di Maurizio Blondet

Benché devastata dagli uragani, e svenata dalla guerra in Iraq, l'America vuol cominciare la guerra all'Iran.
Glielo chiede Sharon, e l'America obbedisce a Sharon.
Più strano è il fatto che sia l'Unione Europa ad accodarsi al progetto americano contro Teheran: ma evidentemente anche qui la nota lobby fa pressione urgente. All'ultima riunione della IAEA, l'organo dell'ONU che manda osservatori a controllare i lavori nucleari iraniani, l'UE, come già gli USA, ha accusato Teheran di violazioni, e di aver «ingannato» gli ispettori: passo che prelude al deferimento della questione atomica iraniana al Consiglio di Sicurezza, il che porterà ad applicare sanzioni contro l'Iran e, presto, all'attacco preventivo contro le sue installazioni nucleari.



La stessa procedura fu avviata contro l'Iraq di Saddam.
Nella riunione della IAEA però Russia e Cina, due potenze nucleari, si sono opposte alla risoluzione europea, e ciò ha per ora archiviato la decisione urgente di rimettere il dossier al Consiglio di Sicurezza.
E lo stesso capo della IAEA, Mohammed el-Baradei, ha protestato che le brutali richieste USA e UE all'Iran vanno oltre il trattato di non-proliferazione: insomma sono un pretesto di aggressione senza fondamento.
Il che dimostra, se non altro, che il regime degli ayatollah non è affatto isolato come fu Saddam Hussein, sicchè una risoluzione internazionale per l'attacco non sembra facile.
Mosca del resto partecipa al programma nucleare iraniano, e la Cina ha progetti di cooperazione con Teheran nel campo energetico.



Da che parte vengano le pressioni per attaccare l'Iran lo dicono alcuni cognomi. Pierre Goldshmit, ex-vicecapo della IAEA e membro del direttorio di Eurodif (un consorzio nucleare che tempo fa collaborava con l'Iran) ha chiesto sull'Herald Tribune il deferimento di Teheran al Consiglio di Sicurezza, sostenendo - per calmare le ansie di chi vi vede l'inizio di uno scenario «iracheno» - che non porterà necessariamente alla gerra.
Frabk Gaffney (ebreo) sul Washington Times, ha dipinto il ritratto fantascientifico di un Iran nucleare e aggressivo, capace con le sue (inesistenti) bombe atomiche di provocare una tempesta elettro-magnetica nei cieli americani, e mettere così in ginocchio gli Stati Uniti.
Questa possibilità, dice Gaffney, basta a giustificare un attacco preventivo.



La Brooking Institution, think tank composto quasi esclusivamente da ebrei, ha emanato un documento firmato da grandi nomi europei e americani, fra cui Francis Fukuyama, per caldeggiare la cooperazione stretta USA-Europa contro l'Iran.
Singolare la posizione di Francia e Germania: si sono opposte con coraggio all'invasione dell'Iraq, ora sono allineate e coperte dietro gli USA nell'atteggiamento minaccioso contro Teheran.
Evidentemente hanno capitolato alle rispettive lobbies, che all'interno di ogni Paese premono presso i politici locali per togliere di mezzo, e presto, un futuro nemico nucleare di Israele.
Israele deve restare la sola potenza atomica dell'area.
Anche a costo di trascinare gli occidentali in un nuovo conflitto con conseguenze prevedibilmente infauste: l'Iran non è l'Iraq, il suo esercito è ben armato (non ha subito embarghi come Saddam) la sua posizione geografica è strategicamente tale da poter bloccare il flusso di petrolio del Golfo che si chiama, appunto, Persico.



Persino in Gran Bretagna si parla di contrasti all'interno del governo di Tony Blair: non tutti sono convinti che si debba attaccare Teheran, obbedendo un'altra volta a Washington.
In questa situazione, è notevole l'intervista che Putin ha concesso a Fox News.
Il presidente russo si dichiara a favore del programma nucleare iraniano (solo civile, per lui), invita al rispetto del diritto internazionale e si pone come garante del diritto, auspicando di vedere l'Europa al suo fianco in questa questione.
Anzi, di più: Aleksandr Romiantsev, che presiede l'agenzia nucleare russa, ha invitato gli europei ad associarsi al programma di Teheran, come già fanno i russi. Una mano tesa alla UE, se decideremo di non essere più proprio servi di Sharon.

Maurizio Blondet