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  1. #11
    brescianofobo
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    In Origine Postato da estewald
    ma davvero i bananas arrivano a scrivere ste cose? sono basito...

  2. #12
    brescianofobo
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    In Origine Postato da T34
    O è scemo o sta prendendo per il culo il patacca....
    E' scemo.




  3. #13
    Lampo
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    In Origine Postato da T34
    O è scemo o sta prendendo per il culo il patacca....
    O è il quarto bananiere....

  4. #14
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    In Origine Postato da brunik
    E' scemo.

    Avevo il sospetto, grazie della conferma.

  5. #15
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    In Origine Postato da estewald
    ma davvero i bananas arrivano a scrivere ste cose? sono basito...
    Il problema non è che le scrivono: è che le pensano!


  6. #16
    brescianofobo
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    Amici, già in passato se ne è discusso su POL, e si era approvato all'unanimità un documento che affermava che è vero, i bananas sono effettivamente inferiori.




  7. #17
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    In Origine Postato da brunik
    Oh My God...

  8. #18
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    In Origine Postato da nun63
    era lo stesso che parlava delle SUE gambe glabre e liscie come una pesca... un gran giornalista non c'è che dire
    BREVI AMORI A VILLA LA CERTOSA
    E’ stato finalmente liberato e restituito all’affetto dei suoi cari Renato Farina, l’inviato di Libero sequestrato da Silvio Berlusconi allo stadio di San Siro e tenuto vilmente in ostaggio per ben sei giorni in Sardegna, fra i cactus e i menhir di Villa La Certosa, con trattamenti disumani vietati dalla convenzione di Ginevra.
    Per la vittima si preannuncia però un lungo periodo di riabilitazione, a causa di una nuova forma di sindrome di Stoccolma che l’ha fatto perdutamente innamorare del rapitore: gli specialisti la chiamano Lingua della Costa Smeralda, a causa di un antipatico effetto collaterale: l’ipersalivazione. Le corrispondenze dalla reggia del Cavaliere, firmate da questo nuovo esemplare del giornalismo «embedded», vagamente ispirate a Mario Appelius e pubblicate da Libero il 19 e il 24 agosto, parlano da sole.
    Tre cuori, una capanna.
    «Gli chiedo se posso passare da lui per un saluto. “Buona idea, organizzo”. Ha organizzato. “Venga allo stadio per Milan-Juve. Poi viene con me in Sardegna”. Ho la poltroncina dietro la sua. Faccio coppia con Fedele Confalonieri. Ci saremo soltanto il
    presidente di Fininvest ed io, ospiti a Villa Certosa ».
    Ecco: serviva giusto un cameriere.
    La salita al calvario.
    «Si salta la cena… Si parte con l’aereo di Stato dopo mezzanotte… Si addormenta placido, con un dolore al costato.
    Gli offro un antidolorifico. “No, grazie, i dolori preferisco sopportarli. So che morirò lavorando. Un ictus, un infarto…”. Confalonieri annuisce. Lo contraddico: ideale è un mese di preparazione alla morte».
    Serviva pure un infermiere e un portafortuna.
    Asterix e Obelix.
    «Si sale su uno Shuttle con il motore elettrico. È lui al volante. Mostra il parco: sono 700 metri quadri. “Questo territorio l’ho sottratto agli incendi estirpando i rovi… Questa sarà l'agorà”. Ora è brullo, ma già una decina di grandi pietre puntate verso il cielo creano un anfiteatro di misticismo ancestrale. “Sono menhir, alti 8 metri, li ho acquistati da vari proprietari e li ho disposti qui”».
    Tanto poi arriva il condono edilizio.
    Cinegiornale Luce.
    «Racconta (Lui, ndr) come preveda una sorta di teatro, con tre piazze che si sovrappongono e si distendono dinanzi a questi ulivi… C’è qualcosa di pionieristico in tutto questo. L’uomo che doma la selvatichezza della natura, magari anche un po’ troppo, ma Berlusconi è così. Gli chiedo se ci sono paragoni con qualche parco. Non ce ne sono - dice».
    Torna finalmente a splendere il sole sui colli fatali di Roma.
    Il Presidente del Cactus.
    «Una visione confonde persino Confalonieri. “È il museo delle piante grasse e dei cactus”. C’è una piscina intorno, Berlusconi premendo un bottone illumina soffusamente una foresta incredibile di gonfi rigogli vegetali tra rossastre pietre laviche e buganvillee addormentate. Sono duemila esemplari di cinquecento specie. “Accarezzi quella pianta sudafricana”. Il dito va giù come su una levigatissima pelle eburnea, un burro perlaceo».
    Sono momenti delicati: fu così che l’ingenuo Farina, fra il lusco e il brusco, scoprì il sesso.
    Il Presidente Creatore.
    «Perché ha deciso di impegnarsi in questo immenso cantiere? Non può farne a meno. “Volevo dimostrare a me stesso che non sono del tutto rincoglionito dal governo. Quando non ho intralci, realizzo, umanizzo la realtà al meglio, valorizzo le energie italiane”».
    La parola d’ordine è una sola, perentoria e imperativa per tutti: realizzare, umanizzare, valorizzare.
    Il Presidente Usignolo.
    «La vista è impareggiabile e stavolta il cavaliere, vestito di bianco sembra un beduino appena sceso da cavallo. Si abbandona al canto che intona il suo amico Mariano Apicella. Berlusca mette giù i testi (“in due minuti”), l’altro li palpa, li vellica, li musica».
    Ecco: anche palpare, vellicare, musicare.
    Silvio Manidiforbice.
    «Il presidente operaio lavora. Persino la passeggiata la fa con le cesoie in mano. Il telefono nella sinistra, e la forbicina nella destra. Un passo pota qua, il successivo telefona là. Controlla il ghiaietto, le pale del ventilatore sotto un gazebo azionate da un telecomando, le cinque piscine per la talassoterapia. Visto sia siamo gente colta, cito Rimbaud: che ci faccio qui?».
    Citando Montanelli, invece, si potrebbe dire: gente colta, ma mai sul fatto.
    Il Presidente Pallonaro.
    «Mi tocca sistemare anche il calcio», mi dice. «Ho telefonato a Ignazio La Russa. È svelto. Ha capito tutto. Telefonerà al presidente del Catania Gaucci. In serie B rimarrà il Catania. Sarà un campionato a 21 squadre. E anche Genoa e Venezia non dovranno lamentarsi».
    Parole profetiche. Alla fine la serie B sarà a 24 squadre e si sono lamentati tutti. Ma l’importante è che La Russa abbia telefonato a Gaucci. È svelto. Ha capito tutto.
    Il Presidente Fecondatore.
    «Qualcuno si è arrampicato sugli scogli dinanzi alla tenuta. Compare lui in maglietta blu e calzoncini bianchi sul davanzale a picco sul golfo di Marinella. Le signore si coprono il seno. Lui saluta con la mano».
    Fanno bene, le signore, a coprirsi. L’ultima che non lo fece, appena Lui la salutò con la mano dal davanzale a picco, rimase incinta.
    (1-continua)

  9. #19
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    ragazzi io vi lascio, per me questo e' troppo, non ce la posso fare a leggere tutte insieme questa sequela di stronzate... mi sono cappottato dalla sedia 2 volte, ci tengo alla mia salute, non posso continuare a leggere, scusatemi

  10. #20
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    In Origine Postato da estewald
    ragazzi io vi lascio, per me questo e' troppo, non ce la posso fare a leggere tutte insieme questa sequela di stronzate... mi sono cappottato dalla sedia 2 volte, ci tengo alla mia salute, non posso continuare a leggere, scusatemi


    BREVI AMORI A VILLA LA CERTOSA /2

    Proseguiamo nella pubblicazione del drammatico diario scritto con mezzi di fortuna dal giornalista “embedded” di Libero, Renato Farina, durante i lunghi giorni della sua prigionia a villa La Certosa, la sobria residenza estiva di Silvio Berlusconi in Costa Smeralda. Per la crudezza delle scene descritte, se ne sconsiglia la lettura se non a un pubblico adulto.
    Made in Italy.
    «La vita, a Villa La Certosa, comincia presto. È martedì. Berlusconi guarda gli zampilli che irrorano un prato che sembra di essere in Canada a maggio, e il paragone gli fa venire voglia di camminare per i suoi sentieri insieme frondosi e caraibici che percorrono questo parco di 70 ettari sospeso sul mare».
    Le discese ardite e le risalite, sul nel cielo aperto, e poi giù il deserto. I prati come li fa Lui non li fa nessuno, salvo in Canada. I
    sentieri come li fa Lui non li fa nessuno, salvo ai Caraibi. Se non fosse per la saliva del giornalista al seguito, parrebbe quasi di stare all’estero.
    Una lacrima sul viso.
    «Berlusconi si commuove per l’amico che ha perso il figlio. Guarda le sperdutezze del mare. “Che cosa devi dire? Le parole non
    servono. L’uomo è ‘pulvis et umbra’. Chi è che lo ha scritto, Fedele?».
    Sai, Fedele, non leggo un libro da vent’anni.
    Il Presidente Teologo.
    «A questo punto inizia una vigorosa discussione sull’aldilà, sull’esistenza o meno dell’inferno. Ve la risparmio. E su che cosa sia il peccato. Berlusconi dice: “Ho studiato dai salesiani, ero il loro oratore. Ora le mostro dove farò una chiesa, dove la domenica dir messa”».
    Non una discussione qualunque: una discussione vigorosa.
    Nuovi posti di lavoro.
    «Si va all’ agorà dei menhir, le pietre modellate da uomini primitivi. Ferve il lavoro. In tutto il parco ci lavorano in 50 tra tecnici e muratori. Le guardie del corpo hanno una divisa coloniale, e mentre noi evitiamo con abilità gli zampilli rotanti per l’innaffiatura, loro per lavoro non possono, e si fanno docce ogni due minuti».
    Lui li vuole tutti così: pirla.
    I forum del guru.
    «Lo sa che l’Ulivo sta già organizzando 40 forum ognuno dei quali dedicato a un mio difetto? Sanno solo distruggere… C’è un guru che sta studiando a tavolino contro di me. O contro chi mi è vicino. Ha in mente le accuse di mafia? Hanno persino creato un reato che non esiste… il concorso esterno alla mafia. Basta che uno parli con un mafioso, tratti un affare con lui, e lo incriminano. Un reato che andrà eliminato».
    Magari smettendola di trattare affari con i mafiosi.
    Faccia da perno.
    «A Genova, l’ultima sera del G8, ho visto i grandi capi delle nazioni fare davvero amicizia… Però io posi una premessa: il bene più prezioso è la libertà… Bush fu molto colpito, accettò questo ragionamento. Dopo l’11 settembre questo è stato il suo perno ideologico”. Bush che impara la dottrina della democrazia da lei, non è un po’ troppo? “È andata così”».
    Ora si capiscono molte cose.
    La volpe di Baghdad.
    «Saddam ha dimostrato di essere debole, con un esercito scarso. Le armi di distruzione di massa non si trovano, le hanno trasferite all’estero».
    Astuto, questo rais: accumula armi di distruzione di massa per vent’anni e poi, quando finalmente lo attaccano, che fa? Non le usa, le nasconde all’estero e si lascia spodestare senza sparare un colpo. Geniale.
    Il Presidente Mosè.
    «I dittatori se ne devono andare. Altrimenti si può minacciare l’uso della forza. Quando ho visto di recente Bush mi ha abbracciato emi ha detto di aver discusso con teologi protestanti delle tesi che avevo esposto: ci sono fondamenti nella Bibbia ». L’hanno assicurato i teologi protestanti a Bush. Che poi ha abbracciato Berlusconi. Quindi dev’essere vero.
    Un Uomo, un calzino.
    «L’uomo pensa a tutto. Ghe pensi mi. Proprio così. Berlusconi guarda i miei piedi e dice: “Mi aspetti. Le do un paio delle mie calze, le sue non vanno bene”. E dire che erano di lusso, marca Gallo. “Provi queste”. Eccomi dunque a passeggiare con le calze di Berlusconi. Le conversazioni, giuro, vengono meglio ».
    Soprattutto per chi parla coi piedi. Comunque, da quel giorno, non le ha più lavate.
    Un Uomo, un toupè.
    «A un certo punto Berlusconi nota che ho pochi capelli, ma sparati in su: “Faccia come me, li tenga giù. Vendono un prodotto della…”. Non dico la marca, non vorrei che la boicottassero».
    Noi siamo in grado di rivelare almeno il prodotto: è il pennarello con cui Carlo Rossella, nel dopo-lavoro, arrotonda lo stipendio
    dipingendo i capelli al principale.
    Un Uomo, una scarpa.
    «Sulle scarpe invece c’è scritto ‘Silvio’. Ma si capisce lo stesso che è lui: sta sempre davanti, come nella famosa foto delle Bermude».
    Si capisce lo stesso.
    La giovane marmotta.
    «Tremonti, che si aggiungerà a Confalonieri e al sottoscritto il giorno dopo, è arrivato con i calzoni a mezza gamba da esploratore tropicale. Veniva giù dalle Alpi e qui per lui è un po’ Africa».
    E Farina subito lì pronto con le valigie: «Sì, buana».
    Gambe di velluto.
    «Berlusconi con la maglietta blu e i calzoncini bianchi è del 1936. Ha le gambe che sembrano la réclame del borotalco dei bambini, non oso chiedergli se si depila».

    A questo punto, per pudore e discrezione, non resta che il silenzio.
    Spegniamo le luci e lasciamoli soli.

 

 
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