A Prato
la scuola che verrà: 19 alunni,
nessun italiano
A Prato la scuola che verrà: 19 alunni, nessun italiano
di Pierpaolo Poggianti
Gli alunni di Prato all'uscita della scuolaPRATO - Una prima classe elementare composta interamente da bambini stranieri. Prima o poi doveva accadere. E forse era proprio destino che succedesse a Prato, la città conosciuta come la più multiculturale d'Italia. "Ma è stato solo un caso - tengono a precisare insegnanti e responsabili scolastici - nessuna volontà di ghettizzare, ma quando il 12% degli studenti, quasi tremila bambini quindi, ha origini non-italiane le probabilità aumentano". Problema o ricchezza? In molti si chiedono quali saranno le conseguenze immediate per gli inconsapevoli piccoli protagonisti della vicenda. Da una parte la possibilità di confrontare le rispettive vie di integrazione, dall'altra il rischio di essere tagliati fuori dal circolo delle amicizie con italiani. Quel che è certo è che la 1° A della scuola Fabio Filzi di Prato sarà una classe, inevitabilmente, speciale.
Nessun italiano
Lo notizia era trapelata già nei primi giorni di settembre. Dalle iscrizioni pervenute all'istituto comprensivo Marco Polo si era capito che l'anno scolastico 2005/2006 sarebbe stato uno spartiacque. Diciannove iscritti: nove cinesi, tre marocchini, quattro pakistani, due albanesi, un rumeno e nessun italiano. "In realtà - fa sapere la dirigente scolastica Cristina Baldi - un bambino italiano c'era tra gli iscritti, ma ha scelto il tempo lungo e così è stato messo in un'altra classe". Il resto l'ha fatto il criterio di ripartizione per strade per il quale alla elementare Filzi spettavano i figli di un quartiere con alta densità di stranieri. E così la prima classe senza italiani è stata la più naturale delle conseguenze.
Un occhio al futuro
"Poche settimane di lezione - racconta Sabrina Nieri, assessore comunale alla Pubblica istruzione - è ancora troppo poco tempo per poter fare delle valutazioni. Siamo certi che gli insegnanti hanno le competenze per risolvere al meglio gli eventuali problemi di una classe, per adesso, così particolare". Il pensiero degli amministratori corre, infatti, al futuro, quando casi di questo genere potrebbero non essere più solo un'eccezione. "Assieme all'assessorato alla città multietnica - spiega ancora Nieri - stiamo allestendo una serie di laboratori linguistici specifici. Sarà un'esperienza preziosa non solo per i bambini, ma anche per la scuola di domani che dovrà, probabilmente, affrontare situazioni di questo tipo con maggior frequenza. Quello che ci lascia ben sperare è la mancanza di segnalazioni da parte dei genitori, la prima spia del disagio tra le mura scolastiche. La classe verrà comunque seguita con particolare attenzione e un occhio di riguardo".
I problemi, le soluzioni
Tra i servizi messi a disposizione dal Comune per la 1° A c'è anche la presenza di un facilitatore linguistico a tempo pieno. Questa figura ricopre una funzione fondamentale nel percorso di apprendimento. Non solo, infatti, si occupa di insegnare l'italiano ai piccoli, ma svolge anche funzioni di mediazione culturale con i genitori, che spesso conoscono solamente la lingua d'origine. La situazione all'interno della classe, dalle prime notizie emerse, è molto varia. Alcuni bambini sono nati a Prato o comunque in Italia e per questi lo scoglio linguistico sembra essere limitato. Poche difficoltà anche per tutti quelli che arrivano direttamente dalle scuole materne, avendo già alcuni anni di esperienza nella scuola italiana capiscono tranquillamente le loro maestre. I problemi maggiori vengono, ma non sono più di due o tre, da quei bambini alla prima esperienza scolastica con famiglie che non parlano italiano. A loro, soprattutto nei primi mesi, sarà dedicata un'attenzione particolare.
La maestra sembra voler smorzare tutte le preoccupazioni e proteggere i piccoli dall'assalto mediatico ricevuto negli ultimi giorni. "Fino ad ora non c'è stato alcun problema, i bambini hanno molte più risorse di quanto non pensino gli adulti. Bisogna solo lasciarli tranquilli" racconta l'insegnante mentre accompagna in fila i suoi diciannove alunni dal grembiule nero e dai tratti somatici così diversi.
Cosa dicono le mamme
Davanti al cancello della scuola aspettando il suono della campanella qualche mamma si confessa preoccupata. "Mia figlia è nata a Prato e conosce perfettamente la lingua - racconta la madre di una bambina marocchina - non vorrei che le difficoltà rallentassero il programma. Credo, comunque, che piano piano le differenze scompariranno". Altri pensieri attraversano la mamma di una bambina pakistana. "Sono pensierosa - ammette - ma la classe non c'entra. E' la normale apprensione di una madre che accompagna le prime volte suo figlio a scuola. Una classe di stranieri non mi spaventa perchè i bambini, più degli adulti, sono davvero tutti uguali".
(27 settembre 2005 - ore 13.17)