Bestie da soma - Capitalismo · Animali · Comunismo


a cura di: Antagonism Press




I ribelli della classe lavoratrice sono spesso stati raffigurati in maniera caricaturale, presentati sotto forma di animali. In questo esempio, tratto da Punch (1881), un irlandese e' disegnato con fattezze scimmiesche, durante il periodo della Irish Land League, quando lo sfratto degli affittuari vide una forte resistenza di massa, che comprese l¹assassinio dei proprietari degli immobili: http://www.anarcotico.net/index.php?...&tid=11&pid=37


Introduzione
Questo e' un testo che ci auguriamo possa affacciarsi su due direzioni. Da una parte, speriamo che venga letto da persone interessate alla liberazione animale che desiderino considerare il motivo per cui esiste e come funziona lo sfruttamento degli animali. Dall'altra, speriamo venga letto da quanti si definiscono anarchici o comunisti e o non considerano affatto la liberazione animale, o simpatizzano personalmente per essa, ma non vedono come si possa collegare ad una posizione politica piu' ampia. Mentre sono sempre esistiti gruppi e individui con i piedi in entrambe le staffe, per la maggior parte la discussione tra le persone coinvolte nella liberazione animale e nel comunismo sono state di derisione. Il "dibattito" esistente consiste principalmente in offese e raramente si spinge al di la' di commenti del genere "Hitler era vegetariano" (in realta', non lo era: si iniettava "sangue di toro" nei testicoli, e se fosse stato vegetariano, significherebbe che non si puo¹ essere contemporaneamente comunisti e pittori paesaggisti, o austriaci?). Noi speriamo di promuovere l'inizio di un vero dibattito riguardo alla relazione tra "questione animale" e "questione sociale". Questo testo non pretende di fornire tutte le risposte o di essere un "manifesto comunista" per gli animali, ma pensiamo che affronti alcune questioni basilari.

1. Il capitalismo e la societa' classista
Sulla terra, tutta la vita sta diventando sempre più legata ad un'economia globale basata sul denaro, sul profitto e sullo scambio: il capitalismo. In pratica, tutto ha un prezzo: cibo, bevande, terreno, case, vegetali, animali, lavoro degli esseri umani. I bisogni e i desideri umani non contano affatto: coloro che non possono permettersi di pagarne il prezzo, devono rinunciarvi, anche se la conseguenza e¹ la morte. Per la maggior parte degli esseri umani, la conseguenza e¹ una vita dominata dal lavoro, semi-vissuta in scuole, fabbriche, uffici e prigioni. Per molti, tutto questo si accompagna agli effetti di poverta¹, guerra e varie forme di oppressione. Ma gli esseri umani non sono le uniche creature intrappolate in questa rete. Animali di ogni genere sono soggetti ad un'applicazione industriale di sofferenza e morte, sia in natura che negli allevamenti intensivi e nei laboratori. E¹ evidente che le esperienze degli esseri umani e degli animali sono collegate, avendo un'origine comune nel medesimo sistema di produzione e di scambio. Ma vogliamo spingerci oltre e sostenere che lo sviluppo e il mantenimento del capitalismo, in quanto sistema che sfrutta gli esseri umani, e¹ per certi versi dipendente dallo sfruttamento degli animali. Inoltre, il movimento che abolisce il capitalismo cambiando i rapporti fra gli esseri umani il comunismo comprende anche una trasformazione fondamentale dei rapporti fra gli esseri umani e gli animali.

1.1 Gli animali e il comunismo primitivo
Considerando il rapporto fra gli esseri umani e gli animali, e¹ importante non perdere di vista il fatto che anche gli esseri umani sono animali. Risalendo alle nostre origini, la nostra provenienza si fonde con quelle di altri primati. Gli ominidi sono apparsi circa 25 milioni di anni fa e da questi si sono evolute varie specie di scimmie, compreso - circa 250.000 anni fa - l'homo sapiens. I denti e altri elementi mostrano che, come la maggior parte della attuali specie di scimmie, questi ominidi erano prevalentemente vegetariani. Gli esseri umani non hanno i denti taglienti, ne' gli artigli retrattili, ne' il sistema digestivo caratteristici dei carnivori. Anche se i primi esseri umani, come altri ominidi, possono talvolta aver mangiato le carni di animali gia' uccisi da altri animali, la loro dieta probabilmente era basata quasi interamente su alimenti vegetali. La caccia a scopo alimentare di animali più grandi, con l'aumentare dell'importanza della carne nella dieta, potrebbe essere divenuta più significativa quando gli esseri umani si trovarono in ambienti più freddi, dove gli alimenti vegetali erano più difficili da trovare, in particolare durante l'ultima Era Glaciale. La caccia su grande scala comporto' una più rigida divisione sessuale del lavoro, dato che la mobilita¹ richiesta escludeva le donne, che erano gravide o impegnate ad accudire i bambini. La caccia provoco' anche la prima trasformazione di un'attivita¹ umana libera in qualcosa di simile al lavoro. Cio¹ avvenne in parte perche¹ la caccia richiedeva un maggiore sforzo: "240 calorie di alimenti vegetali possono mediamente essere raccolte in un'ora, mentre, considerando l'alto numero di fallimenti nella caccia, si calcola che un'ora di caccia produca soltanto 100 calorie di cibo" (Ehrenberg). E' ancor piu' significativo il fatto che raccogliere vegetali era un'attivita' che poteva essere intrapresa dall'intera comunita¹ ed essere integrata con altre attivita¹ sociali, come il cantare, il discutere e l'accudire i bambini. La caccia, d'altra parte, dipendeva dall¹inseguimento e dal silenzio e tendeva a trasformarsi in un'operazione specializzata dei maschi sani. I primi esseri umani non mangiavano carne quotidianamente, neppure quando la caccia divenne un'abitudine consolidata. L'immagine popolare dei primitivi assetati di sangue che si fanno largo massacrando il regno animale e¹ assurda. La nozione di un "uomo cacciatore" il cui "cibo principale e' la carne e la cui occupazione principale e¹ la caccia" e' stata criticata in quanto "in gran parte un riflesso degli interessi e dei preconcetti degli antropologi maschi occidentali del diciannovesimo secolo e del fatto che nel diciannovesimo secolo in Europa la caccia era un passatempo della classe dominante " (Ehrenberg). Le cosiddette societa¹ dei "cacciatori-raccoglitori" forse dovrebbero essere chiamate societa¹ dei ³cercatori², dal momento che la raccolta di piante, semi e cereali era nella maggior parte dei casi molto più rilevante della caccia e costituiva una porzione elevata della dieta tipica. Nella maggior parte delle societa¹ dei ³cercatori² moderne, gli alimenti vegetali, raccolti soprattutto dalle donne, costituiscono il 60-70 per cento della dieta (Ehrenberg). Diverse comunita¹ in tutto il mondo hanno avute differenti idee riguardo agli animali e differenti maniere di rapportarcisi, ma possiamo dedurre qualcosa riguardo alle loro credenza e pratiche dai manufatti culturali che hanno lasciato dietro di se' (dai disegni nelle caverne, ad esempio), oppure da comunita¹ simili che sono esistite fino a poco tempo fa. Per la maggior parte del tempo in cui sono esistiti, gli esseri umani, "sono vissuti in gruppi relativamente autonomi e sparsi, in famiglie (nel senso piu' ampio del termine: una famiglia che comprende tutti i consanguinei) e in tribù". Il loro modo di vivere era essenzialmente comunista. Non esistevano l'acquisto e la vendita, nessun lavoro era salariato, non esistevano ne' lo Stato ne' la proprieta¹ privata: "Le merci non erano prodotte per essere consumate a seguito di uno scambio, dopo essere state immesse in un mercato... La comunita¹ distribuiva cio' che aveva prodotto secondo regole semplici e ciascuno riceveva direttamente cio' che gli veniva dato... Le attivita¹ erano decise (in realta', imposte al gruppo dalla necessita¹) e messe in pratica in comune e i loro risultati venivano ripartiti in comune" (Dauve¹ & Martin). In queste societa¹, il rapporto fra gli esseri umani ed il resto del mondo naturale era completamente diverso da quello moderno. Riguardo agli animali, il fatto più significativo nel cosiddetto "comunismo primitivo" e' che non appartenevano a nessuno. Non esisteva la proprieta¹ privata della terra, degli alberi, o degli animali e non c'era alcuna domesticazione. Mentre alcuni animali potevano essere cacciati, tutti gli animali vivevano liberi allo stato selvatico. La gente prendeva dalla natura soltanto cio' di cui aveva bisogno e dove gli animali venivano cacciati, questo avveniva su una base limitata. In ogni caso, non avrebbe avuto senso un indiscriminato massacro totale degli animali, dato che la comunita¹ non avrebbe avuto modo di usare o conservare l'eccedenza, cosi' come non esisteva un mercato in cui venderla. Le comunita¹ vivevano generalmente in un rapporto armonico con il loro ambiente; era la loro casa e li riforniva di quanto necessitavano: non sarebbe stato nel loro interesse distruggerlo, per esempio sterminando una specie animale. Gli animali non erano considerati come dei prodotti, ma erano considerati con un misto di meraviglia, stupore, rispetto e timore. Anziche' essere considerati come specie secondarie, erano visti come esseri separati, che coabitavano il mondo con gli esseri umani. Spesso le comunita¹ adottano un determinato animale come proprio "totem"; gli animali possono essere considerati come degli antenati o dei protettori della tribù e possono perfino essere adorati.

1.2 La domesticazione e il dominio
I rapporti fra gli esseri umani e gli altri animali, cosi' come quelli tra gli esseri umani stessi, vennero radicalmente trasformati dallo sviluppo dell'agricoltura. L'agricoltura istitui' un nuovo rapporto con il mondo naturale: "La terra stessa divenne uno strumento di produzione e le specie ne divennero gli oggetti" (Zerzan). La domesticazione, contrassegnata dalla coltivazione delle piante e dalla costrizione degli animali in un determinato spazio, fu un punto di svolta nella graduale sostituzione degli stili di vita nomadi con sistemi sedentari di stati, classi, citta¹, lavoro e proprieta¹ privata. In questo senso, secondo Zerzan, "Con la domesticazione degli animali e delle piante, l'uomo domestica necessariamente se stesso". Dobbiamo evitare di considerare l'agricoltura come il "peccato originale", come l'unica causa delle disgrazie dell'umanita¹ e della nostra espulsione da un qualche primitivo Eden comunista. Lo sviluppo degli Stati e delle classi fu un processo contradittorio, complesso ed avvenne nell'arco di diversi millenni. Mentre la domesticazione delle piante e degli animali ebbe un ruolo importante in questa storia, non intendiamo affermare che costitui' tutta la storia stessa. In effetti, alcuni archeologi suggeriscono che fu l'emergere delle elite sociali a generare l'agricoltura, anziche' il contrario. Secondo Hodder (1990), "E' possibile che la domesticazione in senso sociale e simbolico avvenne prima della domesticazione in senso economico". Considerato che la raccolta consente un accesso immediato al cibo (quando e¹ disponibile), "investendo nel lavoro agricolo, questo accesso avviene con ritardo"; prima che il cibo sia disponibile, infatti, bisogna piantare i semi, o nutrire e allevare gli animali. Quindi, "l'adozione di tecniche di produzione intensive, che portarono all'agricoltura, fu funzionale agli interessi dei gruppi socialmente dominanti, dato che il nuovo regime economico intrappolo' le persone all'interno di strutture sociali ed economiche da cui divennero dipendenti". E¹ in questo senso che "la domesticazione degli animali selvatici e in generale della natura selvatica e' una metafora e un meccanismo del controllo sociale". Alcune forma di agricoltura furono praticate per migliaia di anni senza causare cambiamenti sociali particolarmente radicali. Si pensa che la transizione dal raccogliere all'agricoltura avvenne nella zona della cosiddetta Mezzaluna Fertile (l'area che attualmente comprende Irak, Iran, Turchia, Siria, Israele e Giordania) intorno al 10.000 A.C. e che divenne radicata in questa zona verso il 6.000. A.C. Tuttavia, veniva allevato soltanto un piccolo numero di animali e la maggior parte della carne veniva ancora ottenuta ricorrendo alla caccia. Lo scopo principale dell'agricoltura era coltivare vegetali usando una tecnologia semplice, piuttosto che l'aratro; gli archeologi a volte definiscono questo sistema come 'orticoltura' piuttosto che 'agricoltura'. I cambiamenti sostanziali avvennero durante il tardo Neolitico (intorno al 3.000 A.C.), attraverso lo sviluppo di un'agricoltura intensiva. Gli animali cominciarono ad essere usati per ricavarne sia lana e latte che carne, oltre che per trainare gli aratri e i carri da poco inventati. Per la prima volta, gli esseri umani cominciarono ad allevare grandi greggi e moltitudini di animali. Separati sistematicamente dai selvatici e successivamente allevati in maniera selettiva, questi animali domestici gradualmente divennero fisicamente distinti dai loro antenati selvaggi. L'impatto sociale fu enorme. Dalla pratica dell'allevamento, secondo Camatte, "si svilupparono sia la nozione di proprieta¹ privata, che quella del valore di scambio", oltre allo "sviluppo del patriarcato". La quantita¹ di lavoro socialmente richiesta aumento' drammaticamente, introducendo un'intera serie di nuove mansioni: disboscare per fare spazio ai pascoli, nutrire e accudire gli animali, mungere e trattare i latticini, filare e tessere la lana, eccetera: "l'agricoltura e la produzione di cibo... si trasformarono da una piccola serie di mansioni, che poteva essere svolta da una donna o da un gruppo di donne, con una strumentazione relativamente scarna, ad una serie di operazioni complesse, che sarebbero divenute un'occupazione a tempo pieno per l'intera popolazione" (Ehrenberg). I rapporti tra generi furono trasformati. La richiesta di lavoro costrinse le donne a partorire più figli (nelle societa¹ basate sulla raccolta, tra un parto e l'altro tendevano ad intercorrere tre o quattro anni). L'intensificazione del lavoro di riproduzione di forza lavoro da parte delle donne le escluse da altre mansioni. Mentre declino' l'importanza della caccia, gli uomini assunsero sempre più un ruolo dirigente nelle mansioni legate all'agricoltura, precedentemente gestite dalle donne. La posizione sociale delle donne declino' in quanto "non poterono piu' contribuire alla produzione quotidiana di cibo, un fattore cruciale per mantenere la condizione di eguaglianza di cui avevano precedentemente goduto" (Ehrenberg). E' stato anche ipotizzato che "fu innanzitutto la gestione di greggi di animali domestici a generare una concezione manipolativa e interventista della vita politica... La domesticazione, quindi, divenne l'archetipo modello per altri generi di subordinazione sociale. Il modello era di tipo paterno, con il dominante considerato come un buon pastore, a capo di un gregge personale. Gli animali, docili e leali, ubbidienti ad un padrone attento, costituirono un esempio per tutti i lavoratori" (Thomas).

1.3 Gli animali come ricchezza
Dopo la domesticazione, gli animali, o perlomeno alcune specie, non sono piu' stati liberi. Ora, potevano appartenere a qualcuno; Adam Smith notava che, insieme ai campi coltivati, le greggi erano la forma più antica di proprieta¹ privata (Thomas). Questa proprieta¹ non venne soltanto usata per produrre cibo e vestiti, ma costitui' anche una forma di ricchezza. Dalle fasi iniziali della domesticazione, ³il consumo di carne fu un'esposizione cospicua del potere della classe dominante. Quanto più bestiame macellava, cucinava e mangiava, tanto più grande era l'uomo² (Spencer). Gli animali domesticati erano una forma fondamentale della ricchezza ³che poteva essere accumulata e trasferita da una generazione alla successiva... Quando una famiglia accumulava più bestiame, o acquistava aratri migliori, la separazione fra la sua ricchezza e quella dei suoi vicini aumentava progressivamente... Sviluppava una distinzione fra i ricchi e i poveri, che era stata insignificante nelle societa¹ dei raccoglitori.² (Ehrenberg) Oltre ad essere mantenuti come emblema di ricchezza, gli animali che non era necessario consumare immediatamente potevano essere scambiati con quelli di altri proprietari e perfino usati al posto dei soldi. In questa fase iniziale del mercato, come Marx ha osservato nel Capitale, ³ la forma del denaro giunse ad essere fissata... all'oggetto di utilita¹ che costituisce l'elemento principale di una ricchezza indigena alienabile, per esempio del bestiame². Quando gli animali si trasformarono in proprieta¹ di gruppi o individui, poterono essere comprati e venduti, ma anche rubati, o scatenare lotte per il loro possesso. Mentre lo sviluppo della caccia aveva richiesto l'organizzazione di parte della comunita¹ in macchina per l'uccisione, la trasformazione di questa in una macchina da guerra per uccidere sistematicamente altri esseri umani puo¹ avere avuto origine ³quando per la prima volta la gente possedette una risorsa che era sia utile che relativamente facile da rubare² (Ehrenberg).

1.4 La schiavitù
Molti di coloro che erano addetti al lavoro nelle prime civilizzazioni, erano schiavi. Una volta dato per scontato che gli animali sono meri oggetti a disposizione degli umani, l¹introduzione della schiavitu¹ comporta semplicemente l¹assegnazione ad alcuni gruppi di umani dello status di animali. Come nota Marx: ³nella schiavitu¹, secondo l'espressione usata nell¹antichita¹, il lavoratore e¹ distinto esclusivamente in quanto strumento parlante da un animale, che e¹ uno strumento semi-muto, e da uno strumento inanimato, che e¹ uno strumento muto.¹ (Marx, 1867). In epoca moderna, l¹ideologia razzista definiva le persone di colore come piu¹ simili agli animali che agli umani, legittimizzandone la schiavitu¹. Gli schiavi venivano trattati come animali, dovevano sopportare ³condizioni terribili durante il trasporto, la separazione dai figli, la separazione dalle famiglie, venivano marchiati con ferri roventi, indossavano collari e catene e subivano anche sperimentazioni mediche.³ Gli schiavi venivano venduti in mercati strutturati sul modello dei mercati del bestiame; come notava un contemporaneo, gli schiavi venivano condotti ai mercati ³come vi conduciamo le bestie², ne veniva esaminata la costituzione, la forza, eccetera. Gli schiavi ribelli venivano mandati dagli ³spezzatori di negri² per essere domati nello stesso modo in cui alcuni ³spacca cavalli² domesticano i cavalli selvaggi. ³Queste tecniche non erano nuove, erano state sviluppate negli ultimi secoli nelle fattorie, nei mercati del bestiame, nei mattatoi e Š nei laboratori². (³Meat and dairy produce: symbols of male power, sexual dominance and racial discrimination², 1997). In maniera analoga, ³la domesticazione degli animali forniva molte delle tecniche per affrontare la delinquenza: briglie per donne bisbetiche, gabbie, catene e paglia per i pazzi² (Thomas). Probabilmente, potremmo aggiungere anche i carceri a questa lista, e, piu¹ recentemente, l¹uso di pungoli elettrici per bovini nella tortura.

1.5 Mucche, ragazzi e Indiani: l'accumulazione primitiva e gli animali
L¹industria zootecnica, in particolare quella che alleva bovini e pecore, ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo delle relazioni sociali capitaliste in tutto il mondo. Marx sosteneva che, per svilupparsi, il capitalismo aveva necessita¹ di un processo di brutale spossessamento, che definiva come ³accumulazione primitiva... il processo storico di separazione del produttore dagli strumenti di produzione². Il capitalismo richiede che tutti gli strumenti di produzione (compresa la terra) appartengano al capitale e che la maggioranza della popolazione sia ridotta a livello di proletariato: persone che possono sopravvivere soltanto vendendo il proprio lavoro in cambio di un salario. Nelle societa¹ precapitaliste, queste condizioni non esistevano. La terra o non apparteneva a nessuno o veniva divisa in piccole sezioni, mentre la maggior parte delle persone possedeva la propria fetta di terra, che poteva sia possedere che sfruttare, oltre ad accedere alla terra comune. Le persone che possono coltivare il proprio cibo non hanno bisogno di denaro per comprare cibo e, qualora se ne presenti la possibilita¹, la maggior parte di esse non accetterebbe il lavoro in una fabbrica. Per cambiare questo stato delle cose, i contadini devono essere privati della terra ricorrendo all'uso della forza , atttraverso "la conquista, la schiavizzazione, il furto [e] l¹assassinio², "questa storia, la storia della loro espropriazione, e¹ scritta con sangue e fuoco negli annali dell¹umanita¹² (Marx, 1867). L¹evidenza storica suggerisce non solo che il capitalismo dipende da una spietata accumulazione primitiva, ma anche da un¹accumulazione primitiva fondata sull¹industria zootecnica. In Inghilterra, il processo di ³separazione con la forza dei contadini dalla terra² e la privatizzazione della terra comune avvenne gia¹ dalla fine del quindicesimo secolo. Ma cosa motivava maggiormente la nobilta¹ a dedicarvisi? Secondo Marx, e¹ chiaro che si tratto¹ "dell¹aumento del prezzo della lana², che rese una fonte di profitti la trasformazione di ³terra coltivabile in pascolo per pecore². La gente venne portata via dalle proprie case per far spazio alle pecore, spingendo Thomas More a scrivere, in quel periodo, di "una terra bizzarra, dove le pecoreŠ ingoiano gli uomini². Questo processo comporto' un disboscamento delle foreste, in particolare durante il diciassettesimo e diciottesimo secolo. In questo periodo, ³un'ideologia del mangiare carne (che rende nobile il cuore, arricchisce il sangue, incoraggia i soldati) gioco¹ la sua parte nella formazione del cittadino del diciottesimo secoloŠ. La crescita del consumo di carne a Londra e¹ stata collegata allo sviluppo di pratiche scientifiche di allevamento, all¹estensione delle strade a pedaggio, al drenaggio delle paludi e al taglio delle foreste² (Linebaugh). Oltre al creare pascoli per le greggi, l'intenzione era anche sconfiggere i ribelli che combattevano nei boschi, molti dei quali erano occupanti abusivi, che vivevano ³liberi dalle costrizioni della societa¹ normale, della chiesa e dei feudatari² (Thomas). Le Highlands della Scozia furono praticamente evacuate dai residenti nel diciannovesimo secolo, quando gli abitanti vennero costretti con la forza ad andarsene per far spazio prima alle pecore e poi ai cervi, quando le Highlands vennero trasformate in una riserva di caccia per i ricchi. Fu opposta resistenza, ma gli sfratti vennero eseguiti ricorrendo alla forza militare. La colonizzazione genocida delle Americhe comporto¹ anche la sostituzione dei popoli indigeni con animali che garantivano profitti, a partire dall¹arrivo di Colombo, che, nel 1494, introdusse i primi cavalli e le prime vacche nel ³Nuovo mondo². Il mito hollywoodiano della lotta epica tra indiani e cowboy puo' non essere aderente alla realta', ma esprime una verita¹ basilare. La dinamica dello spossessamento e dello sterminio dei nativi fu spesso conseguente al desiderio di sostituire quest¹ultimi con dei bovini. Ironicamente, alcune delle vittime dello spossessamento iniziale furono d¹aiuto per questo processo. Ad esempio, in Patagonia, gli Indiani Araucaniani furono circondati e massacrati durante gli anni Settanta dell¹Ottocento per fare spazio ai pascoli necessari per i bovini. Alcuni Scozzesi contribuirono a questa carneficina, ³esiliati nel corso delle Highland Clearances, separati crudelmente dalle loro terre natie e abbandonati in alto mare, approdarono nelle Falklands, dove presero parte ad un¹altra brutale cacciata, dal lato opposto del mondo.¹ (Wangford). Il pascolo per i bovini non era l¹unico aspetto dell¹industria zootecnica importante per la colonizzazione. Particolarmente nell¹America settentrionale, era importante anche il commercio di pellicce, come dimostra il ruolo cruciale della Compagnia di Hudson Bay. Secondo Fredy Perlman, verso la fine del diciottesimo secolo ³Le pellicce erano il petrolio dell¹Europa. In America, l¹impero Francese era basato sulle pellicce. Il neonato impero Russo in Siberia era un impero di cacciatori di pellicce.² L¹accumulazione primitiva non era causata da un destino storicamente inevitabile. Doveva esserci un incentivo economico immediato, per spossessare coloro che vivevano in quelle terre, e cio¹ probabilmente era costituito dai profitti che si potevano ricavare dagli animali. In questo senso, l¹industria zootecnica fu il primo motore dell¹accumulazione primitiva, senza di cui i conseguenti vantaggi per le classi dominanti (la creazione del proletariato, l¹accesso ai beni minerari, eccetera) non avrebbero potuto essere ottenuti.

1.6 Gli animali e l'origine del sistema industriale
Il capitalismo cerca di spremere fino all'ultima goccia la vita degli esseri umani, intensificando il processo del lavoro per eliminare tutti i movimenti non produttivi. Cerca "l'eradicazione di qualsiasi movimento incontrollato della mano, ogni sguardo improduttivo degli occhi, ogni vagabondaggio indesiderato della mente" (Collectivities). Come con gli animali, lo scopo e¹ eliminare tutto cio' che non contribuisce al prodotto finale, per trasformarli in delle macchine per la conversione della carne in cibo o in altri prodotti. Sia con gli animali che con gli esseri umani, l'obiettivo del sistema industriale e' limitare i movimenti del corpo per aumentare i profitti. L'agricoltura industriale esiste dai tempi degli antichi romani: Plutarco scrive che "e¹ una pratica corrente cucire gli occhi delle gru e dei cigni e chiuderli in luoghi bui ad ingrassare". Nel diciassettesimo secolo, in Inghilterra i maiali, il pollame e gli agnelli venivano fatti ingrassare confinandoli al chiuso e al buio. "Si pensava che le oche ingrassassero inchiodando a terra i palmi delle loro zampe" (Thomas). Oggi come allora, il movimento degli animali viene limitato perche¹ brucia calorie e quindi rallenta l'aumentare del peso. Nei moderni allevamenti intensivi, vengono ancora usate le stesse tecniche di base, con l'aggiunta di nuovi metodi di relegazione, come diversi tipi di gabbie individuali per i polli e i maialini. E' molto probabile che, nel periodo moderno, lo sviluppo dell'industria, rispetto agli esseri umani, sia stato influenzato da questa lunga storia della zootecnia industriale. Lo scopo del sistema di fabbrica era concentrare i corpi umani in un luogo per aumentare il controllo dei loro movimenti. La differenza principale, rispetto agli allevamenti intensivi, e¹ che gli esseri umani vengono limitati nei movimenti soltanto per una parte del giorno: il capitalismo ha bisogno dei loro corpi il più a lungo possibile, per poterne ricavare piu¹ lavoro possibile. Con gli animali, lo scopo e¹ farli ingrassare per il macello nel minor tempo possibile: i polli da carne, la cui durata della vita in natura e¹ di sette anni, vengono uccisi quando hanno sette settimane. Le origini della catena di montaggio risalgono agli impianti americani per la produzione di carne del tardo diciannovesimo secolo: "Gli impianti di confezionamento furono le prime industrie americane ad impiegare delle catene di montaggio; nell'impossibilita' di far fronte al quotidiano flusso costante di bestiame, i giganti della produzione migliorarono il processo di macellazione: inventarono il nastro trasportatore² (Rifkin). In una pubblicazione del 1942, finanziata da un'azienda produttrice di carne, si legge: ³Gli animali macellati, sospesi a testa in giu¹ da una catena semovente o da un trasportatore, passano da operaio a operaio, ciascuno dei quali effettua una determinata operazione nel processo." Questa procedura si e¹ rivelata cosi¹ efficace da essere adottata da molte altre industrie, ad esempio nel montaggio delle automobili. Henry Ford ha riconosciuto che "l'idea per la catena di montaggio delle automobili fu generalmente ispirata dal nastro trasportatore che gli imballatori di Chicago utilizzavano per confezionare la carne" (Adams). Come osserva Carol Adams, il mattatoio e¹ stato ³usato come esempio del trattamento dell'operaio in una moderna societa¹ capitalista in opere come La giungla di Upton Sinclair e Santa Giovanna dei macelli' di Bertolt Brecht. Oltre al collegamento storico, sia l'animale che l¹operaio impiegato nella catena di montaggio vengono trattati come un oggetto inerte e non pensante, i cui bisogni creativi, fisici ed emotivi vengono ignorati, mentre lo smembramento del corpo dell'animale riecheggia la frammentazione del lavoro dell'individuo nella catena di montaggio" (Adams).

1.7 La riproduzione ottimale: l'intensificazione genetica della produzione
Jacques Camatte ha analizzato l¹antropomorfizzazione del capitale e come il capitale muti gli umani a propria somiglianza: ³Il capitale diviene autonomo domesticando gli esseri umani. Dopo aver analizzato/dissezionato/frammentato l¹essere umano, il capitale lo ricostruisce come una funzione dei suoi processi². Con gli umani, questo processo viene compiuto non solo tramite un¹ideologia, ma sottoponendone i corpi ad una serie di regimi disciplinari: la scuola, la prigione, la fabbrica. Con gli animali, le cose sono andate un po¹ oltre, con modificazioni fisiche dei loro corpi, volte a renderli piu¹ produttivi. Esiste una lunga storia dell'allevamento di animali selettivo per diversi scopi, cosi' descritto da John Zerzan: ³la domesticazione degli animali Š sfida la selezione naturale e ristabilisce un mondo organico controllabile ad un livello artificiale degradato. Trasposti da uno stadio di liberta¹ ad uno di parassitismo indifeso, questi animali divengono completamente dipendenti dall¹uomo per la sopravvivenza. Nei mammiferi domesticati, le dimensioni del cervello divengono relativamente piu¹ piccole man mano che vengono prodotte specie che destinano piu¹ energia alla crescita che all¹attivita¹. Placidi e infantilizzati, possono forse essere esemplificati dalla pecora, il piu¹ domesticato tra i mammiferi che vivono in branco; la notevole intelligenza delle pecore selvatiche va completamente perduta nella sua controparte domesticata. Le relazioni sociali tra animali domestici sono ridotte alla piu¹ cruda essenzialita¹. Le parti non-riproduttive del ciclo della loro vita vengono minimizzate, il corteggiamento e¹ accorciato e la reale capacita¹ dell¹animale di riconoscere i membri della propria specie viene alterata. Il ventesimo secolo ha visto una serie di tentativi di applicazione negli animali delle tecniche di riproduzione che si intende applicare agli umani, come proposto dal movimento eugenetico. La sterilizzazione forzata e altri strumenti sono stati impiegati per impedire la nascita degli ³inadatti² e per impedire la riproduzione dei disabili. Mentre nella Germania nazista venivano portati avanti con la piu¹ crudele determinazione, i programmi eugenetici sono stati implementati nella Svezia socialdemocratica ed altrove. In Inghilterra, l¹eugenetica puo¹ non essere stata applicata sistematicamente, ma le sue tesi sono state molto influenti per alcuni settori della classe dominante all¹inizio di questo secolo ed hanno influenzato diverse politiche statali. Ad esempio, la pioniera della pillola anticoncezionale Marie Stopes era parzialmente motivata da propositi analoghi. L¹allevamento selettivo degli animali oggi sta venendo ridefinito dallo sviluppo di una serie di metodi genetici e biotecnologici. Le specie animali vengono manipolate geneticamente per facilitare gli xenotrapianti (trapianto di organi tra specie diverse), l¹allevamento (la produzione di farmaci da animali geneticamente mutati) e per aumentare la produttivita¹ alimentare. Gli esempi di quest¹ultima tendenza comprendono il tentativo di far nascere pulcini privi di piume e animali il cui sistema immunitario attacchi le loro stesse cellule grasse, per produrre una carne piu¹ magra. In un ulteriore passo verso la mercificazione della vita, il Parlamento Europeo ha recentemente votato a favore del brevetto di animali e piante geneticamente modificati. Le compagnie biotecnologiche possono quindi sostenere che un animale geneticamente modificato, da esse ³inventato², sia una loro proprieta¹ privata. Camatte ha previsto che uno sviluppo a lungo termine del capitalismo potrebbe comportare una ³mutazione dell¹essere umano, o piuttosto un cambiamento nella specie: la produzione di un essere perfettamente programmabile, che abbia perduto tutte le caratteristiche della specie Homo Sapiens.² La Critical Arts Ensemble suggerisce che questo processo e¹ gia¹ cominciato, dato che ³individui di diversi gruppi e classi sociali sono costretti a sottomettere i propri corpi ad una riconfigurazione che consenta loro di funzionare in maniera piu¹ efficace per gli imperativi ossessivamente razionali del pancapitalismo (produzione, consumo e ordine)². Nel futuro immediato, i principali meccanismi saranno ³la fusione dell¹organico con l¹elettromeccanico², nuove eugenetiche (connesse allo screening genetico) e farmaci per il controllo dell¹umore. Cloni umani, cyborg e replicanti sono materia della fantascienza, ma si stanno sviluppando sugli animali delle tecnologie che potrebbero essere impiegate per il tentativo di modificare il corpo umano in uno stadio futuro della societa¹ classista.

1.8 Lo sterminio
Come accade per gli esseri umani, gli animali che non possono essere integrati proficuamente nel processo produttivo vengono semplicemente scartati. La domesticazione si e' concentrata su un numero ristretto di specie; altre, non interamente domesticate, sono state risparmiate per il macello ricreativo, ad esempio i cervi. Ma molte altre specie sono state complessivamente sterminate, ponendo a rischio la biodiversita' del pianeta. ³Nell'India e nell'Africa colonizzate, la crema dell'umanita' maschile britannica si e¹ dedicata a vere orge di caccia grossa². Nell'America del Nord, il lupo ²si e¹ trasformato nel simbolo della natura indomita² ed e' stato sterminato nella maggior parte delle zone, come avvenne in precedenza in Europa, mentre fra 1850 e 1880, quando vennero uccisi dai cacciatori 75 milioni di bufali (Thomas). In ogni caso, lo sterminio di massa e¹ stato considerato come componente di una trasformazione benedetta da dio della natura selvaggia in civilizzazione. La stessa mania per lo sterminio alimento' la caccia degli esseri umani considerati alla stregua di animali, come le popolazioni autoctone dell'Australia, o la popolazione indigena delle Filippine, soggetti alla caccia dopo la conquista da parte degli Stati Uniti avvenuta nel 1898. Molte altre specie animali sono scomparse a causa della distruzione e della frammentazione dei loro habitat. Spesso l'industria zootecnica e' direttamente coinvolta nella distruzione di fragili ecosistemi locali, specialmente quando le foreste vengono eliminate per fare spazio ai pascoli. Oggi siamo abituati a vedere gli ultimi superstiti delle specie in pericolo esposti negli zoo. L'origine di questi giardini zoologici risale alla stessa mentalita¹ colonialista che ha sterminato tante creature: ³lo spettacolo degli animali negli zoo deve essere inteso storicamente come uno spettacolo del potere colonialista o imperialista² (Baker), con gli animali prigionieri che fungono ³contemporaneamente da emblemi del dominio umano sul mondo naturale e del dominio inglese su territori remoti. (Ritvo).

1.9 La vivisezione
La vivisezione ha fatto parte della pratica scientifica dal tardo diciassettesimo secolo. Oggi, gli esperimenti su animali vengono effettuati su ampia scala da, tra gli altri, corporazioni private, istituti accademici e militari. Nessuno nega seriamente che causi sofferenze per gli animali: la risposta piu' frequente alle critiche e¹ che contribuisca a soddisfare delle esigenze umane. Discutere se un determinato esperimento, o una serie di esperimenti, sia potenzialmente utile, significa non considerare la questione reale: il progresso capitalista, di cui la vivisezione e¹ una parte, e¹ una frode. In parole semplici: che la scienza al servizio del capitale creera' un'infinita serie di prodotti che alla fine rendera' le nostre vite più facili, più sane e piu' lunghe, e' un mito. Al contrario, l'intensificazione dello sfruttamento degli animali contribuisce spesso direttamente a migliorare le tecniche di dominazione degli esseri umani. In alcuni casi, questo e¹ palese. L'esempio classico e¹ la ricerca militare. In Inghilterra, l'uso degli animali negli esperimenti presso la Defence Evaluation and Research Agency (DERA) situata a Porton Down nel Wiltshire e' aumentato costantemente a partire dagli anni Novanta, con esperimenti che prevedono la fucilazione di maiali e scimmie e una serie di esperimenti di guerra batteriologica. Puo¹ essere vero che alcuni nuovi farmaci potrebbero avvantaggiare alcuni individui nonostante siano testati su animali. Ma esiste una quantita' di cure gia' affermate per cui alla maggior parte della popolazione mondiale e¹ negato l'accesso a causa della poverta¹. Le stesse aziende di farmaci che sostengono di difendere la salute umana, lasciano morire la gente piuttosto che rendere disponibili senza scopo di lucro i propri prodotti brevettati. La ricerca di nuovi farmaci ha come obiettivo aumentare i profitti, non risolvere problemi di salute. In ogni caso, migliorare la salute umana non e¹ semplicemente questione di disponibilita' di pillole; la maniera piu' efficace per aiutare le persone e' fornire acqua pulita, igiene, cibo e cure mediche di base a coloro che attualmente non ne dispongono. La causa reale delle malattie e' il medesimo processo industriale che promette prodotti che dovrebbero garantire una nuova vita migliore. I nuovi farmaci non significano solo animali torturati: possono anche significare più fabbriche che inquinano l'aria e l'acqua con prodotti chimici, più lavoratori con un orario di lavoro piu' lungo e conseguentemente sofferenti a causa di stress, depressione e delle altre malattie della civilizzazione. La risposta alla domanda ³perche¹ il capitalismo fa esperimenti sugli animali?² e¹: ³perche¹ non potrebbe farla franca conducendoli sugli esseri umani.² Ma ci sono eccezioni da quando Porton Down e¹ stato istituito, nel 1916, sono stati effettuati esperimenti su oltre 12.000 esseri umani, ³volontari², principalmente militari, indotti a parteciparvi per trarne alcuni benefici accessori, senza essere correttamente informati delle loro conseguenze. Le sostanze esaminate comprendono gas nervino, iprite, antrace ed LSD. Centinaia di ex-militari sostengono di soffrire a causa delle disabilita' conseguenti, comprese malattie della pelle e degli occhi, disturbi renali ed epatici e depressione. Soltanto recentemente e¹ stato rivelato che negli anni Cinquanta le prove del gas nervino Sarin hanno ucciso un militare di leva di 20 anni, Ronald Madison (Guardian, 20.8.99).

1.10 La carne e il feticismo della merce
Nel 1998, due maiali scapparono da un mattatoio nel Wiltshire, attraversarono il fiume Avon e corsero nella campagna circostante. In fuga per una settimana, i ³Tamworth Two² divennero l¹obbiettivo di un intenso circo mediatico: quando vennero catturati, fu loro risparmiata la macellazione, dato che un giornale acquisto¹ i maiali dall¹allevatore e trovo¹ loro una sistemazione accogliente. La contraddizione tra la sentimentalizzazione di questi particolari maiali e il simultaneo iperconsumo di altri maiali puo¹ essere spiegata soltanto riferendosi alla teoria di Marx del feticismo delle merci. Il feticismo della merce e¹ il processo attraverso cui i prodotti vengono permeati di vita propria, mentre le loro origini come prodotto del lavoro vengono nascoste. E¹ particolarmente sviluppata in relazione ai prodotti di origine animale, le cui origini vengono sistematicamente camuffate dalle confezioni che si trovano nei supermercati e attraverso un distanziamento di tipo linguistico (³braciola², non ³maiale²; ³bistecca², non ³mucca²). Cio¹ crea a sua volta uno spazio per la circolazione di una serie di significati simbolici quasi magici riferiti a questi prodotti. La carne viene vista non come un prodotto dell¹allevamento intensivo e del mattatoio, ma come un emblema della mascolinita¹ (³i veri uomini mangiano carne²) o del nazionalismo. Ad esempio, in Francia la bistecca ³incarna le caratteristiche dei valori patriottici: aiuta a rinforzarsi nei periodi di guerra, e¹ la vera carne del soldato francese² (Barthes) mentre oltremanica nulla e¹ ³tanto inglese quanto un roast beef³ Recentemente, questo feticismo della merce e¹ stato parzialmente infranto dall¹esposizione dei processi di produzione dei prodotti di origine animale conseguente ai rischi che comportano per la salute. In Francia, e¹ stata diffusa la notizia che per ingrassare maiali e polli viene usata una mistura di sangue estratta da carcasse ed acque luride non trattate. In Belgio e¹ stata rilevata nei polli una contaminazione da diossina. In Inghilterra si sono verificati sia un¹epidemia di BSE tra i bovini (e in qualche umano), connessa alla pratica di alimentare le mucche con proteine estratte dalle carcasse dei polli, sia casi di avvelenamento del cibo a causa del batterio E.Coli, presente nella carne contaminata. L¹impatto sulla salute non si limita a coloro che mangiano carne. Anche il comitato sanitario del governo inglese, responsabile della sicurezza microbiologica del cibo, ha recentemente messo in guardia rispetto alle ³conseguenze calamitose² di un impiego eccessivo di antibiotici in zootecnia (Guardian, 19.8.99). L¹uso di farmaci per aumentare la velocita¹ della crescita e la loro somministrazione continua ad intere greggi e mandrie per prevenire la malattia sta conducendo allo sviluppo di microrganismi resistenti agli antibiotici. Sono problemi legati al capitalismo o alla produzione di carne? Chiaramente, il desiderio di profitto e¹ un fattore importante e specifiche pratiche potrebbero essere riformate, come in effetti sta avvenendo. Ma la produzione di carne a un livello simile alla scala attuale sarebbe impossibile, se non esistessero gli allevamenti intensivi. Esiste un limite a quanto si possa rendere salubre un processo industriale che comporta macellazione, sangue e consumo di carne. Se mangiare carne risponde ad un bisogno umano, si tratta di un bisogno che molte culture umane e un crescente numero di persone non avvertono. E¹ certamente un bisogno per le grandi corporazioni alimentari che ne dipendono. Nel capitalismo moderno, e¹ una necessita¹, come il fumare, che dev¹essere continuamente rafforzata dal marketing, prescindendo dall¹effetto che ha sulle persone, sugli animali e sull¹ambiente.

1.11 La caccia e il potere classista
Negli antichi stati basati sulla schiavitu¹, la caccia "si trasformo' sempre più in un'occasione per l'elite di dimostrare il proprio dominio su degli esseri inferiori" (Serpell). Nei circhi romani, gli imperatori supervisionavano e partecipavano al massacro totale di animali selvatici catturati, compresi leoni, elefanti, orsi e coccodrilli. Degli arcieri pagavano per avere il privilegio di scagliare frecce contro questi animali dalle gradinate prospicienti l'arena. Facevano parte dell'intrattenimento anche gladiatori che si uccidevano a vicenda ed eretici che venivano torturati. Nell'Inghilterra moderna, la caccia ha avuto una funzione analoga, come esibizione del potere della classe dominante. Per gran parte del diciottesimo secolo, la caccia alla volpe e' stata "l'inseguimento casuale e disorganizzato in zone selvatiche da parte di grandi proprietari feudali e agricoltori. Lo sviluppo di una caccia regolare, entro determinati territori, e' avvenuto tra la fine del diciottesimo e l'inizio del diciannovesimo secoli, quando la caccia alla volpe si trasformo' nel passatempo preferito dai grandi latifondisti. Come strumento per la socializzazione tra i maschi della classe dominante, la caccia alla volpe "riaffermava la loro preminenza nella comunita¹ locale" (Colley). Riguardo alla pretesa della lobby della caccia di difendere lo stile di vita rurale, e' interessante notare come questo processo comporto¹ una progressiva subordinazione della campagna agli interessi dei ricchi: "Il paesaggio stesso della Gran Bretagna venne riorganizzato e adeguato per soddisfare le priorita¹ di svago dei ricchi proprietari terrieri. Per la caccia alla sfortunata e immangiabile volpe, vennero innalzate barriere, riempiti fossati, costruiti cancelli e ponti, invase le proprieta' dei contadini" (Colley). Nel ventesimo secolo, la caccia e' stata un mezzo per l'integrazione sociale dei ricchi non aristocratici all¹interno di ricchi circoli più tradizionali ed e' rimasta soprattutto un passatempo dei ricchi e potenti, dalla famiglia reale in giù. Nonostante cio¹, abolire la caccia non minaccerebbe piu¹ complessivamente gli interessi della classe dominante. Il capitale sta diventando più impersonale e non dipende dal genere di socializzazione offerto dalla caccia per generare un classe dominante coerente. In effetti, dipende pochissimo dalle singole persone ricche: le 200 principali famiglie più ricche potrebbero essere eliminate senza intaccare minimamente la riproduzione del capitalismo. Come dimostrazione del potere della classe dominante, la caccia e¹ molto poco rilevante, rispetto al moderno spettacolo di guerriglia tecnologica tele-trasmessa. In questo contesto, la caccia puo¹ essere considerata da un punto di vista etico ed essere contrastata anche da settori della classe dominante. Attualmente, la possibilita¹ che in Inghilterra alcuni tipi di caccia vengano aboliti sta divenendo probabile. Queste tendenze vedranno la resistenza da parte di segmenti rurali della classe dominante e dei loro sostenitori. Il movimento che difende la caccia dimostra chiaramente come il diritto di uccidere volpi sia legato ad un¹agenda più ampia di difesa degli interessi dei latifondisti (opposizione al vagabondaggio, eccetera). Con la sua minaccia di scatenare una rivolta violenta dei piccoli agricoltori piccolo borghesi sotto un patronato aristocratico, la Countryside Alliance ricorda l¹insorgere di un classico movimento fascista (nonostante non abbia la possibilita¹ di accedere al potere), in particolare nel suo populismo destroide riguardo alla vita rurale. ³La campagna viene considerata tradizionalmente come il luogo di tutto cio¹ che e¹ britannico..., bianco, colto, patriota, eterosessuale, centrato sulla famiglia, carnivoro, conservatore² (Animal magazine).

1.12 La violenza della classe lavoratrice - contro gli animali
Oltre allo sfruttamento degli animali da parte delle aziende, esiste un campo in cui vengono esercitati piu' diffusamente a loro danno la crudelta¹, lo sfruttamento e lo sterminio. Questo avviene in parte a causa di imperativi economici: se la scelta e¹ fra poverta¹ estrema da una parte o ammazzare un elefante per venderne le zanne dall'altra, difficilmente sara' sorprendente che la protezione degli animali non rientri tra le priorita' di molta gente. Ma esiste anche un elemento di sfogo della frustrazione da parte di chi e' privo di potere e si scarica su coloro che puo' dominare sia che si tratti di animali che di bambini. Marx nota che lo schiavo trattato come una bestia da soma o come un attrezzo ³ricava soddisfazione dal sapersi diverso trattando brutalmente e danneggiando gli altri² (Marx, 1867). L'interiorizzazione dei rapporti del dominio spiega parzialmente perche¹ alcuni uomini della classe lavoratrice ricavino piacere dall'uccisione di animali. Anche la caccia alla volpe, sebbene organizzata da e per i ricchi, conta sulla partecipazione pagata e non pagata di terrier men e di una miscela interclassista di seguaci. Questo e' risultato evidente nel raduno di massa a favore della caccia tenutosi nell¹Hyde Park di Londra (1997). Presentare questo evento come un tipo di sommossa rurale spontaneamente interclassista, mistifica cio' che realmente e' stato dimostrato: nell'economia rurale, esistono ancora relazioni semi-feudali di patronato. Tuttavia, mentre molti partecipanti erano pagati o costretti a partecipare, e¹ innegabile che, a fronte di alcuni degli stipendi più bassi e delle ore lavorative più lunghe nel paese, una parte della classe lavoratrice rurale e¹ pronta ad allinearsi con i suoi padroni per difendere la propria misera situazione . Ci ricorda la riflessione di di Louise Michel, secondo cui ³quanto piu' un uomo e' feroce verso gli animali, tanto piu' e sottomesso alle persone che lo dominano '.

1.13 Oltre l'umanesimo
La dominazione umana degli animali e¹ stata giustificata dal cristianesimo e dall'umanesimo, che hanno entrambi posto l'umano al centro della creazione, come re degli animali e della natura ma non parte di questi. Il confine fra gli esseri umani e gli animali era assoluto e rigidamente sorvegliato. Prima dell'avvento diffuso del circondarsi di animale d'affezione, ogni intimita' con gli animali era sospetta: "almeno nella meta¹ dei casi ben documentati di stregoneria per cui ci furono dei processi in Inghilterra, le/gli accusate/i furono portati in tribunale in quanto possedevano uno o più animali da compagnia e manifestavano affetto per essi." (Serpell). La costruzione dell'"uomo" in questa immagine ha compreso la negazione e la repressione di bisogni e desideri umani. Nel corso della storia, quindi, intere categorie della vita umana, come il sesso, il ballare e la nudita' sono stati condannati dai moralisti in quanto ³bestiali². Alle donne che escono dal seminato ci si puo' riferire qualificandole come cagne, troie, zoccole, volpi o vacche." (Arkangel) Il socialista (e apologeta della domesticazione) italiano Antonio Gramsci ha scritto, approvando, che "la storia dell'industrialismo e¹ sempre stata una continua lotta... contro l'elemento di animalita' dell'uomo. E¹ stato un processo ininterrotto, spesso doloroso e sanguinario, per sottomettere gli istinti naturali (cioe¹ animali e primitivi) a delle nuove norme più complesse e più rigide e ad abitudini di ordine, esattezza e precisione che possono rendere possibili forme sempre più complesse di vita collettiva, che sono la conseguenza necessaria dello sviluppo industriale" (Quaderni dal carcere). Nelle culture meno penetrate dai valori del capitale, questa animalita' e¹ qualcosa da ammirare, piuttosto che da denigrare. Cosi¹ un anziano del popolo dei Dogon, situato a Mali, una volta ha detto: "gli animali sono superiori agli uomini perche¹ appartengono alla selva e non devono lavorare. Molti animali si nutrono di cio' che l'uomo coltiva con dolorosa fatica" (Horniman). In effetti, la fauna selvatica fornisce una critica implicita della societa¹ umana, come un'ispirazione, e contrasta con la societa¹ "domesticata". Malgrado i tentativi di ritrarre tutta la vita sociale animale come una guerra permanente per la sopravvivenza, chiunque viva con gatti o cani sa che gran parte delle loro vite e¹ dedicata al gioco e all'oziare. Come mostra Fredy Perlman, l'attivita¹ degli animali e¹ l'opposto del lavoro alienato, allo stesso modo delle attivita¹ umana nelle societa¹ comuniste primitive: "un ingegnere del tempo e del movimento che guardasse un orso vicino ad una cespuglio ricco di bacche non saprebbe quando fargli timbrare il cartellino... l'orso non opera alcuna distinzione fra lavoro e gioco. Se l'ingegnere ha immaginazione, potrebbe dire che l'orso prova gioia dal momento in cui le bacche diventano rosso-cupo e che nessuno dei movimenti dell'orso e' lavoro". "Selvaggio" e' ancora un insulto rivolto ai liberi (o a coloro che vorrebbero essere liberi), cosi' come i rivoltosi continuano ad essere considerati come degli animali e gli operai militanti come scioperanti selvaggi (in inglese, lo sciopero selvaggio viene definito "wildcat": a gatto selvatico - NdT). Ma il rovescio della medaglia e' che questo equiparare l'essere selvaggi con la liberazione affascinera' sempre l'immaginazione dei ribelli e degli insorgenti ("Si sollevarono come leoni risvegliati, in un numero invincibile" - Shelley). Se, come dicevano Martin Lutero nel 1530 e papa Leone XIII nel 1891, possedere della proprieta¹ privata e¹ una differenza essenziale fra l'uomo e la bestia (Thomas), allora dovremmo essere felici di fuoriuscire dalla nostra natura umana".

1.14 Il capitalismo attuale e gli animali
Nelle fasi precedenti della societa¹ di classe, gli animali furano la forma principale di ricchezza e, a volte, di scambio. Lo sviluppo successivo del capitalismo dipese dall'accumulazione primitiva e in molte parti del mondo furono i ritorni economici dello sfruttamento degli animali a fornire il motivo per evacuare genti libere dalle terre. Nel capitalismo iniziale, gli animali costituivano ancora il principale mezzo di trasporto ed erano assolutamente centrali per l'economia. Oggi, il capitale si e' differenziato e quella zootecnica e¹ una tra molte industrie. Alcuni sosterrebbero indubbiamente che per il capitale non e' imperativo sfruttare animali e che un capitalismo consistentemente ³cruelty free³ e¹ una possibilita¹. Quest'opinione sembra essere condivisa sia dai favorevoli al capitalismo fautori delle forze del mercato che liberano gli animali (attraverso i boicottaggi dei consumatori), sia dagli anarchici e comunisti per i quali questa e¹ la ³prova² del fatto che l'opposizione allo sfruttamento degli animali non e' una minaccia per il capitalismo. Naturalmente, e¹ possibile immaginare un modello teorico di un capitalismo che non dipenda dagli animali, ma quest'immagine confonde un'astrazione con il capitalismo realmente esistente, emerso come conseguenza di processi storici reali. Potremmo anche immaginare un capitalismo senza razzismo ne' oppressione delle donne, tuttavia entrambi hanno svolto un ruolo cruciale nel mantenimento del dominio del capitale, che permane nonostante qualche cambiamento superficiale. Sarebbe un errore pensare che lo sfruttamento degli animali oggi sia soltanto una preoccupazione marginale per il capitale. Le aziende che finanziano gli esperimenti su animali sono alcune delle più grandi multinazionali del mondo. L'agribusiness sta diventando sempre più capitalizzato. In passato, il capitale e¹ stato in gran parte investito nella fabbricazione e nella vendita al dettaglio di prodotti di origine animale di proprieta¹ di allevatori relativamente indipendenti. Oggi, questi allevatori stanno fallendo perche¹ le aziende piu' grandi assumono la direzione di ogni fase della zootecnia. Per esempio, un'azienda, la Grampian Country Food Group, fornisce in Inghilterra un terzo dei polli destinati all'alimentazione umana (200 milioni all'anno). La partecipazione diretta alla zootecnia da parte delle grandi aziende sara¹ incrementata man mano che il capitale espandera' le proprie frontiere biotecnologiche. L'industria zootecnica continua a monopolizzare l'utilizzo delle terre in molte parti del mondo. In Gran Bretagna, l'80% del terreno agricolo viene destinato direttamente o indirettamente alla produzione casearia e della carne (Spencer). In molte parti del ³terzo mondo², la produzione alimentare e¹ dominata dalla coltivazione dei cereali destinati all'alimentazione degli animali allevati in Occidente, anziche' per soddisfare le necessita' umane locali. Gli animali allevati intensivamente producono enormi quantita' di materiale di scarto, causa di frequenti episodi di inquinamento delle acque e della terra. In termini marxisti, la produzione di carne rappresenta la distruzione di valore d'uso per aumentare il valore di scambio. Il cibo che potrebbe essere usato per sfamare la gente viene destinato agli animali per aumentare il profitto. La maggior parte dell'energia e del cibo ottenuti in questo modo sono sprecati (da un punto di vista economico) per mantenere del bestiame vivo, anziche' per essere trasformati direttamente in carne. Dieci acri di terra possono nutrire 61 persone se coltivati per produrre soia, 24 se coltivati per produrre frumento, 10 se coltivati per produrre mais, ma soltanto 2 se coltivati per ricavare carne da bestiami. I bestiami vengono quindi usati dal capitalismo come una forma di capitale fisso, che consuma lavoro vivo e morto per produrre un prodotto (la carne) con un maggiore surplus di valore. McDonald¹s e' diventato un'icona dell'espansione capitalista, il culmine dello sviluppo basato sul lavoro precario e sottopagato, unito alle piu' avanzate forme di tecniche di marketing spettacolari. Nessuna parte del mondo viene considerata completamente subordinata al mercato globale fino a quando non vi sia stato aperto un McDonald¹s. La continua limitazione dello spazio, contrassegnata dal disboscamento e dallo spossessamento dipende dall'industria animale tanto quanto dalle precedenti fasi dell'accumulazione primitiva. Le foreste vengono ancora eliminate per fare spazio ai pascoli degli animali allevati, o per coltivare sementi destinate agli animali allevati, i contadini vengono allontanati dalle terre per far largo all'agribusiness internazionale. La dinamica del capitalismo muove verso un maggior controllo su tutto il vivente, sia umano che animale. Le cose si muoveranno in una direzione opposta soltanto quando il capitale verra' costretto a prendere una direzione diversa o verra' complessivamente abolito.