Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 12/09 del 24 gennaio 2009, San Timoteo
Rassegna stampa del 24.01.2009
(i titoli delle notizie segnalate sono prevalentemente redazionali)
Italia: ingerenze di uno stato estero
"Uno spettacolo vergognoso" che speriamo "non si ripeta più". Con questo duro giudizio si conclude una lunga lettera dell'ambasciatore israeliano in Italia, Gideon Meir, al presidente della Rai Claudio Petruccioli con la quale il diplomatico esprime la sua "protesta" ed il suo "sconcerto" per la puntata di "Annozero" andata in onda ieri sera su Rai due.
(Ansa del 16.01.2009)
Alzati Italia (e vai a spegnere la televisione)
“Ieri era ho visto in televisione l’apertura del Grande Fratello: è sempre interessante e magnetico”.
(Da La Stampa del 16.01.2009, dichiarazione di Silvio Berlusconi)
Patriarca latino di Gerusalemme: a Gaza distruzione materiale e morale
Gerusalemme - (…) Mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, non nasconde la sua sofferenza davanti al perdurare della guerra e ai più di mille morti nella Striscia di Gaza. “C’è una domanda morale che riguarda tutti. Finita la guerra bisognerà ricostruire le case, gli ospedali, le scuole…. Hanno calcolato che ci vorrà almeno un miliardo di dollari per rimettere in ordine la città. Ma chi ricostruirà l’anima della gente? Chi ricucirà la ferita nel cuore dei giovani? La guerra non ha fatto altro che aprire ancora di più la ferita nel cuore di popoli che hanno paura e vivono nella paura. Dopo ogni guerra è quasi peggio, perché bisogna ricostruire le anime di gente che ha visto morire amici e parenti, che ha perso la casa, che ha sofferto oltre ogni misura. Più la guerra continua, più ci sono vittime, più la ferita si apre. Senza entrare in merito della politica non possiamo tacere della sorte di tutta questa gente. Non possiamo condannare a morte migliaia di persone perché i politici non sono d’accordo”. Tra la popolazione della Striscia ci sono circa 3mila cristiani, per lo più greco ortodossi. “I nostri cristiani di Gaza - dice il Patriarca - fanno parte della città. Non sono un’eccezione, né privilegiati: stanno soffrendo come tutti e aspirano alla pace come tutti. La nostra comunità è stata 'fortunata' perché solamente tre cristiani sono morti in questi massacri. Le tre scuole e l’ospedale sono danneggiati come tanti altri edifici. Ma anche per loro c’è soprattutto il problema di ricostruire il cuore. Con i vescovi del Coordinamento per la Terra Santa abbiamo avuto la possibilità di celebrare la messa a Ramallah. Lì abbiamo incontrato 70 famiglie uscite da Gaza per celebrare il Natale con i parenti. C’erano state delle bellissime celebrazioni, partecipate e intense. Poi, due giorni dopo, l’attacco e la guerra hanno soffocato la nostra gioia. Le famiglie non sono potute tornare nella Striscia. Alcuni sono da soli, altri con tutta la famiglie. Ma hanno lasciato a Gaza parenti e amici. Un giovane che era a Ramallah ha cercato di parlarci, ma continuava a piangere perché nella Striscia ci sono la moglie e due bambine, una di sei mesi. Lui e gli altri cristiani di Gaza hanno trovato ospitalità presso famiglie di Ramallah che però spesso non possono tenerli per più di due tre giorni. Per questi nostri fratelli oltre alla sofferenza per essere lontani dai loro cari c’è anche la fatica di sentirsi di peso per chi cerca di aiutarli: è un circolo vizioso”. (…)
(AsiaNews del 16.01.2009, http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=14232&size=A <http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=14232&size=A> )
Fuga dei torinesi dalle scuole multietniche
Matteo ha nove anni, fa la terza elementare a Porta Palazzo, il quartiere più multietnico di Torino: la città dove Alleanza nazionale, lo scorso anno, chiese il numero chiuso di stranieri nelle scuole elementari. Non oltre il 10 per cento, «per tutelare gli italiani». Ora, i genitori di Matteo - che nella primavera 2008 guardavano ammaliati il logo della scuola Fiochetto, disegnato da una bambina marocchina (una cartella da cui spuntano i cinque continenti) - sono preoccupati. Quelle classi che sono meglio di un manifesto di Benetton - ce n’è una con tutti gli scolari stranieri: 15 extra-italiani a zero - per i genitori italiani non rappresentano più un’opportunità, un arricchimento, una sorta di United colors of school. E pensano di non iscrivere più, il prossimo anno, il loro bambino in quella stessa scuola dove gli immigrati stanno prendendo il sopravvento sugli italiani. Lo stesso farà Giorgio Viale. Due figli: la più grande frequenta la scuola media Croce - 60 per cento di stranieri - il più piccolo l’elementare Parini. «In classe sono 21: 19 stranieri e due italiani. L’anno prossimo, quando entrerà in prima media, non lo porto da sua sorella. Lo iscrivo altrove, a costo di metterci mezz’ora in più al giorno per portarlo e andarlo a prendere». La fuga degli italiani dalle scuole multietniche di quartieri come Porta Palazzo e Barriera Milano (34 e 26 per cento di studenti straniere nelle elementari e medie) sta assumendo dimensioni preoccupanti. Al punto che l’assessore all’Istruzione del Comune di Torino, Luigi Saragnese, due giorni fa ha convocato un vertice con i dirigenti scolastici di diversi istituti colpiti dall’«esodo»: esperti, tecnici e mediatori culturali per mettere a punto le «strategie di trattenimento degli alunni italiani sul territorio». È scritto proprio così sulla cartellina gialla della riunione. Nella sostanza il Comune sta studiando i rimedi per evitare che l’emorragia continui e dalle classi composte da soli immigrati si passi alle scuole disertate dagli italiani. (…)
(Da La Stampa del 16.01.2009)
Jan Palach, 40 anni dopo
Il 16 gennaio 1969, uno studente universitario di 20 anni si cospargeva di benzina dandosi fuoco in piazza San Venceslao a Praga per rivendicare l’indipendenza della sua patria e del suo popolo, invaso e oppresso dall’esercito comunista. La sua straziante agonia durò tre giorni, e per tre giorni, nonostante le atroci sofferenze causate dalle terribili ustioni, rifiutò sedativi e calmanti per poter continuare a testimoniare l’anelito di libertà. Il suo nome, Jan Palach, è rimasto scolpito nel cuore di tutti gli spiriti liberi, diventando ovunque emblema della lotta per l’indipendenza (…).
(Da Il Padano.com del 18.01.2009, http://www.ilpadano.com/padano.php?newsID=1411 )
L’arroganza dei compagni non va in pensione
Roma, - "L'Inps mi ha comunicato che non ho diritto alla pensione". A protestare è l'ex capo delle Brigate rosse Renato Curcio, 67 anni, che lancia la polemica, ripresa oggi sul Corriere della sera e sulla Stampa: "Sono costretto a lavorare finché potrò. Eppure, io ho lavorato nelle varie carceri, ma risulta che non sono stati versati contributi adeguati. Quindi, non avrò mai un assegno pensionistico". Spiega ancora Curcio: "Non ho diritto nemmeno alla pensione sociale, quella di povertà per intenderci, perché sono sposato e mia moglie ha un reddito; quindi, non ho diritto a nulla". (…)
(Adnkronos del 19.01.2009)
Israele spara ancora
Sette persone sono rimaste ferite in seguito a colpi esplosi oggi da navi militari israeliane contro pescherecci palestinesi al largo della Striscia di Gaza. Nel quinto giorno della tregua unilaterale dichiarata da Israele e Hamas, dopo la fine dei bombardamenti nell’ambito delle operazioni ‘piombo fuso’ il blocco navale e terrestre imposto da Israele è ancora in vigore. Intanto, da Gaza city, il capo dei servizi medici palestinesi, Muawiya Hassanein, ha annunciato che il bilancio definitivo dei 22 giorni di attacchi israeliani sulla Striscia è di 1.330 morti e 5.450 feriti; il responsabile ha precisato che tra gli altri sono morti 437 bambini sotto i 16 anni, 123 anziani, 110 donne, 14 medici e quattro giornalisti. Tra i feriti, 200 dei quali sono in condizioni gravi, ci sono 1.890 bambini. E proprio sulla riapertura delle frontiere per consentire l’accesso degli aiuti umanitari sono intervenuti oggi i ministri degli Esteri dell’Unione Europea durante un incontro con il capo della diplomazia israeliana Tzipi Livni arrivata oggi a Bruxelles. (…) Nessun impegno è giunto tuttavia dal ministro israeliano che, manifestando la volontà di Tel Aviv a collaborare sulla questione umanitaria, ha precisato come una riapertura dei valichi si potrà avere solo quando sarà fermato il passaggio di armi verso il territorio.
(Agenzia Misna del 22.01.2009)
Yuri e duri
L’olimpionico di ginnastica Jury Chechi ha respinto le offerte di alcuni «reality», preferendo ritirarsi nelle Marche a gestire un agriturismo. In tempi normali questa sarebbe stata una notizia normale, ai confini del «chissenefrega». Ma questi non sono tempi normali. Questi sono tempi in cui il Grande Fratello italiano ingaggia ex hostess, maggiordomi, non vedenti, tettone. E quello spagnolo una nana, perché per gli addetti al «casting» non conta la persona ma il carattere, inteso come il segno particolare, possibilmente caricaturale, che si porta appresso. A furia di alzare la dose, è scattata l’assuefazione e i fenomeni da baraccone sono diventati assolutamente banali. Adesso potrebbero anche ingaggiare una nana tettona non vedente, sposata con un maggiordomo trans che prima di cambiare sesso faceva la hostess (presto lo faranno, non disperate). Ma neppure una simile trovata avrebbe la forza innovativa di Chechi che rinuncia a un mucchietto di soldi e a venti copertine assicurate per scomparire in silenzio fra le colline di Ascoli Piceno a raccogliere olive. Ci avevano insegnato che sui giornali bisogna raccontare l’uomo che morde il cane, ma oggi è il cane che morde l’uomo la vera notizia. Perché in un mondo di esibizionisti violenti e isterici che hanno reso rivoluzionario il buonsenso, essere normali sta diventando qualcosa di eccezionale.
(Da La Stampa del 22.01.2009, rubrica Buongiorno di M. Gramellini)
Poste Italiane celebra l’antiscienza
ROMA - Uscirà il 12 febbraio prossimo, nel giorno del bicentenario della nascita, il francobollo italiano commemorativo di Charles Darwin. Poste Italiane ha diffuso oggi il comunicato di annuncio, ricordando che il francobollo avrà un valore di 0,65 euro. La vignetta raffigura in primo piano un ritratto del grande naturalista, mentre sullo sfondo appare un particolare del frontespizio dell'opera "The origin of species" (L'origine delle Specie) nell'edizione del 1859; in basso a destra sono disegnate alcune sagome che rappresentano l'evoluzione dell'uomo, dai primi ominidi all'homo sapiens.
(Ansa del 22.01.2009)
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