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Discussione: Cupa ferocia

  1. #101
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    Testo originale scritto da Orazio Coclite
    Ve beh, puoi sempre mandare avanti il capo degli 'avanguardisti' romani, anche lui valente guerriero thai.
    Anzi, quando lo vedi salutamelo.

    Ciau.
    Sei proprio sicuro di volere che mandi avanti "lui"?

    Giampaolo Cufino

    www.avanguardia.tv
    Giampaolo Cufino

  2. #102
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    "Il tuo orecchio non mi percepisce, ma in cuore ti rimbombo; in forma varia esercito crudele potere" Goethe, Faust, parte prima.
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    Testo originale scritto da enrique lister

    Aspetto che Yggdrasil e Orazio mi propongano un altro fondamento. Della cui esistenza non dubito - ce ne sono parecchi di animalisti anche nel vostro ambiente - ma che al momento davvero mi sfugge.
    Dall'idea che mi sono fatto, e in attesa di eventuali correzioni, l'animalismo di 'destra' si connota come rifiuto dell'uso della violenza nei confronti di chi è più debole. Ma in tal caso non c'è un riconoscimento dei 'diritti' degli animali, quanto un gesto di compassione e misericordia che proviene dall'essere umano. E manca qualsiasi dimensione normativa.

    Carissimo Enrique,
    innanzitutto mi scuso per l'imperdonabile ritardo col quale ti rispondo: ho avuto qualche problema col computer.

    Comunque, tornando a bomba sulla discussione, ciò che mi preme innanzitutto sottolineare è che non penso sia possibile delineare una definizione univoca di quello che tu definisci quale "animalismo di destra". Questo perchè credo che tale scelta sia principalmente frutto delle personali riflessioni del singolo. Quindi la mia non può che essere una risposta che ha valenze prettamente personali, e nulla più.
    Anche se, probabilmente, vi è una certa comunanza ideale tra me ed altri che tu identifichi quali portatori di un pensiero di "destra".

    Ciò detto non riesco assolutamente a riconoscermi nei punti salienti della tua definizione. Nel senso che, a mio modestissimo parere, è piuttosto limitativo, e fuorviante, il ritenere che certa scelta ecologista derivi principalmente da una vaga esigenza di giustizia nei confronti di chi tu identifichi come più debole. Oltretutto, così facendo, limitando il campo solo ad alcune categorie dell'ambiente naturale (immagino agli animali). In realtà, se così fosse, la "nosta" concezione sarebbe anch'essa figlia, o figliastra, di quel pensiero illuminista di cui, in modo così interessante, disquisivi nei post precedenti. Difatti se l'elemento caratterizzante fosse individuabile nell'esigenza di riaffermare la propria, arbitraria, volontà di difendere il mondo naturale in funzione della di lui debolezza, non vorrebbe dire altro se non riconoscerne implicitamente uno status di subordinazione, indi, inferiorità, al discimine ed alla condizione umana. In poche parole si tratterebbe d'un atteggiamento mentale nel quale sarebbero riscontrabili tracce di quel pensiero kantiano che affermava essere la natura finalizzata all'uomo in quanto ente morale.
    Ciò che sostengo io, e in questo non credo d'essere la sola, è invece l'esatto contrario. Infatti non solo la Natura non è subordinabile ai desideri, ed alle esigenze umane, ma ne è certamente superiore. Essa non è materia inerte facilmente, e lecitamente, manipolabile. Non è il giocattolo posto nelle mani di un infante che può quindi decretarne finalità e destino. Questa, anzi, è la visione fuorviata dell'uomo contemporaneo, divenuto nel contempo vittima e carnefice di quella cesura che è venuta a formasi tra lui e quel mondo naturale del quale non è più in grado di individuare le autentiche peculiarità. Cesura, come ribadito giorni addietro, originata proprio dall'illusoria credenza di poter "umanizzare" qualcosa che invece possiede le peculiarità del divino, del sacro. Ed è questa la visione che è necessario riscoprire al più presto. Per cui l'ecologismo moderno, in tutte le sue forme, per quanto al momento attuale possieda una sua funzionalità, per quello che mi riguarda non solo non rappresenta una risposta adeguata al problema, ma non potrà esserlo neppure nelle sue evoluzioni future. La risposta, infatti, non consta nell'individuare una personalità giuridica negli animali, o nelle piante. Nè tantomeno nel riconoscergli una sorta di eguaglianza di diritti e dignità paritetici a quelli umani. Propugnando cose simili non si farà altro che procedere in quella opera di "umanizzazione" che tanto deprecavo in precedenza. Al contrario, invece, il percorso dovrà essere inverso. Ognuno dovrà essere riconosciuto nel proprio autentico ruolo, nella propria reale identità. E questo potrà avverarsi solo restaurando una forma di pensiero atavico.

    Ciao

  3. #103
    Forumista senior
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    Testo originale scritto da Ichthys
    Dipende da cosa intendi per "animale".

    Per il suo corpo è un animale;
    per la sua anima è un uomo;
    per il suo spirito è consustanziale a Dio.

    Affermazione interessante che certamente possiede dignità se interpretata secondo un'ottica trinitaria, e gnostica, che però non condivido.
    Ergo per me tale suddivisione non ha alcun valore.
    Anzi, per ciò che mi concerne, la condizione umana, per quanto caratterizzata da un coacervo di stati (mentali) che a volte l'avvicinano più allo stato animalesco che a quello divino, è unica e fondamentale, come affermato nel buddhismo, per poter raggiungere quella reale comprensione dell'esistente che è lo stato d'illuminazione.

  4. #104
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    Testo originale scritto da Yggdrasill

    Ciò detto non riesco assolutamente a riconoscermi nei punti salienti della tua definizione. Nel senso che, a mio modestissimo parere, è piuttosto limitativo, e fuorviante, il ritenere che certa scelta ecologista derivi principalmente da una vaga esigenza di giustizia nei confronti di chi tu identifichi come più debole. Oltretutto, così facendo, limitando il campo solo ad alcune categorie dell'ambiente naturale (immagino agli animali). In realtà, se così fosse, la "nosta" concezione sarebbe anch'essa figlia, o figliastra, di quel pensiero illuminista di cui, in modo così interessante, disquisivi nei post precedenti. Difatti se l'elemento caratterizzante fosse individuabile nell'esigenza di riaffermare la propria, arbitraria, volontà di difendere il mondo naturale in funzione della di lui debolezza, non vorrebbe dire altro se non riconoscerne implicitamente uno status di subordinazione, indi, inferiorità, al discimine ed alla condizione umana. In poche parole si tratterebbe d'un atteggiamento mentale nel quale sarebbero riscontrabili tracce di quel pensiero kantiano che affermava essere la natura finalizzata all'uomo in quanto ente morale.
    Ciò che sostengo io, e in questo non credo d'essere la sola, è invece l'esatto contrario. Infatti non solo la Natura non è subordinabile ai desideri, ed alle esigenze umane, ma ne è certamente superiore. Essa non è materia inerte facilmente, e lecitamente, manipolabile. Non è il giocattolo posto nelle mani di un infante che può quindi decretarne finalità e destino. Questa, anzi, è la visione fuorviata dell'uomo contemporaneo, divenuto nel contempo vittima e carnefice di quella cesura che è venuta a formasi tra lui e quel mondo naturale del quale non è più in grado di individuare le autentiche peculiarità. Cesura, come ribadito giorni addietro, originata proprio dall'illusoria credenza di poter "umanizzare" qualcosa che invece possiede le peculiarità del divino, del sacro. Ed è questa la visione che è necessario riscoprire al più presto. Per cui l'ecologismo moderno, in tutte le sue forme, per quanto al momento attuale possieda una sua funzionalità, per quello che mi riguarda non solo non rappresenta una risposta adeguata al problema, ma non potrà esserlo neppure nelle sue evoluzioni future. La risposta, infatti, non consta nell'individuare una personalità giuridica negli animali, o nelle piante. Nè tantomeno nel riconoscergli una sorta di eguaglianza di diritti e dignità paritetici a quelli umani. Propugnando cose simili non si farà altro che procedere in quella opera di "umanizzazione" che tanto deprecavo in precedenza. Al contrario, invece, il percorso dovrà essere inverso. Ognuno dovrà essere riconosciuto nel proprio autentico ruolo, nella propria reale identità. E questo potrà avverarsi solo restaurando una forma di pensiero atavico.

    Ciao

    Infatti non dubito della 'vostra' visione ecologista.

    Il problema che ponevo io non riguarda la Natura - che è chiaramente un concetto olistico - ma i singoli individui.
    Per farla più semplice: se non sbaglio sei vegetariana. Eppure non ci sarebbe alcuna contraddizione tra il sovraordinare la Natura, come dici tu, e il mangiare carne, ovvero uccidere il singolo animale.
    Io il problema l'ho risolto a modo mio. Essendo di sinistra - se non più politicamente, almeno dal punto di vista 'antropologico' - riconosco il diritto alla vita e alla libertà anche degli animali.

    Tuttavia mi interessava sapere come tu - sia intesa come persona, sia intesa come parte politica - risolvi questa tensione. Nel tuo parlare di Natura, mi sfugge la risposta.
    Quale sarebbe il pensiero atavico a cui far ritorno? come contemplare all'interno di questa visione il rispetto delle sue singoli componenti?

    ciao

  5. #105
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    Sta foto mi fa stare male,ma come e' possibile bruciare viva una creatura?che gli costava ammazzarli prima?
    Povera bestia,anzi ......... povero animale,perche' le bestie sono quelle che gli hanno dato fuoco.
    NEMO ME DOMAT

 

 
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