Diliberto: è socio Lions, quel procuratore va rimosso
Interrogazione del leader dei Comunisti italiani. I club: ci offende, noi facciamo del bene
ROMA - Lions, Rotary e altri circoli esclusivi? Meglio evitare. Nemmeno a pensarci poi, quando si fa il procuratore a Ragusa, come Agostino Fera , e in quella stessa città da quasi quarant’anni si svolge l’attività di magistrato. Con un’interrogazione al ministro Castelli il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto chiede la rimozione di Fera, la cui permanenza è «un problema non più eludibile in ordine al regolare funzionamento della giustizia», e non solo per tutta una serie di «voci che oltre a ledere la dignità personale del procuratore, alimentano confusione e pregiudizi sui restanti magistrati», o per l’esistenza di procedimenti penali a suo carico «indagato dalla procura di Messina per abuso d’ufficio e da quella di Palermo per calunnia» ma anche perché «in quasi quarant’anni, tutti trascorsi nel palazzo di giustizia di Ragusa, il magistrato ha potuto stringere amicizie con la classe imprenditoriale e politica della città e legarsi a circoli esclusivi come il Lions club». Anche per questo, dunque, Diliberto e i comunisti italiani ritengono la posizione di Fera incompatibile con il suo ruolo. Il procuratore non fa una piega, dice di essere «sereno e tranquillo, non ho nulla da rimproverarmi, non è la prima volta che vengo attaccato e ho chiesto più volte, ma invano, al procuratore generale e al Csm un’inchiesta mirata sul mio ufficio. Reagirò con l’unico mezzo che la legge mi consente: le denunzie, le querele e le richieste di risarcimento per i danni morali». Fera ha risposto a Diliberto con una lettera in cui esprime «rincrescimento per l’interrogazione dettata da qualche gaglioffo che trama nell’ombra per rancori personali».
Ma non si è sentito offeso solo il procuratore ragusano. Anche i Lions club si sono risentiti. Che hanno letto l’interrogazione dei Comunisti italiani quasi come una accusa. E’ un’«ingiusta criminalizzazione», se ne rammarica il presidente italiano dei Lions Roberto Scerbo . «Siamo un milione e mezzo di soci in tutto il mondo, siamo apolitici e apartitici, ci occupiamo di cause umanitarie. Mi dispiace che un esponente della sinistra, peraltro attento alle categorie più deboli, attacchi proprio noi che cerchiamo di fare qualcosa per chi ha bisogno. Invitiamo regolarmente ai nostri dibattiti esponenti politici di tutti i partiti, anche della sinistra. Non nego che qualcuno dei nostri soci possa aver subito processi penali ma questo fa parte della vita».
Rigorosamente apolitici e apartitici si dichiarano anche i soci del Rotary. L’attuale Governatore del Rotary del Lazio Giorgio Di Raimondo ci tiene a sottolinearlo: «Noi non facciamo politica, non capisco perché mettere la croce addosso a circoli come il nostro o come i Lions. Le nostre porte sono aperte a tutti e noi spesso invitiamo politici e cariche istituzionali alle nostre conferenze ma non c’è da fare alcuna insinuazione, alcun velato riferimento. Lo respingiamo fermamente. La politica in senso stretto non ci interessa ma abbiamo rapporti cordiali con esponenti sia della destra sia della sinistra, come quando siamo stati ricevuti dal sindaco Veltroni per il centenario del Rotary». Insomma i circoli «esclusivi» non ci stanno a fare la parte dei cattivi. E del resto, nella stessa sinistra le posizioni divergono. Sottolineano l’inopportunità per un giudice di far parte dei Lions o di qualsiasi altra associazione del genere gli esperti di giustizia come Giuseppe Ayala o Guido Calvi , entrambi senatori diessini. «Nessuna discriminazione - dice Ayala - ma io non ne sono mai stato socio. Negli anni Ottanta, quando ero magistrato a Palermo, sia il Lions sia il Rotary mi chiesero se mi volevo iscrivere. Ho rifiutato: il magistrato è come la moglie di Cesare, non deve solo essere ma anche apparire al di sopra delle parti. Ed essere iscritto ad associazioni come queste può dare adito a qualche interrogativo». La pensa allo stesso modo Calvi, per il quale «pur se è da escludere qualsiasi forma di pregiudizialità, la questione è nel rapporto del procuratore con luoghi e ambienti, un rapporto che potrebbe mettere in dubbio l’obiettività della sua attività giurisdizionale. E la cosa vale per chiunque ricopra cariche istituzionali».
Ma la «collega» di partito Livia Turco , pur preferendo evitare troppe «sovrapposizioni di cariche», dichiara di aver «conosciuto molti soci di circoli come i Lions, sono anche stata invitata a dibattiti e ci sono andata quando ho creduto che fosse giusto andarci. Non sono socia ma credo che bisogna valutare caso per caso, conoscere queste associazioni e regolarsi di conseguenza». Pure Giuliano Pisapia , di Rifondazione comunista, ci va ai dibattiti dei Lions, «a Milano sono invitato spessissimo e ci sono quasi sempre andato perché ho avuto modo di avere personaggi di alto livello per il contraddittorio. Certo, la cultura della sinistra è estranea a questo tipo di circoli ma al loro interno ci sono persone rispettabilissime. Semmai c’è un rischio, in alcune regioni, in alcune città soprattutto del Sud: che queste associazioni vengano strumentalizzate da persone che vogliono ottenere una patente di credibilità».
Nessuna criminalizzazione anche da parte di Gerardo Bianco (Margherita): «Di recente sono stato ad una conferenza scientifica del Rotary alla quale partecipavano i rettori delle maggiori università italiane. Inquinamenti? In alcune città potrebbe anche esserci il pericolo ma è assurdo metterli sotto accusa».
Il procuratore di Ragusa Agostino Fera ha risposto a Diliberto con una lettera in cui esprime «rincrescimento per l’interrogazione dettata da qualche gaglioffo che trama nell’ombra per rancori personali»
Mariolina Iossa