Stanziati oltre 2 milioni di euro per la campagna
Le primarie presidenzialiste dell'Unione adescano i "disobbedienti" di Casarini
Simona Panzino candidata dei "senza volto" sottoscrive "il progetto per l'Italia" dell'Unione
Il 15 settembre si sono chiuse le iscrizioni per la candidatura alle elezioni primarie del "centro-sinistra" che si terranno il 16 ottobre per eleggere il candidato che dovrà sfidare Berlusconi alle politiche del 2006.
I candidati sono sette, di cui cinque leader politici e due "outsider" non direttamente legati ai partiti. I cinque leader politici sono Romano Prodi, sostenuto da DS, Margherita, SDI, Repubblicani europei e PdCI, Fausto Bertinotti per il PRC, Alfonso Pecoraro Scanio per i Verdi, Clemente Mastella per l'UDEUR, Antonio Di Pietro per l'Italia dei valori.
I due "outsider" sono Ivan Scalfarotto e Simona Panzino.
Il primo è un manager quarantenne che vive e lavora a Londra, con un passato di attivista politico "deluso" dell'Ulivo, e che secondo quanto da lui stesso dichiarato si presenta perché "c'è un'intera generazione estranea alla politica perché tenuta fuori, non rappresentata. Bisogna dargli una casa politica". Scalfarotto ha trovato un certo sostegno da parte dei movimenti in difesa dei diritti degli omosessuali e di ambienti intellettuali della "sinistra" borghese liberale, come la presidentessa di "Libertà e giustizia" Sandra Bonsanti, il rinnegato vignettista Sergio Staino, l'editrice Elvira Sellerio, Adriano Sofri, Michele Serra e altri, tra cui il radicale Marco Pannella.
La seconda è una trentaquattrenne calabrese, laureata in comunicazioni radiotelevisive con Carlo Freccero, militante di Action, che lavora come precaria a Roma e vive in una casa occupata. Si è iscritta alle primarie come prestanome (per via del regolamento) del cosiddetto candidato "senza volto", ossia un personaggio con il volto celato da un passamontagna arcobaleno che i "disobbedienti" di Casarini hanno presentato come rappresentante di tutti i disoccupati, i precari, i senza casa, ecc.

Una "festa" del presidenzialismo e dell'individualismo borghese
E' chiaro comunque che il risultato di queste primarie è già scritto in partenza, e Prodi è il vincitore designato. Questa consultazione serve solo a dargli un'investitura popolare, in modo da svincolarlo dai condizionamenti dei partiti e blindare il suo ruolo di leader dell'Unione, che negli ultimi mesi si è alquanto appannato e talvolta è stato perfino rimesso in discussione. Tuttavia il metodo usato, quello delle primarie all'americana adottato per la prima volta per scegliere il candidato del "centro-sinistra" a governatore della Puglia, lungi dall'essere quella "festa della democrazia" che si vorrebbe dare ad intendere, rappresenta una pericolosa e inaccettabile iniezione di presidenzialismo e di individualismo borghese alla Bush, Blair e Berlusconi nella vita politica italiana. Si tratta di un metodo importato di peso dal sistema politico, quello made in Usa, più presidenzialista e individualista del mondo, e difatti i risultati già si vedono: i candidati non chiedono più il voto per un partito e un programma, ma per sé stessi.
La campagna elettorale ha preso subito i toni del circo mediatico, e come si era già visto con Vendola i "curatori dell'immagine", i "creativi" inventori di slogan ad effetto e i sondaggisti sono già passati all'azione e dettano i temi e i modi del confronto. Si pensi per esempio al tir giallo di Prodi o ai post-it di Bertinotti: c'è da chiedersi se sia solo un caso che il rosso sia bandito da queste primarie e sostituito dal giallo.
Anche lo spreco di denaro e risorse umane per allestire e consumare questo rito politico-mediatico è notevole. Un milione di euro è già stato stanziato, ma si calcola che ne servirà almeno un altro in corso d'opera. Inoltre i votanti dovranno contribuire con un euro ciascuno. Per "moralizzare" la campagna è stato stabilito un tetto alla spesa per ogni candidato, che non potrà superare i 300 mila euro per ciascuno. Saranno allestite tra le 8.500 e le 9.000 sezioni di voto in tutta Italia, almeno un seggio per provincia più uno aggiuntivo ogni 10 mila voti presi dai partiti dell'Unione nel 2001.
Ma queste primarie hanno anche lo scopo, tramite la partecipazione di candidati della "sinistra radicale" come il falso comunista Bertinotti, il "senza partito" Scalfarotto e il "senza volto" di Casarini, di irretire i movimenti antagonisti e anticapitalisti nell'elettoralismo e nel partecipazionismo borghesi, facendo argine all'astensionismo di sinistra in crescita. Ciò è ben chiaro ai leader riformisti dell'Unione, al di là dell'apparente fastidio che sfoggiano verso queste candidature di "disturbo": quando ad agosto corsero voci sulla possibile candidatura di un esponente no-global come Don Gallo, Pecoraro Scanio osservò: "Più ampia è la partecipazione alle primarie, meglio è. La mia sensazione è che nel caso si candidasse, prenderebbe consensi di persone che altrimenti non voterebbero".

Specchietti per le allodole
Questi candidati "alternativi" sono perciò solo degli specchietti per le allodole, una copertura a sinistra di Prodi e dei partiti dell'Ulivo. Anche perché per candidarsi alle primarie hanno dovuto tutti firmare il "progetto per l'Italia" dell'Unione di Prodi; tutti compresa Simona Panzino, che l'ha firmato a nome e per conto del "senza volto" presentato dai "disobbedienti" di Casarini. E il progetto in questione, pur nella sua studiata genericità, perché mira a strappare voti al "centro-destra" senza schifare troppo l'elettorato di Rifondazione e dei Girotondi, fissa nero su bianco tutti i capisaldi della "sinistra" borghese, quali l'"aggiornamento" della Costituzione in chiave presidenzialista e federalista, l'adesione totale all'Unione europea imperialista e all'euro, la "lotta al terrorismo" come unica politica per la pace e per "un mondo più sicuro", senza neanche accennare al no alla guerra imperialista e al ritiro delle truppe italiane in missione all'estero, l'adesione all'economia di mercato e alle privatizzazioni, la "riforma" del welfare per renderlo più "flessibile" e "sostenibile", la "nuova imprenditorialità" capitalistica come ricetta per risolvere i drammi del sottosviluppo del Sud e la disoccupazione, e così via.
Non per nulla il narcisista salottiero e ghandiano Bertinotti, che pure si vanta con la sua partecipazione alle primarie di puntare a "spostare a sinistra" l'asse dell'Unione, parlando alla "prima convention per le primarie" svoltasi a Roma il 15 settembre, ha ammesso candidamente che: "Il mio programma è concorrenziale a quello di Prodi; se fosse alternativo, non ci sarebbe la possibilità di fare insieme il programma dell'Unione".
Il problema è che l'imbroglione Bertinotti si è ormai troppo smascherato come voltagabbana e opportunista di destra e non rappresenta più un'alternativa credibile ai democristiani, riformisti e rinnegati dell'Unione, agli occhi dei giovani dei movimenti antagonisti. Per questo i "disobbedienti" di Casarini, che ne siano coscienti o no, con la loro partecipazione alle primarie finiscono per fare il gioco dei politicanti borghesi dell'Unione, coprendoli a sinistra e facendo quell'opera di drenaggio dell'astensionismo che Bertinotti non è più del tutto in grado di fare.
Si prenda ad esempio il "programma" in quattro punti che i "disobbedienti" di Casarini, come lui stesso ha spiegato in una lettera a "il manifesto" del 23 agosto scorso e come ha spiegato anche Simona Panzino in ripetute interviste, pongono alla base della loro partecipazione alle primarie dell'Unione: amnistia per tutti gli incarcerati e i denunciati per le lotte sociali e per la pace di questi ultimi anni; chiusura totale di tutti i Cpt, i lager per migranti; ritiro dei soldati italiani da tutti i teatri di guerra; abolizione della legge Fini-Mantovano e depenalizzazione delle droghe leggere e fine del carcere per i tossicodipendenti. Di tutto ciò non c'è la minima traccia nel "Progetto per l'Italia" dell'Unione. Al contrario, in esso si parla di "lotta al terrorismo", di "sicurezza", di economia di mercato, di sostenere l'Europa dell'euro e delle multinazionali, ecc. Eppure i "disobbedienti" l'hanno firmato lo stesso. Alla faccia della coerenza!
Questa contraddizione è così palese e stridente che essi sono costretti a ricorrere alle motivazioni più paradossali e assurde per giustificare il loro partecipazionismo: "Scendere in campo alle primarie, anziché boicottarle, vuol essere una forma di conflitto, di contrasto alle operazioni egemoniche e un modo per costruire un meccanismo di discriminanti su guerra, amnistia, Cpt, reddito di cittadinanza e antiproibizionismo", ha detto Casarini ad un convegno dei no-global e della "sinistra radicale" il 22 settembre a Cosenza. "Queste primarie sono una truffa e noi vi prendiamo parte per seminare inquietudine nelle istituzioni", gli ha fatto eco con pari disinvoltura parolaia Simona Panzino. Qualche giorno prima, in un'intervista al "manifesto", costei aveva dichiarato testualmente che le primarie "sono state pensate per far credere alla gente che nella politica ufficiale vi è partecipazione". E allora?
Non c'è nulla da fare, siamo di fronte alla solita operazione trotzkista di copertura a sinistra dei partiti rinnegati, riformisti e falsi comunisti, che strumentalizza la buona fede dei sinceri antagonisti del sistema capitalistico distogliendoli dall'unica giusta posizione da tenere verso le primarie dell'Unione della "sinistra" borghese: disertarle, per rimarcare con l'astensionismo militante la distanza abissale che separa questi politicanti borghesi dalle lotte e dai movimenti autenticamente antiberlusconiani, anticapitalisti e antimperialisti.

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