La Lega, e ancor prima le varie leghe nazionali, espressero sin dalla loro nascita l' esigenza di riscoprire e/o riaffermare le radici dei popoli che pretendevano di rappresentare. Il fattore identitá e quindi la diversitá rispetto all' altro (nel loro casogli itagliani, lo stato itagliano) era l' asse portante di tutta la loro politica e dei programmi che in base ad essa vennero disegnati.
L' anlisi che presentavano era quella di una situazioni di identitá oppresse, quasi negate o tergiversate dalla sottocultura dello stato padre-padrone che rincoglioniva i nostri figli tra marcette di Mameli, una tristissima retorica patriottarda, l' eterna falsa contrapposizione destra - sinistra e una scuola veteromarxista che ammantava di paroloni questo orrendo teatrino.
L' obbiettivo fu sempre, come minimo, riformare lo stato, ovvero indebolirlo, togliergli poteri, allentare i lacci che ci tenevano strangolati, togliergli prerogative e levargli la borsa con i nostri denari che ci toglieva a mo' d' usura per mantenere il sistema. Cosí si parlava di autonomismo, che poi evoluzionó in federalismo e altre varianti sul tema. Peró di fondo, alle leghe, alla Lega, al cuore di ogni militante e nelle parole dei dirigenti v' era qualla parola che oggi non é piú lecito pronunciare: andarsene, via da Roma, secessione. Perché tale sentimento primordiale non morí mai in seno alla base? Perché per quanto muli o politici da bar (come piace definirci la stampa e pure qualche leghista "riformato") i piemontesi, lombardi, veneti etc che aderirono a quelle leghe/Lega sapevano benissimo che il sistema da dentro non é riformabile. Che non ci sono santi né madonne (immaginiamoci i Bossi o i Calderoli) che possano strappare al leviatano romano uno straccio di riforma.
Nel momento che la schizofrenia assiologica della dirigenza Leghista sceglie Roma si trova con l' asse portante della sua storia di traverso: l' identitá. Come gestirla? Come favorirla? Come salvarla? Come darle nuova forza, spirito e speranze?
Roma e i suoi palazzi sin dai tempi di Cesare le identitá o le distruggevano, o le assoggetavano o le annacquavano...
Cosí, per salvarsi, per mantenere un collante seppur ormai filiforme che dia all' identitá un ruolo, una causa, una casa, una battaglia, la dirigenza in preda a strani deliri si ritrova a gravitare su un nuovo mondo di identitá, un mondo che peró non gli é mai appartenuto: l' integralismo cattolico, l' oscurantismo piú dogmatico, le paranoie antimassoniche (attenzione, qui non dico che la massoneria non esista!), il complottismo (arabo, giude, comunista e saper che altro)...In altre parole sconfina in un limbo che fu storicamente campo di battaglia dei mille microgruppi della destra estrema, da quella bombarola a quella filosofica, a quella revisionista, a quella panslava e via dicendo.
In realtá qual'é l' unico punto in comune tra questi universi e la Lega (il vecchio asse della Lega)? Il bisogno di preservare l' identitá. Peró sono identitá lontanissime perché divise da un fossato invalicabile: noi nascemmo da ripudio, rifiuto, vergogna, schifo, disprezzo per l' itaglia e l' itaglianitá intesa come fattore d' orgoglio, d' unione di spirito, terra e sangue. Loro l' esatto opposto. Peró ora Bossi & Co. glissano su questa macroscopica frattura e sguazzano nel turbinio di fenomeni che neppure conoscono, maneggiano concetti che neppure hanno mai approfondito e lo si vede quando devono affronatre temi che vadano oltre l' assegnazione delle cariche interne o governative.
Per certi versi sembra di assistere a un goffo tentativo di trasmutogenesi nei concetti identitari della destra estrema o destra sociale, o nazionalrivoluzionaria con annesso un cattolicesimo da inquisizione spagnola. Peró le identitá non si possono rubare o prendere a prestito, mescolarle o farne frullati. Quelle elabrate da certa destra hanno basi e studi, decenni di critiche interne, divisioni, lotte, rivisitazioni e sono tutt' ora in evoluzione (non sto parlando di skinheads...) peró son volte ad un obbiettivo che non é mai stato il NOSTRO. O lo é diventato di grazia signor Bossi?
Paolo