Le ultime ore di Giovanni Paolo II
di Mattia Bianchi/ 18/09/2005
“Lasciatemi tornare alla casa del padre”: è l’ultima frase di papa Wojtyla prima di morire. Ne dà notizia l’Acta Apostolicae Sedis, la “gazzetta ufficiale” del Vaticano che sarà pubblicata nei prossimi giorni.
Sono tante le versioni e le voci che si sono rincorse sugli ultimi momenti di Giovanni Paolo II. Nei giorni della tristezza, le emozioni si sono intrecciate ai bollettini medici e alle preghiere di tutto il mondo. Ora, il Vaticano sta per diffondere la sua verità, attraverso un resoconto dettagliato dell’agonia del papa, pubblicato sull’Acta Apostolicae Sedis, una sorta di gazzetta ufficiale della Santa Sede. Si viene così a sapere che il papa è rimasto cosciente fino alle 19 circa del giorno del decesso, il 2 aprile, anche se dal mattino presentava momenti di assopimento. Le sue ultime parole comprensibili sono state ''lasciatemi andare alla casa del Padre'' e sono state pronunciate in polacco con voce debolissima nel pomeriggio del 2 aprile. Alle 20 del giorno della morte - avvenuta come è noto alle 21,37 - è stata celebrata accanto al suo letto la messa della festa della Divina misericordia, alla quale erano presenti i due segretari Stanislao e Mietek, il cardinale Marian Jaworski e monsignor Stanislao Rylko.
Con la pubblicazione della ricostruzione dettagliata della malattia e morte di Giovanni Paolo II, dal primo ricovero al Gemelli del 31 gennaio, il Vaticano ha scelto così la linea della trasparenza. In attesa del testo integrale, da alcuni elementi trapelati si fa già chiarezza su alcuni punti controversi delle ultime ore del pontefice; in particolare viene definitivamente smentito che papa Wojtyla sia entrato in coma la mattina del 2 aprile, come molta stampa internazionale ha continuato a sostenere anche dopo la smentita vaticana di quelle ore. La lettura degli Acta chiarirà anche in modo completo quali furono le persone presenti nel momento del trapasso. Mercoledì 30, l'ultima volta che il papa si presenta in pubblico, appare alla finestra del suo studio con il sondino nasogastrico e tutti ricordano i grandissimi sforzi che fa per parlare. Gli Acta definiscono questo momento ''ultima statio pubblica della sua penosa Via Crucis''.
Giovedì 31 accade l'irreparabile: “Poco dopo le 11 il papa, che si era recato in cappella per la celebrazione, venne colto da un brivido squassante, cui seguiva una forte elevazione termica sino a 39,6. Quindi subentrava un gravissimo shock settico con collasso cardiocircolatorio, dovuto a una accertata infezione alle vie urinarie. Immediatamente erano presi tutti gli appropriati provvedimenti terapeutici e di assistenza cardiorespiratoria. Veniva rispettata la sua volontà di rimanere nella sua abitazione”. Nella messa recitata ai piedi del suo letto, “che il papa concelebrava con gli occhi socchiusi'' il cardinale Javorski amministrava l'estrema unzione. Riguardo a venerdì 1 aprile, che tutti ricordano come il giorno del bollettino medico diramato nelle prime ore del mattino e che non lasciava speranza, denunciando una setticemia in atto, gli Acta raccontano: ''la situazione era di notevole gravità, caratterizzata dalla allarmante compromissione dei parametri biologici e vitali. Si instaurava un ingravescente quadro clinico di insufficienza cardiocircolatoria, respiratoria e renale. Il paziente, con visibile partecipazione si associava alla continua preghiera di coloro che lo assistevano”. In piazza san Pietro si pregava per il papa e tutti pensavano la fine fosse imminente, ma egli riuscì a superare la notte.
Alle 7,30 del 2 aprile, giorno del decesso, Giovanni Paolo II ''cominciava a presentare una iniziale compromissione della coscienza e nella tarda mattinata riceveva per l'ultima volta il cardinale Segretario di Stato'' e ''iniziava poi un brusco rialzo della temperatura''. Verso le 15,30 con voce debolissima, in polacco, il papa chiedeva ''lasciatemi andare alla casa del Padre'', poco prima delle 19 entrava in coma e il ''monitor documentava il progressivo esaurimento delle funzioni vitali''. Nella stanza, un piccolo cero acceso, secondo la tradizione polacca, faceva compagnia al morente e ''canti religiosi polacchi accompagnavano la celebrazione e si univano a quelli dei giovani e della moltitudine di fedeli raccolti in preghiera in piazza san Pietro''. La morte, avvenuta alle 21,37, veniva accertata dal medico personale Renato Buzzonetti anche con un elettrocardiogramma prolungato per oltre venti minuti. Il racconto degli Acta riafferma ufficialmente la ricostruzione fatta dai medici in via confidenziale dopo la morte. Questi avevano anche accennato a una frase pronunciata dal pontefice poche ore prima di morire, ''molto bella e di contenuto spirituale'' che però non erano stati autorizzati a riferire. Dagli Acta si apprende ora che le ultime parole pubbliche di Giovanni Paolo II siano state probabilmente ''lasciatemi andare alla casa del Padre''.
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