Dal GDS di oggi 18 settembre
Sentire Paolo Maninchedda che dal congresso della Federazione
cagliaritana del Psd'Az lanciava un appello per la creazione, nell'Isola, di un grande polo autonomista che rappresenti «un'offerta elettorale diversa, credibile e forte»,
lo ha contrariato. E non soltanto per una questione di galateo
politico («Ai congressi si invitano i partiti e non i singoli»).
Ascoltare l'ex esponente di Progetto Sardegna appellarsi
alla democrazia e al riequilibrio dei poteri fra Giunta e
Consiglio ha mandato letteralmente su tutte le furie Giacomo
Sanna. «Quella battaglia io l'ho combattuta sin dall’inizio - ha
commentato a caldo il leader del Psd'Az - e non posso certo
santificare Maninchedda: chi è diventato schiavo dell’imprenditore
di turno non merita tappeti rossi». Poi, sbollita la rabbia,
ha declinato con cortesia l'invito, ribadito da Italia dei
Valori e Comunisti italiani, a un ingresso dei sardisti nel
neonato gruppo federalista autonomista sardo (Fas).
Onorevole Sanna, è possibile oggi un terzo polo autonomista?
No, i valori autonomistici sono superati e il Psd'Az ha scelto già
dall'81 di essere un partito indipendentista rivolto verso più
ampie conquiste di sovranità. Ma è pur vero che dialoghiamo
più facilmente con chi almeno si dice autonomista. Abbiamo
la nostra storia e un futuro delineato con il progetto Sardegna
Libera, un progetto che può essere condiviso con altri.
Che rimprovera a Maninchedda?
L'incoerenza di chi il 18 luglio ha sposato la nostra causa e poi
l'ha abbandonata. Oggi ha il coraggio di lamentarsi, ma deve
assumersi le sue responsabilità. Le cose di cui si lamenta
adesso si conoscevano anche un anno e mezzo fa. Il presidente
Soru aveva dichiarato che avrebbe scelto lui stesso gli
assessori e li avrebbe cacciati se non seguivano le sue direttive.
Pensa che peri giovani l'identità sarda sia ancora un valore?
Si, ma spetta a noi trovare il modo di parlare alla gente delle
cose più importanti e delicate. Ad esempio, la Giunta aveva
messo ai primi posti del programma il terzo settore, ma ora
cerca solo di far quadrare i conti: chi soffre è destinato a
soffrire sempre più, mentre chi sta bene se ne guarda dall'interessarsi delle cose terrene.
Come vi ponete per le primarie dell'Unione?
Non ci riguardano. Un sardista non si candida per governare
l'Italia ma per governare la Sardegna. Il giorno che i sardi ci
daranno il loro consenso forse riusciremo a operare quel cambiamento che non è riuscito a chi non ha questa cultura.