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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    Ecogiustiziere Insubre
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    Dove c'è bisogno di me, in Insubria
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    John Anthony Star strikes again...

    Vite parallele
    Parlamento, la Lega fa lo scambio di coppie
    Ballaman e Balocchi si assumono le mogli
    Sorpresa: gli scambisti sono sbarcati in politica. Certo, non gli scambisti a luci rosse dei club privé. Almeno che si sappia. Ma due deputati leghisti, forse per marcare una innovazione padana nei confronti del vecchio nepotismo partitocratico, si sono scambiati davvero le mogli.

    Ognuno ha assunto in ufficio, a spese dello Stato e quindi di noi cittadini, la moglie dell'altro.
    Una bella pensata che, aggirando gli stucchevoli paletti di una legge bigotta contro il familismo, apre nuovi orizzonti al mantenimento di figli e cugini, generi e cognati, zie e concubine. Senza più il fastidioso ingombro di provvedere al vitto e alloggio dei propri cari, comodamente collocati a carico delle pubbliche casse. I protagonisti della nostra storia, che pare fosse nota a un mucchio di addetti ai lavori rigorosamente omertosi ma non ai cittadini, sono Maurizio Balocchi ed Edouard Ballaman. Due personaggi piuttosto noti.

    Il primo è sottosegretario agli Interni, il secondo questore della Camera. Il primo, un genovese di nascita fiorentina, è stato il fondatore dell'Associazione italiana amministratori di condomini, è parlamentare dal 1992 e della Lega è stato il segretario amministrativo. Il secondo, nato in Svizzera ma cresciuto a Pordenone, è un commercialista finito spesso sui giornali. Prima per aver dato fuoco in diretta tivù al concordato fiscale del governo Dini. Poi per aver battuto Vittorio Sgarbi nell' uninominale anche grazie a volantini in cui invitava i cattolici a votare per lui (insegnante in una scuola salesiana) e non per gli avversari giacché uno era «comunista» e l'altro un «noto libertino frequentatore di pornostar». Quindi per aver proposto per due volte l'abolizione del «made in Italy» da sostituire al Nord con «made in Padania. Per non dire delle sparate sul diritto di Pordenone a diventare una provincia autonoma o di un'intervista al «Sole delle Alpi» dove alla domanda su cosa detestava rispondeva: «Il tricolore». Amici da anni, i due hanno vissuto insieme almeno tre avventure finanziarie. La prima fu la tentata speculazione immobiliare leghista a Punta Salvore, in Istria, che vide come progettista il futuro presidente del consiglio regionale veneto Enrico Cavaliere e come investitori nella «Ceit srl» un sacco di esponenti del Carroccio, a partire dalla moglie di Umberto Bossi: un'operazione disastrosa, finita con la sparizione di due miliardi, il fallimento e la decisione del pm Paolo Luca di contestare all'intero consiglio di amministrazione la bancarotta fraudolenta e il falso, «per aver segnato sui libri contabili della società che le quote ammontavano a cento mila lire, quando in realtà le azioni costavano dai quaranta milioni in su».

    La seconda fu la fondazione, ancora con soci leghisti come Stefano Stefani e il solito Enrico Cavaliere, della società «Santex» per gestire il casinò dell'Hotel Istria di Pola. Una vicenda chiusa con la vendita delle quote. A chi? Giuseppe Ragogna e Stefano Polzot, nel libro «L'aquila tradita», scrivono che «secondo alcuni periodici croati sarebbero state cedute a Moshe Leichner e al figlio Zvi, due americani di origine israeliana arrestati a Los Angeles per una presunta truffa valutaria da 77 milioni di dollari ai danni di un centinaio di risparmiatori ».

    La terza avventura fu quella delle sale Bingo. Maurizio Balocchi puntò sulla «Bingonet», della quale era amministratore unico e azionista di maggioranza. Il secondo, allora vicepresidente della commissione Finanze, sulla «Cristallina», una sua creatura che riuscì a ottenere la concessione di quattro sale: a Pordenone, Treviso, Belluno e Trieste. «Che male c'è?», rispose a chi sollevava perplessità. E spiegò: «Quando ho saputo che gli imprenditori romani volevano venire qui a far soldi mi sono attivato affinché la gestione fosse targata Destra Tagliamento». Finì malissimo.

    Fallì la «Bingonet», nonostante lo sconcertante prestito avuto dalla padana «Credieuronord», la banca di cui Balocchi era consigliere d'amministrazione (!) e i cui soci, piccoli risparmiatori leghisti rovinati, deliberarono «un' azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e dei direttori generali per il risarcimento dei danni». E fallì, anche qui con uno strascico di denunce di soci che si ritenevano truffati, pure la «Cristallina». La quale, nata con un capitale di 20 milioni di lire, aveva puntato a rastrellare 14 miliardi e distribuito quote per oltre 4. Ma tra tante disavventure, almeno un'idea è stata per entrambi un affare.

    Quella che i due ebbero subito dopo la vittoria elettorale del 13 maggio 2001, quando la possente ondata liberale e liberista avrebbe dovuto spazzare il vecchio sistema clientelare del passato: perché non fare cambio delle mogli? Professionalmente, si capisce. E così, detto fatto, alla metà di giugno il neosottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi prese come collaboratrice Tiziana Vivian, da quattro anni signora Ballaman. E contemporaneamente, la stessa settimana, il neoquestore della Camera Edouard Ballaman arruolò nel suo ufficio a Montecitorio la signora Laura Pace, cioè la nuova compagna che a Balocchi, separato dalla prima moglie, avrebbe di lì a poco dato un figlio di nome Riccardo.

    Dicono ora, nel piccolo mondo della politica, che erano in tanti a sapere. Come in tanti sapevano della scelta del sottosegretario azzurro alla sanità Elisabetta Casellati di assumere come capo della segreteria sua figlia. O del figlio Riccardo e del fratello Franco di Umberto Bossi mandati a fare i consiglieri a Bruxelles e fatti rientrare solo dopo lo scoppio dello scandalo.

    E in tanti ammiccano che insomma, i casi di «aiutini» tra parenti di questa Seconda Repubblica che avrebbe dovuto chiudere con le antiche botteghe familiste, sono diversi. E alludono a chi ha imbarcato mogli e chi cugini, chi cognati e chi amanti e insomma «è sempre andata così». Ecco: fosse davvero così, sarebbe bello se per una volta, a destra o a sinistra, qualcuno facesse «outing» prima di essere scoperto. Ma c'è da sperarci?
    Gian Antonio Stella
    27 settembre 2005
    Iunthanaka
    Conte della Martesana

  2. #2
    Ecogiustiziere Insubre
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    OPS, non avevo visto che questo articolo era stato già postato dal solito italoamerikano del menga...
    Iunthanaka
    Conte della Martesana

  3. #3
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    Se quel p...o avvinazzato si permette di scrivere queste cose è anche grazie allo spessore dei due protagonisti della lega. Soprattutto l'amministratore di condomini, si vede lontano un miglio che è un losco. Possibile che non si possa fare piazzapulita all'interno della Lega? Altrimenti sai quanto potrà ancora scrivere l'avvinazzato...

  4. #4
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    Cristo!
    Non c'è una iniziativa imprenditoriale
    targata Lega o uomini della Lega che vada
    a buon porto.
    Ma in che mani siamo?
    Questi vorrebbero GOVERNARE un paese?
    Poveri noi.

  5. #5
    piemonteis downunder
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    Per me lo scandalo che va continuamente sottolineato
    non e' il fatto che quegli affari siano andati male, o che
    siano stati assunti dei parenti in quanto parenti.

    Il vero scandalo e' che a nessuno di questi capetti
    leghisti tipo Ballaman viene in mente di usare meglio
    il diritto ad assumere un collaboratore (privilegio che era
    forse l'unico motivo per mischiarsi con roma).

    Al parlamento federale di Canberra, in Australia, per quello
    che conosco direttamente, i deputati vanno a cercare
    giovani di talento come collaboratori, in genere
    fra studenti di scienze politiche o di statistica. Perche'
    il compito del collaboratore e' fondamentale, per fare
    attivita' di 1) ricerca e verifica notizie e rassegna stampa;
    2) archivio; 3) statistiche del proprio elettorato; risposta
    alle lettere dei cittadini; 4) suggerire idee o tecniche
    politiche nuove al deputato (magari anche cazzate)
    5) ogni sorta di attivita' preparatoria dietro le quinte
    che il deputato non puo' aver tempo di fare, inclusa
    la preparazione ai dibattiti tv.

    E' come il rapporto barrister-solicitor. E il collaboratore
    non e' necessariamente un "militante" del partito, sono
    ruoli distinti. Il collaboratore ci mette la capacita'
    tecnica o scientifica, anche di critica e di verifica.
    Il militante ci mette l'impegno organizzativo e di propaganda.

    E molto spesso, quei giovani collaboratori dopo qualche
    anno diventano a loro volta candidati, se hanno lavorato
    bene. E hanno gia' esperienza di lavoro politico.

    Invece a Ballaman e compagni non viene neanche
    in mente che il collaboratore da assumere sia un vero lavoro.
    Per loro e' solo un posto. Il fatto che lo diano alla zia
    o alla vicina di casa di per se' non e' il problema.

    Perche' Ballaman sa che per lui non fa differenza
    essere piu' o meno competente in politica. A lui basta
    essere riconfermato negli accordi elettorali. La politica
    nella Lega la fa solo Bossi, il ruolo degli altri e' solo
    gridare viva Bossi abbastanza forte da essere riconfermati.

 

 

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