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    Predefinito La VERA Teologia della Liberazione / W SAN FRANCESCO

    LA VERA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE


    Vi racconto una vicenda bellissima della vita di Francesco d’Assisi, che riempie di commozione e stupore e che ci chiama a vivere l’unica, vera “teologia della liberazione”, quella che ha davvero il potere di liberare un popolo immenso da sofferenze tremende…

    Nella settimana di san Francesco voglio parlavi di lui. Non posso dirvi tutto quello che – negli ultimi anni – me l’ha fatto scoprire, tutto quello che mi ha affascinato, stupito, commosso di lui. Posso solo consigliarvi di leggere – se volete saperne di più – il bel libro di Ignacio Larranaga, “Nostro fratello di Assisi” (Ed. Messaggero Padova).
    Ma c’è un fatto che voglio riferirvi. Accadde alla Porziuncola, la sua amata chiesina. Ecco in breve il racconto (lo riprendo dal sito internet del santuario di S. Maria degli Angeli):

    “Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

    Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

    "Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

    E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco:"Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

    E’ così che in questa minuscola chiesina, che Maria Regina scelse come sua reggia, da allora è possibile OGNI GIORNO lucrare l’indulgenza come in nessun’altra chiesa della cristianità. OGNI GIORNO. Per sé o per un’anima del Purgatorio. E’ lì infatti il popolo sofferente che attende da noi di essere liberato. Preghiamo e facciamo penitenza per le anime del Purgatorio. E’ un appello urgente che la Santa Vergine ci ha ripetuto anche a Fatima.

    Per poter lucrare l’indulgenza vedete le condizioni nel sito della Porziuncola

    http://www.porziuncola.org/italiano/indulgenza.htm

    E qui sotto riporto la BELLISSIMA preghiera che si recita alla Porziuncola, ma che si può recitare anche a casa propria. Guardate quanto è bella:

    Vergine degli Angeli, che da tanti secoli
    avete posto il vostro trono di misericordia alla
    Porziuncola, ascoltate la preghiera dei figli vostri
    che fiduciosi ricorrono a voi.
    Da questo luogo veramente santo
    e abitazione di Dio, particolarmente caro
    al cuore di San Francesco, avete sempre
    richiamato tutti gli uomini all'Amore.
    i vostri occhi, colmi di tenerezza,
    ci assicurano una continua, materna assistenza
    e promettono aiuto divino a quanti
    si prostrano ai piedi del vostro trono
    o da lontano si rivolgono a voi,
    chiamandovi in loro soccorso.
    Voi siete veramente la nostra dolce Regina
    e la nostra speranza.
    O Madonna degli Angeli, otteneteci, per la
    preghiera del Beato Francesco, il perdono delle
    nostre colpe, aiutate la nostra volontà a tenerci
    lontani dal peccato e dalla indifferenza per essere
    degni di chiamarvi sempre nostra Madre.
    Benedite le nostre case, il nostro lavoro,
    il nostro riposo, dandoci quella pace serena che
    si gusta fra le mura vetuste della Porziuncola dove
    l'odio, la colpa, il pianto, per il ritrovato Amore si
    tramutano in canto di letizia,
    come il canto dei vostri Angeli
    e del Serafico Francesco.
    Aiutate chi non ha sostegno e chi non ha pane,
    coloro che si trovano in pericolo o in tentazione,
    nella tristezza o nello scoraggiamento,
    in malattia o in punto di morte.
    Benediteci come vostri figli prediletti
    e con noi vi preghiamo di benedire,
    con uno stesso gesto materno,
    gli innocenti e i colpevoli,
    i fedeli e gli smarriti, i credenti e i dubbiosi. Bene-
    dite l'intera umanità,
    affinché gli uomini riconoscendosi
    figli di Dio e figli vostri
    ritrovino, nell'Amore,
    la vera Pace e il vero Bene.
    Amen

    Antonio SOCCI

  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.

    Capito? (lo chiedo a me stessa).... basterebbe la fede di un granellino di senapa... "Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede!" (1 Gv 5,4)

    ..........

    ho capito si!! ....e pensavo a Maria, Madre di Dio....CHE E' SUA CREATURA, nata da Dio che ha vinto la sua battaglia quando appunto "conservava tutti quegli avvenimenti nel suo cuore" e dunque ha vinto il mondo per il ruolo che le era di competenza per la fede che aveva in Dio "IL MIO, suo e nostro Signore".....

    Così il nostro amato Francesco d'Assisi......da peccatore si ritrovò a dover combattere con l'ottusità di una società che gli aveva insegnato di tutto fuorchè il ricercare "le cose di lassù" e quando avviene, Francesco CROLLA......cade per rialzarsi UOMO NUOVO.....rinato alla grazia affronterà problemi e temi più grandi di lui, ma nel suo ruolo anch'egli ha vinto il mondo con Cristo, in Cristo e per Cristo perchè da Lui si lasciò plasmare, in LUI ebbe fede......; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede!" (1 Gv 5,4)........i santi ci indicano NON la loro strada e neppure di scimmiottarli....ma di capire che ognuno nelproprio piccolo,nel proprio ruolo, può farcela.....il "sconfiggere il mondo" è opera di Cristo che però ha delegato ad ogni BATTEZZATO......



    Che San Francesco, Patrono d'Italia, ci suggerisca nel cuore sentimenti di carità, abbandono a Dio, e resistenza nella battaglia contro gli spiriti delle tenebre.....questa è la vera Teologia della Liberazione........

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  3. #3
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    FESTA SAN FRANCESCO: IL MINISTRO GENERALE DEI FRANCESCANI, “ATTRAVERSO FRANCESCO PARLA IL VANGELO, PER QUESTO IL SUO MESSAGGIO È SEMPRE ATTUALE”

    “Non parla Francesco, ma parla attraverso di lui il Vangelo”. Così fr José Rodriguez Carballo, ministro generale dei francescani minori, spiega le ragioni della attualità di San Francesco. “Francesco – aggiunge – è una mediazione, della quale si serve anche il Signore della storia, per parlare anche all’uomo di oggi dei valori che non passano. Il Vangelo è sempre attuale e per questo Francesco è sempre attuale, perché lui lo ha incarnato, lo ha vissuto come pochi nella Chiesa”. Fr. Carballo ricorda che il 29 ottobre ad Assisi i francescani minori inizieranno a vivere l’ottavo centenario della fondazione della vita dell’Ordine, che ricorda proprio l’approvazione della Regola nel 1209: “la forma di vita francescana – dice il frate - rimane attuale proprio perché è una forma di vita evangelica. A noi spetta di renderla visibile oggi, per l’uomo d’oggi”. “I carismi – aggiunge il francescano – sono sempre storici: nascono in un determinato momento, proprio come risposta alle sfide di quel periodo, ma si devono sviluppare tenendo conto di quelle che vengono in ogni momento storico”.


    Agenzia Sir

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    FESTA DI SAN FRANCESCO: MONS. EGGER (VESCOVO DI BOLZANO), “BISOGNA ANDARE ALLE RADICI DELLA SUA ESPERIENZA RELIGIOSA”

    “C’è sempre il pericolo che una figura, anche di un santo, sia usato secondo le esigenze del tempo. Mentre per San Francesco bisogna andare alle radici della sua esperienza religiosa”. E’ l’invito lanciato da mons. Wilhelm Emil Egger, vescovo di Bolzano nonché cappuccino, nel giorno in cui l’Italia ricorda la figura del Santo esaltandone i valori della pace e del dialogo. Spiegando in un’intervista al Sir dove Francesco ha attinto questi valori, il vescovo Egger risponde: “Lui ha incontrato Gesù nel Vangelo, nel Crocifisso, nella Eucaristia. Lo ha incontrato nei poveri. Anche dagli scritti di San Francesco emerge un grande senso di Dio. In Dio è la radice di tutta la sua vita. E poi personalmente lui ha vissuto anche la trasformazione verso Gesù Crocifisso. L’incontro con il Crocifisso nella Chiesa di San Damiano si staglia all’inizio della sua vocazione e tutta la vita si è trasformata da questo incontro fino a ricevere le stigmate. Le stigmate sono il segno esteriore di una radicale trasformazione interiore”.



    Agenzia Sir

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    Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, stamattina, solennità di S. Francesco, nella Cappella Papale della Basilica di S. Francesco ad Assisi.



    1."Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". Carissimi fedeli, offrendo il divino sacrificio ci uniamo alla lode e alla benedizione che Cristo fa salire al Padre, perché ha rivelato "queste cose" a Francesco. Quali cose? Che niente conta - come ci dice l'Apostolo - se non "l'essere nuova creatura" in Cristo. Niente conta alla fine se non l'avere conosciuto Cristo, poiché non ci può essere per l'uomo "altro vanto che nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo". Questo è stato l'avvenimento centrale della vita di Francesco: l'essere stato afferrato da Cristo così profondamente da porre in Lui tutto il senso della sua esistenza, comprendendo tutta la realtà da questo punto di vista. Nel suo Testamento Francesco descrive questo "capovolgimento di prospettiva" colle seguenti parole: "ciò che mi sembrava ripugnante si è mutato in me in dolcezza dell'anima e della carne". Come era accaduto prima all'apostolo Paolo: "Ma quello che poteva essere per me un guadagno l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù" [Fil 3,7-8]. È in questa luce, il rapporto di Francesco col suo Signore, che comprendiamo il vero significato del "capovolgimento di prospettiva" più conosciuto: quello riguardante la scelta della povertà. Francesco fu veramente povero. Non cessava mai di raccomandare e chiedere ai suoi frati la povertà. Nella "Ultima volontà inviata a Santa Chiara" egli scrisse: "Io, piccolo frate Francesco, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre". Ciò che conquista Francesco non è un qualsiasi ideale o progetto di povertà; ancor meno un'utopia sociale. È la "povertà" di chi è "altissimo Signore": è l'umiliazione di Dio nel mistero della sua Incarnazione. Afferrato e conquistato da Cristo, egli non ha più bisogno di niente. La povertà è il segno esterno di chi ha fatto una rinuncia ben più radicale, l'unica assolutamente necessaria: a se stesso per far posto a Cristo per seguirne interamente la vita. Solo chi si svuota di se stesso può essere riempito della pienezza della vita che è Cristo.
    Tutta questa straordinaria esperienza non avviene fuori o contro la Chiesa. Per una ragione che Francesco espone nel modo più semplice e più profondo: "niente in questo mondo io vedo, secondo il corpo, dello stesso altissimo Figlio di Dio, se non il suo santissimo corpo e il suo santissimo sangue". E a causa di questa presenza reale di Cristo che Francesco scrive: "e io voglio temere e amare e onorare loro [: cioè i sacerdoti] e tutti gli altri come miei signori". L'intuizione è centrale per capire la fede cristiana: ministero apostolico ed Eucarestia sono strettamente e necessariamente connessi. Essi sono i sacramenti della presenza di Cristo nella sua Chiesa "e neppure voglio considerare il loro peccato, perché in loro discerno il Figlio di Dio, e sono miei signori". Francesco non è un evaso verso esperienze spiritualistiche. Egli vuole, desidera vedere il Corpo di Cristo: lo vede nell'Eucarestia donata dal ministero sacerdotale. Carissimi fedeli, guardiamo a Francesco. Egli ci mostra che il valore della nostra vita dipende dal nostro rapporto con la persona di Cristo e che questo rapporto è oggi possibile perché esiste la Chiesa apostolica ed eucaristica.
    2.Ma questa celebrazione ha un carattere particolare. È qui presente la nostra Regione emiliano-romagnola, rappresentata a tutti i livelli istituzionali. Saluto con deferenza il Signor Presidente, on. Vasco Errani, con gli Assessori e Consiglieri; saluto i Presidenti delle Province coi loro Consiglieri e Giunte; saluto i Sindaci tutti, in particolare dei capoluoghi di Provincia. A voi tutti assicuriamo in questo momento così solenne la nostra preghiera ed ancora una volta la nostra collaborazione leale. Ma la vostra presenza richiama l'attenzione sul fatto che Francesco e la grande corrente di cui è stato la sorgente, ha anche una forte rilevanza civile. La storia della nostra Regione lo dimostra incontrovertibilmente. Stupende opere d'arti, grandi laboratori culturali, soprattutto la capillare presenza dei figli di Francesco in mezzo al nostro popolo testimoniano che l'ispirazione francescana è stata uno dei fattori che hanno plasmato l'identità della nostra comunità regionale. Se il riconoscimento di questo dato è semplicemente richiesto dalla nostra obiettività storica, esso deve soprattutto ispirare il nostro futuro: che cosa oggi Francesco ha da dire a noi Regione Emilia-Romagna? Egli ha fatto sì che il mistero centrale della fede cristiana, l'incarnazione del Verbo, diventasse una realtà vissuta nel e dal popolo, nella sua vita quotidiana: fosse l'orizzonte ultimo entro cui collocare il proprio vivere.
    Qual è l'orizzonte ultimo entro cui oggi vive il nostro popolo? Quale è il suo senso di orientamento? È solamente l'orizzonte di un benessere materiale? Stiamo custodendo tutta la consistenza, tutta l'identità del nostro popolo, che anche dal francescanesimo ha attinto quei caratteri di ricca umanità, di fattiva solidarietà e di indefessa laboriosità che lo hanno fatto grande nei secoli? Quale eredità, quali beni stiamo trasmettendo alle giovani generazioni? La risposta a queste domande è affidata a ciascuno di noi secondo contenuti, responsabilità e competenze istituzionalmente propri. Ciò che tutti e ciascuno dovremmo evitare è di rinunciare a dare risposte sulla base di una male intesa tolleranza che porta a perdere la memoria di sé. Ed un popolo senza memoria non ha futuro. Ma noi, Regione Emilia-Romagna, quest'oggi in questo luogo portiamo alla tomba di Francesco in un certo senso l'intera nazione italiana, qui presente nell'on. P.F. Casini, Presidente della Camera dei Deputati e che rispettosamente saluto. Che il Signore per l'intercessione di Francesco voglia donare ad essa la forza di una speranza vera. Così sia.

 

 
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