Dal festival del cinema di Venezia
La passione di Giosuè l’ebreo
Anno domini 1492, la cattolicissima Spagna caccia via ebrei e musulmani in nome della religione, un controsenso? Ma neanche per idea, specie alla luce dei fatti, al vaglio della storia, dell'attualità, che ci parla dell'intolleranza, come filo rosso dei nostri tempi bui.
'La passione di Giosuè l'ebreo' di Pasquale Scimeca, a Venezia nelle Giornate degli autori, parla di una sola religione, parla degli sbagli fatti in nome di essa, parla di ieri guardando ad oggi, a quelli senza terra , come Placido Rizzotto, a quelli che non perdono la propria identità.
Giosuè è ebreo, figlio di un rabbino dal nome Giuseppe, che, dopo la cacciata dalla Spagna approda a Napoli e poi in Sicilia, dove è scelto, per la sua erudizione religiosa, ad interpretare Gesù nella 'Casazza' la rievocazione della Passione del Venerdì di Pasqua. Si immedesimerà tanto nel personaggio e la sua predicazione sarà così efficace da suscitare l'entusiasmo dei suoi seguaci convinti che sia il messia, ma anche l'opposizione dell'Inquisizione che deciderà la sua uccisione. Oramai sulla croce, Giosuè griderà di non essere il Messia e morirà recitando le prime parole dell'atto di fede ebraico, "Shema Israel" (Ascolta Israele). Forte e tenero, urlante e sommesso il racconto per immagini di Scimeca tradisce la vena di un regista che da sempre da voce a chi non ce l'ha, ai deboli e agli oppressi, come a quelli che hanno pagato a caro prezzo il peso delle proprie idee. Nel cast il solito rassicurante senso di appartenenza del regista siciliano, facce note e meno note che si arricchiscono dell'attore feticcio, Marcello Mazzarella, e di una straordinaria Anna Bonaiuto. L'attrice è la mamma di Giosuè, una mamma tragica e rassegnata, una Maddalena cinematografica e teatrale, interpretata in maniera davvero toccante.