Nella Turchia europea mattanza di cristiani
di RENATO FARINA
Non escono i nomi, non li dicono, escono i corpi, poveri fagotti inermi. Sono quattro nostri fratelli. Tre sono stati sgozzati, uno è in fin di vita in ospedale dopo essere stato ferito e aver cercato la fuga. Legati, bendati, immolati. A chi? Ad Allah. Non si conosce in questo momento alcun comunicato di condanna delle nostre moschee. Figuriamoci. È accaduto in Turchia, nella città sud-orientale di Malatya. È stato un assassinio rituale. «Cerimoniale», ha commentato il vescovo cattolico della zona, monsignor Luigi Padovese. Una pratica religiosa di tipo infame. I capri per il sacrificio erano cristiani, di quel tipo che proprio non è gradito da quelle parti (ma anche altrove). Non avevano confinato la loro fede nelle sacrestie o nei recessi della coscienza: non riuscivano a tenere per sé «il tesoro trovato nel campo». Per usare il titolo del libro di Joseph Ratzinger, volevano bene a «Gesù di Nazaret», ma proprio tanto. Al punto che la loro vita era stamparne le parole, spanderle dappertutto. Loro stavano zitti, ma lasciavano parlare il Vangelo. La loro specialità era proprio questa: avevano aperto una casa editrice e diffondevano la Bibbia e soprattutto i testi di Matteo, Marco, Luca e Giovanni in lingua turca. Prendendosi questo rischio hanno deciso la loro condanna a morte. Del resto, è proprio scritto nel Discorso della Montagna che stavano stampando: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi a causa mia. Esultate e rallegratevi» (Matteo 5,11). Dunque niente di nuovo. Ma per favore almeno dalle nostre parti si creda non dico al fatto che sono beati e che ora stanno rallegrandosi in cielo, ma che la loro morte è stata «a causa» della loro fede. Invece nessuno lo ammette. Si ha paura di dover ammettere che l'odio è scatenato da questa appartenenza al cristianesimo. Dicono le agenzie: sono stati i nazionalisti. Anzi "gli ultranazionalisti". Saranno anche arcinazionalisti quelli che hanno sgozzati i nostri fratelli (ortodossi o protestanti). Ma chissà perché i nazionalisti turchi se la prendono sempre con i cristiani. Pare che i criminali siano appartenenti del gruppo dei
"Lupi grigi". Lo stesso branco in cui si muoveva
Alì Agca, l'attentatore del Papa. Gli stessi che hanno proceduto all'eliminazione dell'editore armeno Hrant Dink, cristiano ovvio. I precedenti sono lì, chiari come il sole. Così com'è chiaro chi armò la mano di un ragazzo di 16 anni lo scorso anno, sempre in Turchia, e fu ucciso don Antonio Santoro. Già nel 1981 non si poteva dire che ad attentare al Papa fosse stato un islamico. Ricordo di aver proposto e fatto uscire sul settimanale il Sabato, nel numero speciale del 13 maggio, a poche ore dall'attentato in piazza San Pietro, il titolo: «L'odio di un musulmano»: fui rimproverato come irresponsabile da certe correnti vaticane. Ora la responsabilità dei sovietici appare evidente alla luce dei materiali recuperati nell'Archivio Mitrokhin. Ma si tace ancora sul nesso tra comunismo e islam. Secondo informazioni di fonte primaria, al momento della visita medica successiva all'arresto, Agca risultò essere stranamente completamente depilato. Ora si capisce bene perché: fanno lo stesso i kamikaze. Anche quello doveva essere un omicidio rituale. Invece. Invece niente. Dinanzi a questi quattro nostri fratelli morti, due libri bisogna leggere. La Bibbia. Ma anche l'Apocalisse di Oriana Fallaci. Lì ci sono pagine emblematiche sulla Turchia che sceglie la strada islamista. Il racconto delle ragazze annegate in mare con il chador, e i bagnini che non le salvano perché non si possono toccare le donne. E il premier Erdogan in silenzio, acquiescente. E sua moglie pure. Con l'Europa protesa ad accarezzare le velleità di questo Paese a riprendere il dominio sul Mediterraneo, con noi propensi a preferire il quieto vivere di adesso rispetto al disastro della propagazione del veleno islamico, con il consenso della sinistra. (Perché nessuno ha notato che le organizzazioni islamiche, per non inimicarsi la sinistra, nulla dicono contro i Dico? Almeno su questo dovrebbero dir la loro, anche se l'idea che hanno di famiglia è orribile. Invece sono astuti, i capi dell'Ucoii tacciono...). «Hezbollah, forse», ipotizza a ragion veduta il vescovo Padovese se pensa ai possibili assassini. La polizia indaga a vasto raggio, ha già cominciato a far sapere che forse gli omicidi sono stati causate da contrasti interni alla casa editrice cristiana. Le solite bugie. Tra un po' diranno che gli assassini sono dei pazzi. E poi via come prima. Oggi la probabilità più alta al mondo per essere uccisi anche se si sta in casa propria, è di vivere in Turchia e di aver detto di essere cristiani. Do- po un attimo, come capitò per don Santoro, arrivano le calunnie. Conversioni a pagamento, scrissero i quotidiani locali per fornire un movente al giovane criminale. A don Santoro nessuno ha intestato un'aula parlamentare, non ha tirato estintori ai carabinieri, anzi ha rovinato il dialogo interreligioso. C'è un problema politico aggiunto. Tra qualche tempo si va alle elezioni del presidente della Repubblica turco. Ci punta Erdogan. Sarebbe il primo presidente islamista che diventa capo dello Stato ad Ankara, rompendo la tradizione che vorrebbe per quella carica un "laico", amico dell'esercito, senza cui oggi questo Paese sarebbe dominio della teocrazia islamica. Ma il vento di questo Islam delle teste mozzate si diffonde, al di là delle denominazioni fanatiche. Un cardinale mi ha riferito il racconto tra lo stupito e il costernato fattogli da un prelato cattolico turco. Aveva assunto con mansioni di fatica un uomo buonissimo, un musulmano che più moderato non si poteva. Tempo fa, gli ha riferito che ormai la cosa era sicura: nel procedere della Jihad sarebbe toccato di soccombere anche al suo amato vescovo e alle suore. «Ma voi siete buoni, vi avviso quando manca poco, e poi ci penserò io senza farvi male». Non è una panzana, verità giurata. Ma chi ha il coraggio di spiegarlo da noi? Adesso che si fa, dopo questi fratelli assassinati? Niente si fa. Siamo così. Nessuna emozione, chi dice che c'è una guerra mondiale in atto viene fatto passare per pirla, più fanatico lui di quelli che vanno in giro a sgozzare la gente. Silenzio. Il governo turco non offre sicurezza ai pochi cristiani isolati e soli che stanno lì, amen. Guardiamo da lontano. Guai a dire terroristi islamici. Sono nazionalisti. Amano così tanto la patria da far fuori i cristiani. Intanto a Bagdad gli islamici hanno imposto di levare la croce dalle cupole e dai campanili. Si sono piegati tutti, meno i cattolici caldei, dalla loro cattedrale intitolata ai Santi Pietro e Paolo non la vogliono togliere, fanno la guardia per impedire che qualcuno ci salga a buttarla giù. Li hanno minacciati di morte. Non cedono, questi poveri idioti. Non riescono a capire che il dialogo impone di mettere da parte i segni che dividono. Ma io ringrazio il cielo che c'è gente così.