da "laPadania" di oggi


Se non fosse stato ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, dentro ’sta roba della riforma elettorale forse manco avrebbe voluto entrarci.
«Anche perché a me la legge attuale va benissimo».
Però...
«Però ho ricevuto l’incarico dal presidente del Consiglio affinché, come ministro competente, mettessi in piedi un tavolo tecnico. Tutto qui».
Un responsabile organizzativo, diciamo così...
«In un certo senso sì. Mi sono limitato a mettere insieme uomini e partiti che, sul tema, finora stavano lanciando idee e proposte solo attraverso la stampa. Questa era la mia consegna».
Niente Calderolum, insomma?
«Ma quale Calderolum! Non so da dove sia nato questo equivoco: la proposta non è mia ma dei tecnici di tutti i partiti della maggioranza. Ora che i tecnici si sono confrontati e hanno prodotto un documento, la parola passerà alla politica, cioè ai leader della maggioranza per le valutazioni. E per la Lega parlerà Bossi; ovviamente».
Fini ha già detto che prima bisogna votare la devoluzione.
«Fini dà prova di essere una persona seria: concordo nel fatto che prima occorre completare il programma e poi pensare ad altre riforme; la devoluzione fa parte del programma».
Perché allora parlare adesso di riforma elettorale?
«C’è stata una richiesta di un partito della coalizione, a seguito della quale si è aperta una discussione cui la Lega non si è sottratta. La disponibilità nostra e degli altri alleati a parlare di riforma elettorale va intesa come un gesto di buona volontà politica».
Cioè?
«Se la Casa delle Libertà si mette attorno a un tavolo per discutere di una riforma che non era nei piani iniziali significa che vuole stare ancora insieme, che vuole darsi un programma e soprattutto significa che vuole vincere le prossime elezioni. Prima di programmare il futuro, però, occorre completare il programma per cui gli elettori nel 2001 ci diedero il voto».
Quindi bisogna completare anche le riforme, come giustamente ha detto Fini.
«Certo. Legge elettorale e riforma dello Stato sono questioni indipendenti tra loro».
Qualcuno a sinistra invece parla di baratto…
«A sinistra ho sentito cose incredibili. Nessuno nella maggioranza vuole truffare qualcuno. Non accetto attacchi da parte di chi ha inventato le liste civetta, nate per aggirare lo scorporo e quindi falsare la volontà degli elettori. Non credo, infine, che la sinistra possa accusare la Lega di voler cambiare le regole del gioco in maniera truffaldina: noi sappiamo bene cosa vuol dire mancare per un soffio il 4 per cento…».
A proposito di 4 per cento, l’Udc di uno sbarramento così alto non ne vuole sapere.
«Ne parleremo: finora ci sono stati passaggi solo tecnici e non politici. Io stesso sono stato talmente al di sopra delle parti, talmente tecnico, che non mi sono neanche espresso nel merito».
Ci saranno emendamenti?
«Saremo disponibili ad affrontare e risolvere qualunque tipo di problematica utilizzando il metodo della collegialità sperimentato felicemente per la riforma costituzionale, approvando quindi gli emendamenti dell’opposizione, quando condivisi, e presentando emendamenti di maggioranza concordati da tutte, dico tutte, le forze della coalizione».
Ma credi che alla gente interessi qualcosa della riforma elettorale?
«La gente è per il maggioritario, di questo ne sono sicuro. Credo però che gli elettori chiedano maggiore semplificazione del sistema elettorale: ecco perché la proposta tende a unificare il sistema elettorale di Camera e Senato».
Abbiamo un sistema elettorale diverso per ogni competizione: ce n’è uno, per così dire, modello?
«Quello delle Regioni mi sembra che abbia dato prova di buon funzionamento, di stabilità e soprattutto di fedeltà rispetto alla volontà dell’elettore».
Allora… più proporzionale?
«La proposta della maggioranza è stata finora tecnica. Ora la palla passerà alla politica. E lì anche la Lega farà le proprie valutazioni. Tutti sanno, però, che alla Lega questo sistema elettorale va benissimo…».


[Data pubblicazione: 15/09/2005]