San Ferdinando III Re di Leon e di Castiglia
Figlio di Alfonso IX re di León e Berenguela di Castiglia, fu governatore modello dai solidi principi cristiani. Nel1217, all'età di 18 anni, ereditò la Castiglia, la terra di sua madre e nel 1230 il León, quella di suo padre. In questo modo unificò i due regni. Re prudente, si circondò sempre di persone fidate, con cui si consultava per le questioni più problematiche e urgenti. Di Ferdinando erano note anche la profonda devozione alla Madonna e la grande umiltà. Si sposò in prime nozze con Beatrice di Svezia (1219) e poi con Maria de Ponthieu (1235). Dalle due unioni nacquero complessivamente tredici figli. Ma la storia ricorda Ferdinando anche per le guerre contro i saraceni che gli permisero di riconquistare i regni di Cordova, Siviglia, Jaén e Murcia. Nel 1221 il sovrano fondò la cattedrale di Burgos, si deve a lui anche l'ampliamento dell'università di Salamanca. Morì il 30 maggio 1252 e fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria a Siviglia. È stato canonizzato da Papa Clemente X il 4 febbraio 1671. (Avvenire)
Nacque nel 1198 da Alfonso IX, re di León, e Berenguela di Castiglia, e con lui si unirono definitivamente i due regni. La morte prematura di Enrico I di Castiglia (1217) aveva portato inaspettatamente la corona castigliana alla sorella Berenguela. Questa, con grande prudenza e sagacia, la cedette spontaneamente al figlio Ferdinando, durante una grande assemblea tenuta a Valladolid, per cui, nel luglio 1217, egli venne riconosciuto come re dai nobili castigliani. Nel 1230 prese possesso del regno di León, dopo aver vinto i non pochi ostacoli derivanti dalle disposizioni testamentarie del padre il quale, poco prima di morire, aveva nominato uniche eredi del regno le figlie Sancia e Dolce.
L'unione definitiva dei due regni di Castiglia e di León costituisce uno dei fatti più gloriosi della vita di Ferdinando. Preparata accuratamente dalla madre Berenguela, favorita dalla gerarchia ecclesiastica ed appoggiata costantemente dai papi Innocenzo III e Onorio III, tale unione annullò per sempre una delle più frequenti cause di attrito tra i regni spagnoli, particolarmente perniciosa per la lotta contro il comune nemico, cioè l'Islam.
Ferdinando sposò in prime nozze Beatrice di Svevia (1219) e poi Maria de Ponthieu (1235) e da queste unioni nacquero tredici figli; questa politica matrimoniale, poi, stabilì strette relazioni con la casata imperiale di Germania e con quella reale di Francia. Il primo matrimonio diede al figlio Alfonso X, il Saggio, fondamento giuridico per aspirare al trono germanico.
Ma l'aspetto più rilevante del regno di Ferdinando è la "Riconquista". Armato cavaliere a Burgos (1219) e riappacificati all'interno i suoi regni, consacrò, per trent'anni, tutta la sua attività bellica alla lotta contro l'Islam. Il suo scopo era non soltanto di liberare completamente la Spagna ancora oppressa, ma anche di schiacciare il potere musulmano, aspirazione suprema delle crociate e del pontificato. La riconquista di città e fortezze così importanti, come Baeza, Jaén, Martos, Córdoba, Siviglia, ecc., gli guadagnarono il titolo di "Conquistatore dell'Andalusia". L'occupazione dei territori andava di pari passo con la restaurazione religiosa; mercè il suo zelo e la sua generosità vennero restaurate le diocesi di Baeza-Jaén, Córdoba, Siviglia, Cartagena e Badajoz, tutte con splendide dotazioni del re, che fu anche il grande mecenate dei capitoli delle Chiese.
L'immane lavoro compiuto da questo santo re nella lotta contro l'Islàm fu riconosciuto dalla Curia romana, che gli concesse per la prima volta il diritto di patronato, benché limitato ad alcuni benefici delle sedi restaurate; ebbe anche la facoltà di spendere per la "Riconquista" il ricavato della vigesima, raccolto dai collettori pontifici in Spagna per la crociata orientale; allo stesso scopo gli venne concesso il tributo delle "terze reali", cioè una terza parte dei beni ecclesiastici, destinata alla fabbrica delle chiese. Questi favori e la frequente concessione di indulgenze, equiparando i crociati spagnoli a quelli orientali, permisero a Ferdinando di ingrandire il regno castigliano e di affermarne definitivamente l'egemonia sugli altri stati peninsulari.
Fu un governante modello, di princìpi cristiani, sagace e abile nelle trattative. Il regno di Murcia gli si arrese mediante un trattato firmato da suo figlio; pattuì una tregua con il re moro di Granada; organizzò la marina castigliana, che gli permise di avanzare trionfalmente lungo il Guadalquivir. Si dimostrò sempre intransigente con gli eretici, mentre, per contro, fu sempre generoso e magnanimo verso i vinti, tollerante con i giudei, ubbidiente nei confronti deLla Chiesa. L'iscrizione nelle quattro lingue, ebraica, araba, latina e castigliana, conservata sul suo sepolcro, è la prova più chiara che Ferdinando seppe accattivarsi in pieno tutte le classi della società spagnola.
Re prudente, ebbe sempre accanto un consiglio di dodici persone, con le quali si consultava sugli affari gravi ed importanti del regno; per governare in pace e giustizia i suoi sudditi, iniziò la redazione di un codice di leggi, ultimato da suo figlio, il quale per questo fu noto come il re delle "Sette Partite". Incrementò le scienze e le arti, diede l'avvio al fiorire dell'università di Salamanca, protesse quella di Valencia e lo Studio Generale di Valladolid; nel suo tempo si costruirono le cattedrali di Leon, Burgos e Toledo, delle quali fu protettore e mecenate; riportò a Compostella le campane che Almansur aveva rubato, ed ebbe la gloria di accogliere nei suoi regni i nascenti Ordini di s. Francesco, s. Domenico e dei Trinitari, favorendo le loro fondazioni.
Oltre che re magnanimo e capitano invincibile, Ferdinando fu una figura umana esemplare e degna di imitazione. In mezzo alle glorie del mondo fu pio, devotissimo della Madonna, grato sempre al Signore delle sue vittorie, umile fino a chiedere la pubblica penitenza: chiese con edificante umiltà perdono nel momento in cui gli veniva amministrato il Viatico, che volle ricevere in ginocchio, nonostante la grave infermità; riconobbe come ricevuto da Dio il regno che tanto aveva ingrandito e glielo offerse insieme alla sua anima il 30 maggio 1252, pronunziando queste parole: "Signore, nudo uscii dal ventre di mia madre, che era la terra, e nudo mi offro ad essa; o Signore, ricevi la mia anima nello stuolo dei tuoi servi".
Ferdinando è stato fino ad ora il solo re di Spagna salito alla gloria degli altari. Tutti i cronisti, finanche l'arabo Himyari, sono d'accordo nel riconoscere la purezza dei suoi costumi, la prudenza, l'eroismo, la generosità, la mansuetudine, il suo spirito di servizio al popolo; nella pratica costante di queste virtù e con il saggio governo dei suoi regni, santificò la sua vita e raggiunse tale perfezione morale da essere vero modello di cavaliere cristiano e di governante.
Il suo culto fu limitato alla città di Siviglia fino al sec. XVII. Nel 1629 si iniziò il processo di canonizzazione; dimostrato il culto immemorabile, accertata la verità di molti miracoli e comprovata l'incorruzione del suo corpo, fu canonizzato da Clemente X, il 4 febbraio 1671. Il culto si estese rapidamente a tutta la Spagna e l'arma dei genieri dell'esercito lo scelse come patrono. Nell'arte è rappresentato sempre giovane ed imberbe, con attributi reali (corona, scettro e sfera) a volte con una statuetta della Madonna che portava con sé nelle sue campagne o con una chiave in mano a ricordare quella consegnatagli dal re moro, dopo la conquista di Siviglia. I carcerati, i poveri e i governanti lo invocano come speciale protettore.
Autore: Demetrio Mansilla
Fonte: santiebeati.it