Il problema del M.S.I.
Quando nell'ormai lontano 26 dicembre I946 sorse il M.S.I. molti pericoli lo minacciavano oltre le persecuzioni politiche e leggi eccezionali: che si confondesse nel rigurgito reazionario destato dallo spirito di revanche facendosi travolgere e convogliare nella destra politica parlamentare e borghese; e che all'insegna di un genereico anticomunismo adottasse la formula nazionale antisociale a giustificare un'alleanza con quelle forze monarchiche e conservatrici che erano all'antitesi dei suoi postulato sociali e morali. Era un grave pericolo che nell'impazienza di una affermazione elettorale e della conquista del potere non precostituisse i titoli e le garanzie ideali e materiali per una decisa revisione critica degli errori del passato (da comprendere nelle loro ragioni storiche e da condannare), per una considerazione degli elementi positivi della nuova Repubblica Italiana da accettare se retaggio della Repubblica Sociale. Era necessaria una chiarificazione ideologica purificata da ogni dualismo interno e da ogni contraddizione che ne minasse la forza propulsiva e la linearità della lotta, per una decantazione dei quadri e dei ranghi dai sistemi della violenza organizzata e sistematica o dall'improvvisazione arbitraria ed inconsulta che nel passato furono sempre non organi della rivoluzione, ma strumenti ciechi della reazione borghese. Questo soprattutto: il M.S.I. non doveva trincerarsi nelle posizioni politiche di guarda bianca della borghesia che ha già al suo servizio scudi crociati e gonfaloni monarchico-liberali, ottime bandiere di ogni classismo antinazionale. Ed è avvenuto che il M.S.I., per un violento spirito antidemocratico che lo sospingeva alla pura lotta democratica per la conquista dei seggi parlamentari e per il condizionamento della democrazia si è trovato ad essere il partito meno rivoluzionario oggi esistente, per non dire il più reazionario, e a tradire le sue istanze originarie che poggiavano sull'uomo e sul fatto che nulla può esservi sopra i valori umani creati da lavoro e dal sacrificio per la Patria comune, e quindi contro ogni universalismo trascendente, affermendo il principio istituzionale repubblicano dell'origine di ogni potere dalla sovranità popolare, contro ogni monarchia ereditaria di diritto divino; rifiutando anche il punto di vista nazionale per un atlantismo ibrido, quando la nostra funzione era mediterranea ed europea tra la competizione dei due blocchi, e non quella delle democrazie plutocratiche e borghesie occidentali.