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    Lightbulb La posizione ufficiale della CPA sull'Islam e sulla Repubblica islamica dell'Iran

    Dopo aver letto veramente di tutto su questo forum, in merito al presunto tentativo di islamizzare l’Europa da parte della Comunità Politica di Avanguardia, ho deciso, con l’avallo dei miei camerati, di postare alcune note generali sulla questione dal camerata Graziano Dalla Torre (e riportate anche su “Avanguardia”). Questa (e non altre!) è la posizione ufficiale della CPA (Comunità Politica di Avanguardia)! Per chi fosse interessato a leggere per intero la linea generale del movimento, consiglio l’acquisto del numero di settembre della nostra rivista. Inoltre, per le menti più libere dalle influenze esterne, consiglio l’acquisto del volume «Fondamenti politico-culturali del progetto di alternativa rivoluzionaria al Sistema “Eurasia-Islam”», da cui son tratti questi brani. Questi ultimi potranno risultare non chiari perché seguono un filo rosso dall’inizio alla fine, ma tenterò, con l’ausilio dei miei camerati, di spiegare la situazione al meglio.

    “[…] E dunque, l'Islam? Qualcuno, a questo punto, si chiederà giustamente perché dapprima si sia voluta stigmatizzare la pestifera propensione di certo, molto, neofascismo a crearsi i propri piccoli altari ingombri di ritratti e candele in un frustrante anelito ad un grande futuro, che nessuno pensa a costruire, passando subito dopo ad esaltare il ruolo e l'essenza della Repubblica Islamica dell'Iran... La nostra reiterata dimostrazione di stima e fiducia nei confronti di questa realtà, assurta ormai ad un ruolo mondiale, non è certo campata in aria, e poiché anche in questo caso ciò ha contribuito ad innescare le solite sterili polemiche con la realtà del neofascismo italiano, sarà senz'altro indispensabile una ferma e precisa puntualizzazione.
    La Repubblica Islamica iraniana riveste oggi un ruolo strategico di massima rilevanza sullo scacchiere mondiale, e ciò per un paio di ottimi motivi: innanzi tutto la rivoluzione del 1979 rovesciò uno dei tanti regimi fotocopia del terzo mondo, espressione di una oligarchia corrotta e criminale al servizio dell'Occidente e, prima di tutto, di se medesima. Tale dominio assoluto - come sempre - oltre ad impoverire sempre più il popolo, provocava anche un inesorabile svilimento del ruolo internazionale della Nazione, ridotta ad uno staterello sottosviluppato ed immiserito, buono soltanto per la fornitura - in questo caso - di petrolio e gas alle grosse holdings americane ed europee.
    La nuova repubblica provvide da subito ad adottare tutte quelle misure atte a ridare dignità al popolo e - attraverso esso – alla Nazione stessa.
    Considerando le dimensioni sia territoriali che demografiche che l'Iran rivestiva e riveste, appare chiaro il ruolo assolutamente preminente che questo Paese - posto in posizione geostrategica importantissima per gli equilibri mondiali - ricopre. Ecco perché la vittoria della rivoluzione islamica ha scompaginato le carte degli assetti mondiali che il ...Nuovo Ordine mondiale aveva provveduto ad elaborare e che - come sempre - si riprometteva di consolidare e perpetuare. Ecco perché gli Stati Uniti non hanno mai smesso da allora la loro opera di destabilizzazione, provocazione e disturbo nei confronti del legittimo governo di Teheran. Ecco perché, infine, non poche voci intelligenti dell'ambiente nazionalpopolare europeo non tardarono a levarsi individuando in quella rivoluzione delle profonde valenze antimondialiste nel solco dei valori universali ed eterni di quella che - con espressione efficacissima - viene definita "Tradizione unica".
    Perché proprio qui sta, o dovrebbe stare, il punto: nel caso della rivoluzione islamica iraniana l'Islam ha appunto funto da catalizzatore della rabbia popolare e delle aspirazioni del popolo a vivere secondo le leggi ed i costumi dei padri, nella quotidiana - per quanto sofferta ed imperfetta - comunione con la propria essenza più intima e profonda. Laddove questa affondava le proprie radici - in quello specifico caso - nella religione islamica; ma anche laddove queste radici affondassero per contro nel cattolicesimo, nell'ortodossia, nel brahamanesimo, nel buddismo, financo in talune espressioni del protestantesimo e – perché no? Chi lo ha mai negato? - dell'ebraismo religioso. L'Iran è attualmente la vera spina nel fianco della superpotenza americana, una superpotenza che ha imboccato [e non siamo certo noi i soli ad averlo intuito] fatalmente il "viale del tramonto" della propria decadenza, decadenza del resto assolutamente inscritta nell'ordine ciclico di ogni vicenda umana, sia essa individuale o collettiva. Tutta la politica estera americana recente, dopo il fatidico settembre 2001, ha avuto come obiettivo più o meno confessato o confessabile, l'accerchiamento del nuovo Iran rivoluzionario: l'Afghanistan e l'Iraq sono divenuti oggetto delle attenzioni della White House soltanto nella misura in cui l'insediamento di regimi amici ed obbedienti in quelle terre possa servire al posizionamento di una testa di ponte dalla quale avviare una sempre più decisa e massiccia penetrazione nell'Asia Centrale, come già teorizzato da tempo dal già consigliere per la sicurezza nazionale Z. Brzezinski. Quella entità ormai universalmente conosciuta con il nome di 'Eurasia' è diventata, dopo l'estinzione dell'URSS, il nuovo catalizzatore degli interessi economici e strategici del mondialismo, un territorio immenso di cui la nostra Europa ormai definitivamente fuori dal gioco del potere mondiale, costituisce l'estrema appendice occidentale.
    L’Eurasia - se visto come un megacontinente inglobante tout court l'Europa e l'Asia - detiene il 75% delle risorse energetiche mondiali, le sei maggiori economie dopo gli USA e i primi sei paesi, sempre dopo gli USA, per spese militari; qui vi sono tutte le potenze nucleari oltre agli USA ed il 75% dell'intera popolazione mondiale.
    Il raccordo tra l'Europa occidentale e l'Asia orientale - ovvero e soprattutto la Cina, una vera e propria potenza destinata ad un futuro esplosivo - è rappresentato appunto dalla regione che ha al proprio centro il Mar Caspio, quella regione che la vecchia scuola geopolitica ha efficacemente definito come 'Heartland'. Dal nostro punto di vista l'idea di Eurasia presuppone però anche una qual certa omogeneità e comunanza tra i popoli che la compongono. Escludendo l'Asia Orientale [Indocina, Insulindia, Cina, Giappone] i popoli di questo gigantesco blocco non sarebbero privi di una qualche affinità razziale mutuata da una comune origine indoarioeuropea che ben potrebbe concretarsi in una dimensione imperialfederale.
    Oggi sono ipotesi fantapolitiche, ma domani, chissà?
    La presunta femminea infatuazione della nostra Comunità nei confronti dell'Islam è da considerarsi pertanto - volendo adottare il linguaggio giornalistico – destituita da ogni fondamento, considerando noi l'Islam [anzi, una parte e neppure maggioritaria dell'Islam] come una forza che oggi, all'alba del XXI secolo, insorge anche con le armi in pugno [anche, ma non solo!] contro la dittatura mondialista nemica di ogni tradizione, di ogni religione, di ogni identità.
    Del resto la nostra identità politica è il nazionalsocialismo, il quale ha piegato la modernità, utilizzandola a proprio vantaggio, alla restaurazione della eternità intesa come flusso immutabile delle generazioni nell'alveo della Tradizione che poi, lo abbiamo appena affermato, possiede un nucleo profondo che la rende unica pur nelle diversissime e coloratissime forme esteriori che essa adotta. Ma l'idea e la prassi nazionalsocialiste - proprio perché comprendono che la modernità non può essere cancellata per decreto e soprattutto perché esse stesse sono un prodotto, nel bene e nel male, di una certa civiltà europea - non possono esimersi da un approccio 'laico' [e sono costretto ad usare un termine abusatissimo e - come sempre - utilizzato dai media a sproposito e stravolgendone il suo reale significato] alla politica, un approccio che non potrà non tenere conto anche della tremenda degenerazione dei popoli europei.
    Ecco allora, in estrema sintesi, il perché del nostro 'islamismo'. Non si tratta di affermare che "il nemico del mio nemico è mio amico", come fu citato in una sfortunata copertina di 'Avanguardia': si tratta di riconoscere che una forma tradizionale che - perlomeno in potenza - interessa quasi un miliardo di persone, ha espresso una avanguardia qualificata che oggi sta oggettivamente contrastando i progetti mondialisti non in nome della "dittatura del proletariato" ma in nome di un universo spirituale non troppo difforme dal nostro […]”.

    Chiaro? Bene, a questo punto, nessun alibi per chi ci accusa del tentativo di islamizzare l’Europa: o è ignoranza o è mala fede! In entrambe i casi, non faremo altro che postare di nuovo questi brani. Saluti romani.

  2. #2
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    Grazie Outis: ora mi sembra che il messaggio sia chiaro, comprensibile. Il nostro camerata che ne è l'autore ha il dono della sintesi e della chiarezza. Dopo questo, sinceramente, mi sorprenderebbe la persistenza di grotteschi equivoci. Dopo questo, davvero deliri del tipo "...volete islamizzare...questo...o...quello..." beh, meritano d'entrare in un copione del "bagaglino". Obiezioni politiche saranno oggetto di valutazione, con l'avanspettacolo, Noi non vogliamo avere a che fare!

  3. #3
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    Abbiamo deciso di lasciare toni provocatori ad altri. Vedo però che quando non si tratta di rispondere per slogan, le risposte sono...pochine. Allora, camerati, obiezioni 'politiche' ? Il fatto che Noi si richieda 'obiezioni politiche' esclude automaticamente la possibilità di interloquire con alcuni 'visitatori abituali', non usi a questo tipo di contrapposizioni.

  4. #4
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    punk islam und islam punk!

  5. #5
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    La prendo solo come esempio. A questo tipo di "risposte " , personalmente NON rispondo, e gradirei che i miei camerati facessero altrettanto. A questo livello antropologico-razziale, Noi, non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo scendere.

  6. #6
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    onore e rispetto per la comunità politica di avanguardia.

  7. #7
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    Grazie Leon, ma, quando vieni con Noi ?

  8. #8
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    Complimenti alla Comunità Politica di Avanguardia.

  9. #9
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    Testo originale scritto da LEONIDA
    Abbiamo deciso di lasciare toni provocatori ad altri. (...)
    Il fatto che Noi si richieda 'obiezioni politiche' esclude automaticamente la possibilità di interloquire con alcuni 'visitatori abituali', non usi a questo tipo di contrapposizioni.

    E che avresti scritto se avessi voluto usare toni provocatori?

  10. #10
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    Testo originale scritto da LEONIDA
    A questo livello antropologico-razziale, Noi, non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo scendere.

    Non capisco a che cosa ti stia riferendo.

 

 
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