IL FILO NERO TERRORISTA
DA GROUND ZERO A BASRA

e il silenzio dei giornali di sinistra italiani)

Fulvio Grimaldi

MONDOCANE fuorilinea 22/09/05Basra, Iraq. Dal “Manifesto” del 22/9/5: Titolo “Esplode il Sud sciita, Blair blocca il ritiro”. Dopo gli incidenti avvenuti a Basra lunedì scorso, scontri durante i quali l’esercito di Sua Maestà ha distrutto la prigione centrale nel tentativo di liberare due agenti speciali catturati dai poliziotti iracheni e consegnati da questi alle milizie scite, sono stati annullati tutti i piani di ritiro delle truppe britanniche… Il governatore della città, Mohammed Musbah al Wali, ha chiesto al governo di Londra la consegna dei due agenti speciali britannici, accusati di aver ucciso un poliziotto, liberati lunedì sera con un blitz nel locale carcere nel corso del quale vi sarebbero stati cinque morti…” Da “Liberazione” del 22/9/5: Titolo: “La crisi di Bassora nuovo guaio per Blair”. …Il governo di Londra insiste di aver preso la decisione di agire di forza perché i suoi soldati erano stati consegnati alla milizia di Moqtada al Sadr…Diversi altri esponenti hanno insistito sul fatto che i due soldati, che giravano armati e vestiti da arabi, si potevano liberare in maniera meno eclatante… Sono accusati di aver aperto il fuoco e ucciso un uomo dell’esercito iracheno dopo essere stati fermati a un posto di blocco perché in borghese…”I “nostri giornali”Così la stampa della “sinistra radicale” ha riferito ai cittadini italiani che non si fossero accontentati dei servizi delle varie televisioni e dei vari giornali di destra, di centro e di “centrosinistra”- o ne avessero tratto qualche sacrosanta diffidenza - per i quali, con immagini di soldati e carri inglesi incendiati dalla folla di Basra, l’episodio andava per intero addebitato alla consueta “ferocia sanguinaria dei terroristi islamici”, stavolta infiltratisi nella polizia fantoccio irachena.“Il manifesto” e “Liberazione” sposano senza dubbi e chiose questa interpretazione, evitandoci soltanto la sconveniente compassione per i mercenari britannici occupanti, comprovati torturatori, con la temeraria precisazione, nel solo “Liberazione”, della circostanza che i due gaglioffi circolavano in borghese e con la surreale considerazione che fosse per questo che sarebbero stati fermati al posto di blocco della polizia fantoccio. Entrambi i giornali avallano la fuga dalla comune di Blair per cui gli agenti speciali britannici dovevano per forza essere liberati, dacchè erano stati consegnati alle – ovviamente “ferocemente sanguinarie” – milizie scite. Non li sfiora l’aporia per cui i britannici assaltano un carcere della polizia fantoccio e poi s’inventano una consegna a miliziani sciti che tutto potrebbero controllare piuttosto che la prigione ufficiale. “Liberazione”, poi, non rinuncia alla sua ormai consolidata geremiade su questo Iraq “immerso nel sangue, nella violenza e nel caos”, del quale, peraltro, da tempo si limita a parlare nelle cinque righette di quegli orribili trafiletti che sistema in cime alle pagine. Anche se a Tal Afar 300.000 persone sono costrette alla fuga e le restanti sono seppellite sotto le macerie della propria casa o giustiziate brevi manu da soldataglie USA dopo aver sfondato la porta. Come a Falluja (a proposito, Giuliana Sgrena, quand’è che ci racconti cosa ti hanno detto quelle donne di Falluja che intervistasti per quattro ore prima di essere rapita? Dai, un bel paginone, siamo in attesa!). Entrambi i giornali, infine, fanno a gara ad accreditare la fantastica invenzione di un Al Zarkawi alqaidiano, ubiquo, onnipotente, imprendibile capo di tutta la Resistenza, da collocare via via a Falluja, Qa’im, Aditha, Ramadi, Tal Afar, Samara, insomma ovunque occupanti e fantocci si apprestano a radere al suolo città e massacrare popolazioni.Terroristi a Basra, come a New York, Madrid, Londra, Bali…La verità di quanto è successo a Basra - ed è enorme nella sua portata solo per chi avesse bevuto come un’acqua minerale alla varechina le assurdità logiche, fattuali e storiche dei racconti ufficiali, cioè della banda di gangster al potere a Washington e Londra, sugli attentati dell’11 settembre e seguenti – ci viene da un esercito di controinformatori sparsi in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti, oltrechè dalle dichiarazioni ufficiali nientemeno che dei quisling collocati a governare il vicereame angloamericano d’Iraq. Verità che, pur sotterrandola in silenzi, oscuramenti e mistificazioni, nessuno dei mandanti degli agenti speciali britannici ha potuto smentire.Domenica 18 settembre due militari delle Special Air Forces britanniche (SAS), quelle che si sono fatte conoscere in giro per il mondo, dall’India allo Yemen, dalla Malaysia all’Irlanda, insomma in tutte le colonie imperiali in lotta per la liberazione, per stragi, desparecidos e provocazioni alla bomba da attribuire a una Resistenza da satanizzare, viaggiano con la loro auto verso un obiettivo imprecisato a Basra. Si muovono sicuramente, dati i dettagli che elencherò, verso una qualche concentrazione di folla, tipo mercato o moschea. Sono vestiti da arabi e, perlopiù, nella foggia che fa riconoscere alla popolazione i militanti dell’esercito del Mehdi, la milizia del leader scita dissidente, Muqtada al Sadr. Un posto di blocco della polizia fantoccio, per quanto collaborazionista, o forse proprio per questo, intima l’alt di prammatica, non si sa mai, potrebbero essere partigiani anti-britannici e anti-fantoccio. Presi di sopresa, i due travestiti sparano sui poliziotti fantoccio, ne uccidono uno e ne feriscono un altro. Ma non riescono a fuggire e vengono bloccati, arrestati e portati in prigione. Allo stupore per la rivelazione della loro identità britannica, con la quale avrebbero tentato di opporsi all’arresto, tra i poliziotti, forse davvero non immuni dalle infiltrazioni di una Resistenza forimidabile per intelligence e appoggio popolare, o, comunque, dotati di un minimo di dignità, si aggiunge lo sbigottimento per quanto viene trovato nella vettura: due fucili M4, due lanciamissili, due razzi anticarro, due mitragliatrici, cesoie da filo spinato, diversi chili di esplosivo ad alto potenziale, un detonatore, parrucche. Coloro che l’hanno esaminata hanno poi constatato che la vettura era stata approntata per saltare in aria a mo’ di autobomba con finto suicida tramite comando a distanza, pure presente nell’arsenale. Aggiungo “finto”, poiché secondo le informazioni di moltissimi osservatori non embedded e le testimonianze di centinaia di civili iracheni, quasi mai gli “attentati suicidi” sono effettuati da kamikaze. Perlopiù si tratta di veicoli fatti esplodere a distanza, in particolare quando si tratta di stragi di civili, in moschee o mercati, tutte rivendicate per la sua “guerra totale dei sunniti contro gli sciti” (tanto cara, guardacaso, agli occupanti e programmata per la spartizione dell’Iraq), da quello strumento delle operazioni sporche israelo-americane che viene etichettato Abu Mussab Al Zarkaui e solo dall’ormai isolatissimo Stefano Chiarini del “Manifesto” definito “fantomatico”. Inutile che analisti, giornalisti, addirittura a volte servizi occidentali, testimoni, famigliari di Zarkaui ripetano che l’ex-galeotto giordano perse una gamba in Afghanistan e fu ucciso, con tanto di cerimonia funebre a casa sua, da un bombardamento USA in Curdistan nel 2003. La minaccia di un terrorista onnipresente e capace di tutto, anche di far fuori una scuola di bambini, come a Beslan, sostituto dell’altrettanto defunto (anche secondo il presidente pachistano) Osama bin Laden, è troppo funzionale alla criminalizzazione di una grande e politicamente cosciente resistenza di popolo e al regime di paura universale che lubrifica il cammino dei nazisionisti di Washington verso lo stato di polizia universale e il furto del pianeta all’umanità.Torniamo ai due sgherri inglesi di Basra, diretti a far saltare per aria, nell’onorata tradizione del loro corpo, travestiti da terroristi islamici e kamikaze, un bel numero di donne, bambini, civili, da caricare sulle spalle dello spettro Al Zarkaui e da utilizzare come pretesto per la non-riduzione e il non-ritiro delle forze d’occupazione e rapina, visti gli imperanti “sangue, violenza e caos” dell’astuta litografia governista bertinottiana. Incidentalmente, cosa immaginate che succederebbe se due arabi, islamici, magari iracheni, venissero scoperti in giro per New York o Londra, mentre sparacchiano alla polizia in difesa della loro autobomba bell’e pronta a fare un bagno di sangue a Manhattan o nella London Underground? L’atomica su Damasco? Tsahal, l’esercito israeliano, che arriva a Mosul completando il sogno sionista “dal Nilo all’Eufrate”? La RAF che bombarda Tehran? Pisanu che concentra un milione di islamici a Ventotene? Magdi Allam che chiede al suo dio copto di far piovere acido solforico su tutte le moschee d’Italia? Quei due di Basra, quante altre operazioni del genere avevano già compiute con successo? E se queste operazioni le fanno, come le fanno da decenni, loro, gli inglesi, potete immaginarvi quali e quante ne fanno gli sponsor statunitensi, pratici di terrorismo da quando seminavano colera e raffiche tra i nativi d’America, o da quando si autoincendiavano o si facevano bombardare, o fingevano di essere bombardati (l’incrociatore “Maine”, o la flotta di Pearl Harbour e del Tonchino) per fare guerra alla Spagna, al Giappone, al Vietnam e a unaltro centinaio di paesi.L’assalto al carcere collaborazionista con i carri armati, sinceramente a rischio di sputtanamento universale e perciò disperato – seppure giustificato poi con la facezia dei prigionieri consegnati alle milizie scite – sfondando muri e lasciando scappare metà dei detenuti, per quanto anche “terroristi”, e facendo imbestialire una città che fin lì si era limitata a farsi ridurre da civile e illuminata sotto Saddam in buco nero dell’oscurantismo islamico, era con ogni evidenza la misura inevitabile per prevenire che i due criminali con la croce di Sant’Andrea potessero finire con il raccontare le loro imprese e rivelare i mandanti della Spectra più orrenda mai apparsa sulla faccia della terra, nel nome di Cristo. Meglio scatenare la sollevazione di una città, magari di una regione, rafforzare quella di un intero paese (sediovuole), che rischiare di far apparire il filo nero che collega probabilmente tutte le stragi terroristiche degli ultimi cinque anni e che, se srotolato, ci mostrerebbe facce che più frequenti e onorate dalle telecamere e dalla carta stampata non si può. Una volta rivelato il metodo – compiere attentati stragisti e attribuirli a un nemico inventato – il gioco è finito. Per noi contemporanei avrebbe dovuto essere perso già tempo fa. La memoria corre a quell’aereo Cia della Southern Air Transport del famigerato Oliver North (Iran-Contras) che nel 1986 precipitò in Nicaragua mentre trasportava armi, esplosivi e fondi per i banditi della Contras, specialisti di massacri nei villaggi da attribuire ai sandinisti. Oppure a quell’altro aereo della Pan Am che nel 1988 caddè su Lockerbee, con quasi 300 vittime e di cui si è scoperto che un agente Cia aveva collocato tra i rottami un dispositivo dinamitardo di origine libica… Ci fosse qualche giornale a riannodare i fili della memoria!Il fattaccio di Basra non è nuovo. Ignorato come questo sono numerosi altri, documentati da testimoni iracheni, conducenti di veicoli privati, tassisti che a qualche posto di blocco statunitense a Baghdad si sono visti sequestrare la vettura per motivi ignoti. Poi gli fu detto di recarsi al tale ufficio per farsela restituire e, riottenutala, cammin facendo e guardando per caso nel bagagliaio o sotto il fondale, vi hanno scoperto una cifra di esplosivo con tanto di innesco da far detonare a distanza, magari quando l’ignaro autista (ecco il “kamikaze!”) si fosse trovato in mezzo a tanta gente, magari scita (ai sunniti, specie se sono esponenti del pensiero, della scienza, della cultura e della religione, ci pensano gli squadroni della morte allestiti dell’ex-ambasciatore John Negroponte (già terrorista e serial killer in Salvador negli anni ’80) e, a quanto riferiscono gli iracheni, guidati dagli esperti israeliani.Guerra globale al terrorismo, o fiaba per lobotomizzati?Abbiamo alle spalle in questo paese una serie di stragi, tutte di Stato, tutte con dentro fino al collo i servizi segreti con sulle spalle gli avvoltoi Cia e Mossad. Tutte servite a normalizzare, reprimere, stroncare, avviare verso l’autoritarismo e la liquidazione del dissenso nell’era dell’arricchimento dei ricchi e dell’impoverimento di tutti gli altri. A Cuba, nel giugno scorso, si è tenuto uno sconvolgente convegno di quattro giorni – e non bastavano – sul terrorismo. Vittime, congiunti, testimoni, investigatori. Terrorismo per mezzo secolo e più tutto yankee, dall’America Latina del Piano Condor, delle dittature, dei desaparecidos, di Posada Carriles, della Scuola delle Americhe, fino al terrorismo cosmico dell’Iraq e del Medio Oriente. Fino agli orribili attentati che stanno preparando per evitare che la loro barca di teschi e tibie vada rovesciandosi e possa essere ancora guidata a sventrare pezzi di mondo.Questa è gente che utilizza il terrorismo anche per far fruttare le catastrofi “naturali”: aprire, con la dinamite contro gli argini (udita da decine di testimoni) il passo a Katrina verso i quartieri neri, latinos, poveri di New Orleans e deviarla dai quartieri ricchi; annegare la “plebaglia” e lasciarla morire di fame, sete, incuria negli ospedali; con la FEMA (Federal Emergency Management Authority), militarizzata da Oliver North e gestita da un trafficante di cavalli amichetto di Bush, tagliare le comunicazioni sopravvissute e impedire l’arrivo di soccorsi; sparare al genio civile (4 morti) che si apprestava a riparare la falla; inventarsi saccheggiatori tra chi attingeva a negozi sommersi per il pane che il governo non faceva arrivare, per giustificare l’irachizzazione della città; disperdere ai quattro venti sotto la punta dei fucili la popolazione socialmente e razzialmente inadeguata, perché non possa rivendicare alcun ritorno e consentire alla già appaltata Halliburton del vice-gangster Cheney di ricostruire una città a misura di iperdotati economici e evangelici fanatici della sicurezza e dell’eliminazione fisica dei diversi; approfittare del tutto per collaudare un apparato predisposto per imporre la legge marziale, stroncare rivolte e proteste, instaurare definitivamente con un Patriot Act III la dittatura e impedire, non funzionando più la manomissione dei voti che ha consacrato due volte l’utile idiota, che questa elite possa essere privata del potere.E c’è chi preferisce chiudere gli occhi davanti alle voragini di menzogne che si sono aperte sull’11 settembre, sul 7 luglio di Londra, su tutti gli attentati in cui, guarda un po’, sono sempre morti tutti gli “attentatori”. C’è chi preferisce non vedere, non capire, non accettare l’enormità del crimine e continuare a vivere in una fiaba, piuttosto che affrontare i veri terroristi. Presto o tardi si sveglierà. Lobotomizzato.