GDs del 16 settembre 2005
Dopo gli attentati incendiari
i marocchini lasciano Osini
Lo scorso tre settembre
le fiamme avevano
distrutto le auto e la
merce della bancarella
ANDREA CAREDDA
Tommaso Miraglia
tommaso.mira glia@gd s.sm
■ Hanno lasciato il paese le
due famiglie marocchine a cui
il 3 settembre scorso erano
state bruciate le macchine. Padri,
madri e sette figli hanno
raccattato le loro modeste cose
e sono andati via in cerca di
miglior fortuna. Un addio in
punta di piedi, nell'indifferenza
generale, che in parte ridimensiona
la fama di popolo
ospitale generalmente attribuita
ai sardi. Impossibile rimanere
ancora da queste parti:
dopo l'incendio delle auto (e
della mercanzia che si trovava
all'interno) sugli extracomunitari
sarebbero piovute infatti
oscure minacce.
SEMBREREBBE UN CASO lampante
di intolleranza, se non
proprio di razzismo. Osini capitale ogliastrina della xenofobia?
Il sindaco Attilio Piras,
esponente dell'Uds al suo secondo
mandato, respinge con
forza queste brutte accuse. E
dopo aver condannato il grave
gesto intimidatorio ai danni
degli immigrati, difende l'operato
del Comune e di quei
concittadini, non pochi, che si
sarebbero dati da fare per aiutarli.
«Io - spiega il sindaco -
ritengo che gli osinesi non siano
assolutamente razzisti. E
come potrebbero esserlo, visto
che in tanti qui da noi hanno
conosciuto il dramma dell'emigrazione?».
Fuori luogo, secondo
Piras, parlare anche di
indifferenza. Anche se c'è chi
dice che i marocchini se ne
sono andati perchè disperati.
«So che ci sono stati aiuti diretti
da parte della popolaziocane.
Anche il Comune ha fatto
quello che poteva, compatibilmente
con le poche risorse disponibili.
Certo, visto che gli
hanno bruciato le macchine,
queste persone sono rimaste
prive del mezzo di locomozione
e dello strumento di lavoro. Ma
certo noi non potevamo ricomprargliele:
non ci sono le possibilità
giuridiche per un intervento
di questo tipo».
COME GIUDICARE allora ciò
che è successo? «Mi dispiace -
sostiene il sindaco - che questo
brutto episodio si sia verificato
proprio ad Osini. Sono andato
da queste persone e glie l'ho
detto. Gli ho chiesto scusa a
nome della comunità, ho cercato
di incoraggiarle, mi sono
attivato per risolvere i loro problemi.
Mi risulta però che uno
di loro abbia avuto problemi
simili in un altro paese. Io non
so cosa è successo quella notte.
Dico solo che c'è un'inchiesta
aperta dei carabinieri e credo
sia meglio lasciarli lavorare in
pace. In ogni caso - conclude
Attilio Piras - lo ribadisco: qui
non ci sono razzisti». ■