare le loro preghiere: per il bene, generalmente, ma anche in taluni casi per il male.




    È questo lo sfondo, il quadro generale dentro cui esiste e opera ad Haiti la religione del vodù, con i suoi fedeli, gli iniziati (hunsi di vario grado), i luoghi del culto (hunfo), le numerose e differenti cerimonie sacre, le sue credenze: una religione non centralizzata, senza un’ortodossia o un Libro (essendo fondamentalmente orale), che vive radicata sempre in una comunità raccolta attorno al suo capo religioso (gli hungan e le manbo), che cumula in sé le funzioni di sacerdote, guaritore, esorcista, mago, regista delle cerimonie.

    Fin dagli inizi della colonizzazione francese di Haiti, gli schiavi neri sono stati oggetto delle attenzioni della Chiesa cattolica. La legge che regolamentava la schiavitù, il famoso Code Noir, promulgato da Luigi XIV nel 1685 e che riguardava Saint-Domingue (l’odierna repubblica haitiana) e le Antille francesi, era esplicito su questo punto: fin dall’inizio (articoli dal 2 al 9), il Code Noir prescriveva l’educazione degli schiavi nella stessa fede del sovrano francese ed era tutto improntato al rispetto della fede cattolica, di cui prescriveva l’insegnamento agli schiavi.

    L’educazione religiosa degli schiavi era la giustificazione ideologico-teologica della schiavitù stessa. Anche se veniva ricordato che lo schiavo nero portato nelle colonie era – in teoria – già schiavo al momento del suo acquisto da parte del negriero, e non un uomo libero che il buon cristiano non avrebbe ridotto in schiavitù, la giustificazione ufficiale era quella religiosa; l’africano deportato, a ricompensa di una vita miseranda di fatiche, dolori e priva di speranza, in schiavitù avrebbe ricevuto il dono della fede: avrebbe potuto abbandonare la sua condizione di pagano e assicurarsi così la felicità ultraterrena dopo la morte.

    Allo schiavo veniva dunque offerta e praticamente imposta la religione cattolica: ed essa rivestiva per lui un sicuro interesse, più di quanto importasse al suo padrone o di quanto questi potesse gradire i discorsi di fratellanza e uguaglianza nella fede. La religione del padrone risultava interessante, almeno in una certa misura, perché agli occhi dello schiavo appariva sicuramente potente, efficace, più delle credenze che facevano parte del suo retaggio africano. Prova ne era il fatto che i suoi dei nulla avevano potuto per proteggere lui, lo schiavo, mentre la religione del padrone aveva assicurato a quest’ultimo la vittoria. Tuttavia, invece di abbracciare la nuova religione, molti schiavi rimanevano all’interno delle credenze portate dall’Africa, ma integrandole con quanto di superiore, di più potente, la religione dell’uomo bianco sembrava offrire: è così che nasce il vodù haitiano e, analogamente, le altre grandi religioni sincretiche afro-americane: la santeria a Cuba e il candomblé in Brasile.






    Il vodù è vissuto come «il sistema della forza», scrive Rénald Clérismé: «per il fedele del vodù vivere significa appropriarsi di tutto quanto è forza». Ecco allora il vodù integrare nelle sue cerimonie quanto trova nel cristianesimo o nel cattolicesimo che sia utile a rinforzare le sue credenze e ad arricchire i suoi riti: sacramenti (battesimo, matrimonio, Eucarestia, messe dei morti), preghiere (litanie), culto dei santi, calendario delle ricorrenze religiose (il 2 novembre si celebrano i loa della morte; durante la Quaresima anche gli oggetti del culto vodù vengono coperti da un drappo) e così via. Questi aspetti apertamente sincretici sono in genere gestiti con l’ausilio di uno pseudo-prete, il pè-savann («padre-savana»), in grado di leggere da un messale o da un breviario, per lo più un ex-sacrestano o ex-chierichetto. Il pè-savann dice preghiere cattoliche, dispensa benedizioni, asperge con acqua benedetta: è una figura che fa la sua comparsa nelle campagne haitiane tra il 1804 e il 1860, cioè tra la data dell’Indipendenza di Haiti (e della conseguente cacciata dei bianchi) e quella del Concordato tra il Vaticano e lo stato haitiano.

    Che cos’è, insomma, il vodù? si chiedeva Alfred Métraux, il grande antropologo, autore di uno studio sulla religione haitiana (1958) che resta tuttora fondamentale. È «un insieme di credenze e di riti di origine africana che, strettamente connessi e mescolati con pratiche cattoliche, costituiscono la religione della maggior parte dei contadini e del proletariato urbano della Repubblica nera di Haiti. I suoi adepti gli chiedono quello che gli uomini hanno sempre chiesto alla religione: dei rimedi ai loro mali, la soddisfazione dei loro bisogni e la speranza in una vita oltre la morte». Laënnec Hurbon, suo maggior studioso attuale (e sacerdote cattolico haitiano), osserva che «nel vodù abbiamo a che fare con una esperienza religiosa autentica, con un linguaggio culturale valido come qualsiasi altro linguaggio e che soddisfa il praticante del vodù nel suo tentativo di comprensione delle cose di questo mondo e nella sua ricerca del senso da dare all’esistenza umana». Geneviève Calame Griaule commenta: «il vodù è un sistema coerente di relazioni e di corrispondenze simboliche che costituisce una spiegazione dell’universo». E ancora l’antropologo haitiano Louis Maximilien può scrivere (1945): «Accanto ad alcune vestigia di un culto animista e della magia – questa, sfortunatamente fin troppo conosciuta –, è presente nel vodù un sistema organico che appartiene alla tradizione delle grandi religioni, che presenta una disciplina della spiritualità capace di condurre l’uomo verso la sua evoluzione divina, nella rinuncia a sé per mezzo della comprensione e dell’amore del prossimo, al fine di raggiungere la serenità della superiore saggezza che avvicina costantemente all’essere supremo».


    Bibliografia

    - Métraux, Alfred, Il vodu haitiano, Torino, Einaudi, 1971, 386 p.
    - Deren, Maya, I cavalieri divini del vudù, Milano, Il Saggiatore, 1959 e 1997, 378 p.
    - Hurbon, Laënnec, Les mystères du vaudou, Paris, Gallimard, 1993, 176 p.
    - Hurbon, Laënnec, Dieu dans le Vaudou haïtien, Paris, Payot, 1972, 269 p.
    - Planson, Claude, Vaudou, un initié parle, Paris, Éds. J'ai lu, 1975, 346 p.
    - Maximilien, Louis, Le vaudou haïtien. Rites Radas-Canzo, Port-au-Prince, Imprimerie de l’État, 1945, 225 p.
    - Damoison, David – Dalembert, Louis-Philippe, Vodou! Un tambour pour les anges, Revue Autrement – Collection Monde, n. 137, mars 2003, 158 p.

    * L’autore è docente di Letterature e Culture dei paesi francofoni all’Università Ca’ Foscari Venezia



  6. #26
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  7. #27
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Un popolo che aveva scoperto tutto prima della ri-scoperta quantica...


    L'illusione della materia | Fisica Quantistica e Conoscenze al confine

    " ... La teologia vuduista si presenta come estremamente complessa e ricca, molto simile a quella delle altre grandi religioni mistiche del mondo. Il Vudù concepisce infatti la molteplicità dell'universo come una realtà illusoria, intendendo il cosmo come un "tutt'uno". Le tante cose che costituiscono il mondo non sono slegate e distinte tra loro, la differenziazione è infatti il velo di Maia (dalla religione induista) che copre quella che è la realtà, ovvero il fatto che tutto ciò che esiste è parte e manifestazione di un'entità ancestrale, ineffabile ed eterna, ovvero Dio — che nella tradizione africana è indicato con nomi quali Mawu, Olorun o Gran Met (dal francese Grand Maître, ovvero "Grande Maestro") ... "

    https://it.wikipedia.org/wiki/Vud%C3%B9
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-09-15 alle 16:12

  8. #28
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    “La corrente di conoscenza è diretta verso una realtà non meccanica; l’universo comincia ad apparire più come un grande pensiero che una grande macchina. La mente non sembra più essere un intruso accidentale nel regno della materia. Dovremmo invece salutarla come il creatore e governatore del regno della materia”. (R. C. Henry, “The Mental Universe”; 2005)
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-09-15 alle 16:13

  9. #29
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Citazione Originariamente Scritto da Ultima legione Visualizza Messaggio
    Ma adesso ti interessi anche al dio serpente, Ultima Legiò....
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-09-15 alle 16:14
    IN PALESTINA È GENOCIDIO!
    ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE!
    BASTA ECOFOLLIE GREEN!
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


  10. #30
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    Predefinito Re: Il Voodoo

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Ma adesso ti interessi anche al dio serpente, Ultima Legiò....
    Son curioso e mai monotematico.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-09-15 alle 16:15
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

 

 
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