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Risultati da 21 a 30 di 51
  1. #21
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    Predefinito non solo soldi

    E' vero che solo l'Intesa consente di accedere al famoso otto per mille.
    Ma l'Intesa ha altri fini: Il riconoscimento delle date delle festività religiose con la possibilità di astenersi dal lavoro, le convenzioni sulla celebrazione dei matrimani, lo status giuridico dei ministri di culto ed ingenere tutti quegli aspetti che riguardano i rapporto della confessione religiosa con lo stato.
    Ridurla all'8 per mille è fare di tutti noi solo degli assetati di denaro. Certo, confessioni religiose povere come la nostra troveranno grandi vantaggi dall'otto per mille, ma penso che non sia un vantaggio minore consentire ai fedeli di venire in Chiesa i giorni di festa.

  2. #22
    Ut unum sint!
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    grazie a tutti per le precise risposte.
    Mi sorge un ultimo dubbio. L'intesa equivale al "concordato" oppure quest'ultimo e' un passo successivo? Se intesa, come ho capito, e' il concordato, credo che il prossimo governo stia ponendo sul tavolo ben altro... nel senso che ci sono larghe fette dell'odierna opposizione che vorrebbero annullare ogni concordato altro che stipularne di nuovi...
    UT UNUM SINT!

  3. #23
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    no, credo che quello che il governo di sinistra vuole fare, è la famosa legge sui culti, che prevede non più un'intesa come spiegato in questo thread, ma il riconoscimento di tutti i culti, i gruppi religiosi e così via che si dovranno registrare presso il ministero dell'interno. Questo farà sì che ogni setta, potrà avere una sorta di riconoscimento. Unico requisito richiesto moralità e giuramento di fedeltà alla Costituzione.

    Speriamo che ci ripensino e la rimodulino.

    Paolo monaco

  4. #24
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    Quello che il centro sinistra vorrà fare è, come dice p.Paolo, la legge sui culti sul modello della leslatura passata che fu portato in fase finale e non approvato per poco dal Senato (La Camera ce la aveva fatta). Quello che non è vero è che questa legge non eliminerà le Intese che sono un meccanismo costituzionale e bilaterale, semplicemente semplificherà di molto la vita agli Enti di culto riconosciuti ed eretti in Ente Morale. Per esempio i loro ministri non avranno più bisogno del placet governativo, mentre continueranno ad averne bisogno quelli delle confessioni non riconosciute e cose simili...
    Ma, ad esempio, per il riconoscimento delle festività agli effetti civili occorrerà sempre una intesa bilaterale e così per tutte quelle altre cose che derogano dalla legislazione ordinaria.

  5. #25
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    una proposta

    Chi vuol darci una mano si registri sul sito www.romanoprodi.it e richiamandosi alla lettera da me inviata solleciti una pubblica risposta. Lo stesso si potrebbe fare per qualcuno che sapesse come scrivere al centro-destra.

  6. #26
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    Non mi sembra che tutto questo ciarpame telematico sia una forma di astensionismo dalla politica...

    Questo è far politica, a mio modesto avviso...

  7. #27
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    Vediamo la differenza tra Riconosciomento ed Intesa.

    La prima avviene così: la Chiesa che intende essere riconosciuta può farlo direttamente (cioè lo Stato la riconoscerà "come Chiesa" o Religione) oppure facendo riconoscere un suo Ente Esponenziale. Questa seconda formula viene di solito preferita perchè evita ingerenze dello Stato in cose religiose - anche se ora non avvengono - non si sa mai. L'Arcivescovado di Costantinopoli ha scelto di farsi riconoscere "come CVhiesa" noi abbiamo invece scelto di far riconoscere un Ente Esponenziale anche perchè è l'esponente di due Chiese: quella Greca Tradizionale e quella Romena di Vecchio stile.

    Il primo passo da fare è andare da un Notaio e dichiarare mnella forma dell'Atto Pubblico che si intende far riconoscere la Chiesa oppure l'Ente Esponenziale (in questo caso ci sono due possibilità: o come Associazione riconosciuta o come Fondazione) e si deposita agli atti del Notaio l'atto costitutivo e lo statuto. In ogni caso l'atto deve contenere la costituzione di un "patrimonio di fondazione" che deve consistere parte di beni immobili e parte di beni mobili.
    Il Notaio registra l'atto dopo di che inoltra al Ministero dell'Interno, tramite la Prefettura sei copie dell'atto costitutivo dell'Ente con relativo statuto, una domanda del legale rappresentante dell'Ente da lui autenticata con cui si chiede il riconoscimento ed una perizia sul valore del patrimonio redatta da un perito giudiziario e giurata davanti a un giudice o ad un cancelliere delegato.

    Qui finisce la prima puntata e comincia la secondo. Il ministero riceve il tutto e, dopo una prima verifica di regolarità formale di tutti gli atti deleg ail prefetto di tutti i posti dove ci sono realtà della Chiesa di fare la prima istruttoria. Questa viene fatta per mezzo della Polizia o dei Carabinieri o della Guardia di Finanza. Alla fine tutte queste istruttorie finiscono nelle mani del Prefetto della Provincia dove ha la sede legale l'Ente al quale spetta esprimere un parere sul riconoscimento che invierà al MInistero insieme agli atti istruttori. Se il parere è negativo di solito tutto si arresta qui. Se è positivo (lo stato non entra nel merito dei contenuti di fede, ma nella regolarità amministrativa, nell'uso pubblico dei beni della Chiesa e delle rendite, dell'assenza di precedenti penali nei costituenti e - principalmente - nell'paccertare che dietro la forma ufficiale di Ente di culto non si celi qualche organizzazione dub bia.
    Il ministero fa, se lo ritiene necessario un supplemento di istruttoria, poi c'è una prima decisione: va bene andiamo avanti con questo statuto, andiamo avanti ma lo statuto va mopdificato in alcuni punti, oppure stop, non si va avanti. Se lo Statuto va modificato occorre tornare dal Notaio e provvedere nella stessa forma dell'atto costitutivo alle modifiche richieste dal Ministero.
    Uno volta che il Ministero è contento, il Ministro pronuncia un parere favorevole al riconoscimento ed ordina il trasferimento degli atti al Consiglio di Stato per il Controllo di Legittimità. Ovverosia il Supremo Organo Amministrativo deve verificare che l'atto costitutivo e lo statuto siano conformi alla Costituzione ed alla legge. Anche il Consiglio di Stato può chiedere una modifica dello Statuto.
    Una volta che il Consiglio di Stato ha deliberato la legittimità tutti gli atti passano al Consiglio dei Ministri che deve deliberare in una sua seduta di proporre al Capo dello Stato il riconoscimento dell'Ente. Effettuato la Deliberazione tutto va al Quirinale il cui Inquilino emana (finalmente) il decreto di riconoscimento. Finito? No. Tutto va alla Corte dei Conti che devbe verificare che il tutto non comporti oneri indebiti per lo Stato.
    Fatto questo controllo tutto torna alla Prefettura che consegna il Decreto e lo Statuto vistato al legale rappresentante dell'Ente il quale deve curare che l'Ente venga iscritto nel Registro Ufficiale delle Persono Giuridiche, e po che venga pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica un sunto del Decreto di Riconoscimento. Il giorno della pubblicazione sulla G.U. l'Ente è finalmente riconosciuto a tutti gli effetti ed è così dotato di Personalità Giuridica di Diritto Pubblico (perchè di Diritto Pubblico e non Privato: perchè, a differenza di altre Associazione e fondazioni lo Stato Italiano ritiene, come secondo il Diritto Romano che gli Enti di Culto svolgano una funzione di Servizio pubblico. Infatti il Presidente dell'Ente è considerato un Pubblico Ufficiale.

    L'Intesa invece è un atto bilaterale. E' una trattativa tra lo stato e l'Ente che deve essere già riconosciuto o almeno avere un parere di legittimità del Consiglio di Stato, in cui l'Ente e lo stato concordano su questioni di comune interesse: per esempio importante è il riconoscimento delle festività che consente agli aderenti a quel culto di assentarsi giustificatamente dal lavoro, le modalità dell'assistenza in ospedale o in carcere, l'assistenza ai militari di quel culto, gli usi funerari etc.

    Una volta sottoscritta l'Intesa il Governo la porta in Parlamento perchè sia ratificata con legge. Questo abolisce, limitatamente all'Ente che ha firmato l'Intesa tutte le leggi che contraddicessero l'Intesa stessa.

  8. #28
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    Un piccolo appunto da leguleio.
    L'art. 17, comma 26, l. n. 127 del 1997 stabilisce: "E' abrogata ogni diversa disposizione di legge che preveda il parere del Consiglio di Stato in via obbligatoria". Il parere è obbligatorio solo sostanzialmente in 3 casi previsti dal precedente comma 25.
    Di conseguenza gli atti non passano più al vaglio obbligatorio da parte delle Sezioni consultive del Consiglio di Stato, ma solo su richiesta del Ministero dell'Interno (Direzione centrale per gli affari dei culti). Oggi, la procedura è piuttosto semplificata sia per quanto riguarda il riconoscimento degli enti (che, peraltro, se hanno valenza solo regionale, ben possono essere riconosciuti dal Presidente della Regione) e per l'intesa.

  9. #29
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    Per Augustinus

    Conosco la non più obbligatorietà del passaggio al Consiglio di stato ma il Ministero dell'Interno sulle questioni dei culti lo richiede sempre ancora data la natura pubblicistica della legislazione sui culti.

  10. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da silvano
    Per Augustinus

    Conosco la non più obbligatorietà del passaggio al Consiglio di stato ma il Ministero dell'Interno sulle questioni dei culti lo richiede sempre ancora data la natura pubblicistica della legislazione sui culti.
    Posso garantirle, avendo degli amici presso la Direzione Centrale, che il parere, oggigiorno, il Ministero lo richiede solo nei casi dubbi, dove vi è qualche difficoltà nel ravvisarsi l'esistenza di una confessione religiosa. Ad es., come nel caso della UAAR, visto che qui non si ravvisava l'esistenza di una confessione religiosa a norma dell'art. 8, commi 2 e 3, Cost. Ed infatti, il Consiglio di Stato confermò i dubbi del Ministero. O ancora lo richiede quando vi possa essere un caso di omonimia rispetto ad una confessione esistente, nel qual caso, solitamente, si richiede un supplemento d'istruttoria e se la questione presenta ancora dubbi, allora sottopone la questione al parere del Consiglio di Stato.
    Comunque, la prassi tende oggi a semplificare le cose per il riconoscimento (ed a non appesantirlo con la richiesta di pareri sempre e comunque al Consiglio di Stato in materia di legislazione sui culti), che viene concesso con una certa facilità. Diverso è il caso dell'intesa, dove entrano valutazioni di carattere politico e di opportunità.

 

 
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