Gubbio, al seminario di Forza Italia, l'economista liberista non risparmia
nessuno: "Basta con le mediazioni, torniamo a far politica"
Brunetta (Fi) attacca Ciampi e Letta
e Berlusconi difende il Quirinale
Tutto lo stato maggiore del partito prende le distanze
Renato Brunetta
GUBBIO (PERUGIA) - "Basta con Gianni Letta, Ciampi e Gifuni. Basta con le mediazioni. Forza Italia deve tornare a fare politica a viso aperto". Tocca a Renato Brunetta, ultraliberista responsabile economico di Forza Italia lanciare il sasso nella piccionaia azzurra. L'economista consigliere di Berlusconi protagonista di epici scontri con tanti sindacalisti, parte all'attacco davanti ai dirigenti di Forza Italia riuniti a Gubbio per un corso della Scuola di formazione politica del partito. Gli ascoltatori sobbalzano sulle sedie mentre lui se la prende anche con il ministro del'Economia: "... E basta anche con
Siniscalco, che è un ministro tecnico e non ha una legittimazione democratica".
Al termine del suo intervento, che è stato salutato da una standing ovation della platea, restano macerie. Bondi e Cicchitto devono muoversi subito per cercare di ricucire con gli interessati. Il coordinatore nazionale di Forza Italia sale subito sul palco e prende le distanze da Brunetta. Cicchitto lo segue a ruota. Immediatamente partono le telefonate di scusa a Letta. Il ministro degli affari regionali Enrico La Loggia bolla le parole di Brunetta: "Trovo assolutamente stupefacente nei toni e non condivisibile nei contenuti l'intervento di Renato Brunetta".
A stretto giro arriva anche la condanna di Berlusconi. Tutta in difesa di Ciampi: "Il tentativo di coinvolgere il capo dello Stato in un dibattito di partito incontra la mia assoluta e totale condanna. L'alto ruolo istituzionale e le alte responsabilità del presidente della Repubblica non possono e non debbono essere mischiate a piccole polemiche politiche".
Brunetta ha parlato a lungo e senza peli sulla lingua, cominciando dalle nomine: "Il governo - ha detto - , ha sempre "mandato avanti" personalità del centrosinistra.
Il mio amico Giuliano Urbani, per esempio nella mia Venezia ha nominato solo uomini loro: se non avevano le medaglie sovietiche non esistevano". Insomma, il governo ha avuto una "sudditanza psicologica" verso la sinistra, esattamente "come gli arbitri verso le grandi squadre".
"Alla Bce - ha proseguito Brunetta, sempre più incontenibile - abbiamo nominato un funzionario di medio alta qualità. Ebbene in audizione al Parlamento europeo, e io l'ho sentito, ha parlato contro la politica fiscale del governo".
"E vogliamo parlare di Fazio? - ha poi domandato Brunetta - I nomi che si fanno, Monti, Padoa Schioppa, Draghi, sono tutti nomi che stanno dall'altra parte. E allora vi chiedo perchè un povero cittadino dovrebbe votare Forza Italia".
Tra gli applausi della platea, Brunetta, ha poi toccato "la questione di poteri forti". "Qualcuno - ha detto - vuol fare fuori Fazio, non si sa perchè, mentre la riforma del risparmio sta lì in Parlamento da un anno. Sta avvenendo quello che accadde per il presidente Leone: i comunisti vollero fare fuori un presidente senza colpe, come ora vogliono far fuori un Governatore senza colpa. Questo è inaccettabile".
"E ci facciamo pure dare la linea da un ministro tecnico - ha insistito Brunetta, tra il visibile imbarazzo di Bondi e Cicchitto - che non ha la legittimazione democratica, e che anzichè lavorare alla Finanziaria cerca di far fuori Fazio. A questo punto 'aridatece Tremonti'! .
Poi l'attacco a Letta: "Gianni Letta è una persona meravigliosa, ma la politica è un'altra cosa. La politica - ha insistito Brunetta tra scroscianti applausi - è orgoglio, è andare a viso aperto, è andare a prendere i fischi come ha fatto Tremonti a Bologna; la politica è fare campagna elettorale, è prendere i voti".
"Noi - ha proseguito - abbiamo un presidente della Repubblica che non ha mai fatto politica. E' stato presidente del Consiglio, ministro del Tesoro e poi presidente della Repubblica senza mai essere stato votato dal popolo. Non è colpa sua, ma del sistema, che chiama le persone da fuori. Basta Letta, Ciampi, Gifuni - ha concluso - non è questa la politica".
(9 settembre 2005)