Il progetto del Polo moltiplica il potere dei partiti minori
Il sistema in discussione porta a un bipolarismo più debole e ugualmente frammentato
Esiste una ragione di fondo che divide Follini e Fini. E non è di poco conto perché investe la qualità della nostra democrazia. Quante volte abbiamo sentito ripetere in questi giorni che i sistemi elettorali si dividono in proporzionali e maggioritari? E' vero, ma non è tutto. Anzi la vera divisione che conviene fissare per capire le posizioni divergenti di Udc e An è un'altra: quella tra sistemi elettorali che costringono i partiti a scegliere i propri alleati prima delle elezioni e quelli che li lasciano liberi di decidere dopo. L'assetto bipolare della competizione elettorale, e quindi l'alternanza, è legato a questa caratteristica del sistema elettorale.
Alla prima categoria appartengono i sistemi maggioritari a un turno o a due turni, e i sistemi proporzionali con premio di maggioranza. Alla seconda i sistemi proporzionali più o meno puri. Sartori dice che esistono paesi bipolari pur in presenza di sistemi proporzionali. E vero, la Spagna e la Germania per esempio, ma questo si verifica quando il sistema proporzionale funziona all'intemo di un sistema partitico poco frammentato e soprattutto imperniato su almeno uno o due grandi partiti. In Italia i grandi partiti non esistono più. Oggi il più grande partito italiano può contare su poco più del 20% dei voti.
La somma dei voti dei primi due partiti non arriva oggi alla percentuale della Cdu tedesca. Per questo motivo il bipolarismo italiano ha bisogno di un diverso sistema elettorale per sopravvivere. Ha bisogno o di un sistema fondato sul collegio uninominale maggioritario o di un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Il sistema elettorale attualmente in vigore è del primo tipo. quello proposto dalla Cdl è del secondo. Ma non sono la stessa cosa.
Certo, in entrambi i casi i partiti sono costretti ad allearsi prima delle elezioni per sperare di vincere. Infatti con il collegio uninominale se non ti allei con altri e non hai abbastanza voti per vincere il seggio da solo perdi. Con il premio di maggioranza se non ti allei con altri non riesci ad ottenere il premio e quindi la maggioranza assoluta dei seggi per governare. Quindi in un certo senso il premio di maggioranza che si vuole introdurre oggi a livello nazionale è l'equivalente funzionale del collegio uninominale. Ma fino ad un certo punto. Noi sappiamo oggi come funziona in Italia il bipolarismo col collegio uninominale. Ne conosciamo i pregi e i difetti.
Come funzionerà invece unbipolarismo col premio di maggioranza? La nostra ipotesi è che sarà un bipolarismo più debole dell'attuale. Ed è precisamente quello che teme Fini. La ragione sta nel fatto che il collegio utùnominale impone ai partiti un vincolo di coalizione molto più forte del premio di maggioranza.
Facciamo l'esempio dell'Udc, il partito più interessato alla riforma elettorale. Oggi questo partito non può star fuori dalla Cdl perché correndo da solo alle prossi• me elezioni non vincerebbe alcun seggio uninominale e tornerebbe in Parlamento con una dozzina di deputati e 6 o 7 senatori eletti in quota proporzionale. Certo, se decidesse di star fuori farebbe certamente perdere la Cd]. E qui sta il suo "potere di ricatto". Ma è un potere di ricatto che può esercitare solo "suicidandosi". Con un sistema elettorale come quello in discussione ora il suo potere di ricatto, e questo naturalmente vale per tutti i partiti e partitini presenti nel nostro sistema, aumenta non diminuisce. Infatti, la minaccia di star fuori dalla coalizione non è più una pistola scarica perché. data l'assegnazione di tutti i seggi con formula proporzionale. può comunque contare di avere una rappresentanza parlamentare pari al suo peso elettorale anche correndo da solo. E questo nel caso dell'Udc vuol dire tornare in Parlamento con una pattuglia di 30-40 deputati e una ventina di senatori. Una bella differenza rispetto alla situazione attuale! Quindi uno dei difetti che vengono addebitati all'attuale sistema elettorale. quello di favorire il potere di ricatto dei piccoli, non solo non viene eliminato ma viene addirittura aggravato dalla riforma in discussione! Ma c'è di più.
Il collegio uninominale ha un effetto neutro rispetto alle prospettive di successo dell'una o dell'altra coalizione. Mi spiego: con il collegio non fa nessuna differenza che un partito faccia parte di una coalizione destinata a vincere oppure no. Infatti, che si vinca o si perda. per avere seggi uninominali bisogna far parte di una coalizione. Punto e basta. Non è così con il premio di maggioranza. In questo caso la prospettiva di perdere indebolisce ancor più il vincolo di coalizione e aumenta ulteriormente il potere di ricatto dei partiti "ribelli". Infatti, visto che perdendo non si incassa il premio e non si va al governo, tanto vale star fuori e fare una campagna elettorale per conto proprio tenendosi le mani libere per il dopo. Da questo punto di vista un sistema proporzionale a premio di maggioranza funziona, per i presunti perdenti, né più né meno come un sistema proporzionale puro. Quindi. non solo il bipolarismo fondato sul premio di maggioranza è più debole di quello fondato sul collegio ma è anche asimmetrico perché funziona per la coalizione vincente ma molto meno per quella perdente.
Il risultato è di offuscare la distinzione che oggi è netta tra governo e opposizione. Qui sta l'asimmetria di un bipolarismo fondato su un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Perché dunque cambiare? Per avere un bipolarisino più debole e ugualmente frammentato? E questo un vantaggio per il Paese? Qui sta il vero nodo della questione che divide Follini e Fini. Ed è una questione che non interessa solo loro. ma tutti noi. O così almeno dovrebbe essere.
IL SOLE 24 ORE 18-09-2005