Il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato
è intervenuto al Vertice di Capi di Stato e di Governo
durante la 60ª Assemblea Generale dell'Onu


Dal 13 al 16 settembre corrente, il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, si è recato a New York per prendere parte ai lavori della Riunione Plenaria di Alto Livello in occasione dell'annuale Assemblea Generale dell'Onu. Quest'anno, la significativa ricorrenza del 60° Anniversario dell'Organizzazione, nata il 26 giugno 1945, ha richiamato al Palazzo di Vetro moltissimi Capi di Stato e di Governo. Ad essi, come a tutte le Delegazioni ufficiali partecipanti all'incontro, il Card. Sodano ha recato il saluto e l'incoraggiamento del Santo Padre Benedetto XVI a proseguire con alacrità e coraggio nello sforzo di ricercare le modalità ed i mezzi migliori per la promozione della pace, della giustizia e della solidarietà tra le Nazioni.
Il Cardinale Segretario di Stato ha pure aderito alle proposte, provenienti da più parti, per un aggiornamento della Carta dell'Onu.


NEW YORK, 17.
La terza e conclusiva giornata della sessione inaugurale, a livello di Capi di Stato e di Governo, della 60ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si è conclusa con l'approvazione, con i soli voti contrari di Venezuela e Cuba, del documento finale messo a punto già alla vigilia da un apposito comitato nominato dai rappresentanti permanenti dei 191 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. Tale approvazione, comunque, non nasconde la delusione per quella che diversi osservatori giudicano una scelta di compromesso "al ribasso", anche se in molti, a cominciare dal Segretario generale dell'Onu Kofi Annan, hanno insistito per considerarlo solo una base di partenza. Dal documento, infatti, sono scomparsi o sono stati molto edulcorati, rispetto alle prime bozze fatte circolare, alcuni dei temi principali ai quali l'Assemblea Generale era chiamata a dare risposta.

Il documento non possiede nessun capitolo dedicato alla non proliferazione e al disarmo - in quello che lo stesso Kofi Annan ha definito un "disastro" - perché l'accordo è risultato impossibile da raggiungere. Lo stesso vale per il terrorismo: i Paesi arabi hanno bloccato l'accordo sulla definizione del terrorismo, chiedendo l'inserimento di una frase che riconosca "la legittimità della lotta dei popoli contro l'occupazione e per l'indipendenza". La proposta dei Paesi occidentali di inserire la frase "uccidere civili per raggiungere obiettivi politici costituisce un atto di terrorismo" non è passata, ed è rimasta solo la generica condanna - peraltro espressa per la prima volta in un documento dell'Onu - del terrorismo "sotto tutte le forme e in tutte le sue manifestazioni, chiunque ne sia l'autore, dovunque succeda e quali ne siano gli obiettivi".

Durante il vertice, comunque, una settantina di Paesi hanno firmato una Convenzione contro il terrorismo nucleare proposta del Presidente russo, Vladimir Putin, così come il Consiglio di sicurezza, riunito a livello di Capi di Stato e di Governo, ha adottato una risoluzione proposta dalla Gran Bretagna che chiede misure contro l'incitamento a compiere attentati e contro la protezione dei loro autori.
Progressi mancano anche sul fronte della riforma del Consiglio di sicurezza, mentre si registrano ritardi nel completamento del nuovo Consiglio permanente per i diritti umani, del quale si parlerà soltanto nei prossimi mesi.

Nonostante che oltre la metà del documento finale sia riservata ai temi dello sviluppo, molto rimane da fare nella lotta contro la miseria, soprattutto in Africa. In particolare, non c'è ancora consenso sull'impegno, tante volte dichiarato dai Paesi più ricchi, di devolvere nei prossimi anni lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo all'aiuto allo sviluppo, di modo che il documento, a giudizio di molti osservatori, appare persino un passo indietro rispetto ai cosiddetti "Obiettivi di sviluppo del Millennio (Millennium Devolopment Goals)" stilati cinque anni fa con l'impegno a conseguirli entro il 2015.

Tra gli aspetti di novità da sottolineare positivamente, figura invece l'inclusione nel testo di tre passaggi ritenuti fondamentali per accrescere il ruolo dell'Onu come organismo "costruttore di pace". Il primo riguarda l'istituzione di una Commissione appunto di "peacebuilding", alla quale spetterà il compito di assistere i Paesi appena usciti da un conflitto. Il secondo è costituito dalla cruciale clausola che stabilisce l'obbligo per i Paesi membri di "intervenire" ogni qualvolta si presentino scenari di genocidio o crimini di guerra. Infine va registrata la costituzione di un "Fondo per la democrazia", un'iniziativa lanciata dagli Stati Uniti.
Mentre l'Assemblea Generale si accinge ad avviare i suoi lavori ordinari dopo questo vertice, l'attenzione degli osservatori si concentra anche sugli sviluppi avvenuti ai suoi margini.

Speranze di passi in avanti verso una soluzione pacidfica di una delle più drammatiche e pluridecennali crisi mondiali, quella in Medio Oriente, hanno suscitato le caute, ma inequivocabili aperture di alcuni Paesi arabi a Israele, dopo il ritiro dalla Striscia di Gaza. La diplomazia israeliana ha lavorato intensamente in questi giorni all'Onu per avviare il maggior numero di contatti con il mondo arabo e, più in generale, musulmano. Il Ministro degli esteri israeliano, Silvan Shalom, ha incontrato numerosi colleghi arabi. Di alcuni ha rivelato l'identità, altri colloqui si sono svolti a livello confidenziale, come ha precisato lo stesso Ministro.

Importante è stato anche l'incontro tra il Primo Ministro indiano Mammohan Singh e il Presidente pakistano Pervez Musharraf i quali hanno ribadito la volontà di proseguire nei colloqui di pace avviati per dare soluzione all'altrettanto pluridecennale e sanguinosa disputa per il Kashmir, sottolineando in particolare che il perdurare di violenze terroristiche non otterrà l'interruzione del processo di pace.


(©L'Osservatore Romano - 18 Settembre 2005)