MONZA
Creato nel 1805 dai napoleonici come «tenuta modello», è il Parco cintato più vasto d’Europa Un gioiellino un po’ sottovalutato

Due secoli di Versailles in Brianza



Di Roberto Beretta

Non è Versailles, non è Schonbrunn, è solo Monza. Ma è giusto ricordarne il gioiello soltanto per le polemiche ambientaliste che seguono ogni anno il Gran Premio?
Eh già: fa più rumore una Formula Uno che sgomma di una foresta che le cresce intorno... E così il Parco di Monza - il maggiore cintato d'Europa (!) - si appresta a celebrare il suo secondo secolo di vita (!!) nel silenzio quasi assoluto. Persino le iniziative che gli ha allestito intorno il Comune, pur numerose, sembrano poco pertinenti con la festa dovuta a un patrimonio ambientale, artistico, storico e ludico unico in Italia e incredibile a due passi da Milano.
È vero che la gente (non solo i monzesi) al Parco ci va già: 60 mila utenti al giorno secondo un sondaggio del 1996. Però le bellezze di casa propria finiscono per essere le meno apprezzate. Invece c'è un bosco di 110 mila alberi, tra cui anche una sequoia e vari rari e secolari «giganti verdi», nel polmone della prossima provincia lombarda; inaspettate volpi, gufi, lepri, picchi rossi e la più consistente popolazione europea di allocchi abitano 685 ettari intorno alla vecchia «parabolica»; e nel recinto murario di 13 km trovano posto - oltre ad autodromo, golf, camping con piscina ed ex ippodromo - una scuola agraria, la biblioteca italiana per i ciechi, l'allevamento dei pastori tedeschi, 13 cascine, tre mulini, 4 ponti sul fiume Lambro...
Bisogna ringraziare Napoleone, anzi il suo viceré Eugenio Beauharnais, che esattamente il 14 settembre 1805 con decreto imperiale stabiliva la costituzione del parco come tenuta agricola e riserva di caccia. Certo, il figliastro di Bonaparte lo faceva pensando soprattutto a sé, dato che aveva messo su corte nell'adiacente Villa Reale, fatta costruire un trentennio prima da Maria Teresa d'Austria; però la Rivoluzione francese con la sua égalité non era passata del tutto invano se sembrò imbarazzante accaparrare a solo proprio uso il piacere del verde. E così il nuovo parco nacque rischia rato dai Lumi, non soltanto come giardino di delizie dei ricchi ma pure quale terreno di sperimentazione agraria con serre, frutteti e allevamenti.
Anche i terreni vennero acquistati e non espropriati, soprattutto alla Chiesa e ad alcune famiglie locali. La cinta, edificata entro il 1808 usando i resti delle antiche mura medievali, ingloba così campi lavorati e cascine, oltre a ville e giardini. Ne risulta - scrivono gli storici - una sorta di «compendio della realtà agricola lombarda dell'epoca». Del resto, la tendenza sembrava consona all'Illuminismo che aveva trovato terreno fertile proprio tra i nobili milanesi. Ciò che sembra casuale, nel Parco, non è affatto: il progetto fu assegnato allo svizzero Luigi Canonica, allievo del Piermarini e «architetto nazionale» di Francia. Costui abbatté e costruì di bel nuovo, tracciò viali, ma anche ristrutturò e integrò nel suo giardino varie strutture esistenti, tra cui le più note sono le ville Mirabello e Mirabellino. Nel cosiddetto «Bosco bello» (qualcuno sostiene che si tratti di un residuo della foresta padana primigenia) vennero invece rilasciati i cervi per le battute di caccia, cui forse parteciparono anche Ugo Foscolo e Eugenio Monti. Un episodio d'epoca sembra stare a metà tra l'Albero degli zoccoli di Olmi e la ballata Geordie di De André: un bracconiere che nel parco prendeva fagiani con l'archetto fu condannato a 10 giorni di prigione, quindi sfrattato dalla cascina e dai campi insieme a tutta la famiglia.
Ma siamo ormai agli austriaci, entrati a Monza nel 1814. Per ingraziarsi il popolo, gli asburgici aprono il parco al pubblico «tutte le domeniche dal mezzo tocco all'Ave Maria della sera»: un colpo di genio che deve aver ispirato gli attuali amministratori (a Monza esiste anche un assessore al parco), che infatti ogni week end chiudono al traffico il grande viale centrale - peraltro l'unico accessibile ai motori. Per gli austriaci fu la sola concessione gratuita, tutto il resto si ven deva: dalle foglie secche ai ceppi della piante morte (sic!), ai virgulti fatti crescere nei «regi vivai», ai lupini e alle olive coltivate sperimentalmente. Il parco veniva trattato cioè come un'«azienda»: e del resto anche oggi oltre metà della superficie verde è affidata in concessione e rende 1,36 milioni di euro l'anno.
Nel 1860 il giardino passava ai Savoia, che 4 anni più tardi lo riaprivano al pubblico: tuttora è celebre il «sentiero del re» che Umberto I percorreva a piedi per recarsi dall'amante. Contrappasso o no, il piccolo sovrano trovò poi la morte per assassinio pochi passi fuori dal parco, il 29 luglio 1900. Anche l'istituzione patì il lutto, visto che il successore Vittorio Emanuele III se ne disinteressò finché nel 1919 non la cedette all'Opera Combattenti; la quale voleva costruirci una stramba «città-giardino». Per fortuna l'anno dopo subentrava un consorzio tra i Comuni di Monza e di Milano e la Società Umanitaria: a tale gestione sono da attribuirsi l'autodromo (costruito in soli 100 giorni nel 1922: e le polemiche ambientaliste cominciarono subito), dell'ippodromo - attivo fino agli anni Settanta -, dell'innovativo campo da golf. Dell'ultimo dopoguerra sono invece strutture come il tennis e il campo di hockey.
E oggi? Pur se entro il 2009 (data in cui Monza sarà ufficialmente provincia) si contano di finire i lavori di recupero, c'è chi accusa l'amministrazione comunale di scarsa attenzione: si parla di «aprire» ancor più ai privati, costituendo per esempio un polo di fitness, ma intanto il parco non ha nemmeno i servizi igienici, le fontanelle, un servizio di sicurezza stabile... Quando c'è vento forte la protezione civile viene mobilitata per far sfollare i visitatori, visto il pericolo di crollo dei rami. Se non altro, a luglio sono tornati i leoni di pietra posti su una delle 5 porte del parco: ma basteranno a difendere il gioiellino lasciatoci in eredità da chi - a casa sua - vanta Schonbrunn e Versailles?

Avvenire - 13 settembre 2005