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Non ci avevano mai pensato. Anna e Cinzia ogni mattina portano i loro bambini alla scuola materna Luigi Cadorna di via Dolci, a Milano, poi al pomeriggio, alle 16, li vanno a riprendere. Un saluto alle altre mamme, due chiacchiere e tanti saluti a tutti. A farle riflettere una domanda. «Ci sono molti stranieri in questa scuola?». Risposta: «Sì, qualcuno». Poi un attimo di silenzio. «Bhe, a pensarci bene nella classe di mio figlio - dice Cinzia - si possono contare sulle dita di una mano». Su venti bambini che frequentano il secondo anno d’asilo solo 5 sono italiani: gli altri arrivano da tutto il resto del mondo. «Ci sono filippini, cinesi, arabi, marocchini. Un po’ di tutto», continua Cinzia, quasi incredula. «Non ci avevo mai fatto caso, ma comunque cosa ci possiamo fare?. Purtroppo è la società che è così, certo preferirei che ci fossero più italiani ma abito qui di fronte e cambiare istituto sarebbe un disastro. E poi è già tanto che il mio bambino sia stato preso nella scuola vicina a casa che avevo chiesto io». Rassegnazione, dunque, per dei genitori che non possono fare altro che accettare la situazione. «Bhe, una mamma in effetti qualche tempo fa ha ritirato il suo bambino da qui per mandarlo in una struttura privata», ricorda Anna.
Ma i bambini? Come vivono il fatto di avere come compagni così tanti stranieri? «Loro non se ne accorgono nemmeno, pensano di essere tutti uguali. Tra l’altro anche il colore della pelle è lo stesso quindi non fanno alcun tipo di domanda. Lo scorso anno in classe c’era un bambino di colore e ricordo che avevano chiesto come mai, ma la cosa è finita così». Già, i bambini del resto si fanno molti meno problemi dei grandi.
Fra.Ca.
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