Il Papa: difendere la famiglia e la libertà religiosa
di Mattia Bianchi/ 23/09/2005
Nuovo appello a tutela dell’istituto familiare e di una laicità rispettosa della fede. Benedetto XVI ne ha parlato nel suo discorso al nuovo ambasciatore messicano presso la Santa Sede, Felipe Bravo Mena.
L'istituto della famiglia basata sul matrimonio “non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane”. Lo ha ribadito papa Benedetto XVI nel corso dell'incontro con il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa Sede, Luis Felipe Bravo Mena. “Davanti al crescente laicismo - ha sottolineato il papa nel suo discorso in spagnolo, in occasione della presentazione delle lettere credenziali -, che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona insieme all'uguaglianza e all'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane”.
Un discorso articolato quello del pontefice, che come avviene in questo tipo di occasioni ufficiali, ha fatto il punto sulle sfide future della chiesa nel paese centroamericano, a partire dalla difesa della libertà religiosa. “Uno Stato democratico laico – ha detto il papa - deve proteggere la pratica religiosa dei suoi cittadini, senza preferenze nè rifiuti. Dall'altro lato, la Chiesa ritiene che nelle società moderne e democratiche si può e si deve avere piena libertà religiosa. In uno Stato laico sono i cittadini che, nell'esercizio della loro libertà, danno un determinato sentimento religioso alla vita sociale. Inoltre, uno Stato moderno deve servire e proteggere la libertà dei cittadini e la fede religiosa che essi stessi scelgono, senza alcun tipo di restrizione o coazione”.
Parlando successivamente del problema del narcotraffico, Benedetto XVI ha riconosciuto "lo sforzo continuo realizzato dallo Stato e da alcune organizzazioni sociali" per combatterlo. " Non ci si deve dimenticare - ha ricordato - che una delle sue radici è la grande disuguaglianza economica, che non permette il giusto sviluppo di una buona parte della popolazione. Per questo è urgente che tutti aumentino gli sforzi per sradicare questo male mediante la diffusione degli autentici valori umani e la costruzione di una vera cultura della vita. La Chiesa offre tutta la sua collaborazione in questo campo". Il papa ha affrontato anche la questione della popolazione indigena nel paese " che durante i secoli si è sforzata di conservare i propri valori e la proprie tradizioni antiche" ed ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II durante la canonizzazione di Juan Diego: "Il Messico ha bisogno dei suoi indigeni ed i suoi indigeni del Messico!".
"In effetti - ha aggiunto - è importante favorire, oggi più che mai, la loro integrazione rispettando i costumi e le forme di organizzazione delle loro comunità, le quali permettono loro lo sviluppo della loro cultura e li rendano capaci di aprirsi, senza rinunciare alla loro identità, alle sfide del mondo globalizzato". Benedetto XVI ha concluso il suo discorso parlando delle prossime elezioni del 2006 che rappresentano per il Messico "un'opportunità ed una sfida per consolidare significativi passi avanti nella democrazia del Paese". C'è da sperare che il processo elettorale contribuisca a rinforzare l'ordinamento democratico, orientandolo direttamente allo sviluppo della politica ispirata al bene comune ed alla promozione integrale di tutti i cittadini, con un'attenzione particolare ai più deboli. A questo si sono riferiti i Vescovi del Messico nel loro Messaggio prima del processo elettorale. Lo stesso titolo 'Rinforzare la democrazia ricostruendo la fiducia dei cittadini', indica molto bene le necessità del tempo presente.
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