Risultati da 1 a 5 di 5

Discussione: Arriverà il....

  1. #1
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    Predefinito Arriverà il....

    ....proporzionale?

    La danza che la classe politica italiana sta inscenando attorno alla legge elettorale ha tutta l’aria di un gioco d’intenzioni opache, dissimulazioni o concessioni stanche che non appassionano gli elettori mentre conquistano tanta parte dei retropensieri di Palazzo.
    Normalmente una legge che funziona non si cambia a cuor leggero.
    Il Cav. ha stravinto nel 2001 con questo sistema maggioritario ibrido (Mattarellum) e seppure zoppicante ha governato più a lungo dei predecessori a Palazzo Chigi.
    Ma non ha mai nascosto di considerare la meccanica del voto per quello che è: uno strumento con cui vincere e, appunto, governare bene in modo duraturo.
    Ragion per cui si è sempre detto pronto a modifiche e ha valutato possibili alternative.
    Dalla scheda unica che collega le preferenze ai partiti con quelle per il candidato all’uninominale (Nespolum), all’abolizione dello scorporo.
    Sul suo tavolo c’è perfino un dossier con la proposta di conversione al sistema tedesco (proporzionale con premio e sbarramento) firmata a suo tempo da Tremonti e Urbani.
    Ora Pier Ferdinando Casini gli chiede in modo ultimativo una correzione proporzionale, e lui potendo gliela concederà perché senza l’Udc si perde per strada le già esigue chance di vittoria nel 2006.
    La Lega non farà troppe storie, l’intendenza finiana seguirà.
    E tutti i convertiti del proporzionale, dal Cav. in giù, culleranno pubblicamente la certezza che questa sia la scelta migliore per non perdere.
    Gli ostinati continueranno a domandarsi se l’Udc, che in questa legislatura ha recitato la sua parte decisiva grazie alla generosa quantità di collegi uninominali concessi dagli alleati nel 2001, non consideri invece il proporzionale come il volto presentabile di una strategia dell’abbandono.
    L’operazione di chi, rassegnato a perdere nella contesa bipolare, getta oggi un ponte per non restare troppo a lungo domani fra gli sconfitti.
    Una parte del ponte proporzionalista dovrebbero costruirla, per consanguineità e vocazione, i centristi che dimorano accanto a Prodi.
    Ma, tolto l’impaziente Mastella, gli altri, quelli che contano, giurano che non è il momento.
    Forse perché il buon senso dice che, con l’attuale legge elettorale, l’arcobaleno che va da Bertinotti a Rutelli è destinato a vincere, e allora perché rischiare.
    O forse perché, alla vigilia delle primarie, non sta bene scoprire il grado reale di fedeltà unionista.
    Intanto la responsabilità di avviare i lavori se la prenda il centrodestra, poi si vedrà.

    Ferrara su il Foglio

    saluti

  2. #2
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    In origine postato da antonio
    Cambiare radicalmente all’ultimo minuto una legge elettorale, come ha deciso ieri il centrodestra, sancisce il trionfo della convenienza di parte a scapito dell’interesse pubblico. Può darsi addirittura che le nuove regole proposte siano migliori e più efficaci. Può darsi, ma non conta. Conta solo che il giocatore al momento (ma solo al momento) più forte decide con atto di imperio come darsi un vantaggio improprio e sfavorire platealmente l’avversario: non solo uno strappo al fair-play istituzionale, ma il sintomo di un uso troppo disinvolto del potere della maggioranza.
    All’ultimo minuto il premier del governo di centro-destra scopre le virtù del sistema proporzionale. Strano, visto che nell’Italia dell’ultimo decennio Silvio Berlusconi è (è stato?) il campione del maggioritario. Per primo ha capito la filosofia elettorale del nuovo sistema elettorale introdotto nel 1993 fondato sulla disfida tra coalizioni alternative. Parlava di «rassemblement» e gli avversari, miopi, lo prendevano in giro, salvo comprendere, con fatale ritardo, che anche loro avrebbero dovuto mettere in piedi, e in fretta, una coalizione e un leader credibili.
    Esaltava «l’unzione» popolare che la «religione del maggioritario» conferiva a chi vinceva le elezioni. Si schierava addirittura con Marco Pannella per incoraggiare un rafforzamento bipartitico «all’americana » del nostro ancora incompiuto sistema maggioritario. Il bipolarismo italiano, quello che ha consentito l’alternanza di governo nella competizione tra schieramenti contrapposti, deve molto a Berlusconi, cosa che oramai possono ammettere anche i più ferventi detrattori dell’attuale presidente del Consiglio. Ma oltre dieci anni di «religione» berlusconiana del maggioritario vengono dissolti in una manciata di minuti, solo perché con l’espediente proporzionale si pensa di raddrizzare un destino elettorale da tutti accreditato come negativo.
    Certo, sul piano puramente teorico non è detto che il sistema proporzionale e il bipolarismo siano per forza antitetici (come dimostra il caso tedesco e come più volte è stato sottolineato da Giovanni Sartori). Maforse la scelta di accelerare sulla strada proporzionalista è stata imboccata così in affannosa fretta e fuori tempo massimo per far funzionare meglio il sistema? No, solo per cercare l’accordo con i centristi dell’Udc che avevano posto come condizione per la loro permanenza nella Casa delle libertà il passaggio deciso a una legge proporzionale. Gli esponenti dell’Udc, è vero, chiedono che venga coinvolta nella discussione anche l’opposizione.
    Ma se, come è ovvio, l’opposizione (compresa persino la sua ala proporzionalista) non accetterà di cooperare autolesionisticamente alla realizzazione di un abito elettorale cucito apposta per favorire l’attuale maggioranza, anche i moderati del centro-destra si assumeranno la responsabilità di stravolgere la cornice delle regole a colpi di maggioranza e di infuocare oltremodo una già isterizzata campagna elettorale. Ai politologi l’onere di soppesare il valore della legge elettorale proposta dal centro-destra. Ma chiunque può comprendere come lo strappo dell’ultimo minuto rischia di trasformarsi in un atto di prepotenza che confida su una maggioranza in cerca (vanamente?) della formula magica per restare tale anche nella prossima legislatura. Conviene a chi la propone, forse. Non conviene a chi pensa ancora che sui modi in cui dovrà esprimersi la volontà popolare una maggioranza non può decidere a suo insindacabile piacimento.

    www.corriere.it
    --------------------------

    Dicci, bamboccetto di mammà, dove stanno scritte tutte le regole e regolette che citi?
    Una "maggioranza", bamboccetto, è espressione di "volontà popolare", ed è legittimamente "nel potere e nel dovere" di elaborare e votare le leggi che ritiene necessarie.
    Il fatto stesso che sia "la maggioranza" a legiferare significa che le leggi che fa sono nell'interesse della "maggioranza del Paese".
    Ora ti spiego il perchè del "bamboccetto".
    Tu scrivi: "All’ultimo minuto il premier del governo di centro-destra scopre le virtù del sistema proporzionale".
    Dici una "bugia" ( i bamboccetti dicono bugie, non falsità).
    Sai bene che "non è stato il premier del governo" a scoprire le virtu....etc.

  3. #3
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    In origine postato da antonio
    ah..il pezzo da me riportato e' del bamboccetto pierluigi battista.


    per quanto attiene la tua domanda, io ricordavo di aver letto, da qualche parte, che La sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione
    E per esempio, tra le forme previste dalla Costituzione, ne esiste una chiamata REFERENDUM. Ti ricorda niente?
    ----------------
    Se quel che dici è vero, ma non credo proprio, non ti rimanr che scrivere al "bamboccetto" pierluigi porgendogli la stessa domanda che ti ho fatto....e alla quale non sai rispondere.

  4. #4
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    Roma. L’emendamento della maggioranza alla bozza Bruno sulla legge elettorale, presentato ieri alle 18 in Commissione Affari costituzionali della Camera dal ministro per le Riforme Roberto Calderoli, prevede la ripartizione dei seggi per la Camera dei deputati con metodo proporzionale, attribuzione di premio di maggioranza e sbarramento del 4 per cento. Non si prevede indicazione del premier; i partiti o i gruppi politici organizzati sono collegati alle liste a loro volta raccolte in coalizioni.
    Scompaiono i collegi uninominali, ma l’elettore potrà esprimere una preferenza.
    Con il voto di preferenza saranno però eletti solo la metà dei deputati, gli altri otterranno il seggio perché presenti in una lista di partito bloccata.
    Nel dettaglio: dopo il voto si fa una prima attribuzione dei seggi nell’ambito delle liste che hanno superato la soglia del 4 per cento. Se i partiti della coalizione, quelli cioè che hanno “dichiarato” il collegamento, ottengono complessivamente 340 o più seggi (340 seggi sono pari al 55 per cento circa del totale) si procede alla suddivisione dei seggi su base proporzionale (avendo già ottenuto la maggioranza, non si ottiene il premio). Se la coalizione non ottiene almeno 340 seggi scatta il premio di maggioranza, vengono cioè assegnati “in più” i seggi che mancano per raggiungerla. Poi si passa alla ripartizione proporzionale. La distribuzione dei seggi avviene su base circoscrizionale.

    * * *
    La maggioranza ha avanzato la sua proposta choc, poi ha scelto un profilo basso, commenti cauti, parole sfumate.
    Mentre intorno l’Unione ha subito cominciato a innalzare la barricate. La reazione del centrosinistra alla proposta è stata durissima. Immediato l’abbandono dell’aula di Montecitorio, dove ieri si discuteva di Europa, con relativa mancanza di numero legale. “Abbiamo già cominciato ad adottare alcune misure”, faceva notare Luciano Violante. E Pier Ferdinando Casini, ai giornalisti che gli chiedevano un commento sull’accordo raggiunto nel centrodestra, faceva notare: “Se ci sono i parlamentari si può fare” – ed esattamente i parlamentari scarseggiavano ieri.
    Si notavano due cose, nei corridoi del Parlamento, che proprio perché contrastanti molto risaltavano: la cautela impacciata dei dirigenti del centrodestra, la furia del centrosinistra. “Hanno passato il Rubicone, e adesso si guardano intorno”, diceva il diessino Peppino Caldarola.
    Insomma, indietro non si torna, ma non si sa esattamente come andare avanti.
    C’è la difesa, quasi d’ufficio, dei dirigenti di FI. “Una proposta di legge di stampo proporzionale che non ha in sé nulla di autoritario e che va discussa in Parlamento”, per Fabrizio Cicchitto.
    Elio Vito: “Antidemocratico il blocco del Parlamento minacciato dall’opposizione”.
    E il ministro leghista Roberto Calderoli: “Avevamo chiesto garanzie che se si fosse scelto il proporzionale, si sarebbe mantenuta la logica bipolare e questo mi sembra che avvenga”.
    Molta più effervescenza negli altri due partiti della maggioranza. Da un lato l’Udc di Marco Follini, che incassa con un comunicato della segreteria il sospirato annuncio dell’emendamento presentato, ma soprattutto “confermiamo la nostra disponibilità a confrontarci con l’opposizione, mettendo anche in discussione la proposta depositata in commissione Affari costituzionali”, e “le intimidazioni dell’Unione non impediranno il tentativo di trovare in aula un’intesa più larga”. Perché, come annuncia Luca Volonté,
    “l’emendamento non è bloccato”.
    Niente battaglia a muso duro, quindi, nessuno scontro frontale.
    Poi c’è An. Nel partito di Fini, ieri era difficile nascondere il disagio. “Abbiamo bisogno di dare indicazioni ai nostri parlamentari – ammettevano al vertice di An –, impedire che si diffonda la sensazione che a restare fregati siano i peones, consegnati mani e piedi ai partiti, e privati del controllo sul collegio”. Senza contare l’imbarazzo per un partito che del maggioritario aveva fatto una bandiera. Fini ha deciso di correre ai ripari: per oggi, riunione dell’esecutivo nazionale, poi un forum con tutti gli eletti. “E’ un macello, difficilmente si andrà da qualche parte”, mormoravano in serata ai piani alti del partito del vicepremier.

    “Fino alla paralisi”
    Sull’altro fronte, dichiarazioni di guerra totale. Oggi con Prodi si riuniranno tutti i parlamentari del centrosinistra, per mettere a punto “una strategia di ostruzionismo a tappeto”, assicurano i partiti dell’opposizione, compatti dall’Udeur a Bertinotti. Anticipa il capogruppo dei Ds al Senato, Gavino Angius: “Ci sarà un ostruzionismo totale dei lavori parlamentari, fino alla paralisi”. Taglia corto il segretario dei Ds (che hanno definito l’emendamento “una truffa irricevibile”), Piero Fassino: “Non c’è nessuna possibilità di discussione”. E Prodi: “E’ uno stravolgimento delle leggi democratiche. Cambiare la legge elettorale a poco più di sei mesi dalle elezioni è qualcosa di indegno”. La dalemiana Velina Rossa invoca “ostruzionismo su tutte le leggi e in particolare sui de-creti legge che possono essere bloccati all’infinito”.
    Sintesi di un dirigente della Margherita: “Se sappiamo che ci vogliono prendere a pugni, non aspettiamo a difenderci, lo facciamo subito e su tutto”.
    Tra i diessini, c’era già chi faceva i conti: “Prima delle elezioni, sono rimasti solo 35 giorni di sedute. E a meno che l’emendamento non sia blindatissimo al millimetro, questi non vanno da nessuna parte”.
    Ma l’emendamento, avverte l’Udc, non è blindato, mentre l’ostruzionismo è già assicurato.
    Così, ancora in tarda sera, né gli indignati dell’Unione né i proponenti del centrodestra se la sentivano di scommettere qualcosa sulla sua approvazione. Per i due fronti compatti, un po’ una parodia e un po’ un anticipo dello scontro elettorale.

    Da il Foglio

    saluti

  5. #5
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    Predefinito Il commento di Ferrrara...

    ...su il Foglio

    Di che cosa si tratta? Gli esperti della maggioranza propongono di votare su due listoni e con riparto proporzionale dei seggi. Metà dei parlamentari sono designati dai partiti in ordine di elencazione.
    Metà sono scelti con la vecchia, cara preferenza.
    I partiti si possono apparentare o collegare e la base elettorale non è più il collegio uninominale ma una serie di grandi circoscrizioni. Un premio di maggioranza garantisce alla coalizione che ha più voti di raggiungere almeno il numero di 340 deputati ovvero una maggioranza assoluta. La famosa leadership o candidatura a presidente del Consiglio, che si era informalmente concretizzata nell’indicazione del nome del candidato sulla scheda, nella logica del sistema maggioritario fondato su coalizioni unite nel 75 per cento dei collegi, è affidata alla buona volontà dei partiti collegati, che secondo la riforma proposta corrono però da soli e con un apparentamento politicamente più “debole”, nella logica del voto proporzionale.
    Le controindicazioni di questa controriforma sono molte.
    La maggioranza butta a mare il suo tratto caratterizzante, almeno nelle intenzioni originarie e in parte nella sua pratica: la stabilità di governo, la scelta sicura di chi lo guiderà da parte degli elettori. Il potere dei partiti, che si è fatto sentire in questi dieci anni come gioco di interdizione dentro le coalizioni, viene rilegittimato definitivamente e affidato alla vecchia formula della manovra parlamentare in vigore nella prima Repubblica, malgrado lo schermo del premio di maggioranza e dello sbarramento al 4 per cento per l’ingresso in Parlamento, che allora non esistevano.
    La probabilità di portare a buon fine questa proposta, contro l’ostruzionismo annunciato dell’opposizione, anche di quella proporzionalista in linea di principio, e contro interessi consolidati dei parlamentari uscenti e dubbi nella maggioranza, è allo stato delle cose scarsa.
    Una sconfitta sarebbe esiziale, perché l’intera operazione, se fallisse, saprebbe di imbroglio e per giunta velleitario.
    L’impressione è che per risolvere il problema della leadership si sia abolita la leadership, e questo non sembra particolarmente sensato.
    E’ vero il contrario di quanto grida l’opposizione: questa legge sarebbe legittima, e le riforme elettorali si fanno prima delle elezioni e non dopo; è anche vero che un segno maggioritario, con il premio, il sistema lo manterrebbe. Ma il problema è passare da un maggioritario debole a un maggioritario forte, non dal mattarellum, che ha garantito l’alternanza, a un maggioritario asmatico che curerebbe l’attuale potere di interdizione dei partiti attribuendo loro un potere di disposizione e di comando molto meno collegato alla scelta elettorale bipolare.


    saluti

 

 

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