Onorevole Pollastrini, anche lei però ha votato contro quell’emendamento: 25% di candidature femminili non era meglio di niente?
«Quello era niente, perché non solo prevedeva una donna ogni tre uomini ma, ed è questo il punto, quell’emendamento non conteneva la sanzione di inammissibilità della lista, che è l’unico modo per garantire quel 25%. Pensavano di cavarsela con sanzioni pecuniarie, perché la logica della Cdl è sempre la stessa: tutto si può comprare, persino un posto a scapito delle donne. E noi non potevamo accettare e non svelare questo inganno».

C’è chi ritiene che dopo un voto come questo il ministro Stefania Prestigiacomo dovrebbe dimettersi.
«Lei e tutte le parlamentari della maggioranza dovrebbero riflettere sul fatto che la loro coalizione penalizza le donne non solo nelle politiche ma anche nella rappresentanza. Come fa la ministra delle Pari opportunità a non comprendere l’inconciliabilità della sua funzione con l’ispirazione conservatrice e punitiva del centrodestra nei confronti delle donne?».

Pensa ci siano i margini per riparare?
«Intanto, ora questa truffa andrà al Senato. Chiameremo anche lì il centrodestra alla sua responsabilità. Il vicepremier Fini ha detto che il voto della maggioranza è stato autolesionista: è vero. Il presidente del Consiglio Berlusconi ha sostenuto che quanto avvenuto è stato un errore: è evidente. Ebbene, ai proclami seguano i fatti: presentino un emendamento serio e cogente. Per quanto ci riguarda, alla Camera avevamo depositato un emendamento che prevedeva il 50% e uno il 30%, e anche al Senato porteremo avanti la nostra battaglia».

Anche lei è fra quanti ritengono questa legge incostituzionale?
«Certamente, visto che nel 2003 abbiamo approvato la riforma dell’articolo 51 della Costituzione, che prevede la necessità di provvedimenti utili a dare uguaglianza di opportunità a donne e uomini nella sfera pubblica e nelle istituzioni».